– For the English version, please refer to the end of this page –
Allora le campane finalmente squillarono. Come i bronzi stavano a poca altezza, il fremito cupo del rintocco sfiorò tutte le teste; e una specie di ululato continuo si propagava nell′aria, tra un colpo e l′altro. ‟San Pantaleone ! San Pantaleone ! Fu un immenso grido unanime di disperati che chiedevano aiuto. Tutti, in ginocchio, con le mani tese, con la faccia bianca, imploravano. San Pantaleone! (Gabriele d’Annunzio, San Pantaleone, 1883)
In copertina: “Il Voto” – Francesco Paolo Michetti, 1881 – 1883 – Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna – Foto Leo De Rocco
Se visitate a Roma la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, uno dei più importanti musei italiani, troverete il capolavoro del noto pittore Francesco Paolo Michetti.
Impossibile non notare quella grande tela di ben 7 metri di lunghezza per 2,5 di altezza dal titolo icastico, “Il Voto”, che l’artista abruzzese dipinse tra il 1881 e il 1883 e presentò, suscitando clamore e interesse della critica, alla Esposizione Internazionale d’Arte di Roma.
Oltretutto l’opera, tra le più iconiche della pittura italiana ottocentesca, fruttò a Michetti dopo la vendita allo Stato italiano ben 40 mila lire, all’epoca una cifra pazzesca che il pittore originario di Tocco da Casauria utilizzerà per comprare un convento quattrocentesco a Francavilla al Mare, da lui adibito a studio e abitazione nonché a raffinato “Cenacolo” frequentato da artisti e intellettuali italiani e stranieri, e un eclettico atelier sulla spiaggia costruito tutto in tufo con grandi tende verdi, come annotò D’Annunzio, mosse dalla brezza del mare, ma spazzato poi via dal catastrofico tsunami bellico scatenato dall’esercito tedesco nel 1943, insieme al Palazzo Sirena e all’antico paese di Francavilla al Mare.
Prima di minare Francavilla al Mare, nella loro folle ritirata all’insegna di una violenta terra bruciata, i tedeschi avevano già depredato il santuario di Miglianico rubando l’argento che ricopriva il busto di San Pantaleone. Era lo stesso busto ritratto da Michetti circa 60 anni prima nella tela poi esposta alla Galleria Nazionale a Roma.
Dalle distruzioni di Francavilla si salvò oltre al famoso “conventino” michettiano anche il vicino convento di San Domenico, diventato nel dopoguerra un museo in cui trovarono posto altre due opere di Michetti: “Gli Storpi” e “Le Serpi”. Anche queste di grandi dimensioni e frutto della ispirazione tratta dai viaggi intrapresi dal pittore e fotografo in compagnia dell’allora giovane emergente Gabriele d’Annunzio nei paesi abruzzesi tra la fine degli anni 70 e gli anni 80 dell’800.
In particolare la grande tela delle “Serpi” rappresenta la tradizionale festa dei “Serpari” di Cocullo, mentre “Gli Storpi” raffigurano i poveri e i malati osservati dal duo Michetti-d’Annunzio davanti al santuario della Madonna dei Miracoli di Casalbordino.
Dettaglio della processione dei “Serpari” durante la festa di San Domenico, protettore contro la rabbia, il morso dei serpenti e il mal di denti, a Cocullo – Francesco Paolo Michetti, 1900 – Museo Michetti, Francavilla al Mare – Foto Leo De Rocco – una curiosità: lo sfondo della grande tela riproduce un lato della Cattedrale di Guardiagrele, nonostante la scena rappresentata si svolga a Cocullo.
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, una guida spiega il significato del “Voto” ai turisti – Foto Leo De Rocco
La più famosa delle tre tele è sicuramente “Il Voto”, in cui traspare uno straordinario realismo che testimonia la partecipazione popolare abruzzese ad antichi riti devozionali diffusi nella regione.
Le guide che in tutte le lingue illustrano il quadro ai gruppi di turisti, soprattutto stranieri, incuriositi da quell’atmosfera evanescente, tra candele e incensi, con i devoti che per voto penitenziale strisciano a terra mentre leccano il pavimento di fronte al busto del santo nel momento clou di un tradizionale rito chiamato “L’Esposizione”, citano (almeno le guide più preparate), un paese tra le colline chietine: Miglianico e il Santuario di San Pantaleone.
Insieme a Miglianico, Michetti e San Pantaleone viene ricordato anche Gabriele D’Annunzio in quanto il poeta e scrittore seguiva Michetti durante i suoi sopralluoghi nel paese di San Pantaleone. Qualche anno dopo lo scrittore pescarese traspose quelle esperienze nel racconto “San Pantaleone” (1886) inserite nella raccolta le “Novelle della Pescara” con il titolo “Gli Idolatri”.
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna – busto di Francesco Paolo Michetti, Vincenzo Gemito, 1873 – Foto Leo De Rocco
Conoscevo “Il Voto” e la storia dell’antica devozione dei miglianichesi a San Pantaleone, ma mentre qui a Roma osservo da vicino la grande tela mi chiedo cosa rimane oggi di quei riti ancestrali immortalati col pennello e con la penna da Michetti e d’Annunzio che in un Abruzzo arcaico suscitavano fascino e impressione per il crudo realismo e per la solenne intensità emotiva del loro svolgersi. Il rito della “Esposizione” è ancora oggi una tradizione molto sentita a Miglianico.
Ovviamente oggi tutto è cambiato rispetto a quello che gli occhi dei due famosi abruzzesi videro in quel lontano luglio di fine Ottocento. Della “falange armata di falci, di ronche, di scuri, di zappe, di schioppi” ormai da tempo non c’è più traccia e i contadini che “per sciogliere un voto fatto, leccano il pavimento sporco di polvere e di fango, strisciando come rettili fino al busto d’argento del santo” sono svaniti come in un sogno surreale.
Ma “Il Voto” di Michetti mi ha suscitato la curiosità di visitare Miglianico e assistere al rito della “Esposizione” di San Pantaleone.
Roma – Galleria Nazionale d’Arte Moderna – dettaglio de “Il Voto”, F. P. Michetti 1883, un devoto miglianichese si avvicina al busto di San Pantaleone – Foto Leo De Rocco
Il Voto, F.P.Michetti, 1883 – dettaglio – Foto Leo De Rocco
Il Voto – dettaglio, tra gli ori offerti a San Pantaleone gli orecchini, detti “Sciacquajje”, della tradizione orafa abruzzese – Foto Leo De Rocco – (Per un approfondimento sugli antichi gioielli della tradizione orafa abruzzese rimando al mio articolo “Abruzzo e antichi gioielli, il corallo di Giulianova”, in questo blog)
Il Voto, dettaglio candelabri – Foto Leo De Rocco
Candelabri nel Santuario di San Pantaleone, sembrano gli stessi ritratti nel “Voto” – Miglianico, luglio 2015 – Foto Leo De Rocco
Miglianico, luglio 2015, reliquiario settecentesco in argento – Foto Leo De Rocco
Gabriele d’Annunzio ritratto da Michetti – Museo Barbella Chieti – foto Leo De Rocco
Volgevano dalle strade alla piazza gruppi d′uomini e di femmine vociferando e gesticolando. In tutti li animi il terrore superstizioso ingigantiva rapidamente; ma tutte quelle fantasie incolte mille imagini terribili di castigo divino si levavano; i commenti, le contestazioni ardenti, le scongiurazioni lamentevoli, i racconti sconnessi, le preghiere, le grida, si mescevano in un romorio cupo d′uragano presso ad irrompere. Già da più giorni quei rossori sanguigni indugiavano nel cielo dopo il tramonto, invadevano le tranquillità della notte, illuminavano tragicamente i sonni delle campagne, suscitavano li urli dei cani.
(Gabriele d’Annunzio, “San Pantaleone”, 1883)
Nei giorni precedenti l’inizio dei tradizionali festeggiamenti dedicati a San Pantaleone decido quindi di recarmi a Miglianico per cercare notizie storiche, scattare alcune foto e provare ad immergermi nell’atmosfera del luogo, ma soprattutto assistere a ciò che resta dell’antico rito immortalato da Michetti.
Una mattina presto di fine luglio, già afosa, mi accoglie con la tipica gentilezza abruzzese il suddiacono della chiesa di San Michele Arcangelo, la chiesa-santuario che conserva l’antica e venerata statua di San Pantaleone.
Miglianico. Luglio 2015 – Foto Leo De Rocco
Miglianico – vista panoramica dal piazzale della Chiesa di San Pantaleone – Foto Leo De Rocco
Ai tempi di d’Annunzio e Michetti, mi spiega il suddiacono Guglielmo, la chiesa si presentava più piccola rispetto alle attuali dimensioni e anticamente fungeva da cappella privata dei Baroni Valignani, un’antica famiglia di origine normanna feudatari di Miglianico, i quali nel ‘500 ampliarono l’attiguo castello, costruito sulle rovine di torri medievali poste a difesa dei miglianichesi dalle incursioni saracene.
Il castello, che oggi si intravede confuso tra altre abitazioni e il palazzo del Municipio, fu danneggiato dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. Negli anni ’50 del secolo scorso fu acquistato dalla famiglia Masci e restaurato dai famosi architetti Gio Ponti e Francesco Bonfanti, i quali diedero all’edificio un’impronta all’epoca definita “moderna”, ed oggi rappresenta una curiosità architettonica.

Miglianico – Piazza Umberto I – Castello e Municipio in una foto degli anni ’20 del secolo scorso – fonte Il Centro
Miglianico – Piazza Umberto I – Foto Leo De Rocco
Miglianico – il Castello, chiamato anche “Dimora storica Masci” – Foto Leo De Rocco
Il Castello di Miglianico – Foto Leo De Rocco
Il Castello di Miglianico – Foto Leo De Rocco
Il Castello di Miglianico, Dimora storica Masci – Foto Leo De Rocco – si notino le due grandi pigne in pietra ai lati dell’ingresso. La pigna era considerata di augurio e buon auspicio. Nel paganesimo era associata alle celebrazioni romane dell “arbor intrat”, ossia l’entrata di un albero di pino nel tempio, con le pigne simbolo di virilità.
Miglianico, Santuario di San Pantaleone, luglio 2015 – foto Leo De Rocco
Quello che rimane del busto argenteo di San Pantaleone, Miglianico, – foto Leo De Rocco
Francesco Paolo Michetti “Il Voto”, dettaglio: devoto abbraccia e bacia il busto argenteo di San Pantaleone durante l’Esposizione a Miglianico, 1883 – Galleria Nazionale d’Arte Moderna Roma – Foto Leo De Rocco
L’antico ingresso, quello da dove Michetti e d’Annunzio videro entrare, rimanendone impressionati, i devoti miglianichesi, era situato lateralmente e almeno dieci metri più indietro rispetto all’ingresso odierno. Nella foto più o meno all’altezza dell’arco che si vede, un po’ lontano, a destra della facciata.
Il busto originale del Santo lo trovo in una stanza della chiesa, ma noto subito che è danneggiato. I responsabili furono le milizie tedesche, durante l’ultima guerra asportarono tutto il rivestimento in argento e rubarono la testa. I tedeschi non si limitarono a rubare ma, probabilmente per sfregio, incisero sul busto “una scritta in tedesco”, così mi racconta il suddiacono. La statua lignea di San Pantaleone per fortuna non fu trovata dai tedeschi ed è ancora custodita nel Santuario miglianichese.
Durante il rito della “Esposizione” il busto e la statua del Santo venivano poggiati a terra per consentire ai devoti di toccarli dopo aver strisciato sul pavimento e “sciogliere il voto”.
Entrando nel Santuario di Miglianico la prima cosa che cattura la mia attenzione è lo sguardo di San Pantaleone. La statua è custodita all’interno di un baldacchino in legno scolpito e dorato, l’espressione del Santo, magnetico e quasi ipnotico, è rivolto nella direzione di un piedistallo settecentesco, che i miglianichesi chiamano “lu trone” (traduzione “Il Trono”) che gli è posto di fronte.
Miglianico, statua di San Pantaleone – Foto Leo De Rocco

Miglianico – statua di San Pantaleone, luglio 2015 – Foto Leo De Rocco
La piccola chiesa costruita sul luogo dove fu nascosta la statua di San Pantaleone – Foto Leo De Rocco

Il ruscello vicino la chiesetta, in contrada Piane Miglianico – Foto Leo De Rocco
Scolpita nel XIV secolo su modello romanico-bizantino, probabilmente di ambito abruzzese, la statua lignea del San Pantaleone di Miglianico secoli prima della invasione dei tedeschi di Hitler, fu tenuta dai miglianichesi per lungo tempo in un nascondiglio posto nella valle sottostante al paese, in Contrada Piane, dove ora c’è una chiesetta costruita vicino ad un ruscello (foto sopra), per salvarla da altri invasori di un’altra epoca: i Saraceni.
Durante una delle tante incursioni con le quali i famigerati Saraceni affliggevano le coste abruzzesi, fu distrutta un’antica chiesa del Trecento dedicata al San Pantaleone, che i miglianichesi edificarono proprio in questo luogo. Chiesa che al tempo rientrava nelle pertinenze di un monastero di Caramanico Terme (San Tommaso di Paterno).
La statua di San Pantaleone fu nascosta in una fornace, agli inizi del Seicento fu ritrovata e portata nella chiesa-santuario di Miglianico.
Miglianico, luglio 2015 – Baldacchino di San Pantaleone e “Trono” – Foto Leo De Rocco
Il 26 luglio tutto il paese si ritrova nella chiesa di San Michele Arcangelo dove è conservata la statua di San Pantaleone per rinnovare l’antico rito della citata “Esposizione“. I fedeli affollano il Santuario già nel tardi pomeriggio, tra i presenti ci sono anche i figli e i nipoti degli emigranti miglianichesi che nel secolo scorso andarono a cercare fortuna all’estero, soprattutto nelle Americhe, tornati appositamente a Miglianico per partecipare alla festa di quello che considerano ancora il loro Santo Patrono. Nonostante il gran caldo la chiesa è stracolma.
Dopo le preghiere tutti i presenti si voltano in direzione di San Pantaleone, la statua è posta lateralmente sulla parte destra dell’unica navata, nella grande teca dorata. Per alcuni minuti tutti rimangono in questa posizione, concentrati, in un religioso e prolungato silenzio, fino a quando i Confratelli di San Pantaleone, con la loro mozzetta rossa, si avvicinano lentamente.
Miglianico, luglio 2015 – Rito della “Esposizione” di San Pantaleone – Foto Leo De Rocco

Miglianico, luglio 2015, Santuario di San Pantaleone – Foto per gentile concessione di Tiberio Giuseppe
In quel momento tutti i presenti, senza distogliere lo sguardo che è ancora rivolto in direzione di San Pantaleone, iniziano ad intonare un inno, un canto solenne, con una cadenza che a tratti sembra un miserere, un “dolce lamento” come direbbe il poeta García Lorca (3), una solenne invocazione rivolta al Santo affinché ascolti ed esaudisca le preghiere dei fedeli, alcuni dei quali noto visibilmente commossi.
I Confratelli di San Pantaleone rimuovono quindi la statua dorata dalla sua teca e mentre viene cosparsa d’incenso molto lentamente la sistemano sul citato “Trono” affinché, così esposta, tutti gli astanti la possono toccare e venerare. Se ci trovassimo nell’800 avremmo visto in questo momento i devoti stendersi a terra e raggiungere, leccando il pavimento, la statua per baciarla.

Miglianico, luglio 2015 – la statua di San Pantaleone viene sistemata sul “trono” – Foto Leo De Rocco
Miglianico, luglio 2015 – benedizione della statua del santo durante la “Esposizione” – Foto Leo De Rocco
Miglianico, Santuario di San Pantaleone, “Esposizione”, luglio 2015, i fedeli rendono omaggio – foto Leo De Rocco
Miglianico, Santuario di San Pantaleone, “Esposizione”, luglio 2015, i fedeli rendono omaggio – foto Leo De Rocco
Santuario di San Pantaleone, “Esposizione”, luglio 2015 – foto per gentile concessione di Timperio Giuseppe
Gli anziani che ho incontrato in questi giorni a Miglianico raccontano un’antica tradizione, che sfuma tra sacralità e superstizione. Nel momento della Esposizione bisogna “interpretare lo sguardo” di San Pantaleone: se si percepisce uno sguardo benevolo si avrà un anno di serenità e prosperità; se al contrario si intravede una espressione triste o uno sguardo che sembra di rimprovero, l’anno non sarà molto tranquillo.
Miglianico, Chiesa di San Pantaleone – Foto Leo De Rocco
Un devoto miglianichese in un pastello per lo studio preparatorio della parte centrale de “Il Voto”, Francesco Paolo Michetti, 1883 – Casa d’Aste Pandolfini, Dipartimento dipinti e sculture del XIX secolo
L’antico rito descritto, per la sua solennità e per il pathos espresso dall’intenso coinvolgimento popolare, rappresenta oggi l’anello di congiunzione con il clima “sacro e impressionante” descritto da D’Annunzio e Michetti, ed è ciò che rimane di quella curiosa “Esposizione” che i due videro nella loro epoca.
Il giorno del martirio di San Pantaleone, il 27 luglio, giorno in cui il Santo fu processato (nel 305 a Nicomedia, città dell’antica regione della Bitinia, l’attuale Turchia) e martirizzato per il suo rifiuto a rinnegare il cristianesimo, la statua viene portata in processione per le vie del paese. La enigmatica statua rimarrà così esposta per tre mesi, fino all’autunno.
San Pantaleone fu medico dell’imperatore romano d’Oriente Galerio (Caio Galerio Valerio Massimiano) genero di Diocleziano, per questo suo trascorso è considerato protettore dei medici, insieme ai Santi Cosmo e Damiano, e delle ostetriche.
Pantaleone, in greco antico “Pantaleimon”, significa “colui che di tutti ha compassione”. In Abruzzo San Pantaleone è venerato anche a Frisa e a Pianella. Nella chiesa del Purgatorio a Lanciano per tradizione popolare si conservano la spada usata per decapitare il Santo, una fiaccola utilizzata per il martirio e un ramo di ulivo che miracolosamente germogliò a contatto con il suo corpo.
D’Annunzio e Michetti mentre assistevano ai riti miglianichesi furono protagonisti di un curioso aneddoto, che a tratti sembra un miscuglio di verità e fantasia, storia e leggenda, e che oggi a Miglianico molti ricordano ancora.
Il Vate e l’Eremita di Francavilla, così venivano chiamati i due, subirono le proteste della folla perché accusati di aver provocato, solo con la loro presenza, una violenta grandinata estiva, con tanto di lampi e tuoni, che avrebbe pregiudicato il raccolto dei contadini.
La causa scatenante furono i luminosi flash al magnesio provenienti dalla macchina fotografica di Michetti, (ricordo che Francesco Paolo Michetti fu anche uno dei primi fotografi italiani).
Gli apparecchi fotografici all’epoca erano una rarità e molti non li avevano mai visti, per questo i flash abbaglianti di Michetti, tra candele e fumi d’incenso irruppero come lampi temporaleschi sulla “sacra” penombra prodotta dalle luci soffuse.
Questo curioso aneddoto viene ancora oggi raccontato ai bambini della scuola di Miglianico, un ottimo esempio di pedagogia, che valorizza e conserva le radici storiche e culturali del luogo. Ho fotografato un simpatico disegno di un bambino (foto sopra) che racconta con lodevole creatività l’evento: “D’Annunzio subito rientrò dal balcone. Michetti, invece, voleva recuperare l’apparecchiatura fotografica che costava tanti soldi” scrive il piccolo autore del disegno rievocativo.
Nell’immaginario popolare dell’epoca ogni interferenza alla secolare ritualità della tradizione era vista come una sorta di profanazione. Per questo il temporale estivo scoppiato proprio durante la visita di d’Annunzio e Michetti (che coincidenza!) fu correlato alla visita dei due, visti come “strani forestieri” o comunque bizzarri personaggi.
I cittadini miglianichesi, come di tutti i paesi abruzzesi dell’epoca, erano soprattutto gente umile dedita al duro lavoro nelle campagne, pensate il loro stupore e la curiosità quando vedevano arrivare in paese un ragazzino e un pittore, muniti di macchina fotografica, una delle prime apparse in Abruzzo, flash e cartoni da disegno.
D’Annunzio all’epoca aveva circa 18 anni e la visita a Miglianico era in assoluto una delle prime, se non la prima, di una serie di viaggi intrapresi in Abruzzo insieme all’amico Francesco Paolo Michetti, che invece aveva circa 30 anni. I due in quegli anni andranno a Casalbordino, all’abbazia di San Clemente a Casauria, a Orsogna, a San Vito Chietino, a Cocullo e in altri paesi e città dell’Abruzzo, alla ricerca delle antiche tradizioni della regione.
Antica fontana “a mascherone”, vicino al Castello di Miglianico – Foto Leo De Rocco
Il curioso aneddoto narrato a Miglianico si intreccia con la storia della nota famiglia miglianichese dei Ciavolich, proprietari della omonima cantina, una delle più antiche d’Abruzzo e del Centro-Sud Italia.
I Ciavolich erano mercanti di lana originari della Bulgaria, arrivarono a Miglianico nel ‘500 e nel ‘700 iniziarono la coltivazione della vite. Fondarono nel 1853 l’omonima e prestigiosa Cantina con vini apprezzati in Italia e all’estero. Ho rintracciato la discendente dell’antica famiglia, Chiara Ciavolich, per trovare informazioni e documenti utili per completare la storia raccontata in questo articolo.
Donna Ernestina Ciavolich, per gentile concessione ad Abruzzo storie e passioni dalla Famiglia Ciavolich – Copyright ©
Lettera di F.P. Michetti, settembre 1889, per gentile concessione ad Abruzzo storie e passioni Famiglia Ciavolich
Lettera di F.P. Michetti, settembre 1889, concessione ad Abruzzo storie e passioni dalla Famiglia Ciavolich
Alla fine dell’800 Donna Ernestina Vicini, moglie di Don Giuseppe Ciavolich, si rese protagonista della vita culturale e intellettuale dell’epoca. I suoi salotti letterari erano spesso frequentati da d’Annunzio, Michetti e Costantino Barbella.
Francesco Paolo Michetti, durante i suoi sopralluoghi fotografici effettuati a Miglianico per preparare il dipinto del “Voto” fu ospite proprio di Donna Ernestina Ciavolich, sua amica. Per gentile concessione della famiglia Ciavolich, pubblico in esclusiva un estratto del carteggio tra Michetti e Donna Ernestina, che avvalora il loro legame di amicizia. Nella lettera Francesco Paolo Michetti annuncia all’amica la nascita della figlia Aurelia.
Oggi il paese di Miglianico è conosciuto per i suoi pregiati vigneti, molto diffusi in queste valli incorniciate tra la Majella e l’Adriatico, qui si producono vini sempre più apprezzati e di qualità. Inoltre nella vicina Val di Foro c’è una piccola ma dinamica area industriale che dà lavoro a molti cittadini di Miglianico e dei paesi limitrofi.
Ormai non c’è più traccia di quel clima “sacro e barbaro” descritto da d’Annunzio e dipinto da Michetti. Quell’Abruzzo arcaico e leggendario che impressionava, affascinava e ispirava artisti e intellettuali per il crudo realismo rappresentato dai suoi tradizionali riti, è solo un lontanissimo ricordo.
Ma il Paese di San Pantaleone conserva gelosamente la propria storia e i devoti miglianichesi rinnovano ancora oggi le loro tradizioni, con la stessa intensa e coinvolgente partecipazione.
Leo De Rocco
Copyright foto e testo – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com
L′apparizione della reliquia mise un delirio di tenerezza nella moltitudine. Scorrrevano lagrime da tutti li occhi; e a traverso il velo lucido delle lagrime li occhi vedevano un miracoloso fulgore celeste emanare dalle tre dita in alto atteggiate a benedire. La figura del braccio pareva ora più grande nell′aria accesa; i raggi crepuscolari suscitavano barbagli variissimi nelle pietre preziose; il balsamo dell’incenso si spargeva rapidamente per le nari devote. (Gabriele d’Annunzio, San Pantaleone, 1883).
Non è consentito nessun uso del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Foto, compreso copertina: Chieti, febbraio 2015; Roma, marzo 2015; Miglianico, luglio 2015 – Note al testo: 1) Gli Idolatri, San Pantaleone, Gabriele d’Annunzio, 1883; 2) Francesco Netti-Scritti critici, De Luca editore, Roma 1980 – 3) Sonetti dell’amore oscuro, Federico Garcìa Lorca, 1936 – Ringraziamenti: si ringrazia per la gentile collaborazione la Confraternita di San Pantaleone Enzo Giandomenico (priore) Adezio Guglielmo (cerimoniere) e Timperio Giuseppe (confratello); la Cantina e la Famiglia Ciavolich (Dott.ssa Chiara Ciavolich).
English Version
D’Annunzio, Michetti and Saint-Pantaleon.
Gabriele d’Annunzio and Francesco Paolo Michetti captured one of those ancestral rituals with the pen and the brush, which in a distant and archaic Abruzzo aroused charm and feeling for their raw realism and for the solemn emotional intensity of the way these were unfolding.

Miglianico, July 2015
The ancient worship for San Pantaleone (St. Pantaleon) is still very salient in a village of the province of Chieti, which is surrounded by hills and vineyards. In late July, in Miglianico, rituals and solemn celebrations that are dedicated to the patron saint of the village are renewed already for centuries.
Today, much has changed compared to what the eyes of d’Annunzio and Michetti saw in Miglianico in that summer of the late nineteenth century: “the phalanx that was armed with sickles, billhooks, shields, hoes, shotguns” (1) has disappeared; and the farmers that “lick the dirty with dust and mud floor in order to fulfil a vow, crawling like reptiles to the silver chest of the saint” (2) seem to be blurred images in a surreal dream.
In the days before the traditional rituals for the celebrations in San Pantaleone, I went to Miglianico to look for historical information and take some photos. In a very hot and muggy morning in late July, I was greeted with the typical kindness of Abruzzo by the sub-deacon of the church of San Michele Arcangelo (St. Michael the Archangel), the sanctuary church that preserves the ancient and enigmatic statue of San Pantaleone.
St. Pantaleon Sanctuary – July 2015 – ph Leo De Rocco
At the time of d’Annunzio and Michetti, the church appeared to be smaller than now and in old times served as a private chapel for the Barons Valignani, feudal lords of Miglianico, as the sub-deacon Guglielmo explained. The old entrance was located at the side and at least ten meters ahead of the modern entrance. This was the one where Michetti and D’Annunzio saw the followers entering and that were then depicted in the painting exhibited at the National Gallery of Modern Art in Rome. (In the picture attached, this is at about the height of the arch).
From that lateral and no-longer-existing entrance, Michetti and D’Annunzio saw and remained impressed by the followers of San Pantaleone walking slowly towards the silver chest of the saint, crawling on the ground and licking the floor as a sign of votive offering. The silver chest described by D’Annunzio in the “Gli Idolatri” and portrayed by Michetti in the “Vote” today is gone, and what is left is only the trunk, it was damaged during Second World War from German Army. As one enters the Sanctuary of Miglianico, the first thing that catches their attention is the expression of the statue of San Pantaleone.
St. Pantaleon statue – July 2015 – ph Leo De Rocco
The statue is placed in a large carved wooden shrine and the look of the saint is facing an eighteenth-century stand that is placed in front. The expression of San Pantaleone in Miglianico is unusual compared to the traditional iconography: the look of the saint is magnetic, enigmatic and almost hypnotic. The wooden statue dates from the late fourteenth century, made by the school of Abruzzo, sculpted in a Romanesque-Byzantine style. It was held for a long time in a hiding place in the valley below the vilage in order to protect it from the raids of the Saracens and was found and brought to the sanctuary-church of Miglianico only at the beginning of the seventeenth century.
On July 26, the day before the procession, the entire village of Miglianico is found in the church of San Michele Arcangelo in order to renew the ancient ritual of the Exposition. The believers flock to the Sanctuary of San Pantaleone already in the late afternoon. Amongst those present, there are many emigrants that have returned on purpose to Miglianico in order to join the celebrations of their patron saint. After the prayers and the solemn Mass, all those present turn towards the statue of San Pantaleone, which is located on the side of the aisle and turn their gaze towards the great golden casket that holds the statue of the saint. For a few minutes, all remain in silence until the confreres of San Pantaleone approach the statue, wearing their red skullcap.

At that moment, all those present began to sing a psalm with a solemn cadence that sometimes seems a Miserere, a sweet lament as would the poet García Lorca say (3): a solemn invocation to the Saint so that he can hear and answer the prayers of the faithful, some of which are visibly moved. The confreres of San Pantaleone remove the golden statue of the saint from its shrine, and whilst it is sprinkled with incense, they settle it very slowly on an eighteenth-century stand, that the people of Miglianico call a “throne”. In this way, all those present can see him, kiss him and worship him. The Exposition is a ritual that everyone is emotionally captivated. The elders remember the old tradition, which involves a mix of sacredness and superstition, to interpret the expression and the enigmatic gaze of the Saint during the Exposition: if a benevolent look is seen, a year of serenity and good omen shall arrive; but if a sad expression is perceived, this indicates a bad omen.
On the day of the Saint’s martyrdom (on July 27), the statue of San Pantaleone is carried in procession through the streets of the village. The enigmatic statue of San Pantaleone will remain on display until October. The ancient ritual of “Exposition” is now the only link that remains with the “sacred” climate that was described in Miglianico by d’Annunzio and Michetti, for its solemnity and for the pathos expressed by the intense popular captivation.
The anecdote in the fantasy drawing of Miglianico schoolchildrens – July 2015 – ph Leo De Rocco
D’Annunzio and Michetti, whilst following these rituals dedicated to San Pantaleone, were protagonists of a curious anecdote that sometimes seems to be a mixture of truth and fantasy and that still today is remembered by many in Miglianico. Both the Bard and the Hermit of Francavilla underwent several protests by the crowd because they were accused of having caused a violent summer hailstorm that affected the crop, just by their presence.
The underlying cause was the bright magnesium flash from the camera of Michetti, which apart from the candles and the incense smokes, burst like thunder flashes in the gloom of the dim lights. In the popular imagination of that time, any interference to the secular tradition of the ritual was seen as an attempt to desecration.
This is why the summer storm that broke out during the visit of d’Annunzio and Michetti was related to the visit of the two “outsiders”, by the devotees of Miglianico. This curious story is intertwined with the famous family of Ciavolich of Miglianico, which were the owners of the homonymous winery, one of the oldest in Abruzzo and in Central-Southern Italy

Ciavolich Family courtesy to Abruzzo storie e passioni blog – Copyright
The Ciavolich were wool merchants that arrived in Miglianico in the 1500s and that in the 1700s began to grow grapes. In 1853, they founded the famous and prestigious wine cellar, whose wines are known and appreciated both in Italy and abroad. In the late 1800s, Donna Ernestina Vicini, the wife of Don Giuseppe Ciavolich, became the protagonist of the cultural and intellectual life of the time. Her literary salons were often frequented by d’Annunzio, Michetti and Costantino Barbella. Francesco Paolo Michetti has been also a guest of his friend Donna Ernestina Ciavolich, during his photographic surveys carried out in Miglianico in order to prepare the painting of the “Vote”. By courtesy of the Family Ciavolich, we publish an excerpt from the correspondence between Michetti and Donna Ernestina, which reinforces their bond of friendship. In a letter to her friend Francesco Paolo Michetti, she announces the birth of their daughter Aurelia.
In Miglianico, there is no trace of that “sacred and barbaric” atmosphere as this was described by D’Annunzio and painted by Michetti. That legendary and archaic Abruzzo, which often impressed and at the same time appealed to the intellectuals for its harsh reality represented by its traditional rituals, is now only a distant memory. However, the village of San Pantaleone jealously guards its own history and the devotees of Miglianico renew their traditions even today, with the same intense and engaging participation.
Leo De Rocco
The author and owner of this blog, Leo De Rocco, would like to thank for their kind collaboration: the Confraternity of St. Pantaleon (Mr Enzo Giandomenico; Mr Adezio Guglielmo; Mr Timperio Giuseppe); The Ciavolich Family and Winery (Miss Chiara Ciavolich) – Note: 1) Idolaters, St. Pantaleon, Gabriele d’Annunzio, 1883; 2) Critical Writing, Francesco Netti, De Luca publisher, Rome 1980; 3) Sonnets of the Obscure Love, Federico Garcìa Lorca, 1936 – Photos: Rome, March 2015 – Miglianico, July 2015.
Copyright –All rights reserved – This article and the pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use any part of this article without written authorisation – Author/blogger: Leo De Rocco, leo.derocco@virgilio.it
3 commenti Aggiungi il tuo