
Maiolica rinascimentale di Castelli, Bottega Pompei, 1525-35 – Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco
Questa maiolica, insieme ad altre datate alla prima metà del Cinquecento (1525-1535), un tempo abbelliva la volta di una piccola chiesa campestre nei pressi di Castelli (Te), chiesa poi dedicata a San Donato.
Circa un secolo dopo, con l’ampliamento della chiesa, le maioliche vennero utilizzate per la nuova pavimentazione (successivamente rimossa ed ora esposta in pannelli al Museo della Ceramica di Castelli), al loro posto venne realizzata una nuova volta decorata con mattoni maiolicati datati dal 1615 al 1617.
Nel 1948 l’intrigante profilo maiolicato della gentildonna castellana fu donato al collezionista loretese Giacomo Acerbo. Fu l’inizio di una ricca collezione, la più grande al mondo, custodita nel Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli a Loreto Aprutino.

Castelli (Te) – Foto Leo De Rocco
Per conoscere meglio la storia dell’arte ceramica abruzzese e apprezzare le sue opere è fondamentale visitare il Museo Acerbo di Loreto Aprutino, ma anche il luogo da dove tutto questo partì: il paese di Castelli, e il suo Museo della Ceramica. Non a caso tra i mattoni maiolicati di quell’antico soffitto un tempo erano dipinti anche alcuni stemmi nobiliari, e tra questi spiccava quello del casato di Antonella d’Aquino, che fu contessa di Loreto Aprutino.

Museo della Ceramica, Castelli, Vaso biansato, tipologia “Orsini-Colonna”, Pompeo di Brunamonte, XVI sec. – Foto Leo De Rocco
Nella tradizione delle antiche ceramiche, Castelli, un piccolo paese incastonato come un prezioso gioiello sulle pendici del Gran Sasso teramano, è uno dei nomi più importanti nelle collezioni museali internazionali.
Le sue botteghe si distinsero per pregio e raffinatezza già nel Cinquecento con le prime famiglie di maestri ceramisti che fecero scuola: i Pompei e i Grue, che insieme ai Gentili, ai Cappelletti e ai Fuina, elaborarono un originale stile abruzzese diffuso successivamente anche in altre botteghe minori della regione, principalmente a Rapino, Torre de’ Passeri, Bussi e Anversa degli Abruzzi.

Ceramiche di Castelli esposte al Metropolitan Museum di New York, 1530 circa – Foto Leo De Rocco – ottobre 2015

Le “Turchine” di Castelli, Museo di Capodimonte Napoli, 1580 circa, prezioso servizio di antiche ceramiche realizzato per il Cardinale Alessandro Farnese – Foto Leo De Rocco

Acquasantiera, seconda metà del ‘700, Castelli – Victoria & Albert Museum Londra
Le maioliche castellane le troviamo esposte nelle sale di prestigiosi musei nazionali e internazionali: al Metropolitan Museum di New York (foto sopra), al Louvre, al Museo di Capodimonte (foto sopra), al Victoria & Albert Museum, al British Museum, all’Ermitage. Ma la collezione più importante, per quantità e valore storico-artistico, la troviamo proprio in Abruzzo, a Loreto Aprutino.

Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco
Loreto Aprutino è un paese ricco di storia, arte e tradizioni popolari. Abbiamo già conosciuto questo borgo dell’entroterra pescarese in occasione di un articolo dedicato agli affreschi quattrocenteschi nella Chiesa di Santa Maria in Piano, con la rara rappresentazione del “Ponte del Capello”, e al vicino Museo dell’Olio, ospitato in un curioso edificio eclettico in stile neogotico. (“Loreto Aprutino: gli affreschi del Maestro di Loreto in Santa Maria in Piano” – in questo Blog)
In un altro articolo abbiamo scoperto la storia di un antico parco-giardino abbandonato, un tempo appartenuto a famiglie notabili loretesi, diventato in tempi recenti una bellezza ritrovata. (“Parchi e giardini, storia di una bellezza ritrovata a Loreto Aprutino”)

Dettaglio degli affreschi del Maestro di Loreto, Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Loreto Aprutino – Castello Amorotti, sede del Museo dell’Olio – Foto Leo De Rocco

Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco
Il Museo Acerbo di Loreto Aprutino si trova nel centro storico del paese, dominato dalla maestosa chiesa patronale dedicata a San Pietro Apostolo, ricca di opere d’arte, decorazioni barocche, pale d’altare, reliquiari in argento, statue lignee e una originale pavimentazione di antiche maioliche castellane.
A pochi passi dal Museo Acerbo troviamo il Castello Chiola, un tempo dimora delle nobili famiglie feudatarie, come i d’Aquino. Uno dei personaggi di spicco di questa antica famiglia fu Antonella d’Aquino, contessa di Loreto Aprutino vissuta nel ‘400, discendente di San Tommaso d’Aquino e moglie di Innico d’Avalos, a loro volta nonni di Vittoria Colonna, la famosa poetessa marchesa di Pescara, molto amica di Michelangelo.

Portale e facciata del Castello Chiola, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Chiesa di San Pietro Apostolo, Loreto Aprutino – Cappella monumentale di San Tommaso d’Aquino – Foto Leo De Rocco

Chiesa di San Pietro Apostolo, Loreto Aprutino, dettaglio del pavimento maiolicato con mattonelle di Castelli, epoca: dal ‘500 al ‘700 – Foto Leo De Rocco
La collezione lauretana di ceramiche castellane è giunta fino a noi integra, conservando anche lo stesso originale allestimento che trova spazio in un edificio architettonicamente di gran valore per via di significative peculiarità stilistiche, così come voluto negli anni ’50 del secolo scorso dal collezionista Giacomo Acerbo (Loreto Aprutino, 1888 – Roma, 1969).
Come nacque questa importante collezione?
Un tempo tutte le famiglie abruzzesi dell’alta borghesia e della nobiltà, come appunto quella appartenente al barone dell’Aterno Giacomo Acerbo, possedevano collezioni, piccole o grandi, di ceramiche castellane. Averle in casa ed esporle nelle grandi occasioni era simbolo di vanto ed eleganza.
La passione per il collezionismo nacque in Giacomo Acerbo proprio in questi contesti sociali e famigliari.
Nell’agosto del 1936 il marchese di Penne don Diego de’ Sterlich vendette la sua cospicua raccolta di ceramiche castellane (Collezione Aliprandi-de Sterlich) ad Acerbo, il quale le incrementò con nuove acquisizioni: sia direttamente da privati, come la collezione dei baroni Bonanni di Ortona, che da importanti aste pubbliche, come il prezioso piatto istoriato, firmato Francesco Grue, con “L’incontro tra Ciro e Lisandro” già Collezione Philipson-Rothschild. (Foto sotto)

Piatto da parata “Incontro tra Ciro e Lisandro”, Francesco Grue, 1650 circa – ex Collezione Rothschild, Firenze – Museo Acerbo Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco
Durante la Seconda guerra mondiale la collezione si trovava esposta nei saloni della villa di Caprara, (una frazione di Spoltore), residenza estiva in campagna della famiglia Acerbo, non molto lontano da Loreto Aprutino.
L’edificio settecentesco, di cui era proprietaria la madre di Giacomo Acerbo, la baronessa Mariannina de’ Pasquale, era circondato da un grande parco-giardino, abbellito da fontane e piante rare, progettato da Raffaele De Vico, (Penne, 1881 – Roma, 1969), l’architetto e paesaggista abruzzese che realizzò parchi, giardini, edifici e fontane nei luoghi più conosciuti di Roma.
Per evitare il saccheggio o peggio la distruzione da parte degli occupanti tedeschi, che nei fatti danneggiarono la villa prima di essere adibita ad ospedale militare, si racconta che le antiche ceramiche furono nascoste nei terreni limitrofi. Fu così che miracolosamente si salvarono.
Il barone Acerbo invece si diede alla macchia. Ricercato sia dai nazisti che dai repubblichini, in quanto votò a favore dell’ordine del giorno “Grandi”, fu nascosto dai loretesi in vari casolari sparsi tra queste colline.

Villa Acerbo di Caprara, frazione di Spoltore – Foto Leo De Rocco
Giacomo Acerbo oltre alla passione per le ceramiche amava anche le auto da corsa. Il suo nome è legato alla “Coppa Acerbo“, una gara automobilistica internazionale da lui fondata in memoria del fratello Tito, capitano della Brigata Sassari e Medaglia d’oro in quanto eroe nella battaglia del Piave durante la Prima guerra mondiale. La gara automobilistica si disputava nel circuito pescarese (1924 – 1961).

Locandina della prima edizione della Coppa Acerbo – Collezione privata
Nella gara del 1950 vinse Juan Manuel Fangio, “El Chueco”, un mito dell’automobilismo, i suoi record mondiali furono superati solo quasi 50 anni dopo da Michael Schumacher.
Fangio era di origine abruzzese, suo padre nacque a Castiglione Messer Marino e sua madre a Tornareccio. Erano i tempi di Tazio Nuvolari e di Enzo Ferrari, di Mercedes, Alfa Romeo e Bugatti e il nome di Pescara e dell’Abruzzo apparivano per la prima volta nelle cronache sportive della stampa internazionale.

Confronto tra la colonna angolare (a sx) del Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli e l’antico loggiato (in alto a dx) della chiesa patronale di Loreto Aprutino, San Pietro – Foto Leo De Rocco
Prima di entrare nel Museo Acerbo e poter meglio apprezzarne la pregevole collezione, che sembra dialogare con l’accennata peculiarità strutturale dell’edificio, osserviamo dall’esterno alcuni elementi architettonici molto interessanti. (foto sopra)
Nella metà degli anni ’50 del secolo scorso il barone Acerbo affidò i lavori di ristrutturazione dei locali dell’antica foresteria del suo palazzo loretese all’architetto e ingegnere Leonardo Palladini, un nome già conosciuto in ambito nazionale in quanto amico e soprattutto stretto collaboratore di Gino Coppedè, autore a Roma del famoso quartiere che porta il suo nome. Quartiere contraddistinto da un complesso di palazzi in stile eclettico e Liberty che fecero scuola nella storia dell’architettura.
Lo stile eclettico lo ritroviamo nell’edificio sede del Museo loretese. Il valente Leonardo Palladini seppe mirabilmente coniugare stili classici e moderni, non senza accenni razionalistici.
All’esterno, con richiami stilistici ad alcuni elementi della citata Chiesa di San Pietro Apostolo, come le colonnine doriche delle trifore e il portale (i battenti) risalente al 1539, a mio avviso a sua volta simile, anzi quasi identico, al portale dell’Oratorio di Santa Maria delle Grazie ad Alanno, come dimostro nel seguente raffronto fotografico.

Portale della Chiesa di San Pietro Apostolo, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Portale dell’Oratorio Santa Maria delle Grazie di Alanno, 1506 – Foto Leo De Rocco
All’interno del Museo Leonardo Palladini creò un elegante allestimento: le vetrine espositive dalle linee essenziali, il tenue color salvia delle pareti che fa risaltare gli smalti e la brillantezza dei colori dei delicati oggetti esposti, il cotto dei pavimenti che negli inserti ceramici colorati riprende lo stile seicentesco castellano e segue, nelle diverse tonalità, i colori delle ceramiche esposte in ogni sala.
Eppoi i pregiati marmi dei camini e delle mensole, fino a quella elegante rosatura dello specchio nella “sala gialla”, che a sua volta riflette la Chiesa di Santa Maria Maria in Piano, ben visibile sul vicino colle. Un vero e proprio tocco di classe.

Loreto Aprutino, Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli – Foto Leo De Rocco
Lo stile è dunque molto raffinato. Del resto questi locali, dépendance dell’attiguo palazzo baronale, furono pensati dal committente e dal progettista per essere un luogo di intrattenimento e conversazione. Qui il barone Acerbo riceveva i suoi ospiti e mostrava la sua collezione.

Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, dettaglio facciata – Foto Leo De Rocco

Dettaglio delle trifore presenti nel loggiato della Chiesa di San Pietro Apostolo, Loreto Aprutino, (in fondo a destra si intravede il Museo Acerbo) – Foto Leo De Rocco

Scorcio del bel centro storico di Loreto Aprutino nei pressi del Museo Acerbo, sulla sinistra ingresso laterale della chiesa di San Pietro Apostolo (foto successiva) – Foto Leo De Rocco

Il rinascimentale portale laterale della Chiesa di San Pietro Apostolo, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Ingresso al Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco
La Collezione
Nelle sei eleganti sale museali sono esposte 570 ceramiche databili tra la prima metà del Cinquecento fino ai primi decenni del Novecento. Le sale mi vengono gentilmente illustrate dal dott. Pierluigi Evangelista, direttore dei Musei Civici di Loreto Aprutino.
Prevalgono, oltre a quelle più antiche risalenti al ‘500, le ceramiche del periodo barocco, soprattutto del ‘600 e del ‘700, con i servizi da “parata” e da rappresentanza, la spezieria e il vasellame da farmacia, le acquasantiere e i piatti istoriati, compresi quelli di grandi dimensioni, e per questo unici, istoriati da Francesco Grue e dalla sua bottega con scene storiche, tra queste: “Alessandro che copre il corpo di Dario”, e “l’Allocuzione di Scipione”, opere create per arredare dimore nobiliari e signorili in occasione di grandi eventi o cerimonie solenni.

Loreto Aprutino – Museo Acerbo – Alessandro copre il corpo di Dario con la clamide – dettaglio di uno dei grandi piatti da parata, Bottega Grue, 1640 circa – Foto Leo De Rocco
Uno delle opere più importanti della collezione lauretana è una raro rinfrescatoio istoriato, con delicate lumeggiature in oro zecchino, risalente alla seconda metà del Seicento, opera della Bottega Grue, con dipinti quattro episodi biblici relativi alla vita di Re David: Il trasporto dell’Arca Santa a Gerusalemme, il Pentimento di David, David entra in Gerusalemme, la morte di Absalom.

Rinfrescatoio istoriato, 1670 circa, Bottega Grue – Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco
Il direttore Pierluigi Evangelista mi mostra un altro prezioso oggetto della collezione, un pezzo unico datato 1588, si tratta di un calamaio di grandi dimensioni la cui data di fabbricazione dipinta è raramente attestata nelle maioliche castellane del Cinquecento.
I vari scomparti e vani contenevano gli utensili da scrittoio dell’epoca: penne, portainchiostro, sigilli. Sulla parte superiore si trova dipinto lo stemma araldico con le iniziali del proprietario, probabilmente un letterato o comunque una persona colta.

Antico calamaio, 1588, Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli – Foto Leo De Rocco

Pannello decorativo formato da mattonelle maiolicate, XVIII sec. Raffigurante l’Annunciazione – Foto Leo De Rocco

Bottega Grue, 1640-47 circa, Piatto da parata con istoriata L’Allocuzione di Scipione – Foto Leo De Rocco

Tondi istoriati raffiguranti San Giuseppe e un Santo Vescovo, attribuito a Liborio Grue, XVIII secolo – Foto Leo De Rocco

Mattonella maiolicata con raffigurato un paesaggio marino e figure orientali, Francesco Antonio Grue, XVIII secolo – Foto Leo De Rocco

Acquasantiera, XVIII sec. – Foto Leo De Rocco – Maiolica a rilievo decorata, ispirata agli altari barocchi abruzzesi realizzati nel ‘700 dalle maestranze lombarde e ticinesi.

Dettaglio di zuppiera in maiolica con ornati in rilievo e decori di fiori e insetti, Gesualdo Fuina (Castelli, 1755 – 1822) – Foto Leo De Rocco

Vaso biansato con istoriate due scene a soggetto religioso sopra le facciate contrapposte – Faenza, XVIII sec. – Museo Acerbo Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Alzata in maiolica decorata con putti, fiori, insetti, XVIII sec – Foto Leo De Rocco

Brocca in maiolica decorata con mazzi di fiori, Bottega Gentili, XVIII sec – Foto Leo De Rocco

Piattello con paesaggio agreste e viandanti, Fedele Cappelletti 1847/1920 – Foto Leo De Rocco

Grandi vasi decorati attribuiti a Francesco Saverio Grue, 1720-1755 – Foto Leo De Rocco

Museo delle Ceramiche Acerbo, Loreto Aprutino – foto Leo De Rocco

Maiolica settecentesca di Torre de’ Passeri – Museo Acerbo Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Fiasca da farmacia in maiolica con decoro a fiori, Gesualdo Fuina, XVIII sec – Foto Leo De Rocco

Piatto in maiolica decorato, a terzo fuoco, con fiori sparsi e un girovago che danza assieme al suo cane, Gesualdo Fuina, 1755 – 1822 Museo Acerbo Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Piattino in maiolica decorato a terzo fuoco con contadino che danza, Gesualdo Fuina (1755 – 1822) – Foto Leo De Rocco

Ampolla per olio (a sx) e caffettiera in maiolica decorate a terzo fuoco con mazzetti di fiori, Gesualdo Fuina (Castelli 1755 – 1822) – Foto Leo De Rocco

Dettaglio di brocca in maiolica con decoro naturalistico, ignoto castellano XIX sec. – Foto Leo De Rocco

Museo delle Ceramiche Acerbo, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Museo delle Ceramiche Acerbo, Loreto Aprutino – foto Leo De Rocco
Museo Acerbo – Loreto Aprutino
Aneddoti
Se vi capita di visitare il Museo Acerbo noterete sulla parete sinistra della sala numero 1, una piccola mattonella maiolicata curiosamente non allineata con le altre, è cioè esposta leggermente inclinata su un lato (foto sotto).
Tranquilli, non si tratta di un errore o una svista nell’allestimento museale, ma di una scelta ben precisa… Ci racconta il curioso aneddoto la gentile Nicoletta, storica segretaria del Museo, lavora qui da oltre venti anni.

Mattonella maiolicata con Sant’Emidio d’Ascoli (in alto a dx), protettore dai terremoti, Bottega Gentili, XVIII secolo – Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco
Nel mostrarmi la mattonella maiolicata “non allineata” che raffigura Sant’Emidio d’Ascoli, protettore dai terremoti, mentre compie il “Miracolo del terremoto” davanti al crollo di un tempio pagano, Nicoletta mi racconta che ogni mattina, alla riapertura del Museo, stranamente ritrovava sparsi a terra i puntelli che il giorno prima aveva applicato ai lati della maiolica per raddrizzarla e allinearla alle altre.
Ma la maiolica di Sant’Emidio, come per incanto, veniva ritrovata sempre inclinata, precisamente sul lato opposto a quello dell’edificio miracolato.
Così accadde anche quando durante una notte ci fu una scossa di terremoto nettamente avvertita a Loreto Aprutino. Da quella notte la piccola maiolica di Sant’Emidio è stata lasciata così, inclinata da un lato. E forse era proprio ciò che desiderava il collezionista Giacomo Acerbo, pare che questa maiolica fosse esposta così dal giorno della inaugurazione del Museo, nel 1957.

Piatto settecentesco in maiolica decorato con scena religiosa: “Noli me tangere” – Bottega di Castelli – Pinacoteca Barbella Chieti – Foto Leo De Rocco
Oltre alla collezione del Museo Acerbo di Loreto Aprutino, in Abruzzo ci sono altri Musei, Palazzi e Pinacoteche che custodiscono le preziose ceramiche di produzione sia castellana che di altri centri della regione, essi sono: il citato Museo delle Ceramiche di Castelli; Il Museo della Ceramica di Rapino; il Museo dell’Artigianato Ceramico Abruzzese di Pianella M.A.C.A.; la Pinacoteca Barbella di Chieti; il Museo Paparella Treccia Devlet di Villa Urania a Pescara; il Museo Capitolare di Atri (Collezione Bindi).
Leo De Rocco
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Su Loreto Aprutino vedi anche: “Gli affreschi del Maestro di Loreto in Santa Maria in Piano” e “Parchi e giardini, storia di una bellezza ritrovata a Loreto Aprutino”
Castelli, Museo della Ceramica e Chiesa di San Donato

Parte dei mattoni maiolicati risalenti alla prima metà del Cinquecento, un tempo parte del soffitto della piccola cona campestre vicino Castelli, successivamente, nel ‘600, usati per la pavimentazione della chiesa (ex cona) dedicata a San Donato – Museo della Ceramica, Castelli – Foto Leo De Rocco

Parte del soffitto Cinquecentesco, Castelli Museo della Ceramica – Foto Leo De Rocco

Parte del soffitto Cinquecentesco, maioliche con stemmi di antichi nobili casati – Museo della Ceramica, Castelli – Foto Leo De Rocco

Soffitto Cinquecentesco, Bottega Orazio Pompei, Museo della Ceramica, Castelli – Foto Leo De Rocco

Chiesa di San Donato, Castelli, ricostruzione del secondo soffitto maiolicato seicentesco (1615-17) – Foto Leo De Rocco

Chiesa di San Donato, Castelli, dettaglio del soffitto seicentesco – Foto Leo De Rocco

Soffitto maiolicato del ‘600 nella Chiesa di San Donato, Castelli – Foto Leo De Rocco

Museo della Ceramica di Castelli, dettaglio delle maioliche seicentesche – Foto Leo De Rocco

“Annunciazione”, Berardino Gentili il Giovane, Museo della Ceramica di Castelli – Foto Leo De Rocco

Museo della Ceramica di Castelli – Foto Leo De Rocco

Versatoio con manico e beccuccio, tipologia “Orsini-Colonna”, Bottega Pompei XVI sec. – Museo della Ceramica di Castelli – Foto Leo De Rocco

Museo della Ceramica di Castelli, piatto da parata, XVII sec – Foto Leo De Rocco

Museo della Ceramica, Castelli – Foto Leo De Rocco

Fiasca, decorata a terzo fuoco, XVIII sec. Museo della Ceramica, Castelli – Foto Leo De Rocco
Fonti: “Maioliche di Castelli nella Collezione Acerbo” a cura di Vincenzo De Pompeis, Edizione Carsa 2001; “Eximiae Devotionis, arte e devozione nelle chiese lauretane” Ianieri Edizioni 2017; Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli – Autore/Blogger Leo De Rocco, per Abruzzo storie e passioni Blog – Ringraziamenti: Ringrazio per la disponibilità il dott. Pierluigi Evangelista, Direttore dei Musei Civici di Loreto Aprutino, e la gentile Nicoletta, segretaria del Museo Acerbo.
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