Autunno abruzzese, gli antichi Tratturi.

In copertina: Parco Regionale del Velino-Sirente – Foto Leo De Rocco


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Foliage nel Parco delle Sorgenti del Pescara a Popoli – Foto Leo De Rocco


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Pescocostanzo – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


Gabriele D’Annunzio celebrava l’arrivo dell’autunno descrivendo in versi poetici un Abruzzo arcaico e malinconico, a tratti romantico. Temi tanto cari al decadentismo dannunziano, si pensi ad esempio alla “Pioggia nel Pineto”. L’autunno è la stagione del rinnovamento, simbolo dell’eterno ciclo naturale di tutte le cose. “I Pastori” è una delle sue composizioni poetiche più conosciute, molti ricorderanno le strofe fin da bambini.

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare…

Il poeta e scrittore pescarese descrive l’antico rito della Transumanza, la migrazione autunnale dei pastori e delle greggi, che da tempo immemore si muovevano alla fine dell’estate dai pascoli dell’Appennino abruzzese in direzione del litorale Adriatico.

Si tratta dell’antico percorso del “Tratturo Magno” o “del Re” , quello più famoso e più lungo, che partiva dalla Basilica di Collemaggio a L’Aquila per dirigersi, passando sull’altopiano di Navelli, in direzione del mare, nei pressi di Casalbordino e Torino di Sangro in provincia di Chieti, quindi ancora verso sud, il Molise e la Puglia. La Transumanza iniziava a settembre e finiva a maggio.


Mappa dei Tratturi, Comune di Navelli – foto Leo De Rocco

Mappa dei Tratturi, il Tratturo Magno, Comune di Navelli – Foto Leo De Rocco

Gli antichi percorsi dei tratturi non erano solo quelli celebrati poeticamente da D’Annunzio, cioè dalla montagna verso il mare, ma vi erano anche percorsi interni e altri diretti verso le pianure laziali, fino alla Maremma Toscana, oltre ad aree di sosta per uomini e animali e zone adibite a pascolo.

La struttura e l’organizzazione degli itinerari tratturali non era riconducibile ad una semplice via andata-ritorno, ma era una complessa e ben organizzata rete di comunicazione strutturata in: tratturi principali, chiamati anche Tratturi Regi; tratturelli e bracci, costituiti da brevi spostamenti interni collegati ai tratturi principali; riposi, ossia aree di sosta per greggi e uomini (pastori, massari, casari, ecc.).

I principali tratturi abruzzesi comprendevano percorsi molto lunghi, come il citato “Tratturo Magno” che univa l’Aquila a Foggia, questo era il più lungo di tutti, (244 km); il Tratturo Celano – Foggia, di 207 km; il tratturo Pescasseroli – Candela (Fg) di 211 km; e i tratturi Castel di Sangro – Lucera, di 127 km; Centurelle – Montesecco di 120 km.


Panorama nella zona di Navelli, settembre 2022 – Foto Leo De Rocco


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Trabocco del Turchino, San Vito Chietino, Settembre 2015 – Foto Leo De Rocco


“La Pastorella”, Francesco Paolo Michetti, 1887, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma.


Quello della Transumanza in realtà fu un fenomeno più complesso della semplice “migrazione di pastori e animali”. Le vie tratturali non si limitavano a spostare le greggi o a svolgere semplici operazioni di pastorizia ma costituivano vere e proprie vie di comunicazione che comprendevano anche i commerci di tessuti, ovviamente soprattutto la lana, ma anche la seta; delle spezie, soprattutto lo zafferano, fino ai prodotti artigianali, alimentari, ma anche manufatti.


Antica filanda di Atri – Le prime filande furono costruite tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 per consentire, in un ambito di produzione industriale, la lavorazione della seta, del cotone e della lana che i pastori portavano qui dopo la Transumanza. Prima delle filande i tessuti venivano lavorati nelle case utilizzando antichi telai solitamente costruiti in legno di ulivo – Foto Leo De Rocco


La Transumanza influenzò anche importanti aspetti sociali e culturali, Grazie ad essa nacquero paesi e città, feste, fiere e riti popolari, che contribuirono a formare l’identità delle comunità.

La potente famiglia dei Medici fiutò gli affari legati ai commerci della lana, della seta e delle spezie, in particolare lo zafferano, per questo nel ‘500 si insediò in alcune aree dell’Abruzzo, come ad esempio a Capestrano e Santo Stefano di Sessanio, sfruttando l’antica Via degli Abruzzi, che fin dal Medioevo univa Firenze, all’epoca capitale europea dei commerci oltre che dell’arte con il Regno di Napoli, passando per L’Aquila, la Piana di Navelli e Sulmona, incrociando il Tratturo Regio L’Aquila-Foggia.


Arte della Seta, antico atelier di tessuti preziosi aperto a Firenze nel 1906 dall’abruzzese Giuseppe Lisio – Foto Fondazione Lisio Firenze


La lavorazione dei tessuti pregiati in seta, merletti, velluti e damascati, con finalità decorative e ornamentali, ma anche come utilità primaria ossia per proteggere dal freddo, come ad esempio la tradizionale coperta abruzzese in pura lana vergine, creata per la prima volta nel Medioevo a Taranta Peligna, e in seguito in altri centri della Valle Peligna. Le coperte realizzate con disegni e motivi geometrici e floreali sono state un tratto caratteristico della creatività artigianale abruzzese.

Giuseppe Lisio, nato nel 1870 in un paesino tra le colline chietino, a Terranova di Roccamontepiano, è stato un grande stilista dei tessuti, conosciuto a livello internazionale.

La sua passione per la lavorazione delle stoffe nacque dagli insegnamenti di sua nonna che, come molte donne abruzzesi dell’epoca, creava splendidi corredi.

Lisio aprirà nel 1906 il primo negozio con annessa manifattura a Firenze e Oltrarno (foto sopra) seguiranno altre filiali a Roma, Milano fino a Parigi. La sua collezione prenderà forma attraverso lo studio e la rivisitazione del Rinascimento, epoca che vide splendere la tessitura di preziose stoffe, soprattutto la seta ma anche altri tessuti. I commerci di questi tessuti, grezzi o lavorati, si basava sulle antiche vie abruzzesi, compreso i tratturi sui quali si organizzavano le fiere e furono per un lungo periodo gestiti e amministrati dai citati Medici.

L’eredità artistica di Giuseppe Lisio, che lasciò la sua impronta anche nel cinema curando arredi e tessuti per le scenografie e i costumi di film famosi, è oggi custodita dalla Fondazione Arte della Seta Lisio Firenze.

Amico di Gabriele D’Annunzio Giuseppe Lisio dedicherà allo scrittore un originale tessuto in velluto e seta. (foto sotto)


Velluto “Parisina”, in seta 100%, tessitura realizzata a fine ‘800 su telaio manuale. Omaggio di Giuseppe Lisio a Gabriele D’Annunzio in occasione della stesura del libretto per l’opera lirica “Parisina” di Pietro Mascagni, scritto da D’Annunzio nel 1913 – Foto archivio Fondazione Lisio Firenze


Per comprendere meglio l’importanza dei commerci, non solo di animali e prodotti agricoli, sulle vie abruzzesi della Transumanza cito il bel libro di Veneranda Rubeo “Covella, contessa di Celano” (1) in cui l’autrice, nell’ambito della sua dettagliata e ben documentata ricostruzione storica della biografia di Covella, contessa di Celano e del suo antico casato marsicano, racconta la storia di un furto di tessuti avvenuto nel territorio aquilano nel 1467:

Due casse di drappi di seta pregiata del valore di 940 ducati.

Il prezioso carico era destinato a Filippo Strozzi (il Vecchio), potente banchiere fiorentino secondo in ricchezza solo ai Medici.

Inoltre nel libro viene documentata la produzione a Celano, già nella seconda metà del Trecento, di un nuovo tessuto chiamato “guarnello” un misto lana e cotone oggetto, come la seta, di rilevanti attività commerciali tra ricchi mercanti e le terre aquilane.

Sempre a Celano, nella zona della “Gualchiera” e del “Mulino Vecchio”, grazie anche alla presenza di abbondante acqua anticamente vi erano edifici adibiti alla lavorazione di lana e seta, ma anche della carta. In questi cicli produttivi i tratturi erano fondamentali.

È documentato che già ai primi del ‘400 erano in essere rapporti commerciali – possibili grazie alle vie di comunicazione, come la Via degli Abruzzi che sulla linea Firenze-Abruzzo-Napoli incrociava le vie dei tratturi – tra Firenze e l’Abruzzo, con scambi e commerci di preziosi tessuti, soprattutto la seta.


Drappo in tessuto trasparente con ricami in filo bianco e seta colorata – Manifattura abruzzese del XVII sec. – Metropolitan Museum New York


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Dettaglio di un similare manufatto al Victoria & Albert Museum – Manifattura abruzzese XIX sec.


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Antico tappeto XIX sec. Manifattura di Pescocostanzo – Victoria & Albert Museum Londra – Ordito in lino ricoperto da trame di lana con piccoli inserti uncinati con fiori, uccellini e motivi geometrici. I colori sono broccati.


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Operaie al lavoro nell’antico laboratorio tessile del Lanificio Vincenzo Merlino a Taranta Peligna – Il paese di Taranta Peligna produce dal XIX sec. la tradizionale coperta abruzzese, un tempo elemento fondamentale nel corredo delle spose – Foto Archivio Lanificio Merlino


Furono queste le circostanze economiche e sociali alla base dello sviluppo delle fiere commerciali abruzzesi. Fiere già presenti nel Medioevo, nelle quali venivano promosse le merci con agevolazioni fiscali, franchigie, e favoriti i traffici e i rapporti anche con mercanti stranieri.

Anche l’arte fu influenzata dalla Transumanza: monasteri e antiche chiese che ancora oggi ammiriamo furono costruiti lungo i percorsi dei tratturi per consentire la sosta e la preghiera a pastori e viandanti.

La chiesa di Santa Maria de’ Centurelli nel territorio di Caporciano (Aq) sul Tratturo Regio (foto sotto) ad esempio fu costruita proprio sul punto dove il Tratturo Regio L’Aquila – Foggia si distacca in una secondo tratturo: il Centurelle – Montesecco.

Lungo i tratturi furono costruiti anche edifici per il ricovero e la sosta con funzioni simili agli ospedali, è il caso del Monastero di San Pietro a Roccamontepiano (Ch), sorto prima dell’anno Mille sul percorso del citato tratturo di Centurelle come ricovero dei viandanti, successivamente trasformato in monastero da Celestino V.

Transumanza anche come forma di socializzazione e contatto tra culture diverse. I tratturi abruzzesi che scendevano in direzione delle pianure pugliesi incrociavano anche la famosa Via Francigena, che anticamente partiva da Canterbury in Inghilterra attraversava buona parte dell’Europa, per arrivare a Roma e da qui verso le pianure del Tavoliere delle Puglie, quindi sul Gargano. Qui i viandanti e i pellegrini si recavano a pregare nel Santuario di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo (Fg), considerato il protettore dei transumanti e dei viandanti.

Prima del cristianesimo Mercurio ed Ercole erano i protettori della Transumanza e dei viaggiatori. Vicino Pescocostanzo, sulle pendici del monte Pizzalto, nei pressi del tratturo Celano-Foggia, c’è una grotta dedicata a San Michele Arcangelo che ricorda il Santuario pugliese di Monte Sant’Angelo (Fg).


Chiesa di Santa Maria de’ Centurelli, Caporciano (Aq) – Foto Leo De Rocco


L’origine della Transumanza si perde nella notte dei tempi, bisogna risalire alle prime popolazioni italiche, in particolare ai Sanniti.

Virgilio e Plinio il Giovane riportarono nelle loro opere letterarie i movimenti territoriali dei pastori e degli allevamenti.

Lo scrittore marsicano Ignazio Silone scrisse che la Transumanza iniziò prima di Cristo, ecco un brano tratto dalla sua opera più famosa, “Fontamara”:


Nel mese di maggio, dopo la Fiera di Foggia, un interminabile fiume di pecore vengono ogni anno a passare l’estate sulle nostre montagne, fino a ottobre. Cristo non era ancora nato e si racconta che le cose andavano già in questo modo.


Furono i romani, all’indomani della conquista dei territori e delle città italiche, quindi nell’ambito della loro prima espansione territoriale, ad inaugurare una forma di regolamentazione “statale” dei tratturi, anche attraverso la tassazione, i pastori dovevano pagare il “vettigale” in base al numero di ovini.

Data l’importanza di queste antiche vie di comunicazione nella economia e nella vita sociale, i romani le delimitarono con i “cippi” in pietra. (foto sotto)

Ulteriori interventi “statali” furono promossi da Federico II e successivamente dagli aragonesi sotto i quali presero vita la “Dogana per la Mena” a Foggia (1447) e la “Doganella d’Abruzzo” (fine ‘500) che avevano competenza nella amministrazione, tasse, regolamentazione dei pascoli, ma anche compiti di giurisdizione.


Cippo del Tratturo nella zona di Navelli (Aq) – Foto Leo De Rocco


Cippo tratturale, vicino Navelli – Foto Leo De Rocco


Le attività legate alla Transumanza classica, praticata coinvolgendo milioni di animali per mesi e lungo percorsi di centinaia di chilometri, iniziarono a sparire con l’avvento della industrializzazione e con la costruzione di nuove vie di comunicazione. Nel 1839 venne inaugurata la prima tratta ferroviaria italiana, la Napoli-Portici, iniziava l’era Moderna.

Dall’800 quelle stesse chiese che oggi visitiamo furono abbandonate e talvolta utilizzate dai contadini come stalle. Lo racconta anche Gian Luigi Piccioli,(1932-2013), scrittore e saggista, nato a Firenze ma originario di Navelli, nel suo bel libro “Epistolario collettivo”, di cui propongo questo brano significativo:

La piana è disseminata di graziose chiesuole, costruite tutte intorno all’XI sec.; sono abbandonate e i pastori vi ricoverano le greggi. I muri interni delle chiese sono affrescati e nella penombra si ha l’impressione che le pecore escano dagli affreschi. Strano che lo stato non provveda a restaurare questi tesori. (2)


Negli ultimi anni si registra un rinnovato interesse per la storia dell’antica Transumanza abruzzese e le sue ripercussioni in ogni aspetto della vita di un tempo. Nel 2019 l’Unesco ha inserito la Transumanza nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.


Gregge di pecore attraversa il centro di Pescara, 1970


L’autunno celebrato da d’Annunzio è anche una delle stagioni preferite dagli appassionati di fotografia.

Le tonalità tenue e calde dei colori autunnali, il giallo, il marrone, il rosso e le mille sfumature del verde si combinano con una luce ambrata che regala, con i sui giochi in chiaroscuro, immagini suggestive, a tratti poetiche e romantiche.

L’Abruzzo è uno dei palcoscenici fotografici più belli d’Italia perché conserva un ecosistema unico e di altissimo valore naturalistico: dal mare ad una montagna che sfiora i 3000 metri, poi i paesaggi collinari, la campagna, laghi e fiumi.

Una natura che spesso vive in simbiosi con antiche tradizioni popolari, alcune ancora ben radicate anche nelle nuove generazioni.

Parchi e riserve naturali montane e marine sono ormai diventati set fotografici anche grazie alla diffusione dei social, per la gioia di fotografi professionisti e amatoriali provenienti anche da regioni limitrofe.

Uno dei padri della moderna fotografia, Henri Cartier-Bresson, e non solo lui, lo sapeva bene e le sue fotografie scattate a Scanno lo testimoniano.

(su Scanno e i fotografi in questo blog “L’Abruzzo di Henri Cartier-Bresson”)


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Altopiano delle Cinquemiglia – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Capestrano – Sorgenti del fiume Tirino – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Capestrano – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Capestrano, ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Popoli – Riserva Sorgenti del Pescara – novembre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Riserva sorgenti del Pescara – Popoli, novembre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Pescocostanzo – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Pescocostanzo – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Foto Leo De Rocco


ottobre 5

Altopiano delle Cinquemiglia – Ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


ottobre 4

Altopiano delle Cinquemiglia – Ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Tra Capestrano e Navelli – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Altopiano delle Cinquemiglia – Ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco

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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


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Bosco di Sant’Antonio – ottobre 2015 – Foto Leo De Rocco


Un territorio che vanta il primato europeo di aree naturalistiche protette, un tempo attraversato da pastori e greggi, viandanti, commercianti, artigiani e pellegrini che transitavano su antichi tratturi, preziose testimonianze della storia di questi luoghi. Ma oltre ai soliti slogan politici e turistici, come “l’Abruzzo cuore verde d’Europa”, quello abruzzese è anche un territorio che andrebbe maggiormente tutelato, salvaguardato e valorizzato.

Leo De Rocco

Copyright testo e foto – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com


Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Ringraziamenti: Ringrazio il Comune di Navelli, nella persona del sindaco dott. Settimio Santilli e lo storico navellese Mario Giampietri, per la disponibilità e la documentazione storica fornita per le mie ricerche – Fonti: Archivio Comune di Navelli – Note: 1) Brano tratto dal libro di Veneranda Rubeo “Covella, contessa di Celano, sulla storia di una nobildonna nella Marsica del Quattrocento” Edizioni Kierke 2015 copyright; 2) Brano tratto dal libro di Gian Luigi Piccioli, “Epistolario collettivo”, edizione Bompiani, 1973.


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