La storia di un antico presepe

For the English version please refer to the end of this page


A ceppo* si faceva un presepino con la sua brava stella inargentata, con i Magi, con i pastori, per benino, e la campagna tutta infarinata. La sera io recitavo un sermoncino con una voce da messa cantata, e per quel mio garbetto birichino buscavo baci e pezzi di schiacciata. Poi verso tardi tu m’accompagnavi dalla nonna con dir “stanotte l’angelo ti porterà chissà che bei regali!” e mentre i sogni m’arridean soavi, tu piano piano mi venivi a metter confetti e soldarelli fra i guanciali.

Gabriele d’Annunzio, 1879

(* il “ceppo”, talvolta detto in dialetto abruzzese “tecchie”, è un pezzo di tronco d’albero o di un grosso ramo, un ciocco di legno che tradizionalmente veniva acceso nel focolare per ardere a lungo durante la notte di Natale.)


L’Aquila – Palazzo Antinori, XVIII sec. – Foto Leo De Rocco


La facciata dell’elegante Palazzo Antinori – L’Aquila – Foto Leo De Rocco


Il baule di velluto sta in buono stato, e con tutto il piacere lo rimanderò alla v.ra sig.ra madre…” (1) Così, nel giugno del 1839, Maria Maddalena Cerulli, vedova di Giuseppe Antinori, scriveva al nipote Luigi.

Giuseppe Antinori era il nipote di Anton Ludovico Antinori (L’Aquila 1704-1778), storico ed epigrafista, arcivescovo di Lanciano (e di Acerenza e Matera), autore di numerosi volumi di storia, soprattutto sull’Abruzzo, dall’epoca romana alla seconda metà del ‘700.

Testi consultati anche dal famoso storico tedesco Theodor Mommsen, premio Nobel nel 1902, lo stesso storico che per la prima volta menzionò nei suoi libri la Dea di Rapino, la enigmatica statuina in bronzo ritrovata in una grotta della Majella e oggi esposta al Museo Archeologico Civitella a Chieti. (per un approfondimento vedi l’articolo “La Dea di Rapino” in questo blog).

Gli Antinori, una delle famiglie più antiche e più apprezzate al mondo per la produzione di vini pregiati, sono di origine toscana. Marchesi del vino fin dal 1385, produttori più antichi d’Italia, gli Antinori furono anche mecenati, committenti di opere d’arte nelle botteghe rinascimentali dei della Robbia e di Domenico del Ghirlandaio.


Lunetta Antinori – terracotta invetriata policroma, 1520, Giovanni della Robbia – Brooklyn Museum New York


Questa lunetta un tempo era posta all’ingresso di una delle residenze fuori Firenze degli Antinori, Villa delle Rose. Fu commissionata nel 1520 dalla famiglia Antinori a Giovanni della Robbia, fratello di Girolamo la cui figlia Costanza andò in sposa al maestro orafo abruzzese Ascanio de’ Mari di Tagliacozzo, allievo preferito di Benvenuto Cellini. (per un approfondimento vedi in questo blog l’articolo “Ascanio de’ Mari”)


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Un ramo dell’antica famiglia Antinori si stabiì nel Regno di Napoli. A L’Aquila gli Antinori abitavano in un elegante palazzo (foto sopra) fatto costruire nel 1752 proprio dall’illustre Anton Ludovico. Questo palazzo custodiva anche un piccolo tesoro, rimasto chiuso in un antico baule foderato di velluto arancione, dimenticato per decenni in una soffitta e recentemente riscoperto: il Presepe Antinori.


Dettaglio di un antico presepe napoletano – XVIII sec. Museo di Capodimonte Napoli – Foto Leo De Rocco


Dettaglio di un antico presepe napoletano, sec. XVIII – Certosa di San Martino, Napoli – Foto Leo De Rocco


La composizione di queste statuine (oltre cento) ritrovate a Lanciano rappresenta una unicità nell’ambito della storia dell’arte presepiale che tradizionalmente fa capo alle botteghe artigiane di Napoli (foto sopra).

L’origine del Presepe Antinori è ancora ignota: non sembra di scuola napoletana, forse fu realizzato in Toscana o in Liguria, oppure in Emilia, regione dove nacque il padre di Anton Ludovico Antinori.


San Francesco sorretto dall’angelo, olio su tela, 1612, Orazio Gentileschi – Palazzo Barberini Roma – Foto Leo De Rocco


Prima di raccontare la storia della riscoperta a Lanciano di questo raro presepe seicentesco, vediamo brevemente come nacque la tradizione presepiale in Abruzzo.

Anticamente, e fino ai primi decenni del ‘900, in Abruzzo l’inizio delle festività natalizie veniva annunciato dagli zampognari e dai pifferai che il giorno della Immacolata Concezione scendevano a valle dai paesini di montagna vestiti con costumi tradizionali: una grande cappa nera e un cappello a punta come quello dei briganti.

Queste piccole orchestre popolari, formate in genere da due e fino a cinque elementi, nelle quali erano presenti anche ragazzini di 12-14 anni, si recavano fino a Roma per esibirsi davanti alle immagini della Madonna nelle edicole votive diffuse in città, oppure nelle case di famiglie che per tradizione invitavano i pifferai abruzzesi da generazioni.


Pifferai abruzzesi – William Turner (1775 – 1851) – Kelvingrove Art Gallery Museum Glasgow – Questo dipinto raffigura un paesaggio idilliaco italiano, elemento chiave il gruppo di musicisti abruzzesi con zampogna e pifferi


Nell’800 i pifferai e zampognari abruzzesi furono immortalati da alcuni artisti, disegnatori e pittori, le loro tipiche melodie furono attenzionate anche dal famoso compositore e direttore d’orchestra francese Hector Berlioz, in quel periodo in viaggio in Italia, il quale tornato a Parigi nel 1834 trascrisse le note musicali abruzzesi in una sinfonia, dedicata a Niccolò Paganini, dal titolo “Sérénade de un montagnard de Abruzzes à sa maitresse” (Serenata di un montanaro abruzzese alla sua signora).


Bartolomeo Pinelli – I Pifferari presso il Teatro Marcello, 1830 – Archivio Ministero per i Beni e le Attività Culturali


Bartolomeo Pinelli, Zampognaro e suonatori di pifferi, 1834, collezione privata – Archivio Federico Zeri


La sera tra il 7 e l’8 dicembre nei paesi abruzzesi era tradizione illuminare la notte accendendo grandi falò oppure grandi fasci di canne secche tenute unite da lacci vegetali. Questa tradizione la cui origine si perde nella notte dei tempi si ripeteva in diverse località, in particolare a Francavilla al Mare e Pescocostanzo (i falò) e ad Atri (i faugni), tradizioni che vengono celebrate ancora oggi. La Notte dei Faugni di Atri ad esempio richiama ogni anno la notte tra il 7 e l’8 dicembre migliaia di turisti. (per un approfondimento vedi in questo blog “Atri, la Notte dei Faugni”)


Atri – La Notte dei Faugni – Foto Leo De Rocco


Sono riti arcaici che affondano le radici nelle antiche feste pagane durante le quali si contrapponeva al buio e al freddo delle lunghe notti invernali il calore e la luce del fuoco. Per tradizione sempre l’8 dicembre si allestisce nelle case il presepe.

Sarà Tommaso da Celano (Celano, 1200 – Tagliacozzo, 1260) primo agiografo-biografo e discepolo di San Francesco, a raccontare nelle “Vitae” il primo presepe della storia che San Francesco d’Assisi il giorno di Natale del 1223 a Greccio, in provincia di Rieti (la provincia di Rieti faceva parte della regione Abruzzo fino al 1927) allestì in una grotta, rappresentando la Natività con una mangiatoia (la parola presepe deriva dal latino praesepium ovvero mangiatoia) riempita di paglia, il bue e l’asinello; un presepe vivente, il primo della storia.

Da allora seguendo l’esempio di San Francesco ogni anno nelle umili case del popolo si rappresentava la Natività con alcune statuine scolpite nel legno. Circa 70 anni dopo il presepe vivente di San Francesco, papa Niccolò IV, primo papa appartenente all’Ordine francescano, commissionò allo scultore toscano Arnolfo di Cambio la prima scultura presepiale in marmo per abbellire la Sacra Grotta, dove è custodita la culla di Gesù bambino, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, in quella occasione furono aggiunti i re Magi, era l’anno 1290.

Fu solo nel Rinascimento, attorno al ‘500, che il presepe iniziò a comparire anche nei lussuosi saloni dei palazzi nobiliari. Le famiglie nobili possedevano statuine di ottima fattura che venivano tramandate per generazioni; così come avvenne dal ‘600 in poi anche con il Presepe Antinori. L’arte presepiale raggiunse livelli eccelsi nel ‘700, soprattutto a Napoli.


San Giuseppe con Gesù Bambino – Ambito napoletano XVIII sec. – Foto Leo De Rocco


In Abruzzo il primo presepe fu realizzato a Penne nel 1225 quando era provincia francescana “Pinnensis”, probabilmente furono i discepoli di San Francesco che presenti a Greccio durante l’allestimento del primo presepe due anni prima desiderarono ripetere l’evento anche in Abruzzo. Nell’aquilano quello di Rivisondoli, famoso anche fuori regione, è invece il presepe vivente più antico d’Italia. Rivisondoli ospita anche un museo dedicato all’arte presiepale con opere artigianali create da artigiani e artisti locali.


Presepe, terracotta policroma, sec. XVI, Saturnino Gatti – MuNDA L’Aquila – Foto Leo De Rocco

Lanciano - foto LeoDeRocco/copyright
Lanciano – foto Leo De Rocco

Ritrovato nella bella Lanciano, la città d’arte dell’Abruzzo “citra”, con la originale Cattedrale poggiata su tre ponti, il bel Museo Diocesano che custodisce una rara casula medievale, le Croci d’argento e smalti di Nicola da Guardiagrele, le torri e i quartieri medievali (vedi l’articolo “Lanciano da scoprire”), l’antico Presepe Antinori è stato riscoperto (le ultime tracce risalgono agli anni ’70 del secolo scorso) grazie alle ricerche di due studiosi lancianesi: Giacomo de Crecchio e suo figlio Gaetano, che lo hanno così salvato dai tarli e dalla polvere.


Giacomo de Crecchio durante il ritrovamento del Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/copyright
Giacomo de Crecchio durante il ritrovamento del Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/copyright

In una fredda mattina di dicembre, con un clima natalizio consono al tema di questo articolo, vado ad incontrare a Lanciano Giacomo de Crecchio, studioso e scrittore, autore del volume, I pastori che dormono. Il presepe Antinori in viaggio da L’Aquila a Lanciano, (casa editrice Carabba).


Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/copyright

Il presepe Antinori è una vera e propria rarità nel suo genere:

Di epoca tardo seicentesca, la eccezionalità di questo presepe – mi spiega Giacomo de Crecchio – risiede nelle fattezze dei suoi figuranti. Non gente di popolo, storpi, vaiasse di umidi rioni, straccioni e servi, ma personaggi della ricca borghesia, finemente abbigliati, con capelli veri, occhi di cristallo, calzature e persino biancheria intima. Una riproduzione fedele – conclude de Crecchio – di ciò che le famiglie nobili di un tempo volevano rappresentare nella loro immagine di Natività.


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


I personaggi sono interamente scolpiti nel legno in ogni parte anatomica, per questo le affascinanti statuine possono muoversi e assumere la postura voluta, come se fossero dei manichini. Questa caratteristica, unica nel suo genere, fa pensare che la rappresentazione della Natività non era la sola “parte” recitata dai personaggi di questo tesoro ritrovato.


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Chissà, forse queste statuine, (alcune alte fino a 84 cm.), adornate di damasco, armesino, seta, argento, drappi dorati (tutto cucito a mano e lavorato al tombolo) collane in corallo e pietre dure, scarpine in cuoio amorevolmente infiocchettate e persino calzini e biancheria intima, e con i visi dipinti minuziosamente per farle sembrare ancora più reali, (come se non bastasse, pure i capelli sono veri!), venivano utilizzate anche per piccole rappresentazioni teatrali, che allietavano, come in uno spettacolo di marionette, le giornate dei nobles enfants della famiglia Antinori.


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


I de Crecchio ritrovarono il baule di velluto nel 2012, in un antico convento di Lanciano:

Occorreva ripulire il pavimento dell’enorme stanzone, fare spazio per allineare uomini, donne, bambini ed animali, infine numerarli (…) Le singole figure, tratte fuori dal chiuso, hanno provato le leggerezza del pennello per essere liberate dal velo della polvere, nell’attesa di essere studiate e fotografate e vi hanno svelato la provenienza da un tempo, più lontano di quello che ci aspettavamo.” (2)


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Ma come arrivò quell’antico baule col suo prezioso contenuto nella soffitta di un convento?
La nobile famiglia Antinori, con tale Orazio capostipite, come accennato sopra, era originaria di Firenze. Dalla città toscana gli Antinori si trasferirono a Bologna. Giacinto Antinori, figlio di Orazio, tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700 (la stessa epoca del presepe) diede vita al ramo abruzzese della famiglia: a L’Aquila nacque il suo primogenito Anton Ludovico, il citato epigrafista e arcivescovo di Lanciano.


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Nel palazzo nobiliare Antinori a L’Aquila, nell’agosto del 1833, fu redatto da un notaio del luogo l’inventario che cita per la prima volta il nostro presepe:

In ultimo siamo passati nella camera del quarto inferiore (…) e da uno stipo sottoposto a suggello si sono rinvenuti 154 pezzi per uso di presepe, cioè 96 pastori diversi, compresi S.Giuseppe e la Madonna, e 48 pezzi di animali diversi.” (3)


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Dopo lunghe vicissitudini e avvicendamenti familiari il Presepe Antinori viaggiò tra Firenze e Bologna e nel ‘700 giunge a L’Aquila, e da qui a Lanciano, precisamente nel Palazzo Maranca, (nobile famiglia lancianese imparentata con gli Antinori) ultima nobile dimora prima di essere donato dalle sorelle Marianna e Maria Assunta Stella, ultime discendenti dei Maranca, ai Frati Minori del Convento di Sant’Antonio, quindi riposto in quel baule.


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Durante le mie ricerche ho trovato una suggestiva descrizione, che Ivo Palleri fa nel suo libro (Abruzzo in famiglia – Pescara, edizioni Tracce, 1991), del Palazzo lancianese dei Maranca e del presepe:

Un’entrata luminosa, apparentemente spoglia in confronto con le stanze seguenti, introduceva nel salotto detto “delle conchiglie”, unico del suo genere, con quei mobili dalle stranissime forme marine, a riflessi argenteo-madreperlacei. Si passava quindi nel salottino di velluto verde, dominato da un bellissimo pianoforte verticale (…) Ed ecco il primo salone, quello di peluche giallo, riccamente ornato di nappine, con poltrone e divani bassi e profondi; subito dopo l’ancor più sontuoso salone dorato, con la tappezzeria in damasco rosso e fiori d’oro ed il bellissimo lampadario di vetro commissionato a Murano dalla Regina Margherita, ma poi scartato perché troppo piccolo per le sale reali. Questo si apriva in alto con una pioggia di scintille iridescenti, moltiplicate all’infinito dalle grandi specchiere alle pareti. Più in fondo ancora, la sala della musica in damasco azzurro, con poltrone e divani disposti ad anfiteatro intorno ad un monumentale pianoforte a coda da concerto. Raccolti nel vano del suggestivo caminetto, alcuni pezzi pregiati di un artistico Presepio, degni del miglior Capodimonte. (4)


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Lanciano – Presepe Antinori – Foto Leo De Rocco


Il presepe Antinori è ancora oggetto di un programma di restauro, le statuine possono essere sottoposte ai delicati e lunghi processi di recupero solo poche per volta, non è quindi possibile per ora documentare l’intera composizione così come veniva allestita all’origine. Inoltre la statuina del Bambino Gesù risulta dispersa. Ogni anno nel periodo natalizio le statuine già restaurate vengono esposte a Lanciano.

L’antico presepe Antinori unisce alla propria bellezza artigianale e artistica il fascino della storia legata al suo ritrovamento. Quel baule dimenticato è arrivato a noi come in un viaggio nel tempo, attraversando città e regioni, custodito in antichi e sontuosi palazzi, fino ad essere riposto nella soffitta di un convento. Un piccolo tesoro che oggi possiamo ammirare a Lanciano.

Leo De Rocco


Segue galleria fotografica

Copyright © Riproduzione Riservata – Foto e testo – All rights reserved – Non è consentito nessun uso, nemmeno parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta derocco.leo@gmail.com – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Ringraziamenti: Giacomo de Crecchio, studioso e scrittore; Gaetano de Crecchio, fotografo – Fonti/Note: 1-2-3-4 dal volume I pastori che dormono. Il presepe Antinori in viaggio da L’Aquila a Lanciano, (casa editrice Carabba) di Giacomo e Gaetano de Crecchio – Foto copertina: Presepe Antinori, foto di Gaetano de Crecchio/copyright – Traduzione a cura di Ioannis Arzoumanidis – Autore/Blogger: Leo De Rocco / derocco.leo@gmail.com

Galleria Fotografica


Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/Copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/Copyright

Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/Copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/Copyright

Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/Copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/Copyright

Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/copyright

Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/copyright

Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/copyright

Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/copyright

Presepe Antinori - foto Gaetano de Crecchio/copyright
Presepe Antinori – foto Gaetano de Crecchio/copyright

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English version

The old chest of velvet


“The chest of velvet is in good conditions and I will send it to your lady mother with pleasure”…(1) this is how Maria Maddalena Cerulli, widow of Giuseppe Antinori, wrote in June 1893 to her nephew Luigi. Giuseppe Antinori was the grandson of Anton Ludovico (L’Aquila 1704-1778), an epigraphist and Bishop of L’Aquila for seventy years, owner of an enclosed treasure, as in a fairy tale, in an old orange velvet chest that remained forgotten for who knows how many years in a sumptuous building in Abruzzo and that was recently rediscovered: the Antinori Nativity scene.

Besides the iconographic aspect associated with the representation of the Christian Nativity, this crib is a true artwork in terms of beauty and originality that even today only a few know. The precious Nativity of Antinori, which was found in the beautiful art city of Lanciano, the city “citra” of the Abruzzo region that Frederick II of Sweden named as a municipality back in 1212; today, we can admire this thanks to the research of two Frentani scholars, namely Giacomo de Crecchio and his son Gaetano.

On a cold December morning, in a Christmas atmosphere that is appropriate to the theme of this article, I met Giacomo de Crecchio in his own city, who is a scholar and writer, author of the meticulous book I pastori che dormono. Il presepe Antinori in viaggio da L’Aquila a Lanciano “The sleeping shepherds. The Nativity of the Antinori travelling from L’Aquila to Lanciano” (Carabba publishing), filled with fascinating photographs. Giacomo de Crecchio is one of those scholars I call old-fashioned, in a noble sense of the term. I was still excited when he told me how he and his son managed to discover the hidden treasure in the magical and dusty chest that the time had apparently erased from memory.

The Antinori Nativity is a rarity of its kind: being an artwork of the late seventeenth century, the exceptional nature of this crib lies in the features of its participants, as Giacomo de Crecchio tells me. There are no peasants, cripples, servants from humid districts and beggars, but rich and middle class characters, finely dressed, with real hair, glass eyes, shoes and even underwear. A faithful reproduction of what the noble families of the past wanted to represent in their image of the Nativity.

The characters are entirely carved in wood in every part of the body; for this reason, these fascinating statues can move and obtain the desired posture, as if they were dummies. This feature, which is unique of its kind, might suggest that the representation of the Nativity was not the only “part” recited by the characters of this treasure. Maybe those enigmatic figures, adorned with damask, silk, silver, golden drapes, coral necklaces and semiprecious stones, lovingly decorated leather shoes with bows and even socks and underwear, were also used for small theater representations, as in a puppet theater in the days of the nobles enfants of that era. The de Crecchios found the velvet chest in a former convent of Lanciano: It was necessary to clean the floor of the huge great room, make room for men, women, children and animals, and finally number them (…) The individual figures, which were taken out of indoors, have tried the lightness of the brush in order to be freed from the veil of dust, waiting to be studied and photographed and they revealed that they come from a time, further in the past than what we ever expected. (2)

The noble Antinori family, with Orazio as a founder, was originally from Florence. The Antinori then moved from the Tuscan city to Bologna. Giacinto Antinori, son of Orazio, gave birth to the Abruzzo side of the family in the late seventeen and early eighteen hundreds: his first son, Anton Ludovico, was born in L’Aquila, who was the aforementioned epigraphist and Archbishop of L’Aquila. In August 1833, in the building of the Antinoris in L’Aquila, the inventory that mentions for the first time our crib was drawn up by a notary of the place: Finally, we passed in the lower chamber of the fourth inferior floor (…) and 154 pieces for use of crib were found in a sealed pack, that is 96 different pastors, including St. Joseph and Our Lady, and 48 pieces of different animals (3). After long vicissitudes and family rotations, described minutely by de Crecchio in their precious book, the Antinori Nativity travelled between Florence and Bologna up to L’Aquila and from there to Lanciano, specifically in the Palazzo Maranca, (which was the building of a noble family of Lanciano that was related to the Antinoris). This was the latest “noble” dwelling before it was stored and forgotten in the attic of an old convent.

It is a striking description that Ivo Palleri makes in his book (Abruzzo in famiglia – Pescara, Tracce publishing, 1991) of the Maranca building: An entrance full of light, seemingly barren in comparison with the following rooms, introduced us in the so-called living room “of the shells”, which is unique of its kind, with those pieces of furniture with strange marine forms and silver-pearly reflections. Passing on into the greenish velvet sitting room, dominated by a beautiful upright piano (…) And there it was, the first salon, made of yellow plush and richly decorated with tassels, with armchairs and low and deep sofas; immediately after that, there was an even more sumptuous golden salon, with upholstery in red damask and golden flowers and beautiful Murano glass chandelier commissioned by Queen Margherita, but then rejected for being too small for the Royal rooms. This opened on top with a rain of iridescent sparks, multiplied up to infinity with the help of large mirrors on the walls. Moving more in the interior, one could find the music room in blue damask, with armchairs and sofas arranged like an amphitheater around a monumental concert piano. Collected in the compartment of the cozy fireplace there were some valuable pieces of an artistic Nativity scene, worthy of the best Capodimonte museum (4).

The Antinori Nativity brings together to its artistic beauty the charm of the story linked to its discovery. A finding that we can define as miraculous. Thanks to the obstinacy of the two researchers of Lanciano, today Abruzzo can boast of an authentic treasure of art that otherwise would have ended -like so many other Italian artworks- in a museum across the Alps, or even worse, into the hands of some unscrupulous collector. That mysterious orange velvet chest magically came to us like in a journey through time, came to know cities and noble buildings and filled with magic and wonder who knows how many eyes by exposing its treasure along the centuries, a treasure that Abruzzo must protect and enhance.

Leo De Rocco


Copyright © All rights reserved – This article and the pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use any part of this article without any written authorisation –Acknowledgements: Giacomo de Crecchio, scholar and writer; Gaetano de Crecchio, photographer – Sources/Footnotes: 1-2-3-4 from the book I pastori che dormono. Il presepe Antinori in viaggio da L’Aquila a Lanciano, (Carabba publishing) by Giacomo and Gaetano de Creccio – Cover photo: the Antinori Nativity, photo by Gaetano de Crecchio/copyright – Translation by Ioannis Arzoumanidis, research fellow – Author/Blogger: Leo De Rocco / leo.derocco@virgilio.it

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