Rimasi quasi accecato dall’improvviso biancore abbagliante. Sotto di me c’era il burrone; davanti, senza che nulla si frapponesse allo sguardo, l’infinita distesa delle argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime, parevano sciogliersi nel cielo bianco… Mi pareva di essere sul tetto del mondo, o sulla tolda di una nave, ancorata su un mare pietrificato. (1)
Carlo Levi
Atri – Riserva Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
In Abruzzo le bellezze naturali spesso regalano atmosfere magiche. Lo scrissi tempo fa a proposito del Parco del Lavino, nel racconto lo chiamai “Il parco fiabesco” per via dei boschi disseminati di sorgenti, fiumi e laghetti che presentano colori accesi, tra l’azzurro e il turchese, le cui sfumature cromatiche variano anche durante le ore della giornata. Una magia creata dalle acque sulfuree e carsiche presenti in zona. Il parco che visiteremo oggi è un posto altrettanto suggestivo.

Ci troviamo ad Atri, una delle città d’arte più belle d’Abruzzo. Come una guida turistica, non stampata, ma dipinta da uno dei più importanti artisti del Rinascimento abruzzese, saranno gli affreschi quattrocenteschi nel Duomo, il capolavoro di Andrea De Litio (Lecce nei Marsi, 1420c. – Atri, 1495c.), a svelarci le bellezze di questa città.
Osservando alcuni dettagli sparsi tra le scene affrescate, che raccontano la vita di Gesù e Maria, troviamo alcuni riferimenti alle tradizioni, al paesaggio e ai costumi della città ducale. Come ad esempio i calanchi di Atri.
Un dettaglio degli affreschi di Andrea De Litio nel Duomo di Atri su un francobollo del 1977 – Foto Leo De Rocco
Oggi visiteremo la Riserva Naturale dei Calanchi, nei prossimi articoli scopriremo, sempre cercando tra i dettagli degli affreschi di Andrea de’ Litio, l’antichissima festa della Notte dei Faugni e le opere d’arte custodite nella Basilica di Santa Maria Assunta, oltre ad altri importanti monumenti, curiosità e aneddoti dell’antica Hatria Picenum, la città degli avi dell’imperatore Adriano.
Atri – Duomo, dettaglio del ciclo di affreschi di Andrea De Litio, La Visitazione, in lontananza (a sx) i calanchi – Foto Leo De Rocco
Osservando da vicino il paesaggio ritratto nella scena relativa alla “Visitazione“, in cui viene rievocato l’incontro, citato nel Vangelo secondo Luca, tra Maria e sua cugina Elisabetta, prossime madri rispettivamente di Gesù e di Giovanni Battista, (foto sopra), si riconoscono in lontananza quelle particolari formazioni argillose chiamate “Calanchi“, ben visibili anche percorrendo la strada che dal mare di Silvi Marina sale fino ad Atri.

Atri – Calanchi – Foto Leo De Rocco
Il Parco dei Calanchi di Atri è uno di quei luoghi abruzzesi in cui il paesaggio trasforma la semplice osservazione in una piacevole contemplazione.
Questi monumenti d’argilla e sabbia formano disegni e arabeschi che incantano e non stancano mai, sopratutto se illuminati dalla calda luce del tramonto.
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – panorama dalla Riserva Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – panorama dalla Riserva Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Regionale Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Atri – Riserva Naturale dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Come si sono formati questi calanchi? Le gentili guide qui nel parco mi raccontano che circa due milioni di anni fa le onde del Mare Adriatico lambivano il Gran Sasso: la linea costiera era spostata verso l’interno e arrivava fino ad Atri.
Con il continuo sollevamento della catena appenninica i terreni argillosi sono stati trasportati in mare dalle valli profonde, mentre i depositi argillosi più consistenti hanno dato vita alla caratteristica fascia collinare abruzzese-marchigiana.
I calanchi di Atri sono dunque il risultato di antichi sedimenti marini costituiti da argille azzurre e sabbie. I numerosi i fossili marini qui rinvenuti e la storia geologica, rendono ancora più affascinante questo luogo che sembra un mare pietrificato.
Grazie agli studi sui calanchi da parte di geologi e scienziati è stato possibile stabilire la presenza dell’acqua sul pianeta Marte, in cui sono sono stati rilevati numerosi calanchi.
La Riserva Naturale di Atri, annoverata tra le Oasi WWF e nel Site of Community Importance, ha come simbolo l’istrice. Oltre al simpatico animale-mascotte si possono incontrare numerosi volatili e mammiferi: il gufo, il gheppio, il barbagianni, la civetta, lo sparviero, numerose specie di farfalle, la volpe, il tasso, la lepre, la faina; oltre ad una diversificata flora: il cappero, la ginestra, la tamerice, il biancospino e soprattutto la liquirizia, la radice aromatica che qui ad Atri ha fatto storia.
La Liquirizia di Atri
La radice della famosa liquirizia delle colline atriane è conosciuta e lavorata fin dall’epoca romana. Nel medioevo i benefici della liquirizia vennero conosciuti ed apprezzati anche in Europa, grazie ai frati domenicani. Essi raccoglievano la radice tra queste colline e la lavoravano all’interno di un antico convento che si trovava ad Atri, sul luogo ora c’è un hotel.
Atri – operaie impegnate nella lavorazione della liquirizia – per gentile concessione dell’archivio storico Menozzi-De Rosa
Con l’arrivo della industrializzazione l’attività dei frati fu rilevata dalla famiglia De Rosa (in seguito Menozzi-De Rosa) e così dal 1836 la lavorazione della radice di liquirizia, che in queste colline argillose trova il suo migliore habitat naturale, divenne famosa grazie alle numerose richieste e alle esportazioni sempre più crescenti, in Italia e nel mondo.
Atri – antica fabbrica per la lavorazione della liquirizia – per gentile concessione dell’archivio storico Menozzi-De Rosa
Nel ‘900 una parte dei Menozzi fondò a Silvi Marina il famoso marchio SAILA, Società Anonima Italiana Liquirizia e Affini. Anche le note caramelle Tabù, riconoscibili dalla particolare forma della scatola, dal disegno pubblicitario e dallo slogan musicale, sono prodotti Menozzi-De Rosa.
Atri – Casa della Liquirizia, con i prodotti del marchio storico Menozzi-De Rosa – Foto Leo De Rocco
Col tempo e l’evoluzione dei gusti e delle mode la lavorazione della liquirizia atriana si è adeguata, sono nate così nuove linee che spaziano dai liquori alle creme, tutti prodotti Menozzi-De Rosa che trovate in alcuni negozi di Atri, come questo dal sapore un po’ retrò. Le proprietà e i benefici della liquirizia sono numerosi. Il nome deriva dal greco “glycyrrhiza” che significa dolce-radice, il suo principio attivo ha un’azione antinfiammatoria e tonica per il sistema digestivo. Inoltre la liquirizia è una discreta fonte di vitamine del gruppo “B” e di minerali.
La Pietra di San Paolo
Cappella della Pietra di San Paolo – Atri, Riserva dei Calanchi – Foto Leo De Rocco
Passeggiando nella Riserva trovo una curiosa pietra, custodita all’interno di una piccola edicola votiva. Gli atriani la chiamano Pietra di San Paolo. Si tratta di una grossa pietra bianca che spunta dal terreno, sembra la base di una antica colonna.
La tradizione cristiana racconta che su una pietra fu decapitato nel 67 d.C. sotto Nerone, l’apostolo di Gesù Paolo di Tarso, per questo il nome riconduce a San Paolo. La leggenda popolare racconta che quella pietra da Roma fu portata qui e da allora venerata dalla popolazione locale perché ritenuta miracolosa.
Pietra di San Paolo – Riserva dei Calanchi, Atri – Foto Leo De Rocco
Cattedrale di Malaga – Decapitazione di San Paolo – Enrique Simonet, 1887
In passato i bambini con problemi di deperimento oppure inappetenti venivano portati in processione davanti alla “sacra pietra di San Paolo” per celebrare un antico rito che avrebbe prodotto il miracolo della guarigione in quanto si riteneva che il problema del bambino era causato da un maleficio ad opera di una strega.
David Teniers – Strega all’opera, 1635 – Collezione privata
Il bambino veniva posto nudo sulla pietra e lavato con il vino, quindi gli veniva dato da mangiare in segno augurale e di buon auspicio. Finito il pasto veniva rivestito con abiti nuovi. Prima di ritornare a casa la pietra veniva scalfita per ricavare una certa quantità di polvere che veniva custodita in un sacchetto, conservato come un amuleto protettivo per il bambino.
Sono riti molto antichi e rimandano ad un Abruzzo arcaico che affascinava intellettuali e artisti influenzando l’arte e la letteratura: i dipinti, (e le foto), di Francesco Paolo Michetti e le opere letterarie di Gabriele d’Annunzio, testimoniano quel lontano passato.
(Per un approfondimento, in questo blog: “Miglianico, D’Annunzio, Michetti e San Pantaleone” – “Barocco abruzzese, tra le colline di Alanno e Pietranico” – “La Dea di Rapino”)
Corso Adriano, in fondo si intravede la torre del Palazzo Ducale d’Acquaviva; sulla sinistra La Casa della Liquirizia – Foto Leo De Rocco
La Riserva Naturale Regionale Oasi WWF dei Calanchi di Atri è un’oasi di pace e natura, un ambiente prezioso per la conservazione di flora e fauna, un luogo da proteggere e valorizzare, un motivo in più per visitare Atri e il suo territorio.
Leo De Rocco
Dedicato a mio padre.
Copyright – All rights reserved – è vietato l’uso, anche solo parziale. del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta: derocco.leo@gmail.com – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Foto (compreso copertina) Leo De Rocco: Riserva Naturale dei Calanchi, Atri: novembre 2015; – Note: 1) Brano tratto da Cristo si è fermato a Eboli, di Carlo Levi, Einaudi, 2010; 2) da – Fonti: WWF info/itinerario presso Riserva Naturale dei Calanchi Atri; per “La Pietra di San Paolo”, fonte: Riserva Naturale Regionale Calanchi di Atri con riferimenti agli studi della etnografa Adriana Gandolfi; per le proprietà della liquirizia: Pagine Mediche, sito web a cura del dott. Massimo Canorro – Autore/Blogger: Leo De Rocco / derocco.leo@gmail.com – articolo aggiornato a settembre 2022.
Ho letto con interesse alcune schede (altre ne leggerò in seguito) e mi complimento per l’accuratezza della redazione e l’efficacia delle immagini che le integrano. Il nostro Abruzzo ha bisogno di giovani che sappiano interessarsi alle sue tematiche (paesaggi, attrattive artistiche, folclore…) ed illustrarle con competenza e capacità comunicativa. Auguri.
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Gentilissimo Professore Umberto Russo, la sua autorevole recensione onora questo blog e sprona ad andare avanti e fare sempre meglio. Grazie!
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Belli da guardare
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