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“Tanto ardo, che ne mar ne fiumi spegner potrian quel foco; ma non mi spiace, perché il mio ardor tanto di ben mi fece, che ardendo ogni ora più d’arder me consumi.” – Raffaello (1)
Raffaello, autoritratto con Giovanni Battista Branconio (in primo piano), 1519 – Museo del Louvre

Madrid – Museo del Prado – Raffaello Sanzio, Visitazione, 1517
Gli aquilani conoscono bene la storia del quadro che Raffaello dipinse per conto dell’amico Giovanni Battista Branconio e che nel 1655 gli spagnoli trafugarono dalla Chiesa di San Silvestro a L’Aquila.
Tra i personaggi storici abruzzesi, Giovanni Battista Branconio è uno dei più affascinanti. Nato a L’Aquila nel 1473 dai nobili Marino ed Elisabetta, orafo, fu soprattutto un personaggio di primo piano nella potente Roma del Cinquecento: influente consigliere presso le corti papali, committente artistico e intimo amico di uno degli artisti più celebri del Rinascimento, l’urbinate Raffaello Sanzio. L’Amicizia con l’orafo Branconio fu tale che Raffaello lo nominò suo esecutore testamentario.
Urbino – Casa Museo Raffaello Sanzio – Raffaello da giovane, busto in bronzo, 1877, Leopoldo Costoli – Foto Leo De Rocco
Urbino – Casa natale di Raffaello Sanzio – Foto Leo De Rocco
Urbino – Casa natale di Raffaello Sanzio – Foto Leo De Rocco
Urbino – Casa natale di Raffaello Sanzio “Madonna di Casa Santi”, 1498, primo dipinto (affresco) di Raffaello eseguito nella stanza dove nacque – Foto Leo De Rocco
I Branconio erano una delle famiglie più importanti emerse a L’Aquila tra medioevo e rinascimento. Il pittore Giulio Cesare Bedeschini, giunto in Abruzzo alla fine del ‘500 al seguito di Margherita d’Austria, figlia di Carlo V, affrescò nella Chiesa di San Silvestro a L’Aquila la Cappella Branconio. Il pittore era molto legato a questa famiglia tanto che dipinse anche il “Ritratto di un giovane Branconio” (foto sotto) finito non si sa come nella collezione di Aileen Pluncket, nata Guinness, una delle tre eccentriche e ricchissime figlie del magnate della nota birra irlandese Ernest Guinness. Il dipinto si trovava fino al 1983 nel sontuoso castello di Luttrelltown vicino Dublino, castello regalo di nozze ad Aileen da parte di suo padre, allorquando fu messo all’asta da Christie’s, se lo aggiudicò la National Gallery of Ireland.
Ritratto di giovane della famiglia Branconio, 1610, Giulio Cesare Badeschini – per gentile concessione ad Abruzzo storie e passioni dalla National Gallery of Ireland
Il cardinale Galeotto Franciotti della Rovere in una stampa d’epoca
Napoli – Museo di Capodimonte – Ritratto di Leone X, Andrea del Sarto, 1525, copia da Raffaello Sanzio – Foto Leo De Rocco – papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, ritratto insieme ai cugini: a sinistra Giulio de’ Medici, figlio di Giuliano, fratello di Lorenzo, assassinato in una congiura nel 1478 e Luigi de’ Rossi, figlio di Maria de’ Medici
Ambizioso, Giovanni Battista Branconio si trasferì giovanissimo a Roma per apprendere l’arte orafa presso una bottega di San Pietro in Vincoli. Bottega di alta oreficeria che aveva come cliente principale il cardinale Galeotto della Rovere (foto sopra) nipote del potente papa Giulio II, il papa che commissionò a Michelangelo gli affreschi nella volta della Cappella Sistina.
Il nostro Giovanni Battista giovane allievo orafo, che in questi inizi della sua carriera anticipa di qualche generazione le orme di Ascanio da Tagliacozzo, orafo pure lui e allievo nella prestigiosa bottega romana di Benvenuto Cellini, riuscì ad entrare nelle grazie del cardinale Frangiotti ottenendo così l’ingresso alla corte papale dell’allora Giulio II: fu l’inizio di una fortunatissima carriera. (Su Ascanio in questo blog: “Ascanio da Tagliacozzo”).
Quando Giulio II morì il cardinale della Rovere si fece accompagnare al conclave dal suo giovane protègè Giovanni Battista per sostenere insieme Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo de’ Medici.
Una volta divenuto papa col nome di Leone X, Giovanni de’ Medici non tardò a ricambiare la benevolenza nei confronti dell’ex orafo abruzzese, tanto da nominarlo “cameriere segreto“, una carica importantissima, in pratica corrispondeva al diretto fiduciario del papa.
Abbazia di San Clemente a Casauria – Torre de’ Passeri, foto Leo De Rocco
Stemma di Giovanni Battista Branconio, Abbazia di San Clemente a Casauria – Castiglione a Casauria, foto Leo De Rocco
Un potere enorme che il Branconio gestiva insieme ad altri conferimenti per amministrare i beni ecclesiastici tra Padova e Piacenza e ovviamente nel suo Abruzzo, nell’Abbazia di San Clemente a Casauria, (presso il comune di Castiglione a Casauria).
Su una parete esterna dell’Abbazia di Casauria c’è lo stemma del casato Branconio fatto mettere lì personalmente da Giovanni Battista. Nello stemma sono disegnati i tre colli Brincioni, dal toponimo “Collebrincioni”, una frazione dell’Aquila da dove ebbe origine la famiglia Branconio; le foglie di rovere, simbolo della nobile casata e le tre palle medicee, evidente richiamo al legame dei Branconio con i Medici.
I Branconio erano molto devoti a San Clemente, lo consideravano il loro santo protettore della famiglia. Nel Palazzo Branconio a L’Aquila (attualmente in restauro dopo il sisma del 2009) è presente un ciclo di affreschi dedicato alla vita del santo. (3)

Grazie a questa posizione di potere Giovanni Branconio ebbe modo di entrare in contatto con i circoli artistici nella Roma del tempo e stringere amicizia in particolare con Raffaello Sanzio.
Raffaello progettò per conto dell’amico abruzzese uno dei palazzi architettonicamente più interessanti nella Roma del Cinquecento: Palazzo Branconio dell’Aquila (foto sopra), nel quale abitò lo stesso Raffaello, ospite dell’amico. Il palazzo fu poi demolito nel 1660 per permettere la costruzione del colonnato di San Pietro.
Il forte legame di amicizia tra i due è sancito anche dall’autoritratto, oggi al Louvre, che Raffaello desiderò realizzare insieme all’amico fraterno (foto di apertura). Notate la mano sinistra di Raffaello poggiata sulla spalla di Giovanni Battista.
L’influenza di Giovanni Branconio nella vita artistica della Roma del Cinquecento fu di non poco conto. Vi propongo un brano di una lettera che il famoso pittore veneziano Sebastiano del Piombo scrisse nell’ottobre del 1520 al suo amico e maestro Michelangelo per consigliarsi a proposito degli affreschi da eseguire, commissionati da Leone X, negli appartamenti vaticani del Borgia:
“Il papa vuole far eseguire alla lettera tutte le indicazioni fornitegli al riguardo dal fidato Giovanni Branconio.”
Giovanni Battista Branconio dunque al centro del vivace e brillante ambiente artistico della Roma dell’epoca. Fu in questi contesti che il Branconio presentò a Raffaello un artista suo concittadino, Pompeo Cesura (L’Aquila, 1510 – Roma, 1571). Pittore, scultore e incisore, Cesura fu influenzato dall’arte di Raffaello. Il suo Cristo alla colonna, scultura lignea a grandezza naturale datata1566, è una delle opere più importanti.
Cristo alla colonna, 1566, Pompeo Cesura – MuNDA L’Aquila – Foto Leo De Rocco
Giovanni Battista Branconio ricoprì anche l’incarico di sovrintendente alla custodia nei Giardini Vaticani di Annone, il famoso elefantino bianco, regalato nel 1514 a Leone X dal re del Portogallo Emanuele, protagonista di curiosi aneddoti diffusi tra i cittadini romani.
E’ documentato che Raffaello dipinse, a mio avviso per conto del suo amico Giovanni Battista, l’elefantino bianco su una parete di una torre posta all’ingresso degli appartamenti vaticani. Quando Annone morì, Giovanni Battista fece scrivere vicino l’affresco del suo amico questa dedica:
“Giovanni Battista Branconio Aquilano, cameriere pontificio, preposto alla custodia dell’elefante, pose l’8 giugno 1516. Quel che la natura ci tolse, Raffaello con l’arte ci restituì”.
L’elefantino di Raffaello è andato perduto, ma l’immagine di Annone lo potete riconoscere tra le decorazioni nella Cappella Branconio nella chiesa di San Silvestro all’Aquila. (Foto sotto)

L’elefantino Annone nella Cappella Branconio, Chiesa di San Silvestro, L’Aquila – foto Leo De Rocco
L’Aquila – Chiesa di San Silvestro – Foto Leo De Rocco

Chiesa di San Silvestro, portale – L’Aquila – foto Leo De Rocco
Il dipinto rubato a L’Aquila
Risale al 1517 la commissione fatta a Raffaello da Giovanni Battista Branconio, per conto di suo padre Marino, di una grande tavola raffigurante la “Visitazione”, ossia la trasposizione artistica della visita che Maria fece alla cugina Elisabetta dopo “l’annuncio” che sarebbe diventata madre di Gesù.
Nell’opera ci sono molti riferimenti autobiografici alla famiglia Branconio: Elisabetta era anche il nome della madre di Giovanni Battista Branconio e il figlio (di Elisabetta moglie di Zaccaria si chiama anche lui Giovanni (detto il) Battista.
Un’opera dunque molto intima e famigliare a riprova, ancora una volta, del profondo legame tra i due.Il dipinto fu poi donato da Giovanni Branconio al padre, Marino.
Alla base del dipinto troviamo la firma dell’autore in oro: “Raphael Urbinas fecit (Raffaello fece) e subito dopo la frase: Marinus Branconius fecit fieri” (Marino Branconio fece fare).
Secondo alcuni nella esecuzione di questa tavola Raffaello fu aiutato dai suoi allievi Giulio Romano e Gian Francesco Penni. Gli “aiuti” degli allievi erano la normalità, soprattutto nelle botteghe dei Magister sommerse da numerose commissioni.
Il dipinto rimase per un secolo e mezzo nella cappella di famiglia della chiesa di San Silvestro, (foto sotto), nel 1655 fu trafugato dalle truppe occupanti spagnole e trasportato in Spagna nel Palazzo dell’Escorial di Filippo IV.

Chiesa di San Silvestro a L’Aquila, Cappella Branconio, busto di Giovanni Battista Branconio (a sx) e la copia della Visitazione di Raffaello – Foto Leo De Rocco
Inutile l’opposizione degli aquilani alla ruberia spagnola, i cittadini arrivarono a murare le porte di ingresso della chiesa, ma non servì a nulla. Dopo il trafugamento venne realizzata una copia.
Il rapporto tra gli aquilani e gli occupanti spagnoli non fu mai idilliaco. Già nel 1527 gli aquilani si ribellarono agli usurpatori dell’autonomia cittadina e con essa della età dell’oro della città, ma subirono una severa repressione simbolicamente rappresentata sul portale del Forte Spagnolo, chiamato anche Castello Cinquecentesco, dalla scritta: “Ad reprimendam aquilanorum audaciam” (“A repressione della audacia degli aquilani”).
Fu il papa in persona, all’epoca dei fatti Alessandro VII, a “benedire” il trafugamento della Visitazione di Raffaello dichiarandolo: “Libero dono in omaggio alla Maestà Cattolica Spagnola, tanto benemerita della Santa Sede”, l’alleanza tra il papato e la cattolicissima Spagna di Filippo IV era ben salda.
Forse il papa vendette segretamente il dipinto al re di Spagna, ma è certo che tutta l’operazione, trafugamento compreso, fu orchestrata alle spalle dei cittadini ignari. Papa Alessandro VII per una strana coincidenza sarà lo stesso papa che pochi anni dopo il “libero dono” farà demolire il citato palazzo romano dei Branconio, progettato da Raffaello.
Anche in Spagna l’opera fu rubata, la presero le truppe di Napoleone e nel 1814 si trovava nella collezione del Louvre. La Visitazione dei Branconio tornò nuovamente in Spagna, al Museo del Prado, attorno alla metà dell’Ottocento.
Questa è la descrizione che accompagna il dipinto esposto nel famoso museo madrileno. Da notare che gli spagnoli scrivono “adquirida”, cioè “acquistata”, probabile riferimento alla loro versione dei fatti storici legati al trafugamento ossia la presunta vendita dell’opera da parte del papa o di un esponente della famiglia Branconio a Filippo IV.
El cuadro fue encargado por Giovanni Branconio, protonotario apostólico, en representación de su padre, Marino Branconio, para la capilla familiar en la iglesia de San Silvestre de Aquila. Adquirida en 1655 por Felipe IV (1605-1665), quien la depositó en el Monasterio de El Escorial. Ingresó en el Museo del Prado en 1837.
Traduzione:
“Il quadro fu commissionato da Giovanni Branconio, protonotario apostolico, in onore di suo padre Marino Branconio, per la cappella di famiglia nella chiesa di San Silvestro a L’Aquila. Acquistato nel 1655 da Filippo IV, che lo depositò nel Monastero dell’Escorial, fu poi trasferito al Museo del Prado nel 1837.”
A mio avviso non ci fu nessuna vendita, non esiste una prova documentale che avvalori questa ipotesi, piuttosto l’allora papa, e forse anche un discendente dei Branconio, ricevette denaro per lasciare mano libera al trafugamento, nonostante le proteste degli aquilani. Del resto Filippo IV era un appassionato di Raffaello: qualche anno prima, tramite il suo vicerè, si prese senza tanti complimenti la “Madonna del Pesce” dipinta da Raffaello nel 1514 per la chiesa di San Domenico a Napoli.
È impossibile che le autorità spagnole restituiscano il dipinto alla città abruzzese, si potrebbe però chiedere in prestito l’opera magari per organizzare una mostra a L’Aquila e celebrare così un seppur momentaneo ritorno della “Visitazione” di Raffaello nella sua sede originaria, ossia la città del suo caro amico Giovanni Battista Branconio.
Leo De Rocco
Copyright Testo e Foto – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com – Articolo aggiornato a settembre 2022
Appendice.
La chiesa di San Silvestro è una delle più belle dell’Aquila. a parte la Cappella Branconio con la copia del Raffaello e il busto di Giovanni Battista, oltretutto somigliante al medesimo effigiato nell’autoritratto di Raffaello (vedi foto di apertura). Divertitevi a cercare l’immagine dell’elefantino Annone, si trova tra le decorazioni. Molto interessanti anche gli affreschi del Maestro di Beffi sull’abside maggiore, ma (un tempo coprivano tutta la volta) e Francesco da Montereale, Santa Maria degli Angeli tra San Rocco e San Sebastiano.
L’Aquila – Chiesa di San Silvestro – Foto Leo De Rocco
Giovanni Battista Branconio nella cappella di famiglia – chiesa di San Silvestro, L’Aquila – Foto Leo De Rocco
Cappella Branconio, Chiesa di San Silvestro L’Aquila, affreschi di Giulio Cesare Badeschini commissionati da Girolamo Branconio, nipote di Giovanni Battista Branconio – Foto Leo De Rocco
Chiesa di San Silvestro a L’Aquila – foto Leo De Rocco

Santa Maria degli Angeli tra San Rocco e San Sebastiano – foto Leo De Rocco

Chiesa di San Silvestro a L’Aquila – foto Leo De Rocco

Chiesa di San Silvestro, L’Aquila – foto Leo De Rocco
Chiesa di San Silvestro, L’Aquila – foto Leo De Rocco
Oltre alla copia della Visitazione di Raffaello nella Chiesa di San Silvestro a L’Aquila, ho trovato un’altra copia nella chiesa di San Francesco a Città Sant’Angelo. L’autore è ufficialmente ignoto, presumo sia lo stesso della “Visitazione” aquilana, ossia Baldassarre Nardis. 4)

Visitazione, autore ignoto, chiesa di San Francesco, Città Sant’Angelo, gennaio 2016 – foto Leo De Rocco
Copyright – All rights reserved – Non è consentito nessun uso del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Note/Fonti: 1) brano tratto da: Raffaello Sanzio, tutti gli scritti – Rizzoli 1956; 2) vedi in questo blog l’articolo “Saturnino Gatti, il Rinascimento abruzzese”; 3) L’edificio, insieme alla Chiesa di San Silvestro, un tempo cappella privata della storica famiglia aquilana, sono stati gravemente danneggiati dal sisma che colpì L’Aquila nel 2009, non è stato possibile effettuare sopralluoghi fotografici; (le foto della chiesa di San Silvestro sono state scattate dopo la riapertura dell’edificio avvenuto nel 2019) 4) “la sorella Virginia riceve (…) l’originale della Visitazione di Raffaello (…) che tiene il padre Baldassarre de Nardis dopo che haverrà finito di copiarlo” da “Gli aquilani di antico regime 1535/1780” autore Raffaele Colapietra, Edizioni Storia e Letteratura, Roma 1986 – Foto: Giulianova, settembre 2015; Castiglione a Casauria, ottobre 2015; copertina: Raffaello Sanzio, Visitazione, 1517, Museo del Prado, Madrid.
English version
The stolen Raphael
I burn so that no sea and no river can extinguish me, but I do not mind that because this fire is good for me, the more it burns the more it consumes me. – Raffaello Sanzio (1)
The citizens of L’Aquila know well the history of the precious painting that Raphael carried out on behalf of his friend from Abruzzo, Giovanni Battista Branconio, and that the Spaniards stole it from the Church of San Silvestro of L’Aquila. Giovanni Battista Branconio is amongst the most fascinating historical figures of the Abruzzo region. He was born in L’Aquila in 1473 by the nobles Marino and Elizabeth, he was a goldsmith and above all, he was a prominent character in the powerful sixteenth-century Rome: an influential adviser for the Papal courts, an art patron and a close friend of one of the greatest artists of the Italian Renaissance, Raffaello Sanzio of Urbino (Raphael). The friendship with the goldsmith from Abruzzo was so important that Raphael appointed him as his executor.
Giovanni Battista Branconio was born in Abruzzo at the time of Silvestro dell’Aquila, Saturnino Gatti, Andrea De Lithium, Nicola da Guardiagrele: in the same Abruzzo that contributed to the prestige of the Italian Renaissance art, which has been “rediscovered” only in recent years by the scholars (2). Giovanni Battista was sensitive to the artistic beauty; he thus moved to Rome at a very young age to learn the art of gold at the “San Pietro in Vincoli” workshop. The latter held some of the highest-quality jewellery and had the cardinal Galeotto della Rovere as its main customer. The cardinal was the nephew of the powerful Pope Julius the 2nd, the “terrible Pope”, as he was called in the Roman neighbourhoods. Our young Giovanni Battista managed to enter into the good graces of the cardinal, who favoured his entry at the Papal court; this was the start of a highly successful career.
When Julius the 2nd died, Giovanni Battista Branconio personally accompanied the Cardinal in the conclave to support with him the election of Giovanni de’ Medici, son of Lorenzo de’ Medici. Once he became Pope under the name of Leo the 10th, it did not take long for Giovanni de’ Medici to repay the goodwill to the goldsmith from Abruzzo, so much as to nominate him as a “Papal chamberlain”, which was a very important position that corresponded to the direct trustee of the Pope.
This was an enormous power that Giovanni Branconio handled along with other “sacred” duties, with which he managed the ecclesiastical property in churches and parishes between Padua and Piacenza and of course in his own region of Abruzzo. The latter was in the Abbey of St Clement of Casauria (near the village of Castiglione a Casauria), where he had the family emblem installed on the wall, which is still visible today. The three Ligurian hills are depicted on the coat of arms to show the origins of a branch of the Branconio family; the oak leaves, a symbol of the noble house and the three balls of the Medici family are a clear reference to the binding of the two families (the Branconio with the Medici of Florence).
The ancient emblem of the Branconios is positioned on an exterior sidewall of the St Clement’s Abbey of Casauria. However, given its historical significance, a more suitable place should be found; for instance, it could be sheltered inside the museum of the Abbey. The Branconio family was historically devoted to St Clement: there is a series of frescoes dedicated to the life of the Saint at the Farinosi-Branconi building in L’Aquila (once called the Branconio building), which was the official residence of the family. The building is still undergoing restoration ever since the 2009 earthquake. (3)
Thanks to this powerful position, Giovanni Branconio was able to get in touch with the artistic circles of the sixteenth-century Rome and to become the friend of Raffaello Sanzio. The artist of Urbino planned for his friend from Abruzzo one of the most interesting buildings in the sixteenth-century Rome: the Branconio dell’Aquila building, where Raphael himself stayed as a guest during his stay in Rome. The building was demolished in 1660 to allow the construction of the St. Peter’s colonnade. The strong bond of friendship between the two is also sealed by the beautiful self-portrait, which is nowadays in the Louvre Museum and depicts Raphael with his friend of Abruzzo.
The influence of Giovanni Branconio in the Rome’s sixteenth-century artistic life was important; one just needs to remember a letter that the Venetian painter Sebastiano del Piombo wrote in October 1520 to his friend Michelangelo to ask for a piece of advice on the frescoes that he had to perform in the Vatican apartments of Borgia, by order of Leo the 10th. The Pope writes to Piombo that he wants to execute to the letter all the instructions provided in this regard by the trustworthy Giovanni Branconio. In this way, the goldsmith from Abruzzo enters fully into the history of art. Giovanni Battista Branconio is also remembered for having to supervise the custody of Hanno, the famous white elephant kept in the Vatican gardens. The elephant was donated to Pope Leo the 10th by the king of Portugal Emanuele in 1514. The elephant is depicted in one of the Vatican rooms, decorated with the frescoes of Raphael and it is accompanied by the inscription: Giovanni Battista Branconio Aquilano, Papal chamberlain, responsible for the safekeeping of the elephant, placed on June 8th, 1516. What the nature took away from us, Raphael has returned to us by art.
The order made by Giovanni Branconio to his friend Raphael about the execution of a large panel depicting the “Visitation” dates back to 1517. In this artistic transposition one can see the visit of Mary to her cousin Elizabeth, after the “announcement” that she would be the one to become the mother of Jesus. In the artistic choice made by Giovanni Branconio one may encounter many autobiographical references: Elizabeth was the name of his mother and the name of the son was Giovanni Battista (i.e., John the Baptist) as himself; furthermore, the choice of Raphael to be the author of so “familiar” a painting is proof of the deep bond of friendship between the two men. Indeed, the painting was later donated by Giovanni Branconio to his father, Marino. Behind the canvas it is engraved: “Raphael Urbinas fecit, Marinus Branconius fecit fieri”. According to some historians, Raphael had the help of his students Giulio Romano and Gian Francesco Penni during the realisation of the painting. The painting remained for a century and a half in the family’s chapel of Branconio in L’Aquila at the Church of San Silvestro. This was until 1655, when it was taken away by force by the Spanish occupying forces and transported to Spain at the court of Philip the 4th. The opposition of the citizens of L’Aquila to the Spanish theft was pointless: the citizens managed to wall up the entrance doors of the church of San Silvestro, but it was useless. The citizens of L’Aquila were very fond of the Raphael’s painting and, after the theft, they replaced the original with a copy.
It was the Pope himself, Alexander the 7th at the time, to “bless” the theft of the Raphael’s painting declaring: Free gift in homage to the Catholic Majesty, so deserving of the Holy See. In this regard, some scholars have suggested that the Pope sold the painting to King Philip the 4th of Spain, and the theft that took place in L’Aquila was a fake one organized at the expense of the unsuspected citizens. Pope Alexander the 7th, as a strange coincidence, was the same Pope who, just a few years after the “free gift”, ordered the demolition of the Roman building of the Branconio family, which was designed by Raphael. The masterpiece of Raphael was in the middle of some curious events in Spain, as well: it was transferred from the Escorial royal palace in 1814 to the Louvre and back again in Spain, at the Prado museum, in the mid-nineteenth century. The description that accompanies the painting, exhibited at the Prado in Madrid is somehow interesting: El cuadro fue encargado por Giovanni Branconio, protonotario apostólico, en representación de su padre, Marino Branconio, para la capilla familiar en la iglesia de San Silvestre de Aquila. Adquirida (acquistata n.d.r.) en 1655 por Felipe IV (1605-1665), quien la depositó en el Monasterio de El Escorial. Ingresó en el Museo del Prado en 1837.
After the earthquake that struck L’Aquila in 2009, the copy of the Raphael’s “Visitation” was temporarily relocated to Giulianova (in the province of Teramo), at the Museum della Madonna dello Splendore “Our Lady of Splendour”. Nowadays, it seems to be almost impossible for the Spanish authorities to return the original painting to the city of Abruzzo, but it might be interesting to borrow it in order to organise an art and history exhibition in L’Aquila and thus celebrate an even momentary return of the Raphael’s “Visitation” in its natural home, the church of the family of his close friend Giovanni Battista Branconio.
Leo De Rocco
derocco.leo@gmail.com
Appendix – January 2016
In addition to the copy of Raphael’s Visitation from the Museum of L’Aquila, which is temporarily stored in Giulianova, there is another copy of it at the church of San Francesco in Città Sant’Angelo (province of Pescara). The painter is officially unknown, but I guess it is the same as the one of the “Visitation” in L’Aquila, i.e., Baldassarre Nardis. 4) – see footnotes/comments within this article –
Copyright © All rights reserved – This article and the pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use any part of this article without any written authorisation. Footnotes: 1) excerpt from: Raffaello Sanzio, tutti gli scritti – Rizzoli 1956; 2) please see on this blog the article titled “Il Genio Abruzzese”; 3) The building, along with the Church of San Silvestro, which used to be the private chapel of the historic family from L’Aquila, were badly damaged by the earthquake that struck L’Aquila in 2009; it was therefore not possible to carry out photographic surveys; 4) “sister Virginia receives (…) the original of the Raphael’s Visitation (…) that the father Baldassare de Nardis will hold as soon as he will finish copying it” from the “Gli aquilani di antico regime 1535/1780″ by the author Raffaele Colapietra, Edizioni Storia e Letteratura Publishing, Rome 1986– Photos, Giulianova, September 2015; Castiglione a Casauria, October 2015; cover: Raffaello Sanzio, Visitazione, 1517, Prado Museum, Madrid – Acknowledgements: Ioannis Arzoumanidis, research fellow, for translating this article into English.
La copia conservata a San Silvestro (e ora, provvisoriamente a Giulianova) è di Baldassarre Nardis, religioso aquilano e discreto pittore. Egli era amico fraterno di un nipote del Branconio di Raffaello, e ottenne di farsi prestare il dipinto per farne una copia per devozione personale. Dopo la sottrazione del dipinto da parte di Filippo IV, la famiglia di Baldassarre donò alla chiesa il dipinto, in sostituzione.
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