Sulle tracce di San Francesco. Castelvecchio Subequo e Gagliano Aterno.

▪︎ Copertina: San Francesco aggredito, dettaglio del ciclo di affreschi trecenteschi nella Cappella dei Conti di Celano, Chiesa di San Francesco, Castelvecchio Subequo – Foto di Marcello Fedeli per Abruzzo storie e passioni.

▪︎ Foto sotto: Morte del Cavaliere di Celano, dettaglio del ciclo di affreschi nella Basilica Superiore, attribuiti a Giotto o alla sua Scuola – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Introduzione

Ci sono luoghi che non chiedono di essere scoperti, attendono in silenzio, certi che chi arriva fin qui non lo fa per caso. Castelvecchio Subequo, Gagliano Aterno e la Valle Subequana appartengono a questa categoria: qui le montagne e il paesaggio svelano storie antiche di santi, cavalieri, pellegrini e dinastie nobiliari.

In questo angolo d’Abruzzo San Francesco ha lasciato tracce profonde, visibili e invisibili, che ancora oggi attraversano chiese, sentieri, storie e leggende. È un viaggio dentro la storia, ma anche dentro la spiritualità di una terra che non smette mai di sorprendere.

Assisi e l’Abruzzo

Nella Basilica Superiore di Assisi uno dei ventotto affreschi giotteschi dedicati alla vita di San Francesco racconta un episodio drammatico ambientato in Abruzzo. Accompagnato dal suo amico e discepolo Tommaso da Celano, Francesco d’Assisi assiste alla morte improvvisa di un nobile cavaliere della Contea di Celano – secondo alcuni studiosi Riccardo, conte di Celano dal 1220 – avvenuta poco prima di partecipare a un banchetto organizzato in suo onore. Nella tensione della scena si compie anche un miracolo: poco prima di iniziare il pranzo Francesco invitò il cavaliere a confessarsi, aggiungendo parole profetiche: “Perché tu non mangerai qui, ma altrove”.

Per cercare le tracce di San Francesco in Abruzzo bisogna partire proprio da Assisi, da questo affresco, perché i segni lasciati dal famoso frate spesso incrociano la storia di una delle nobili casate più importanti dell’epoca: i Conti di Celano, dominatori della omonima Contea marsicana – per un periodo comprendente vasti territori dell’Abruzzo interno, fino ai confini con l’Umbria a nord e con la Puglia a sud – ma profondamente legati a due piccoli paesi dell’entroterra aquilano: Castelvecchio Subequo e Gagliano Aterno.

Iconografia di Francesco

La figura di Francesco d’Assisi (1181 – 1226), patrono d’Italia, dei poeti e degli animali, primo ecologista della storia secondo la lettura moderna, attraversa secoli di arte e letteratura. Il Cantico delle Creature, un testo tra più antichi della nostra tradizione, testimonia il suo rapporto poetico con il creato.

Un santo rivoluzionario, spesso decantato e mitizzato, protagonista anche del teatro, della musica e del cinema. Registi del calibro di Roberto Rossellini (1), Franco Zeffirelli, Pier Paolo Pasolini, Liliana Cavani, hanno girato film dedicati o riferiti alla vita del “Poverello di Assisi”. E il paesaggio abruzzese è stato spesso scelto quale scenario ideale per alcuni di questi film.

Un santo molto popolare anche tra i giovani, la cui biografia, talvolta idealizzata, tuttora affascina anche chi non è credente, artisti e intellettuali. Lo sapeva pure Gabriele d’Annunzio, che da laico non nascondeva l’ammirazione per Francesco, tanto da spingerlo a donare un importante dipinto attribuito al Guercino – Adorazione del Crocifisso di San Francesco – all’allora costruenda cattedrale di San Cetteo a Pescara.

La produzione delle immagini del Santo di Assisi scomparso nel 1226 iniziò su vasta scala a partire dalla metà del XIII sec. In questa prima fase l’iconografia medievale evidenzia il Libro della Regola e soprattutto le stimmate che Francesco ricevette sul Monte della Verna, in quanto evento miracoloso mai accaduto prima a un essere umano.

Con le riforme introdotte dal Concilio di Trento (seconda metà del XVI sec.) in merito all’arte sacra, gli artisti metteranno in luce la forte valenza emotiva e carismatica di Francesco, il suo misticismo e l’esortazione alla salvezza dell’anima.

Nella galleria fotografica, composta dalle foto che ho scattato in occasione di mostre e visite museali in Italia e all’estero, evidenzio anche una preziosa formella realizzata da Nicola da Guardiagrele per il paliotto in argento dorato del Duomo di Teramo (1433 circa), in quanto unico spazio narrativo legato alla vita di un santo presente nell’antependium d’altare dedicato esclusivamente alla vita di Gesù.

Sulle tracce di San Francesco

Negli articoli precedenti abbiamo più volte incrociato, più o meno casualmente, le orme abruzzesi di Francesco.

▪︎ A Tagliacozzo il convento di San Francesco custodisce i resti del beato Tommaso da Celano, amico, discepolo, primo agiografo-biografo del Santo con: Vita beati Francisci (1228-1229). Fu lui a definire Francesco “uomo veramente nuovo et di un altro tempo, un nuovo apostolo”. Articolo: “Ascanio da Tagliacozzo e Benvenuto Cellini”.

▪︎ A Capestrano, il paese dell’iconico guerriero italico e del santo-soldato francescano Giovanni da Capestrano, dove sorge il convento costruito su un terreno donato da Covella, potente contessa di Celano. Articolo: “Capestrano e San Pietro ad Oratorium, magiche atmosfere”.

▪︎ Al Museo Nazionale d’Abruzzo, L’Aquila, nella sala dedicata al francescanesimo spicca un polittico realizzato da Giacomo da Campli (1420 – 1492) per il convento di Capestrano. Raffigura la Madonna delle Grazie in trono con il Bambino, affiancata da San Francesco e tre suoi seguaci che saranno proclamati santi: Bernardino da Siena, Antonio da Padova e Giovanni da Capestrano. Sempre a l’Aquila, città frequentata da un altro francescano illustre, Giacomo della Marca, fu costruita nel 1472 la Basilica di San Bernardino da Siena, le cui spoglie sono custodite nel mausoleo realizzato da Silvestro dell’Aquila grazie alle cospicue donazioni di Jacopo Notar Nanni, ricco mercante originario di Civitaretenga. Articolo: “Navelli e Civitaretenga, l’Oro rosso aquilano”.

▪︎ A Penne, in occasione dell’articolo sulla storia di un antico presepe ritrovato nella soffitta di un convento francescano di Lanciano, abbiamo conosciuto la “Provincia Pinnensis”, visitata da San Francesco nel 1216, dove fu realizzato il primo presepe in Abruzzo. Articolo: “La storia di un antico presepe”.

▪︎ Ad Atri, la storica città ducale tra le colline teramane diede i natali a frate Filippo Longo, discepolo di San Francesco e amico di Chiara d’Assisi. Fu proprio frate Filippo ad aiutare due clarisse compagne di Chiara a realizzare il loro sogno: fondare ad Atri un monastero e una chiesa dedicata a Santa Chiara (1260). Articolo “Atri, tra Adriano e Andrea de Litio”.

▪︎ Infine a Celano, la città che diede i natali al citato beato Tommaso, una sua reliquia è custodita nella chiesa di San Francesco. Celano è anche sede di uno storico convento francescano, Santa Maria Valleverde, edificato in memoria della visita marsicana che San Francesco effettuò durante la signoria dei Conti di Celano, proprietari del noto castello trecentesco che domina la cittadina prima della presa del potere da parte di Antonio Todeschini Piccolomini (1463). I Conti celanesi non a caso eleggeranno il frate di Assisi santo protettore della dinastia marsicana. Articolo: “Celano, tra storia e leggenda”.

Viaggio nella Valle Subequana

Oggi mi trovo a Castelvecchio Subequo, un tempo feudo – insieme alla vicina Gagliano Aterno e alla Valle Subequana – dei Conti di Celano. Anche qui riaffiorano le tracce di Francesco d’Assisi. È documentato che viaggiò più volte in Abruzzo tra il 1215-16 e il 1222, e sembra plausibile che sia passato anche da queste parti.

Non fu certo un caso che alla fine del Trecento l’antica famiglia comitale di Celano, discendente dai Conti dei Marsi, abbia scelto Castelvecchio per costruire la propria cappella gentilizia nella chiesa di San Francesco, decorandola – caso unico in Abruzzo – con un ciclo di affreschi composto da ben ventotto episodi dedicati alla vita del Santo. Lo stesso numero degli affreschi giotteschi nella Basilica Superiore di Assisi.

E non sembra casuale la significativa donazione, risalente allo stesso periodo,  che i Conti di Celano lasciarono alla chiesa di Castelvecchio Subequo: frammenti del saio di Francesco e soprattutto alcune gocce del sangue (coagulato e raccolto in una fiala), secondo la tradizione provenienti dalle sue stigmate. Il prezioso reliquiario che lo custodisce è in cristallo di rocca, argento e smalti e reca lo stemma del Casato “de Haya” (2), appartenente alla seconda moglie del conte di Celano Ruggero II. Un autentico gioiello d’arte, che insieme ad altri raffinati manufatti orafi, esposti nel locale Museo d’Arte Sacra, merita il viaggio fin qui. Ma Castelvecchio Subequo e la Valle Subequana riservano altre piacevoli sorprese.

La piccola Assisi

Sono arrivato a Castelvecchio Subequo dall’altopiano di Navelli, percorrendo una strada panoramica che dal paese simbolo del pregiato Zafferano Aquilano – coltivato e prodotto sulla piana navellese da secoli – scende a valle fino a Popoli. L’itinerario non è stato scelto a caso, volevo farvi conoscere uno dei paesaggi montani più belli della regione, che si ammira da una terrazza panoramica posizionata lungo la strada.

Una strada che a tratti sembra perdersi tra fitti e solitari boschi di conifere, per poi improvvisamente aprirsi sopra una immensa valle dominata dalle vette del Velino-Sirente: la Valle Subequana, non a caso da queste parti chiamata “la piccola Assisi”, riferita a Castelvecchio Subequo.

“Wow, wonderful!”, sento esclamare alle mie spalle mentre scatto alcune foto per questo articolo. Non mi ero accorto che anche una coppia di turisti svizzeri, arrivati qui con un’auto sportiva, si era fermata a godersi il panorama. In questi luoghi si coglie l’essenza più autentica della bellezza abruzzese: fatta di silenzi e di vento, immersa in un paesaggio a tratti aspro e selvaggio.

Selvagge come le Gole di San Venanzio, che si incontrano lungo l’altra strada, quella che da Castelvecchio Subequo conduce a Sulmona e nella Valle Peligna, passando per il piccolo borgo di Raiano, il paese delle ciliege. Qui ogni anno, tra maggio e giugno, si celebra la Maggiolata – Sagra delle Ciliege, una festa storica che rievoca antiche tradizioni contadine.

A Raiano era molto legato Benedetto Croce (Pescasseroli, 1866 – Napoli, 1952), amava trascorrere qui le vacanze. A lui il paese dedica ogni anno un premio letterario. Da queste parti ci sono ancora le tracce dell’antico tratturo Celano-Foggia e Raiano incrocia il percorso della millenaria Tiburtina Valeria.

Le Gole di San Venanzio sono una successione di canyon tra boschi e pareti rocciose a picco sull’Aterno. Mentre le attraverso in direzione di Castelvecchio Subequo, il gorgoglio del fiume, amplificato dalle strette gole, risuona fin sulla strada e crea un’atmosfera senza tempo.

Sono luoghi che favorivano l’ascetismo, il raccoglimento spirituale, la meditazione, e suscitavano gli ideali religiosi, gli stessi che ispirarono Pietro Angelerio – il famoso frate Pietro da Morrone eletto papa col nome di Celestino V – che scelse di vivere tra i silenziosi eremi del massiccio del Morrone, la “Maiella madre”.

Nel 1294, nello lo stesso periodo in cui Giotto o la sua scuola affrescava ad Assisi la scena con protagonisti San Francesco e il cavaliere di Celano, Pietro da Morrone, da poco eletto papa, attraversò queste gole e sostò a Castelvecchio Subequo. Viaggiava insieme a Carlo II d’Angiò, figlio del risoluto Carlo I, il sovrano che qualche anno prima aveva fatto decapitare il giovane Corradino di Svevia dopo la Battaglia di Tagliacozzo, disputata nell’agosto 1268 sui Piani Palentini. Con loro c’era anche Carlo Martello. Non a caso le immagini dei due sovrani, insieme a quella di Celestino V, appaiono tra gli stucchi che decorano l’arco trionfale della chiesa castelvecchiese di San Francesco. 

Gli angioini, in veste di palafranieri, andarono incontro a Celestino V presso l’eremo di Sant’Onofrio al Morrone per scortarlo, attraverso la Valle Subequana, fino alla Basilica di Collemaggio a L’Aquila, dove era tutto pronto per l’incoronazione papale. La solenne cerimonia si svolse il 29 agosto 1294 davanti ai due re, alle famiglie nobili e – raccontano le fonti – a oltre duecentomila fedeli.

La chiesa e il convento francescano di Castelvecchio Subequo e la Perdonanza Celestiniana

La figura di San Francesco, favorita anche alla vicinanza geografica tra Abruzzo e Umbria, si diffuse rapidamente nella regione, lasciando dietro di sé testimonianze artistiche e architettoniche, oltre all’intreccio tra tradizione religiosa e politica, evidenziata dal legame tra il Santo e la Contea di Celano. Elementi che oggi continuano a vivere nella memoria locale.

A Castelvecchio Subequo, la chiesa dedicata a San Francesco era stata consacrata da pochi anni quando il papa del “gran rifiuto” di dantesca memoria, Celestino V, vi fece sosta. È probabile che volle così manifestare un gesto di vicinanza verso i francescani. Uno dei suoi primi atti da pontefice – oltre alle iniziative politiche sostenute dallo stesso Carlo II d’Angiò, che portarono alla Pace di Anagni e alla divisione dei Regni di Sicilia e di Napoli tra Angioini e Aragonesi  – fu  l’emanazione della celebre Bolla del Perdono.

Fino ad allora il perdono era un privilegio riservato a crociati e nobili che, attraverso ricche donazioni, si assicuravano la salvezza dell’anima e un posto in Paradiso. Celestino V introdusse un’autentica rivoluzione spirituale: stabilì che anche i poveri e i meno abbienti avevano diritto al perdono, senza che in cambio offrissero beni materiali, bastava la confessione e la preghiera nella Basilica di Collemaggio, ogni anno in agosto, dalla sera del 28 alla sera del 29.

Il perdono universale fu un atto di portata storica e profondamente francescano. Nei secoli è diventato uno dei simboli dell’Aquila e dell’Abruzzo nel mondo grazie alla Perdonanza Celestiniana, rievocata ogni anno con un solenne corteo, la lettura della Bolla di Celestino V e l’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio.

Il cuore di Castelvecchio Subequo, uno dei centri più rappresentativi del francescanesimo abruzzese, è la monumentale chiesa-convento dedicata a San Francesco. Un complesso di interesse storico e artistico che – come ricorda lo storico Giuseppe Cera nel volume Castelvecchio Subequo (edizioni Eta Beta 2019) – presenta dimensioni “ragguardevoli per un piccolo centro come Castelvecchio”.

Imponente fu anche la cerimonia di consacrazione del’edificio, celebrata nell’agosto del 1288, circa sessant’anni dopo la morte del Santo, officiata, ricorda Giuseppe Cera: “dal cardinale eminentissimo Gerardo Bianchi di Parma, vescovo della Chiesa di Santa Sabina e Legato Pontificio nel Regno di Napoli, e dai vescovi di Chieti, L’Aquila e Penne. Era presente il generale Baiuolo, espressamente inviato dal re di Napoli, e vide la partecipazione delle più importanti rappresentanze delle varie casate nobiliari”. Un evento solenne degno delle grandi città.

La chiesa, a tre navate, conserva tredici altari in pietra e legno intagliato, decorati con stucchi, statue, stemmi nobiliari e dipinti, alcuni di pregio. Il monumentale altare maggiore seicentesco, alto otto metri, è interamente scolpito in noce da maestranze abruzzesi.

Nel transetto di destra si trova la Cappella dei Conti di Celano, affrescata con gli episodi della vita di San Francesco: delle ventotto scene originarie ne restano oggi diciannove. La cappella, delimitata da un’elegante inferriata in ferro battuto, probabilmente realizzata da artigiani di Guardiagrele o Pescocostanzo, è ornata nella parte superiore dai gigli araldici angioini e dallo stemma dei Conti di Celano.

Il Museo d’Arte Sacra di Castelvecchio

L’attiguo convento francescano ospita un vero scrigno di opere d’arte, raccolte nel locale Museo d’Arte Sacra, il cui ingresso apre sul suggestivo chiostro. Sembra di trovarsi in una sala del Museo Nazionale d’Abruzzo all’Aquila o del Museo di Arte Sacra presso il Castello di Celano. Vi sono esposti piviali e paramenti liturgici in seta e fili d’argento, preziosi reliquiari, statue lignee, croci in cristallo di rocca e argento dorato, fino al quattrocentesco anello d’oro, con lo stemma dei Conti di Celano, appartenuto a Ruggero II.

Tra le opere spicca la Pasquarella, capolavoro dell’arte orafa abruzzese: gruppo scultoreo in argento sbalzato e dorato che raffigura la Madonna in trono con Bambino, affiancata da due angeli. La denominazione è dovuta all’antica tradizione di portarla in processione per le vie di Castelvecchio il lunedì di Pasqua. Commissionata nel 1412 dal frate francescano Bartolomeo di Acciano in memoria della contessa di Celano Margherita Prignani, la Pasquarella mostra la punzonatura “Sul”, tipica delle antiche botteghe orafe sulmonesi, probabilmente quella du Mastro Nicola Piczulo, autore anche di una raffinata croce reliquiario da altare del 1403, in argento dorato, con ambra e corallo, anch’essa contrassegnata dallo stemma dei Conti di Celano.

Curiosa infine un’antica cassettina medievale in legno e metallo, con l’interno foderato di rosso e misteriose incisioni. Sembra un cofanetto, forse usato come reliquiario. Ai lati compaiono sei cavalieri armati di spada e scudo (forse stemmi), due dei quali indossano una maschera; ciascuna figura è affiancata da un fiore a sei petali. Sul coperchio sono incisi sei animali stilizzati, riconducibili al bestiario medievale – si distinguono un grifo e una pistrice – racchiusi in altrettanti cerchi, lo stesso numero dei cavalieri. Su un lato appare invece la figura di un papa con una chiave, accompagnato da un uomo armato e da un alto prelato. Lo stile delle decorazioni richiama modelli bizantini e longobardi. Forse conteneva un piccolo evangelario, un reliquiario, oppure una chiave. Un manufatto analogo è custodito nel Museo degli ex voto della chiesa di San Francesco a Guardiagrele.

Castelvecchio e Gagliano Aterno

Il legame dei Conti di Celano con la Valle Subequana fu dunque profondo e duraturo. Già nel Trecento il conte Ruggero II aveva scelto come residenza privilegiata il Castello di Gagliano Aterno, un piccolo paese a due passi da Castelvecchio, ed è probabile che San Francesco sia stato ospitato proprio in quella dimora.

A conferma dell’importanza del luogo, al Louvre si conserva una tavola del 1459 di Bartolomeo Vivarini (Venezia, 1430-1491). Si tratta della prima opera nota del pittore veneziano e raffigura San Giovanni da Capestrano. Il dipinto fu commissionato dalla contessa Covella da Celano (si veda l’articolo “Celano, tra storia e leggenda” in questo blog) e un tempo era conservato nel Castello di Gagliano. Nell’Ottocento entrò nella collezione del marchese Giampietro Campana, in seguito (1861) fu acquistato dal museo francese.

Dal 1286 fino ai primi del Novecento, Gagliano Aterno ospitò un convento di clarisse, l’ordine fondato da Chiara d’Assisi, amica e compagna spirituale di Francesco, sull’argomento rimando all’articolo “Santa Chiara e l’arrivo delle Clarisse in Abruzzo”.

Perché dunque Castelvecchio Subequo e Gagliano Aterno, due piccoli paesi ai piedi del monte Sirente – il primo alle porte delle Gole di San Venanzio, tra corsi d’acqua e fitti boschi; il secondo posizionato in altura, forse per questo scelto quale sede strategica del castello di famiglia – furono così importanti per i Conti di Celano?

A mio avviso la risposta va cercata nella profonda e storica devozione che il nobile casato nutriva per San Francesco d’Assisi, che qui lasciò più di una traccia del suo probabile passaggio. Forse fu ospitato nel castello di Gagliano dopo aver raggiunto la Valle Subequana attraverso le Gole di Celano. Una devozione che probabilmente ebbe origine e si consolidò all’indomani dell’episodio miracoloso narrato nel citato affresco di Assisi, che nei primi decenni del Duecento vide protagonisti San Francesco e il Cavaliere di Celano.

Il dono silenzioso della Valle Subequana

Quando si lascia Castelvecchio e Gagliano e la strada ricomincia a salire verso il Sirente o a scendere verso valle, ci si accorge di aver vissuto un frammento d’Abruzzo in cui il sacro e il quotidiano convivono con naturalezza.

Qui San Francesco non ha lasciato soltanto reliquie e ricordi, ma un modo diverso di guardare le cose, più autentico ed essenziale, che invita a fermarsi, ad ascoltare, a ritrovare una dimensione più umana del tempo. Come per i Conti di Celano e per i viandanti medievali, è forse questo, ancora oggi, il dono più grande della Valle Subequana.

Leo Domenico De Rocco – Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo derocco.leo@gmail.com – Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ Appendice, note e fonti dopo la galleria fotografica.

Dal film “Francesco il giullare di Dio”, di Roberto Rossellini, 1950, foto copyright © DR – a destra: Pescara, Cattedrale di San Cetteo, Francesco Barbieri detto il Guercino, Adorazione del Crocifisso, 1649 – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Duomo di Teramo, paliotto di Nicola da Guardiagrele, 1433c. dettaglio della formella con San Francesco – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Libro di Preghiere, 1420, miniature e decorazioni di Nicola da Guardiagrele, dettaglio con San Francesco d’Assisi, Musée Condé France

San Francesco sorretto da un angelo, 1612, Orazio Gentileschi –  a destra: San Francesco in meditazione, 1605, Caravaggio, Palazzo Barberini Roma –  Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Venezia, Gallerie dell’Accademia, San Francesco in meditazione, 1585, Annibale Carracci – Federico Barocci, San Francesco in preghiera davanti al crocefisso,  Metropolitan Museum of Art New York –  Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica, San Francesco riceve le stimmate, 1561, Tiziano –  a destra: Roma, Chiesa di San Silvestro in Capite, San Francesco riceve le stimmate, 1620, Orazio Gentileschi – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Cremona, Museo civico “Ala Ponzone”, Stigmatizzazione di San Francesco – a destra: Roma, Pinacoteca Capitolina, Ludovico Carracci, San Francesco in adorazione del Crocifisso, 1583 – Foto Leo De Rocco

L’Aquila, MuNDA, San Francesco riceve le stigmate, dettaglio, 1485, Maestro abruzzese, proveniente dalla chiesa di San Bernardino – a destra: manifattura veneziana, fine sec. XIII, dettaglio di una croce reliquiario, San Francesco, cristallo di Rocca e argento dorato, Atri, Museo Capitolare – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Assisi ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Polittico di Giacomo da Campli,  MuNDA L’Aquila ‐ Convento di San Francesco Capestrano – Chiesa di Santa Chiara Atri – Portale con stemma dei Conti di Celano chiesa di Sant’Antonio (ex San Francesco) Pescina – Convento di San Francesco Tagliacozzo – Mausoleo di San Bernardino, L’Aquila – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Castelvecchio Subequo – Foto Matteo Angelone per Abruzzo storie e passioni

Castelvecchio Subequo, Cappella dei Conti di Celano dedicata a San Francesco e reliquiario, chiesa di San Francesco – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni – Dal 3 ottobre 1984, anche in questa chiesa (come ad Assisi) si celebra “l’accensione della lampada votiva a San Francesco d’Assisi”

Bosco di conifere lungo la strada per Castelvecchio Subequo (da Navelli) – sotto: panorama della Valle Subequana – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Gole di San Venanzio tra Castelvecchio Subequo e Raiano – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Papa Celestino V in una rara raffigurazione: in abito pontificale, con piviale azzurro bordato in oro e fiori, tiara e modellino della città dell’Aquila – dipinto su vetri policromi legati a fusione, seconda metà del ‘400, autore abruzzese – MuNDA, Museo Nazionale D’Abruzzo L’Aquila – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

L’Aquila, basilica di Collemaggio, Mausoleo di papa Celestino V, 1517, Girolamo da Vicenza (Girolamo Pittoni) – foto Abruzzo storie e passioni

Castelvecchio Subequo – Chiesa di San Francesco, sul portale lo stemma dei Conti di Celano. All’interno sull’arco i bassorilievi di Carlo II d’Angiò e papa Celestino V – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Ingresso Cappella dei Conti di Celano, Chiesa di San Francesco, Castelvecchio Subequo – Foto Marcello Fedeli per Abruzzo storie e passioni

Castelvecchio Subequo – Chiesa di San Francesco, nell’ordine: Cappella dei Conti di Celano, sulla volta sono raffigurati i 4 Evangelisti: uno stemma gentilizio; Altare di Sant’Anna; Altare Maggiore – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Convento di San Francesco, Castelvecchio Subequo

Antica arte orafa abruzzese, Bottega orafa di Sulmona:”La Pasquarella” 1412, Museo d’Arte Sacra, Convento di San Francesco, Castelvecchio Subequo – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Museo di Arte Sacra Castelvecchio Subequo, nell’ordine: Croce reliquiario, 1403, bottega orafa di Sulmona: dettaglio con lo stemma dei Conti di Celano; pianete liturgiche, con stemmi nobiliari, damascato in seta e argento, secolo XVI – Piviale liturgico, XVII sec. damascato in seta e argento; anello conte di Celano; dettaglio ricamo stemma su piviale – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Antica cassettina con incisioni, XIII sec. – Museo dell’Arte Sacra – Castelvecchio Subequo – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Dettaglio dell’antica cassettina in legno e stagno – Museo dell’Arte Sacra – Castelvecchio Subequo – Foto Giuseppe Cera per Abruzzo storie e passioni

Gagliano Aterno – Facciata del Monastero di Santa Chiara, in lontananza il Castello – Un antico palazzo, e il campanile della chiesa di San Martino – Portale gotico della Chiesa di San Martino – Dettaglio del portale, con lo stemma dei Conti di Celano – La costruzione della chiesa di San Martino a Gagliano Aterno risale al XIV sec. inizialmente ad un’unica navata, successivamente fu ampliato a tre navate, l’assetto architettonico definitivo risale al XVII sec. l’epoca di questo secondo portale.

Gagliano Aterno – Fontana medievale trecentesca in stile gotico abruzzese fatta costruire dalla contessa Isabella d’Acquaviva dei Conti di Celano – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Valle Subequana, tra Castelvecchio Subequo e Gagliano Aterno (che si intravede in lontananza) – Foto Leo De Rocco

Gole di Celano-Aielli – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Castello di Gagliano Aterno – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Palazzo Ginnetti-Lucchini, Castelvecchio Subequo – Catacomba Superaequum – Dettaglio del pavimento musivo con disegni geometrici rinvenuto nell’area archeologica dell’antica Superaequum – Foto Giuseppe Cera per Abruzzo storie e passioni

Scorci di Castelvecchio Subequo – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Appendice

Oltre alla chiesa-convento di San Francesco e al Museo di Arte Sacra, a Castelvecchio Subequo è possibile visitare (su prenotazione) una catacomba del IV secolo, scoperta per caso nel 1943 da un gruppo di ragazzini mentre giocavano nei dintorni. All’interno furono ritrovati antichi suppellettili, vasi e brocche, anelli, lucerne, loculi e antiche iscrizioni romane.

Merita attenzione anche il suggestivo centro storico, impreziosito da palazzi medievali e rinascimentali. A pochi chilometri Il Castello di Gagliano Aterno – oggi proprietà privata – non è aperto al pubblico, essendo proprietà privata, visitabile in occasione delle Giornate FAI.

Castelvecchio Subequo non è uno dei soliti luoghi abruzzesi più pubblicizzati e fotografati sui social, e proprio per questo rappresenta una scoperta autentica. È un borgo da scoprire e valorizzare, insieme a Gagliano Aterno e alla Valle Subequana, ricca di storia, arte e bellezze naturali. Luoghi, come abbiamo visto, profondamente legati alle tracce che San Francesco lasciò in Abruzzo.

Qui sopravvivono ancora la gentilezza e la cortesia, tipiche dei piccoli centri dell’entroterra, gesti pressoché scomparsi nelle grandi città. I castelvecchiesi hanno piacere quando incrociano il “forestiero”, riconoscono nella sua visita turistica un gesto di interesse verso il proprio paese e ricambiano con cordialità, offrendo informazioni e sorrisi. E’ ciò che ho constatato durante i miei sopralluoghi tra Castelvecchio e Gagliano per preparare questo articolo.

In questi incontri ho avuto modo di conoscere lo storico castelvecchiese Giuseppe Cera, membro della Deputazione Abruzzese di Storia Patria e autore del volume Castelvecchio Subequo, guida a elementi di storia e civiltà: Italica, Peligna, Romana, Superequana, Cristiana, Francescana. Un testo ricco di ricostruzioni storiche documentate e un punto di riferimento prezioso, rivelatosi principale fonte per questo lavoro.

Nel libro Cera racconta anche un episodio affascinante: la miracolosa liquefazione del sangue nel prezioso reliquiario di San Francesco custodito a Castelvecchio. Riporto di seguito la sua testimonianza.

“Il giorno 1 ottobre 2013, in occasione della visita di una religiosa e, alla presenza di altre nove persone, tra le quali tre frati dimoranti in questo convento, il fenomeno è avvenuto. Alla notizia, subito propagatasi nel paese, ci fu un accorrere di fedeli in chiesa ove nel frattempo la reliquia fu posta su di un altare. Verso sera, pian piano il sangue si è raggrumato lasciando, sulle pareti dell’ampollina, un alone imbrunito. Dopo questi fatti, il reliquiario che era esposto nel Museo d’Arte Sacra del convento, fu posizionato sull’altare della Cappella dei Conti di Celano nella Chiesa di San Francesco.” Da Castelvecchio Subequo“, 2019, pagine 78-79-80.

Copyright – è vietato qualsiasi utilizzo anche solo parziale del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta. derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo

Ringrazio lo storico Giuseppe Cera per la collaborazione e per la messa a disposizione delle fonti documentali. Grazie ai frati del Convento di San Francesco di Castelvecchio Subequo per la gentile accoglienza. Ringrazio inoltre la signora Patrizia, titolare del ristorante “Vivendo” di Castelvecchio Subequo –

Fonti: Castelvecchio Subequo”l di Giuseppe Cera, Edizione Eta Beta srl, 2019; L’arte di Francesco, capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XII al XV secolo a cura di Angelo Tartuferi e Francesco D’Arelli, Giunti Firenze Musei, 2018.

Note: 1) Il film di Roberto Rossellini “Francesco il giullare di Dio”, del 1950, è stato ricordato durante la 74ma edizione del Festival del Cinema di Cannes, 2021; 2) Franco Cavallone, “Uno stemma per due”, in Bollettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, annata CXI (2020), L’Aquila, 2021; Le foto e il brano riferiti alla iconografia di San Francesco sono relativi alla mostra “San Francesco, da Cimabue a Caravaggio” 2016 Pinacoteca Civica Ascoli.

Sostieni Abruzzo Storie e Passioni

Cari lettori,
portare avanti Abruzzo Storie e Passioni è per me un impegno fatto di passione, ricerca e tempo dedicato a raccontare il nostro territorio nel modo più autentico possibile. Ogni articolo nasce da giorni di studio, dall’acquisto di libri e testi di riferimento, da sopralluoghi fotografici in giro per l’Abruzzo e dai costi di gestione della pagina WordPress che ospita il blog.

Se apprezzi il lavoro che svolgo e desideri aiutarmi a mantenerlo vivo e a farlo crescere, puoi sostenermi anche con una piccola offerta tramite PayPal all’indirizzo email leo.derocco@virgilio.it
Ogni contributo, anche minimo, è un gesto prezioso che permette di continuare a raccontare storie, tradizioni, luoghi e personaggi della nostra splendida regione.

Grazie di cuore per il tuo sostegno e per far parte di questa comunità di appassionati dell’Abruzzo.
Continuiamo insieme questo viaggio tra storia, cultura e bellezza.

Support Abruzzo Storie e Passioni

Dear readers,
carrying on Abruzzo Storie e Passioni is a commitment driven by passion, research, and the desire to share the most authentic side of our region. Each article is the result of hours spent studying, purchasing books and reference materials, conducting photographic surveys across Abruzzo, and covering the costs of maintaining the WordPress page that hosts the blog.

If you appreciate my work and would like to help me keep it alive and growing, you can support me with even a small donation via PayPal using the email address leo.derocco@virgilio.it
Every contribution, no matter how small, is truly valuable and helps me continue telling the stories, traditions, places, and characters of our wonderful region.

Thank you from the bottom of my heart for your support and for being part of this community of Abruzzo enthusiasts.
Let’s continue this journey together through history, culture, and beauty.

Articoli correlati, in questo blog:

Lascia un commento