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Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima. Eraclito (1)
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara in una giornata di inizio autunno – Foto Leo De Rocco
Tempo di foliage. L’Abruzzo con i suoi parchi nazionali e regionali e le riserve naturali montane e marine, offre diversi set fotografici per la felicità di fotografi professionisti o semplici appassionati e degli amanti della natura incontaminata.
Tante sono le mete ambite anche da fotografi provenienti da altre regioni, come le antiche faggete nel Parco Nazionale d’Abruzzo custodi dei faggi più antichi d’Europa, recentemente dichiarati Patrimonio UNESCO; oppure i suggestivi scenari offerti dal Bosco di Sant’Antonio, ricercati dai fotografi soprattutto nel periodo del foliage; fino alle atmosfere senza tempo di Scanno e dintorni, tanto care a celebri fotografi internazionali
(per un approfondimento su Scanno: “L’Abruzzo di Henri Cartier-Bresson”, in questo blog).
Pescocostanzo, Riserva Regionale Naturale, Bosco di Sant’Antonio – Foto Leo De Rocco
Ma oltre a queste gettonate mete ci sono tante piccole riserve naturali altrettanto interessanti, come quella che si trova alle porte di Popoli.
La Chiave dei tre Abruzzi
Popoli è la città dell’acqua e del vento perché posizionata in una valle stretta tra le gole che prendono il suo nome (anche dette Gole dei Tremonti) e vicina ai corsi di due fiumi: il Tirino e l’Aterno-Pescara.
In questa zona si incontrano i confini di due Parchi Nazionali, quello della Majella e quello del Gran Sasso e Monti della Laga e si incontrano tre valli, quella Peligna, quella dell’Aterno e la parte sud del Sagittario, per questo Popoli è chiamata “La chiave dei tre Abruzzi“. Un luogo strategico che come vedremo i duchi Cantelmo, un tempo signori di Popoli, seppero sfruttare.
Popoli, piazza della Libertà – foto Leo De Rocco
Oltre a questo ricco patrimonio naturalistico, di cui vi parlerò tra poco, Popoli possiede un bellissimo centro storico, con interessanti palazzi, piazze e chiese. Non mancano le curiosità.
Il sagrato della chiesa di San Francesco è custodito da due leoni in pietra che sorvegliano una bella piazza sulla quale si affaccia una Torre dell’orologio e la facciata della chiesa in stile romanico e barocco, ornata con nove statue e un prezioso rosone del ‘400, a mio avviso uno dei più belli d’Abruzzo.
Chiesa di San Francesco, Popoli – foto Leo De Rocco
Se osservate bene sul rosone sono scolpiti alcuni animali e un angelo, sono le iconografie degli evangelisti: L’aquila è riconducibile a Giovanni, il toro a Luca, il leone a Marco e infine l’angelo rappresenta Matteo. Al centro lo stemma dei Duchi di Popoli, i citati Cantelmo.
Rosone epoca ‘400 chiesa di San Francesco – Popoli – foto Leo De Rocco
All’interno della chiesa scopro un meraviglioso paliotto in maioliche colorate blu-celeste, ocra e giallo, con fantasiosi motivi floreali che ricordano l’acqua e le onde del mare, opera del ceramista Paolo Fraticelli di Torre de’ Passeri, (1720 circa).
In quell’epoca alcune famiglie di Castelli, località dell’aquilano famosa per le ceramiche, si stabilirono a Torre de’ Passeri dando vita alla ceramica Torrese, similmente accadde nella vicina Bussi.
Insieme al paliotto di Popoli propongo un raffronto fotografico con altri due paliotti abruzzesi, vere e proprie rarità: uno maiolicato con le ceramiche di Castelli raffiguranti ventisette Santi e riferimenti alla città dell’Aquila; l’altro lavorato sul cuoio, inciso, dipinto e dorato, di scuola veneziana, dedicato a San Lorenzo.
(Per il paliotto in argento di Nicola da Guardiagrele rimando all’articolo “Abruzzo e antichi gioielli, il corallo di Giulianova”; mentre per le ceramiche: “Le antiche Ceramiche di Castelli, il museo Acerbo di Loreto Aprutino“, in questo blog)
Popoli – Chiesa di San Francesco, paliotto d’altare con maioliche di Torre de’ Passeri – foto Leo De Rocco
Popoli – Chiesa di San Francesco, paliotto d’altare con maioliche di Torre de’ Passeri, dettaglio – foto Leo De Rocco
Popoli – Chiesa di San Francesco, paliotto d’altare con maioliche di Torre de’ Passeri, dettaglio – foto Leo De Rocco
Popoli – Chiesa di San Francesco,dettaglio del paliotto d’altare con maioliche di Torre de’ Passeri, dettaglio – foto Leo De Rocco
L’Aquila – Oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri de’ Nardis, antico Paliotto con maioliche di Castelli del ‘600 – Foto Leo De Rocco
L’Aquila – Oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri de’ Nardis, paliotto maiolicato, dettaglio – Foto Leo De Rocco
Abruzzo – Paliotto di San Lorenzo – Foto Leo De Rocco
Abruzzo – Paliotto di San Lorenzo – Foto Leo De Rocco
Abruzzo – Paliotto di San Lorenzo – Foto Leo De Rocco
Maestosa si presenta la settecentesca chiesa dedicata alla Santissima Trinità, posta in cima ad una scenografica scalinata che termina come in un simbolico incontro, già sancito nel citato rosone, tra i due antichi poteri civile e religioso, proprio davanti al Palazzo Ducale dei Cantelmo (1480), un tempo Signori e Duchi di Popoli. Su un monte che sovrasta il paese dell’acqua e del vento si intravede quello che rimane del loro antico castello (1269).
Chiesa della Santissima Trinità, Popoli – foto Leo De Rocco
Si racconta che in questo castello fu fatto prigioniero il conte normanno Hugues Maumouzet, nome italianizzato in Ugo Malmozzetto, un avventuriero fedele a Roberto il Guiscardo (che significa l’astuto) conte di Puglia e Calabria e zio di Ruggero II primo re (della dinastia dei normanni Altavilla) di Sicilia.
Detto Malmozzetto, nell’ambito delle conquiste normanne di nuovi territori dopo il dominio longobardo, mise a ferro e a fuoco buona parte dell’Abruzzo, compreso l’Abbazia di San Clemente a Casauria da lui semidistrutta (nel 1076 circa) al punto che i monaci, come racconta il Chronicon Casauriense, risultarono dispersi.*
Questo Malmozzetto andava fermato. Fu attirato con un tranello in questo castello facendogli credere che l’aspettava una bella contessa, la giovane figlia di un conte della vicina Prezza, ma giunto sul posto il Malmozzetto fu “accoppato”: un inserviente della contessa riuscì a legare i piedi del conte distratto, così nel 1097 finì la sua storia.
* (sull’argomento: “Abbazia di San Clemente a Casauria”, in questo Blog).
Palazzo ducale Cantelmo – Popoli – foto Leo De Rocco
Una preziosa testimonianza medievale, unica in Abruzzo, è la Taverna Ducale, nella quale i duchi di Popoli controllavano e gestivano il commercio delle merci e ospitavano i viandanti compratori.
L’edificio storico risale agli anni trenta del 1300, fu costruito dal duca Giovanni Cantelmo e in seguito ampliato dal duca Fabrizio. I Cantelmo, originari della Provenza, giunsero in Italia al seguito degli Angioini, un po’ come accadde con i d’Avalos marchesi di Vasto, originari della Spagna e arrivati in Italia al seguito di Alfonso d’Aragona (prima metà del XV sec.) successore dei d’Angiò alla Corona di Napoli.
Nel medioevo i contadini vassalli dei Cantelmo dovevano recarsi in questo edificio per sottoporre al controllo obbligatorio i prodotti agricoli, il bestiame e le merci, ma soprattutto per pagare le relative decime, pagavano cioè una decima parte di ciò che producevano e trasportavano.
Popoli, Taverna Ducale – foto Leo De Rocco
Anche i viandanti che trasportavano merci e animali dovevano passare da qui, essi giungevano dalle antiche vie d’Abruzzo* e a Popoli, luogo di incontro tra la Tiburtina Valeria e le vie dei tratturi provenienti dall’altopiano di Navelli, incontravano i soldati a guardia dell’antica dogana che li avvisavano sulle regole vigenti nel territorio e li convogliavano nella Taverna, dentro la quale potevano pernottare in quanto l’edificio fungeva anche da locanda-albergo.
(* Per un approfondimento: “Le antiche Vie di Navelli”, in questo Blog)
Massimo Troisi e Roberto Benigni nella scena della “dogana, un fiorino” nel film “Non ci resta che piangere”, 1984
La dogana di Popoli con il suo posto di guardia e il controllo dei viandanti del tempo ricorda una scena esilarante del cinema italiano, quella della dogana toscana nel film “Non ci resta che piangere” (1984) in cui un soldato doganiere chiede ripetutamente “Chi siete, da dove venite, cosa portate, sì ma quanti siete? Un fiorino” ai due protagonisti Roberto Benigni e Massimo Troisi, piombati come in un salto nel tempo in pieno Rinascimento.
Taverna Ducale Popoli – foto Leo De Rocco
Al controllo dei solerti doganieri della Taverna di Popoli non sfuggivano nemmeno le prostitute. Sulla facciata – tra gli scudi scolpiti del casato Cantelmo e loro imparentamenti nobiliari originari della Francia e le figure fantastiche poste tra uno scudo e l’altro: un drago, una cicogna, un fiore con otto petali, una dama musicista, espressioni di un simbolismo segreto custodito dal duca Cantelmo – troviamo una curiosa “regola” (foto sopra), disposta dal duca don Fabrizio nel XVI sec. nella quale, tra l’altro, si avvisa: “Per ciascuna donna meretrice che passasse grana dieci”.
Taverna Ducale, Popoli – foto Leo De Rocco
Andrea Cantelmo (Pettorano sul Gizio, 1598 – Alcubierre, 1645) in una incisione del fiammingo Paulao Pontius, 1643
Queste storie curiose e intriganti non potevano lasciare indifferente Gabriele d’Annunzio, il quale durante un suo viaggio a Popoli sarà ispirato dalla storia dei Cantelmo e nel suo romanzo “Le Vergini delle Rocce” (1895) darà vita, passando per Nietzsche e Wagner, al personaggio di Claudio Cantelmo, un nobile romano erede e discendente della famiglia ducale di Popoli.
Popoli, Taverna Ducale – foto Leo De Rocco
Piacevole infine passeggiare sul corso principale dove trovate la casa natale di Corradino D’Ascanio, l’ingegnere popolese che inventò l’elicottero e progettò per la Piaggio l’iconica Vespa.
Popoli, casa Corradino D’Ascanio – foto Leo De Rocco
Popoli – Fontana dei mascheroni, in ghisa, realizzata nel 1905 dalla Fonderia Pignone Firenze – Foto Leo De Rocco
Le sorgenti d’Abruzzo
A due passi dal bel centro storico di Popoli si trova la Riserva Naturale delle Sorgenti del Pescara, una delle riserve storiche abruzzesi e una delle più importanti aree sorgive d’Italia. I popolesi me ne parlano con orgoglio mentre li incontro passeggiare a piedi o con le bici all’interno dell’oasi naturalistica.
Le numerose risorgive d’acqua (tecnicamente si chiamano così) della Riserva, che è anche Oasi WWF, immettono acqua dal basso verso la superficie e, mi dicono qui le guide, danno origine a spettacolari formazioni naturali chiamate “polle”. In questa area se ne contano almeno 60.
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Novembre 2015 – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara, formazione di “polle” – Foto Leo De Rocco
Queste acque limpide e cristalline permeano le rocce calcaree e dal Gran Sasso percorrono un lungo tragitto sotterraneo (il percorso dura circa un mese) fino ad arrivare, anzi ad affiorare, qui a Popoli.
La portata d’acqua è notevole: ben sette mila litri al secondo! Una portata tale che in estate porta il fiume Pescara ad essere il più grande tributario dell’Adriatico subito dopo il fiume Po.
Le specie animali censite sono oltre 100, fra esse troviamo: l’Airone rosso, l’Airone cenerino, il Martin Pescatore, il Cormorano e numerose specie di Anatre. Inoltre, mi spiega una guida del WWF, sono presenti specie rarissime, come la Lampreda di ruscello (presente nell’intero versante adriatico solo in questa Riserva) e altre importanti specie come il gambero di fiume, la Rovella e lo Spinarello.
L’eccezionale limpidezza dell’acqua fa sì che il processo foto-sintetico si attivi fino a ben cinque metri di profondità, dando vita ad una rigogliosa vegetazione sommersa.
Tutte le città del mondo hanno i loro parchi, le fontane e i giardini pubblici, ma Popoli è privilegiata perché possiede un parco non con una fontana ma le sorgenti di un fiume, arrivate qui dopo un lungo percorso carsico. Nella cittadina è presente anche un centro termale.
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
Popoli – Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Foto Leo De Rocco
L’acqua nell’antichità, un bene prezioso.
Allegoria dell’acqua, Filippo Comerio, 1780 – Fondazione Cavallini Sgarbi – Foto Leo De Rocco
Per il filosofo greco Talete di Mileto l’acqua è il principio di tutte le cose. Gli antichi greci consideravano l’acqua come l’elemento naturale primario, la massima armonia tra il cielo e la terra: la pioggia come parte di un ciclo vitale infinito. Per gli antichi l’acqua aveva un significato di sacralità, un quid divinum et arcanum.
Dal palazzo di Cnosso all’Alhambra di Granada, fino alle ville pompeiane, l’acqua abbelliva giardini e riempiva preziose vasche, grazie a raffinati sistemi di ingegneria idraulica, i romani in questo erano insuperabili.
Nell’antichità l’acqua era un bene naturale considerato talmente prezioso da superare il mero significato materiale: l’acqua era anche un elemento considerato sacro, da preservare e rispettare, come forma di rispetto per la Natura e la vita stessa. Un elemento naturale da celebrare e mitizzare.
L’Aquila – Fontana delle 99 cannelle, dettaglio – foto Leo De Rocco
L’Aquila – Fontana delle 99 cannelle, dettaglio – foto Leo De Rocco
L’Aquila – Fontana delle 99 cannelle, dettaglio – foto Leo De Rocco
L’Aquila – Fontana Luminosa, opera di Nicola D’Antino, 1934 – Foto Leo De Rocco
Nelle società contemporanee l’antico significato di “sacralità” dell’acqua è stato sostituito dal moderno concetto di sfruttamento delle risorse, con poca attenzione per la conservazione, la tutela e il rispetto per l’ambiente.
Global warming, cambio climatico, siccità, inquinamento delle falde acquifere, scomparsa dei ghiacciai, fenomeni meteorologici estremi; a queste nefaste conseguenze hanno portato quelle moderne concezioni di sviluppo che pongono lo sfruttamento indiscriminato e il profitto davanti al rispetto per l’Ambiente e alla Natura del nostro pianeta.
Gran Sasso d’Italia – Ghiacciaio del Calderone (ora nevaio) – Fonte “Il Centro”
Recentemente l’Università Statale di Milano ha lanciato l’allarme per la drastica riduzione (circa 30% negli ultimi 50 anni) dell’unico ghiacciaio dell’Europa meridionale e dell’intero Appennino: il ghiacciaio del Calderone, che si trova (quel che ne rimane) nascosto tra le guglie del Gran Sasso. La sua zona rappresenta uno dei principali serbatoi dell’acqua che, come abbiamo visto, sgorga qui a Popoli dopo un percorso sotterraneo di circa un mese.
Questi scenari preoccupanti dovrebbero farci riflettere. Viviamo in una società frenetica, globalizzata, dove regna l’economia del grande profitto. Un’epoca poco rispettosa per l’ambiente e sorda agli allarmi lanciati ormai decenni fa dagli scienziati di tutto il mondo, oltre alle istanze ambientaliste praticamente ignorate dai governi.
Dovremmo ritrovare la nostra primordiale essenza, la consapevolezza di essere “parte” dell’universo, non al di sopra di esso. I nostri antenati, compreso le popolazioni Italiche Peligne che anticamente abitavano Popoli a guardia delle sue gole e delle sue acque, consideravano sacri e inviolabili gli elementi naturali della Terra; per loro erano divinità in quanto portatori e garanti della vita e della sua continuità. Noi “moderni” dovremmo cercare di riconciliarci con la Natura, prima che sia troppo tardi.
Leo De Rocco
Copyright testo/foto/video – Riproduzione riservata
Leggi e norme vigenti vietano la riproduzione, anche solo parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta: derocco.leo@gmail.com – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Foto (compreso copertina): Riserva Naturale delle Sorgenti del Pescara, Popoli, settembre e novembre 2015; L’Aquila, giugno 2015 – Note: 1) Eraclito, Frammenti, Mondadori editore 1980 – Fonti: W.W.F. info/itinerario presso Riserva Naturale Sorgenti del Pescara – Pierre Aube, “Ruggero II di Sicilia, un normanno nel Mediterraneo” Payot 2001.
Video: Fontana monumentale delle 99 cannelle, L’Aquila – Leo De Rocco
English Version
The Springs of Abruzzo
The Earth gives birth to the water; the water gives birth to the soul. (1)

The Natural Reserve of the springs of the Pescara River is a natural oasis of rare beauty, one of the historical reserves of Abruzzo and one of the most important spring areas of Italy.
In the Reserve, which is also a WWF Oasis, there are several springs of water, which bring water from the bottom to the surface, thus giving rise to spectacular natural formations: the pools (le polle). In this area, one can count at least 60 of them.

The crystal clear waters of this Natural Reserve, located on the outskirts of Popoli (province of Pescara), originate mainly from the highest mountain range of Abruzzo and of the Apennines, the Gran Sasso of Italy.
These waters permeate the limestone cliffs and move underground from the Gran Sasso through a lengthy journey of as many as 30 days to arrive at Popoli, where they emerge in a naturalistic context which is -to say the least- fascinating, with a remarkable span of seven thousand litres per second! So great is the scale, that in summertime the Pescara River is the largest tributary of the Adriatic Sea, only after the river Po.
The animal species counted here are more than 100; amongst them, the following can be found: the purple heron, the grey heron, the kingfisher, the Cormorant and many species of ducks. There are also rare species, such as the brook lamprey (only in this Reserve within the entire span of the Adriatic Sea) and other important species such as crayfish, the South European roach (Rovella) and the three-spined stickleback.
The exceptional water clarity causes the photo-synthetic process to develop up to five meters deep, thus creating a flourishing underwater vegetation.

Almost all cities in the world have their parks and public gardens, but very few can boast of having a park with the springs of a river. The beautiful town of Popoli has indeed this privilege. The park/reserve is located just outside this town of Abruzzo and its inhabitants, the “Popolesi” (i.e. the citizens of Popoli), rightly talk about it with pride, as we meet them wandering (on foot or by bike) in the naturalistic oasis located just a few minutes away from the city centre.

For the Greek philosopher Thales of Miletus, water was the principle of all things. The ancient Greeks considered it as the primary natural element, the greatest harmony between heaven and earth: the rain was seen as part of an infinite life cycle.
For the ancients the water had a significance of sacredness, something divine and mysterious (quid divinum et arcanum). From the Palace of Knossos to Alhambra in Granada, the water adorned gardens and filled precious tanks, thanks to sophisticated systems of hydraulic engineering.
In ancient times, the water was considered to be a natural resource so precious that it overcame the mere material meaning: the water was also a sacred element that had to be preserved and respected, as a form of respect for nature and life itself.
A natural element to celebrate and mythicise. In modern societies, the old sense of the sacredness of the water has been replaced by the modern and cool concept of resource exploitation, with little attention to conservation and the environment. Global warming, climate change, drought, pollution of aquifers, glaciers depletion, extreme weather: the modern concepts of development that put the indiscriminate exploitation and profit before the respect for the environment and nature have led to these harmful consequences.
The State University of Milan has recently issued a warning for the drastic reduction (of approximately 30% over the past 50 years) of the only glacier in southern Europe and in the Apennines: the Calderone glacier of Abruzzo, on the Gran Sasso.
These troubling scenarios should make us all think that we live in a fast-paced society, where we are often dragged into something like a perverse vortex.
We should stop and try to regain our primal essence, the awareness of being part of the Universe and not above it. We should reconcile with nature, before it is too late, as our ancestors did, who considered the natural elements of the earth as sacred and inviolable.
Leo De Rocco
derocco.leo@gmail.com
Copyright – All rights reserved – This article and the pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use any part of this article without written authorisation. – Photos (including cover): Natural Reserve of the Pescara River Springs, Popoli, November and September 2015; L’Aquila, June 2015 – Footnotes: 1) Heraclitus, Fragments, Mondadori editore 1980 – Sources: W.W.F. info/itinerary for the Natural Reserve of the Pescara River Springs –