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Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi. (Italo Calvino)
A Vacri è un piccolo paese tra le colline del chietino. Dalla piazza principale, di fronte alla chiesa patronale dedicata a San Biagio, costruita nella seconda metà del ‘700 in stile neoclassico e tardo barocco, si ammira un bel panorama che spazia dal Gran Sasso alla Majella.
Da queste parti un tempo passava il tratturo Centurelle – Montesecco, i vacresi commerciavano con pastori e viandanti il vino e la lana. Non mancavano le “ciambelle di San Biagio” un dolce preparato ancora oggi qui a Vacri i primi di febbraio, e diffuso anche nel resto della regione in diverse forme. (1)
Secondo la credenza popolare le ciambelle proteggerebbero dal mal di gola, per questo prima di mangiarle devono essere benedette nella chiesa di San Biagio, il santo protettore della gola.
A Vacri si rinnova una singolare tradizione popolare che coinvolge l’intera comunità locale nelle prime due settimane di maggio. È una tradizione molto sentita dai vacresi e consiste in una serie di riti, tutti regolarmente scanditi da centinaia di anni.
Sono venuto a Vacri per assistere alle fasi di questa tradizione, vi racconto la storia.
Panorama di Francavilla al Mare con la Chiesa della Madonna delle Grazie prima della guerra – Archivio storico Giuseppe Iacone
Per grazia ricevuta i cittadini di Vacri ogni anno a maggio, nel mese tradizionalmente dedicato alla Madonna e per questo detto “mese Mariano”, si recano in pellegrinaggio al Santuario della Madonna delle Grazie percorrendo a piedi, tra andata e ritorno, oltre quaranta chilometri, dall’entroterra al mare.
Il santuario di Francavilla al Mare, meta dei pellegrini, dominava quello che un tempo era un caratteristico paese marinaro, abitato soprattutto da pescatori e contadini.
Francavilla al Mare – il santuario della Madonna delle Grazie dominava l’antico borgo – fine ‘800 – Archivio storico Giuseppe Iacone
L’edificio di culto, che era annesso ad un monastero, all’epoca dichiarato monumento nazionale, (foto sopra), fu completamente distrutto dai tedeschi durante gli eventi bellici del 1943-44, con esso fu cancellato l’intero borgo marinaro e tutto l’antico paese di Francavilla al Mare. Ma, come vedremo, questo non impedì ai vacresi di ripetere il tradizionale pellegrinaggio.
Vacri, Val di Foro – la Majella vista dal paese, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco
Come nacque il Pellegrinaggio di Vacri? In una primavera della metà del ‘600 (alcune fonti riportano l’anno esatto, il 1643) violente grandinate si abbatterono sull’Abruzzo, in particolare fu colpita la Val di Foro.
I fedeli vacresi fecero voto alla Madonna delle Grazie di Francavilla al Mare chiedendo alla Vergine la protezione del loro paese e dei loro raccolti dalle avversità atmosferiche, promettendo alla Madonna di omaggiarla ogni anno a maggio raggiungendo a piedi il Santuario mariano sul mare francavillese.
Gli anziani di Vacri mi raccontano che da allora il paese e il suo territorio non furono più interessati da grandinate così violente. Fu così che iniziò il pellegrinaggio dei vacresi, come atto di ringraziamento e devozione alla Madonna delle Grazie di Francavilla al Mare.
Prima di continuare il racconto sulla storia dei Pellegrini di Vacri, vediamo brevemente come nasce il “Maggio mese mariano“.
Bisogna fare un salto indietro nel tempo e arrivare al Medioevo, l’epoca in cui nacque il Rosario, ossia una collana religiosa con la quale si accompagnano preghiere e invocazioni.
Il Rosario prende il nome dai fiori, soprattutto dalle rose, quindi dalla primavera. Ghirlande di fiori venivano offerte alla Madonna già nell’antichità. Nel XIII secolo il re castigliano Alfonso il Saggio celebrava Maria come “Rosa delle rose, fiore dei fiori”.
Seguì un frate domenicano che nel ‘300 scrisse: “Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato di rose rosse del tuo bel viso, ornato col fiore rubino della eterna Sapienza”.
Madonna del Rosario, 1605, Caravaggio – Kunsthistorisches Museum Vienna
Ancora avanti nel tempo arriviamo nel ‘500 quando San Filippo Neri insegnava ai giovani come ornare l’immagine della Madonna con ghirlande di fiori e nel ‘600, la stessa epoca che vide nascere il Pellegrinaggio di Vacri, nel mese di maggio si incominciò a dedicare alla Madonna preghiere e canti.
Infine nel 1725 un padre gesuita (Annibale Dionisi) pubblicò un testo religioso dal titolo “Il mese di maggio dedicato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù.”
Madonna con Bambino, 1663, Elisabetta Sirani – Museum of Woman in the Art – Washington
Nella iconografia relativa alla rappresentazione della Madonna nella storia dell’arte le ghirlande di fiori sono presenti nelle opere soprattutto dal ‘600 in poi o comunque nel periodo barocco.
Nel dipinto della pittrice bolognese Elisabetta Sirani (1638 – 1665), presente nella collezione del Museo dedicato alle donne nell’arte a Washington, il bambino Gesù cerca di incoronare Maria, ritratta con lineamenti dolci e materni e un copricapo tipico delle contadine, con una ghirlanda di rose.
Anche la Madonna di Vacri, ritratta nel dipinto devozionale che i Pellegrini vacresi portano ogni anno in corteo, per mano, come vedremo, di una ragazzina estratta a sorte, è rappresentata circondata da una ghirlanda di fiori.
Vacri – Val di Foro – vista panoramica dal paese: la valle e il Gran Sasso in lontananza, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco
Da secoli il percorso effettuato a piedi dai pellegrini si snoda per decine di chilometri tra valli e campagne ricche di vigneti e uliveti, in uno scenario tipicamente abruzzese, con la Majella, il Gran Sasso e il mare Adriatico che fanno da cornice. I pellegrini effettuano il percorso di andata nelle ore notturne e fino all’alba.
Durante il lungo cammino sostano in alcune chiese campestri e attraversano i territori dei paesi limitrofi: Villamagna, Ari, Miglianico. Quando sono prossimi alla meta francavillese, i pellegrini transitano anche davanti al noto Convento Michetti.

Napoli – Palazzo Zevallos – Francesco Paolo Michetti, autoritratto, 1877 – Foto Leo De Rocco
Francesco Paolo Michetti, celebre pittore, ma anche importantissimo fotografo, fu uno dei primi fotografi italiani, immortalò più volte i pellegrini nel loro consueto transito annuale davanti alla sua casa-convento sulla collina francavillese. Le sue furono in assoluto le prime foto scattate ai pellegrini di Vacri.
Era il lontano 13 maggio 1888, domenica, lo stesso anno in cui entrarono in commercio i primi apparecchi Kodak, il Brasile aboliva la schiavitù e fu venduto il primo grammofono.
Nelle immagini di Michetti appare un gran numero di pellegrini, probabilmente all’epoca al rito devozionale partecipavano, insieme ai cittadini di Vacri, anche quelli dei paesi limitrofi nella Val di Foro.
La maggior parte sono donne, ognuna vestita con abiti umili e con in mano un cero. Qualcuna, com’era d’uso, reca sul capo un canestro, forse contenente le provviste, mentre altre portano una piccola sporta.
I Pellegrini di Vacri arrivano a Francavilla al Mare – Foto di Francesco Paolo Michetti – Archivio storico Giuseppe Iacone
I Pellegrini di Vacri in una foto di Francesco Paolo Michetti, seconda metà dell’800 – Archivio storico Giuseppe Iacone
I Pellegrini di Vacri in una foto di Francesco Paolo Michetti, seconda metà dell’800 – Archivio storico Giuseppe Iacone
I Pellegrini di Vacri con l’immagine della Madonna – foto di Francesco Paolo Michetti, seconda metà dell’800 – Archivio Storico Giuseppe Iacone
I Pellegrini di Vacri davanti al Convento di Michetti – foto di Francesco Paolo Michetti, seconda metà dell’800 – Archivio storico Giuseppe Iacone
Anche il più illustre ospite e assiduo frequentatore del Cenacolo Michettiano, Gabriele D’Annunzio, fu testimone diretto del pellegrinaggio vacrese. Il Vate conosceva bene il culto della Madonna delle Grazie, probabilmente era a fianco del suo amico Michetti durante gli scatti fotografici.
Ad ogni modo D’Annunzio nello stesso anno del reportage fotografico di Michetti scrisse un articolo per il giornale romano La Tribuna in cui descrive le donne in processione durante la festa dedicata alla Madonna delle Grazie, scalze ma ornate con antichi gioielli abruzzesi, con sul capo conche e canestri, decorati con tessuti colorati, colmi di fiori e doni. Ecco un eccezionale documento fotografico di quelle processioni.
Francavilla al Mare, inizi ‘900, maggio, festa della Madonna delle Grazie – Archivio storico Giuseppe Iacone – Si noti le donne sfilare in processione a piedi nudi
“E allora magnifiche processioni con musiche e litanie si svolgono per le strade tortuose di Francavilla, sotto drappi di seta penduli tra i balconi, sotto festoni di mortella, sotto corone di fiori. Queste processioni durano cinque giorni e sono veramente uno spettacolo. Nella festa della Madonna delle Grazie le contadine portano doni, dietro la statua sacra. Una lunga fila di donne come una teoria di canefore ateniesi nei panatenei, si avanza con passi misurati. Ciascuna donna regge in sul capo un canestro, un vaso, una conca, con frumento, con olio, con vino, con ogni sorte di offerte; e i canestri sono ornati di fazzoletti multicolori, di collane d’oro, di spilloni, d’orecchini, di anelli, pomposamente. Le attitudini sono composte. quasi rigide, come i bassorilievi primitivi; e non so quale aura di religione antica involge quelle donne semplici che recano alla Divinità femminile i frutti della terra fecondata dalla fatica dei mariti.”
Gabriele D’Annunzio, La Tribuna, 1888.
Gabriele D’Annunzio nella sua casa di Francavilla al Mare – Archivio storico Giuseppe Iacone
Come vedremo più avanti, con la distruzione della chiesa avvenuta durante la Seconda guerra mondiale, la festa con la processione descritta da d’Annunzio nel 1888 sarà dedicata a San Rocco (dal dopoguerra e fino agli anni 70-80).
Il corteo dei pellegrini vacresi ha come protagonista una ragazzina, estratta a sorte la domenica che precede il pellegrinaggio, incaricata insieme ad altre due aiutanti sue coetanee, di trasportare il grande quadro con l’immagine della Madonna durante l’intero percorso.
La scelta della ragazza e delle sue aiutanti segue una ritualità antichissima e coinvolge, con una toccante carica emotiva, l’intera comunità locale.
A Vacri nelle prime ore della domenica della estrazione a sorte alcuni paesani appositamente designati da un comitato cittadino bussano alle porte dei cittadini per cercare una ragazzina di non più di 15 anni che dovrà avere “l’onore” di portare l’immagine della Madonna lungo tutto il percorso descritto.
“La Madonn’ te va cerchenne” (traduzione: “La Madonna ti va cercando”) così sento esclamare da alcuni vacresi vicino la chiesa patronale di San Biagio.
Essi si rivolgono scherzosamente alle ragazze incrociate per le vie del paese: un invito a partecipare al sorteggio per l’imminente pellegrinaggio che sta per ripetersi. Parole pronunciate in un contesto giocoso, ma rendono l’idea del clima respirato qui a Vacri nei primi giorni di maggio.
Un clima di attesa che sposa tradizione e sacralitá, folclore e religione. L’intensità emotiva di questi riti secolari e il pathos espresso dalla comunità di questo piccolo paese collinare colpisce anche chi, come me, è qui solo in veste di osservatore e cronista.
Vacri, maggio 2015 – Chiesa di San Biagio – Foto Leo De Rocco
Nel tardi pomeriggio dello stesso giorno i bigliettini con i nomi delle ragazzine vengono portati nella chiesa di San Biagio. Al tramonto la chiesa è già gremita fino all’inverosimile: l’intera popolazione del paese è accorsa, ad essa si sono uniti numerosi fedeli provenienti dai paesi limitrofi. Ci sono anche alcuni emigranti originari di Vacri, ritornati dall’estero o da città lontane appositamente per questa ricorrenza.
Nella chiesa le donne intonano canti, preghiere e invocazioni alla Madonna. Tutti sono ansiosi di conoscere il nome della fortunata fanciulla che avrà l’onore, insieme alle sue aiutanti, di aprire il corteo dei pellegrini.
Vacri, Chiesa di San Biagio, maggio 2015, l’immagine della Madonna che verrà portata in pellegrinaggio viene esposta – foto Leo De Rocco
Intanto il quadro che raffigura la Madonna viene tolto dalla sua teca ed esposto agli astanti. Finalmente ha luogo il sorteggio. Il nome della prescelta verrà proclamato solo quando il bigliettino estratto subito prima reca la scritta: “Madonna delle Grazie”.
Quando questo avviene (foto sotto) la forte tensione emotiva viene sciolta da un lungo applauso liberatorio: tutti i presenti si abbracciano commossi e le campane della chiesa suonano a festa, fuori vengono esplosi alcuni petardi in segno di festa. I vacresi sono felici, la loro antica tradizione anche quest’anno si rinnova.

Vacri, maggio 2015, Chiesa di San Biagio, notte: il nome della ragazzina è stato appena estratto a sorte – Foto Leo De Rocco
La ragazzina eletta appare ora come avvolta da un manto di sacralità. Da quel momento e per i giorni seguenti lei sarà la protagonista ed un simbolo identitario della comunità.
Non appena è stato estratto il suo nome viene subito circondata e abbracciata dai propri familiari e da tutti i paesani festanti, molti di loro sono visibilmente commossi, alcuni piangono per l’emozione e tutti si mettono in fila per congratularsi e per sfiorare con una mano l’immagine della Madonna. (vedi foto).
Vacri, maggio 2015 – I vacresi in fila per rendere omaggio – Foto Leo De Rocco
Vacri, maggio 2015 – l’omaggio dei vacresi all’immagine della Madonna delle Grazie, dietro al quadro ci sono le tre ragazzine estratte a sorte – Foto Leo De Rocco
Nei giorni seguenti l’intero paese è attraversato da un gran fermento: si preparano i viveri che i pellegrini porteranno con loro durante il lungo percorso anche se qualcuno, mi dicono, osserverà il digiuno fino al giorno seguente; le donne invece preparano gli abiti che le tre ragazzine indosseranno durante il pellegrinaggio.
Per l’importante evento, mi dicono le signore del paese, dovranno essere vestite “com’ na spos” (traduzione: come una sposa), così come prescrive l’antica tradizione.
Torno a Vacri la notte della vigilia (siamo al sabato successivo). Tutto il paese riempie la chiesa di San Biagio e la piazza antistante, si intonano canti e invocazioni alla Madonna. La ragazzina prescelta e i suoi familiari si avvicinano al quadro della Madonna, al loro passaggio i presenti quasi si inchinano in segno di rispetto.
Alle due di notte il misticismo presente in chiesa si può quasi toccare con mano, ma ecco che improvvisamente, come se fosse stato dato un comando invisibile, tutta la folla dei pellegrini in silenzio inizia a formare una lunga colonna dietro il quadro che raffigura la Madonna e molto lentamente tutti incominciano a indietreggiare camminando all’indietro per raggiungere l’uscita, secondo l’antica usanza di non dare le spalle alla Madonna, la regina del Cielo, e come gesto augurale e propiziatorio (foto sotto). Così, camminando all’indietro, i pellegrini escono dalla chiesa.
La piazza antistante la piccola chiesa viene illuminata da piccoli fuochi d’artificio e le campane suonano a festa. Il secolare pellegrinaggio ancora una volta ha inizio.
Vacri, maggio 2015 – I Pellegrini di Vacri abbandonano nella notte la chiesa camminando all’indietro fino all’uscita – Foto Leo De Rocco
Vacri – maggio 2015, notte, I Pellegrini incolonnati dietro al quadro della Madonna, lasciano il paese e iniziano il cammino verso Francavilla al Mare – Foto Leo De Rocco
Il corteo dei pellegrini attraversa il paese e imbocca una strada di campagna che conduce alla Val di Foro, mi incammino con loro per un lungo tratto.
Nonostante sia ormai notte fonda noto che le luci delle case lungo la valle sono tutte accese e gli abitanti salutano i pellegrini aspettandoli lungo la strada, oppure affacciandosi dalle finestre, molte delle quali sono illuminate da lumi e candele.
Il frastuono di piccoli fuochi di artificio si confonde con il suono delle campane proveniente dalla ormai lontana chiesa di San Biagio e riecheggia per la valle buia creando nell’insieme una atmosfera quasi irreale.
I pellegrini cammineranno tutta la notte fino all’alba del mattino seguente alternando canti religiosi dedicati alla Vergine con le preghiere del Rosario. Gli anziani di Vacri mi raccontano che anticamente alcuni pellegrini effettuavano a piedi nudi il percorso, in segno di devozione, penitenza ed ex voto.
All’alba del giorno seguente i pellegrini fanno sosta nella piccola chiesa di Santa Maria della Croce alle porte di Francavilla al Mare e nelle prime ore della mattina riprendono il cammino.
Francavilla al Mare – Sosta dei pellegrini a Santa Maria della Croce, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco
Chiesa di Santa Maria della Croce, Francavilla al Mare, maggio 2015, i vacresi riprendono il cammino dopo la sosta – Foto Leo De Rocco
Francavilla al Mare, maggio 2015 – I Pellegrini di Vacri passano davanti al Convento Michetti – Foto Leo De Rocco
Francavilla al Mare, maggio 2015 – I Pellegrini di Vacri a poca distanza dall’arrivo, la chiesa di San Franco – Foto Leo De Rocco
Ormai prossimi alla meta, i cittadini di Francavilla al Mare vanno incontro ai vacresi portando loro caffè e vivande per alleggerire le fatiche del cammino. Un incontro tra due comunità che ha il sapore antico di condivisione.
Dopo aver messo la sveglia e aver dormito solo qualche ora, vado incontro anch’io ai vacresi per documentare il loro arrivo alla meta.
Le due comunità, vacresi e francavillesi, si incontrano nella citata piccola chiesa di campagna, Santa Maria della Croce, vicino al Convento Michetti. Il corteo termina nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore di Francavilla al Mare, dedicata a San Franco.
Francavilla al Mare, maggio 2015 – l’ingresso nella chiesa di San Franco dei Pellegrini di Vacri – Foto Leo De Rocco
Francavilla al Mare, maggio 2015 – il momento dell’ingresso dei Pellegrini di Vacri nella chiesa di San Franco – Foto Leo De Rocco
L’arrivo dei Pellegrini di Vacri, maggio 2015, Francavilla al Mare, Chiesa di San Franco – Foto Leo De Rocco
L’antica chiesa della Madonna delle Grazie da secoli meta dei pellegrini di Vacri fu minata dai tedeschi e cinicamente distrutta, Francavilla al Mare fu rasa al suolo durante l’ultima guerra mondiale, ma nonostante gli eventi bellici e le distruzioni il pellegrinaggio non fu interrotto.
Francavilla al Mare, maggio 1946, i Pellegrini di Vacri con il quadro della Vergine davanti alle macerie della chiesa della Madonna delle Grazie – Archivio storico Giuseppe Iacone
I Pellegrini di Vacri quando arrivarono a Francavilla trovarono solo montagne di macerie al posto dell’antico santuario e del suo borgo marino, ma erano comunque presenti per testimoniare la loro fede e la loro antica tradizione che in quel triste maggio di guerra e distruzione si trasformarono in un messaggio di speranza e rinascita.
Leo De Rocco
Copyright Foto e Testo – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com
Note: (1) I dolci di San Biagio tradizionalmente preparati il 3 febbraio, in Abruzzo prendono forme diverse a seconda delle zone. Mentre a Vacri e in genere nel chietino sono a forma di ciambella, a Taranta Peligna e nella Valle Peligna prendono la forma di una mano e si chiamano “panicelle”. La forma della mano richiama quella di San Biagio, che fu vescovo armeno e medico vissuto nel III sec. nella città turca di Sebaste, il quale chiamato da una mamma disperata per via del figliolo che stava soffocando a causa di una lisca conficcata nella gola, diede al ragazzo una mollica di pane, impartendo su di essa il segno della croce, la mollica benedetta rimosse la lisca e il ragazzino si salvò. In Abruzzo nella cattedrale di San Flaviano a Giulianova si trova un prezioso reliquiario di San Biagio, un braccio in argento con mano beneficente datato 1394 opera dell’orafo Bartolomeo di sir Paolo da Teramo. – Ringraziamenti: ringrazio i cittadini di Vacri per la collaborazione durante i miei sopralluoghi – Foto storiche: tutte le foto storiche riprodotte in questo articolo fanno parte dell’Archivio di Giuseppe Iacone e sono protette da copyright, le foto sono tratte dal testo indicato nelle fonti – Foto di copertina: Pellegrinaggio dei vacresi a Francavilla (inizi ‘900) tratto da “Tradizioni popolari a Francavilla” di Giuseppe Iacone, 1996 – Fonti: Riccardo Maccioni su Avvenire “Ecco perché maggio è il mese di Maria”; “Tradizioni popolari a Francavilla” Edizione Azienda di Soggiorno Francavilla al Mare (1996) di Giuseppe Iacone; Madonna delle Grazie (1988) del medesimo autore; Francesco Paolo Michetti Fotografo (1975) di Marina Miraglia – Foto contemporanee: Leo De Rocco, Vacri, maggio 2015 – Disponibile la versione in lingua inglese.
The Pilgrims of Vacri.
During the first two weeks of May, a unique tradition has been renewed for centuries in Vacri (a picturesque village in the hills of the province of Chieti) that involves the entire community of the village. This tradition includes several rituals, all regularly marked since hundreds of years. In May 2015, I attended all the phases of these rituals; thus, I will try to narrate them for you in this article.
Every year, the people of Vacri make a pilgrimage to the Sanctuary of Our Lady of Graces for the graces that they had received, by walking for over forty kilometres (round trip). The sanctuary of Francavilla al Mare, visited by the pilgrims of Vacri, was the setting in what once was a typical seaside village, mostly inhabited by fishermen (see photo). The religious building, which at the time was declared as a national monument, was destroyed during the hostilities of 1943-1944, along with the entire seaside village and most of the old village of Francavilla.
Way back in 1643 when violent hailstorms stroke Abruzzo, devotees of Vacri made a vow to Our Lady of Graces of Francavilla al Mare asking the Virgin to protect their land and their crops from the adverse weather conditions. The elders of Vacri report that ever since the village and its territory have not been affected by hailstorms anymore.
For centuries, the route taken by pilgrims of Vacri has run for dozens of kilometres between valleys and countryside full of vineyards and olive groves, in a typical scenario for the Abruzzo region, with the Majella and Gran Sasso mountains along with the Adriatic Sea encircling it.
The pilgrims perform the outward journey during the night and until dawn. During the long journey, they stop in some rural churches and also pass in front of the Michetti Convent, in their way to reach their destination at Francavilla.

Francesco Paolo Michetti, self-portrait, Barbella Museum-Chieti, May 2015 – ph. Leo De Rocco
Francesco Paolo Michetti, a famous painter but also an important photographer (he was amongst the first Italian photographers), immortalised in several occasions the pilgrims of Vacri during their usual transit in front of the Convent. It just makes you wonder whether one of the greatest visitors of the Michetti Convent, namely Gabriele D’Annunzio, could have been one of the direct witnesses of such a pilgrimage. The bard surely knew the cult of Our Lady of Grace of Francavilla, as evidenced by an article that the poet wrote in the same year of the pictures of Michetti, in 1888 (…), for the Roman newspaper La Tribuna:
So magnificent processions with music and litanies take place through the winding streets of Francavilla, under silk drapes hanging from the balconies, strings of myrtle, and wreaths. These processions will last for five days and are truly a spectacle. During the Feast of Our Lady of Grace peasant women bear gifts, behind the sacred statue. A long queue of women, as the canephore Athenians in Panathenaea, is advancing with measured steps. Each woman pompously holds a basket on her head, a pot, a bowl, with wheat, oil, wine, and all sorts of offers; and the baskets are adorned with multicoloured kerchiefs, necklaces with gold pins, earrings, rings. the aptitudes are composed. almost rigid, as the primitive carvings; and I do not know what aura of ancient religion involves the simple women that bring to the Goddess the crops of the land that was fertilised with fatigue by their husbands.

D’Annunzio in a portrait by Michetti, Barbella Museum -Chieti, May 2015 – ph. Leo De Rocco
The procession of pilgrims of Vacri has a girl as its protagonist, randomly selected on the Sunday before the pilgrimage and charged, along with two other assistants of her age, to carry
the image of Virgin Mary during the entire journey. The choice of the girl follows an ancient ritual and involves the entire local community in a touching emotional charge.
In the early hours of Sunday before the pilgrimage, some villagers in Vacri, specially appointed by a city committee, knock on the doors of neighbours to find a girl of no more than 15 years that will have the “honour” to bring the image of Virgin Mary along the walking route from Vacri to Francavilla (and vice versa).
Whilst in Vacri and attending in these early stages of the tradition, I heard these strange local dialect words spoken by a group of men against a few girls who were passing by the way: “La Madonn’ te va cerchenne” (translation: “The Virgin Lady is looking for you“), which is an invitation for the girls to participate in the draw for the pilgrimage. These words are playful, but give an idea of the emotional atmosphere of this small village of Abruzzo in the early days of May. An atmosphere of expectation that marries tradition and sacredness, folklore and religion. The emotional intensity of these very old rituals and the pathos expressed by the community of this small village in Abruzzo also affect those who, like myself, were there as observers.
In the late afternoon of the same day, the cards with the names of the girls are brought into the church of the village, which is dedicated to San Biagio. At sunset, the church is already overcrowded: the entire population of the village is there, joined by a great number of believers from neighbouring villages. Whilst in the church, the women sing songs and prayers to the Virgin Mary.
The icon depicting the Virgin is removed from its case and is exhibited to the bystanders. Finally, the draw takes place. The name chosen will be announced only when a card, extracted immediately before, bears the inscription: “Our Lady of Grace”. When this happens, the strong emotional stress is dissolved by a long liberating applause. Everyone present is touched and embraces each other and the church bells ring to let the celebration begin. Outside the church there are some fireworks for the celebration.
The girl seems to be shrouded in a cloak of sacredness: from that moment and for the next few days she will be the star and the symbol of the community. Immediately after her name is announced, she becomes surrounded and embraced by her relatives and all the celebrating villagers, many of which are visibly moved, some cry with emotion and all line up to pay homage and to touch with one hand the icon of the Virgin. (see photo).
In the following days, the entire village is unrest as they are busy preparing the food that pilgrims will bring with them during the long journey and the clothes that the three girls will be wearing during the pilgrimage. For this important event, the girls will be dressed “come na spos’” (translation: “as a bride”), as prescribed by the ancient local tradition.
The night before, the whole village fills up the church of San Biagio and the square in front, where songs and prayers are sung to the Virgin Mary. The chosen girl and her family approach the painting of Our Lady and, as they pass, the crowd almost bows out of respect for the honour that fate has given them. At two o’clock in the morning, one can almost feel the surrounding mysticism.

Pilgrims of Vacri walking backwards. May 2015 – ph Leo De Rocco
Suddenly, as if a very specific command had been given, the whole crowd starts to form a long queue behind the painting of the Virgin Mary and all slowly begin to retreat without looking back. Thus, walking backwards, the pilgrims leave the church. The square in front of the small church is illuminated by fireworks and the bells ring in celebration. The pilgrimage is about to begin.
The procession of the pilgrims crosses the village and then takes a rural road that leads to Val di Foro. Even though it is now late in the night, the lights of the houses are still on and all the inhabitants of the valley, who are waiting along the road, greet the pilgrims. Many windows and balconies are illuminated by candles and, sometimes, small fireworks are detonated. The sound of the bells of Vacri in celebration still echoes to the dark valley and it overall creates an almost unreal atmosphere.
The pilgrims of Vacri will walk all night until the sunrise of the following morning, alternating hymns dedicated to the Virgin with prayers of the Rosary. It is said that in ancient times some pilgrims carried out part of the route barefoot, as a sign of devotion and repentance.
At the dawn of the next day, while approaching the destination, the citizens of Francavilla al Mare meet the ones of Vacri and bring them coffee and food to alleviate the fatigue of the long journey. The meeting between the two communities takes place in a small country church, Santa Maria della Croce, near the Michetti Convent.

The Pilgrimage on the ruins. May 1946 – Giuseppe Iacone Historical Archive
The ancient sanctuary of the Our Lady of Graces, the destination of pilgrims from Vacri, was undermined and destroyed by the Germans during the Second World War. Despite the war, the pilgrimage was not interrupted; however, when the pilgrims of Vacri arrived there, they found the sanctuary and the seaside village in ruins.
Leo De Rocco
The cover photo shows the pilgrimage of the people of Vacri in Francavilla (in the early 1900s). Sources: “Tradizioni popolari a Francavilla” (1996) by the historic Giuseppe Iacone of Abruzzo; “Madonna delle Grazie” (1988) by the same author; “Francesco Paolo Michetti Fotografo” (1975) by Marina Miraglia. The modern-day photos were taken by me within the first two weeks of May 2015. I would like to thank the citizens of Vacri for their kind availability and collaboration.
Copyright Restrictions: The pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use them without any written authorisation – Author/Blogger: Leo De Rocco derocco.leo@gmail.com
Complimenti per il bel materiale raccolto (le foto di F.P.Michetti non le avevo mai viste) e per il testo: corretto nei dettagli.
PS. Che bel blog! Tanti Auguri!
Francesco, un vacrese.
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Bellissima ed emozionante esperienza a Vacri. Grazie infinite Francesco!
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