Loreto Aprutino, il Ponte del Capello.

In copertina: il “Ponte del Capello”, 1429c., dettaglio degli affreschi del Maestro di Loreto nella Chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco.

Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Percorro una strada panoramica che dalla costa si arrampica sulle colline pescaresi, oggi andremo a scoprire un interessante ciclo di affreschi risalenti ‘400, tra i più importanti della regione. Si tratta di un Giudizio Universale che contiene una rarità: il “Ponte del Capello”.

Sulla parete vicina esamineremo con la lente d’ingrandimento anche una scena medievale perché sembra svelare un famoso giallo storico ancora oggi irrisolto. Ma prima faremo un salto nel centro storico del paese per visitare un’antica nobile dimora e un museo dalla curiosa architettura.

Il viaggio on the road tra le colline abruzzesi rivelatrici di storie e passioni, impressioni d’occhio e di cuore, è sempre piacevole, grazie anche al bel panorama mare-monti, un classico della costa adriatica che non stanca mai, soprattutto se accompagnato dalla giusta colonna sonora.

Busto di San Zopito, sec. XVII, ambito abruzzese, dettaglio – Chiesa di San Pietro Apostolo, Loreto Aprutino – Foto Abruzzo storie e passioni

Loreto Aprutino è arroccato su una collina che guarda le montagne della Maiella e del Gran Sasso, ma l’Adriatico non è molto lontano. Ci troviamo nelle terre anticamente abitate dai Vestini. Le prime notizie certe del paese, in epoca longobarda denominato Castrum Laureti, risalgono al IX secolo.

Dalla strada che conduce a Loreto Aprutino si scorge il suo profilo dal quale emergono le linee del possente Castello Chiola e quelle dell’altrettanto maestoso campanile della Chiesa patronale di San Pietro Apostolo. Simboli dell’antico potere temporale e spirituale, entrambi dominano un mosaico di case e palazzi che al tramonto sembrano fatti di pietra dorata.

Il paese sembra un presepe, così appare anche in una serigrafia realizzata nel 1970 dall’artista pescarese Franco Summa, ma anche 200 anni prima intagliato da un ignoto scultore abruzzese nel reliquiario in legno policromo con il busto del patrono San Zopito.

Scrutandola dall’elegante loggiato rinascimentale di San Pietro Apostolo, Santa Maria in Piano, la chiesa abbaziale che custodisce i citati affreschi, appare come un’isola circondata da un mare di secolari alberi di ulivo. In effetti mi dice un abitante del posto l’olio “Aprutino Pescarese” prodotto in queste terre mare-monti, un’area che comprende anche i vicini paesi di Pianella e Moscufo, rappresenta una delle eccellenze d’Abruzzo. “È stato il primo olio in Italia ad ottenere la Denominazione di Origine Protetta dall’Unione Europea”, tiene a precisare un loretese che incontro appena giunto a destinazione.

Il Museo dell’Olio

Non a caso nel centro storico medievale di Loreto Aprutino scopro un museo dedicato proprio all’olio. Dunque l’olio da queste parti è così pregiato che è considerato come un’opera d’arte, un affresco o un dipinto: un olio da museo.

Dev’essere quello che pensò nell’Ottocento il loretese Raffaele Baldini Palladini (1842-1916), imprenditore agricolo e proprietario terriero, pioniere della olivicoltura moderna. È stato Raffaele Baldini Palladini a inventare un marchio di qualità per l’olio e nel 1880 chiamò qui a Loreto Aprutino Francesco Paolo Michetti – famoso pittore nonché fotografo, uno dei primi in Italia a usare la macchina fotografica – per farsi disegnare uno scenografico frantoio.

Il museo-frantoio loretese allestito nel suggestivo Castello Amorotti è facilmente riconoscibile passeggiando nel centro storico. Tra antiche stradine strette e tortuose difficile non notare quella torre in stile castello medievale, con tanto di merlatura e atmosfere neogotiche. Uno stile in voga nel XIX sec., lo ritroviamo ad esempio nelle forme architettoniche fiabesche del Castello Della Monica a Teramo.

L’olio prodotto negli storici frantoi loretesi era talmente pregiato che, si narra, persino l’allora zar di Russia Nicola II ne ordinava ingenti quantità. In particolare era richiesto l’olio prodotto da Raffaele Baldini Palladini, già conosciuto e apprezzato anche negli Stati Uniti fin dai primi del ‘900.

Le guide del Museo mi informano che l’olio veniva “imbottigliato nei cristalli di Boemia”, bottiglie stilose che in un evento organizzato a Parigi in piena Belle Epoque dedicato “all’olio prodotto nel mediterraneo” trovarono posto su un elegante espositore in stile umbertino disegnato sempre da Michetti per conto dell’amico Baldini-Palladini.

Ma a parte lo zar, i cristalli di Boemia e gli eventi della Belle Epoque, l’olio prodotto da queste parti è davvero buono, anche gustato sopra una semplice fetta di pane con pomodoro.

Loreto Aprutino – Castello Amorotti e Museo dell’Olio – Foto Abruzzo storie e passioni

Il Museo dell’Olio fa parte del circuito dei Musei Civici di Loreto Aprutino che comprende anche l’Antiquarium (attualmente chiuso per restauro) e il Museo Acerbo, nelle cui sale è esposta una preziosa collezione di antiche ceramiche di Castelli, composta da ben 570 antiche maioliche.

È la più ricca collezione a livello internazionale: antiche ceramiche barocche da spezieria, da rappresentanza e devozionali, incorniciate in un elegante e sobrio allestimento che rende piacevole la visita.

Giacomo Acerbo (Loreto Aprutino, 1888 – Roma, 1969) barone dell’Aterno, oltre a collezionare le ceramiche amava anche le auto da corsa e in onore del fratello Tito, morto da eroe durante la Prima guerra mondiale, fu Medaglia d’oro, creò la mitica “Coppa Acerbo”, una gara internazionale automobilistica che si disputava sul circuito pescarese, alla quale parteciparono personaggi come Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari, vincitore della prima edizione.

(Per un approfondimento vedi l’articolo dedicato: “Le antiche Ceramiche di Castelli, il Museo Acerbo di Loreto Aprutino”, link al termine di questo articolo.)

Loreto Aprutino – Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli – Foto Leo De Rocco

Non lontano dal Museo dell’Olio, dalla Chiesa di San Pietro Apostolo e dal Museo Acerbo troviamo il Castello Chiola, un edificio in stile cinquecentesco con richiami neoclassici. Costruito con funzioni difensive, una fortificazione, dai longobardi (864) fu ampliato dai normanni (1071) e nel ‘300 divenne la storica dimora dei signori di Loreto, i nobili feudatari che si avvicendarono nel dominio di queste terre: i d’Aquino, i d’Avalos, i Caracciolo fino ai Conti di Loreto nel ‘600. La famiglia Chiola divenne proprietaria del palazzo nella metà dell’800.

Oggi il castello è diventato un hotel di lusso, il gentile personale mi permette di visitare gli ambienti comuni e quasi per caso sulle pareti di un grande salone scopro i cartoni preparatori disegnati dal pittore Basilio Cascella (Pescara, 1860 – Roma, 1950) per i sette pannelli policromi in ceramica che l’artista realizzò per decorare le famose terme toscane di Montecatini, oggi Patrimonio UNESCO. In uno dei pannelli è rappresentata la Festa di San Zopito. (foto sotto)

Quella di San Zopito è una festa molto sentita dai loretesi. Per tradizione si rinnova ogni anno in primavera, il lunedì dopo la Pentecoste. Un bue bianco, per l’occasione avvolto da un mantello con l’immagine di San Zopito e decorato con uno specchio e nastri colorati, viene portato in processione per le vie del paese, partendo dalla chiesa di Santa Maria in Piano.

Sul bue viene fatto sedere un bimbo che rappresenta un angelo, per questo viene vestito di bianco con la testa adornata da una coroncina di fiori, un garofano rosso in bocca e in mano regge un ombrellino bianco.

Insieme, scortati dalla “Compagnia dei Vetturali”, simbolo del commercio dell’olio di medievale memoria, il bue e il bimbo giungono davanti alla chiesa di San Pietro Apostolo e si inginocchiano al cospetto del busto argenteo di San Zopito, in ricordo dell’arrivo in questa chiesa, il 25 maggio 1711, delle reliquie del santo provenienti dalle tombe di Callisto a Roma. In quella occasione, si racconta, il bue di un contadino loretese si inginocchiò al passaggio delle sacre reliquie. L’evento, che richiama numerosi turisti, ambisce al riconoscimento di Patrimonio immateriale UNESCO.

I pannelli allegorici policromi in ceramica di Basilio Cascella, 1926 – Galleria della mescita, Terme di Montecatini – a destra: Castello Chiola, Loreto Aprutino, cartoni preparatori di Basilio Cascella per i pannelli in ceramica delle Terme di Montecatini – Foto Leo De Rocco

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Loreto Aprutino – la facciata del Castello Chiola – Foto Abruzzo storie e passioni

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Disegni preparatori per i pannelli in ceramica delle Terme di Montecatini, dettaglio della Festa di San Zopito – Foto Leo De Rocco – a destra: Loreto Aprutino, Festa di San Zopito – Foto Federico Acconciamessa

Gli affreschi in Santa Maria in Piano

Il Ponte del Capello

Loreto Aprutino – Chiesa di Santa Maria in Piano – Foto Leo De Rocco

Le origini della chiesa di Santa Maria in Piano risalgono attorno all’anno 800. Nell’864 è documentata tra le pertinenze dell’abate di Montecassino Bertario. Nel 1091 la chiesa risulta tra le proprietà dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno, per poi passare all’abbazia di San Bartolomeo a Carpineto della Nora. Ricostruita dopo un incendio nel 1280, la chiesa fu restaurata nella metà del ‘500 dall’abate Giovanni Battista Umbriani di Capua, il quale diede all’edificio l’attuale forma architettonica.

Gli affreschi sulla controfacciata rappresentano uno dei cicli pittorici più significativi del ‘400 abruzzese. Descrivono un monumentale Giudizio Universale, di gran pregio artistico e iconografico. La rappresentazione è caratterizzato da una particolare brillantezza dei colori. Così brillanti in Abruzzo non si riscontra in nessun altro ciclo di affreschi.

Il suggestivo effetto cromatico è dovuto all’encausto, dal greco “enkaustès”, ossia “mettere a fuoco”. Una tecnica pittorica che consisteva nello sciogliere i colori a caldo nella cera per far acquisire ai pigmenti una particolare brillantezza. In uso fin dall’antichità, la tecnica ad encausto era diffusa nella pittura romana pompeiana. (Foto sotto)

Mentre osservo questi affreschi immagino nel ‘400 l’autore, che ancora oggi non ha un nome certo e documentato, lavorare all’interno di questa chiesa nella penombra delle candele, intento a mescolare i colori nella cera d’api fusa, nel mentre i suoi aiutanti di bottega accendevano torce e grandi bracieri, perché l’affresco ad encausto dev’essere asciugato il prima possibile, ma il calore può essere avvicinato alla parete appena affrescata seguendo una tecnica e una tempistica ben precisi altrimenti il colore non si fissa e si stacca.

Ed è quello che probabilmente accadde a Leonardo da Vinci nella sua pittura murale “La Battaglia di Anghiari” (1503) a Palazzo Vecchio di Firenze, opera rimasta incompiuta e abbandonata dallo stesso artista a causa di errori tecnici.

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Affresco pompeiano ad encausto nella Villa dei Misteri – Foto Leo De Rocco

Padova, Giudizio Universale, Giotto, 1306, Cappella degli Scrovegni – Foto Leo De Rocco

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Maestro di Loreto, Giudizio Universale, Chiesa di Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

La composizione del Giudizio Universale di Loreto Aprutino mi ricorda il celebre Giudizio di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova che fotografai tempo fa, con il classico schema iconografico, ripetuto qui a Loreto con alcune variazioni in tre registri: nella parte superiore e centrale il Cristo giudicante in trono racchiuso nella mandorla e circondato da quattro angeli, alla sua destra la Vergine Maria, a sinistra San Giovanni Battista.

Appena sotto di loro i santi Domenico con la tonsura, Francesco, riconoscibile dalle stimmate e Agostino con la mitra vescovile, tutti e tre inginocchiati davanti ai simboli della Passione, Arma Christi, esposti come sospesi sopra un altare bianco ai cui lati appaiono, divisi in due gruppi, una folla di santi e beati, profeti, apostoli e fondatori di ordini monastici. Qualcuno si guarda attorno, altri pregano, un santo sembra stia richiamando una beata distratta con le braccia conserte, altri ancora parlano tra loro, probabilmente a voce alta perché vicino ci sono i cori celesti, gli angeli musicanti con violini e mandole e angeli che fanno cadere petali di fiori.

Infine al terzo livello della rappresentazione (più in basso) troviamo rappresentati (guardando dal piano frontale) il Paradiso a sinistra e l’Inferno a destra. Quest’ultima parte purtroppo è quasi completamente sparita.

Il Giudizio di Loreto presenta una doppia linea di lettura: dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra. Nella galleria fotografica ho cercato di rispettare questo ordine. Siccome ad oggi l’autore risulta ignoto, lo chiameremo il Maestro di Loreto.

Il dettaglio più curioso e interessante della rappresentazione, autentica rarità nella storia dell’arte e caso unico in Abruzzo, è il cosiddetto Ponte del Capello. Il ponte, raffigurato sopra un fiume, presenta un restringimento nella parte centrale: solo le anime non appesantite da tanti e gravi peccati commessi in vita riusciranno ad oltrepassare quel passaggio cruciale e avere la possibilità di raggiungere il Paradiso. Le altre inesorabilmente cadranno nel fiume di lava e saranno trascinate all’Inferno.

In questa scena il Maestro di Loreto raffigura una folla di anime, qualcuno sicuro che non cadrà dal ponte sorride e saluta facendo ciao con la mano, nel mentre altri cercano di aiutare chi sta per precipitare afferrandogli una mano, forse un parente o un amico; un altro ancora agita il pollice come per dire “va prima tu”.

Attraversato il ponte le anime pie sono accolte da un angelo che indica loro una strada circondata da giardini, fiori e alberi carichi di frutta. Qualcuno mentre si incammina raccoglie i fiori, altri si arrampicano sugli alberi dell’Eden. La strada conduce a un palazzo paradisiaco abbellito da ampie terrazze sulle quali i beati vengono vestiti con eleganti abiti e incoronati con ghirlande di fiori portate dagli angeli. All’ingresso del palazzo della Gerusalemme Celeste si intravede San Pietro con le chiavi.

Intanto l’Arcangelo Michele raffigurato in trono con abiti bizantini e una bilancia pesa le anime che sul ponte stavano per cadere. Una ulteriore prova per i casi dubbi. Alcune anime, loro malgrado, dovranno tornare indietro per alleggerirsi nel Purgatorio. Si tratta della cosiddetta “Psicostasia” (1). L’alleggerimento dell’anima, pur trapassata nella Grazia di Dio, consiste in una trasformazione spirituale: si dovranno riconoscere gli errori commessi durante la vita terrena prima di accedere nel Regno del Cielo.

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Loreto Aprutino – Dettaglio del Ponte del Capello – Foto Leo De Rocco

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Un angelo accoglie le anime che sono riuscite ad attraversare il Ponte del Capello – Foto Leo De Rocco

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San Michele arcangelo mentre pesa le anime – dettaglio del Giudizio Universale, chiesa di Santa Maria in Piano – Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

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Dettagli del palazzo del Paradiso, la Gerusalemme Celeste e i giardini dell’Eden – Foto Leo De Rocco

L’iconografia del Ponte del Capello rimanda alla cultura orientale, in particolare a quella greco-bizantina a sua volta mutuata da quella egiziana. Evidenti basi di studio e ispirazione di questo tanto bravo quanto misterioso Maestro di Loreto.

Una delle fasi del Giudizio Universale, secondo la cultura religiosa orientale, prevede (appunto) il passaggio delle anime attraverso il Chinvato Peretu di Zoroastro, un ponte che nella parte centrale è, come dipinto qui a Loreto, sottile come un capello affinché, come abbiamo visto, proprio in quel punto siano pesate le anime buone e quelle cattive.

L’anonimo pittore di Loreto Aprutino era dunque a conoscenza anche della Visione di Alberico che a sua volta aveva letto Zoroastro?

Il monaco di Montecassino, al secolo Alberico da Settefrati vissuto attorno al 1100, dopo una malattia con febbre alta e perdita di coscienza, e con visioni del paradiso, purgatorio e inferno, in compagnia, racconta nelle sue memorie il frate, di San Pietro scortato da due angeli, descrive un:

Ponte su un fiume, dove le anime riescono a passare se sono leggere e con pochi peccati

Si da il caso che questo frate Alberico da Settefrati era uno dei monaci dell’abbazia di Montecassino, e proprio all’abate di Montecassino, Bertario, apparteneva dall’anno 864 la pertinenza dell’edificio primario di Santa Maria in Piano. Coincidenze?

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Loreto Aprutino – ciclo di affreschi in Santa Maria in Piano – Foto Leo De Rocco

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Loreto Aprutino vista dalla chiesa di Santa Maria in Piano – Foto Leo De Rocco

San Tommaso d’Aquino

Le cinque campate della chiesa di Santa Maria in Piano Chiesa presentano altri interessanti affreschi. In particolare nella quinta campata troviamo una dettagliata e pregevole rappresentazione della vita di San Tommaso d’Aquino.

Questo secondo ciclo di affreschi, probabilmente successivo al Giudizio Universale del Maestro di Loreto, fu commissionato da Francesco II d’Aquino, la stessa casata del famoso Tommaso. Gli stemmi araldici della nobile famiglia sono lì a ricordarlo.

Francesco II d’Aquino era il fratello di Antonella d’Aquino, nobildonna vissuta nel ‘400, marchesa di Loreto Aprutino e sposa di Innico d’Avalos, ereditiera in Abruzzo del marchesato di Pescara, della Contea di Loreto Aprutino e della Baronia di Pescasseroli.

La figlia, Costanza d’Avalos, a parte le secondo me fantasiose ipotesi circa la sua identità riconosciuta nella misteriosa Gioconda di Leonardo, fu l’artefice di un importante ritrovo culturale sull’isola di Ischia, insieme, tra gli altri, alla sua illustre nipote, l’affascinante poetessa Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, e molto amica del celebre Michelangelo.

In un bel dipinto rinascimentale (foto sotto) il “Polittico d’Avalos”, ecco le due nobildonne ritratte nel 1512: a sinistra la duchessa di Francavilla al Mare Costanza d’Avalos in abiti vedovili, a destra la marchesa di Pescara Vittoria Colonna, all’epoca ventenne e sposata da tre anni (1509) con Ferrante d’Avalos quinto marchese di Pescara, abbigliata con abiti sontuosi, gioielli, capelli adornati da perle, nastri di seta e una retina d’oro.

Nel polittico è ritratto San Tommaso d’Aquino, storico protettore della famiglia d’Aquino, protagonista anche degli affreschi qui a Santa Maria in Piano.

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Costanza d’Avalos-d’Aquino e sua nipote Vittoria Colonna – Polittico d’Avalos o Madonna della Misericordia, 1512, autore ignoto – Ischia, Sagrestia del Convento dei frati minori di Sant’Antonio

Loreto Aprutino – Santa Maria in Piano, affreschi sulla vita di San Tommaso d’Aquino, gennaio 2016 – Foto Leo De Rocco

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Loreto Aprutino, affreschi nella chiesa di Santa Maria in Piano, Frate Tommaso d’Aquino, trovato morto, viene accudito dai confratelli – Foto Leo De Rocco

Anche in questo secondo ciclo di affreschi scopriamo alcune curiosità. Il volto e le mani del Santo sono colorati di verde (foto sopra), segno evidente di una morte avvenuta per avvelenamento, un omicidio dunque.

Un fatto storico citato anche da Dante nella Divina Commedia: “ripinse al ciel Tommaso”, citazione riferita al re di Napoli Carlo d’Angiò il quale rispedì (ripinse) in cielo, quindi fece uccidere, Tommaso d’Aquino. La misteriosa morte di Tommaso d’Aquino è uno dei più clamorosi gialli storici rimasti irrisolti.

Il sospettato numero uno secondo alcuni studi sarebbe proprio quel superbo di Carlo I d’Angiò, il quale qualche anno prima fece tagliare la testa al giovanissimo principe Corradino di Svevia dopo la celebre Battaglia di Tagliacozzo, combattuta sui marsicani Piani Palentini il 23 agosto 1268. Ma fu davvero lui il mandante dell’omicidio di San Tommaso d’Aquino?

A quanto pare il re angioino avrebbe ordinato l’omicidio mentre si recava da papa Gregorio X al Concilio, il secondo, convocato a Lione nel 1274. A quel Concilio partecipò pure il monaco eremita Pietro Angelerio, futuro papa Celestino V, il famoso “papa del gran rifiuto” incoronato sul trono di San Pietro a L’Aquila, nella Basilica di Collemaggio, nel 1294. Pietro da Morrone giunto a Lione a piedi dai suoi eremi nascosti tra i boschi della Majella.

Il movente? Le sospette simpatie di una parte della nobile famiglia di Tommaso d’Aquino per gli Hohenstauufen, il casato al quale appartenne il citato Corradino, ma anche suo nonno, lo Stupor Mundi Federico II, e suo zio Manfredi di Puglia: insomma i regnanti in Sicilia e Sud Italia, Abruzzo compreso, prima degli angioini.

A quel Concilio frate Tommaso, ovviamente invitato, non arrivò mai perché morì il 7 marzo 1274 nell’abbazia cistercense di Fossanova (Latina). Ufficialmente, comunicò l’allora abate di Fossanova, “per una malattia improvvisa”, ma a quanto pare l’autore degli affreschi di Loreto Aprutino non aveva dubbi: fu invece omicidio per avvelenamento.

E non avevano dubbi nemmeno i suoi committenti, i conti d’Aquino feudatari di Loreto Aprutino e discendenti di San Tommaso, lo stemma del casato, scudo con leone rampante troncato di rosso e d’argento raffigurato ai piedi degli affreschi qui a Loreto, è il loro beneplacito.

Loreto Aprutino, Santa Maria in Piano, stemma della famiglia d’Aquino – Foto Leo De Rocco

Ma i dubbi ancora oggi ci sono. E se il Tommaso d’Aquino rimandato in cielo, come scrive Dante, non fosse il santo in questione? Insieme al povero Corradino di Svevia, dopo un processo farsa a Napoli, Carlo d’Angiò fece decapitate anche un cavaliere che accompagnava il giovane principe svevo e che pochi anni prima sposò la figlia di Federico II.

E, colpo di scena, quel cavaliere si chiamava anche lui Tommaso d’Aquino, parente e omonimo del Santo morto a Fossanova. Ma anche se questo cavaliere omonimo fosse realmente esistito, perché Dante si scomodò a citarlo? non era un personaggio storico rilevante. Il mistero sulla morte di San Tommaso d’Aquino a quanto pare è destinato a rimanere tale.

La chiesa di Santa Maria in Piano è una delle chiese più intriganti e artisticamente interessanti d’Abruzzo, un motivo in più per visitare la bella Loreto Aprutino.

Loreto Aprutino, affreschi chiesa Santa maria in Piano – Foto Leo De Rocco

L’eclissi solare di Loreto Aprutino e di Raiano

Cristoforo Clovio (Baviera, 1538 – Roma, 1612)

Raiano – chiesa di Santa Maria delle Grazie, dettaglio della facciata con l’indicazione della eclissi solare – Foto Leo De Rocco

“Addì ultimo di luglio 1590 si scurì il sole” – graffito tra gli affreschi di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco

Curiosi infine gli antichi graffiti (originali) presenti nel registro inferiore. L’autore di uno di essi (foto sopra) ci fa sapere che a fine luglio del 1590 “si oscurò il sole”.

Ma una eclissi totale di sole visibile alla latitudine di Roma, quindi anche in Abruzzo, si verificò nel 1567 non nel 1590, che è invece l’anno in cui si conclusero i lavori di ristrutturazione della chiesa di Santa Maria in Piano commissionati dall’abate Giovanni Battista.

Oltretutto una citazione simile l’ho trovata sulla facciata di una chiesa a Raiano, Santa Maria delle Grazie, XII sec. (foto sopra) alle porte delle Gole di San Venanzio: “addì 9 aprile il sole si oscurò”.

Si tratta della eclissi totale di sole del 9 aprile 1567, nota agli astronomi grazie alle osservazioni di Cristoforo Clavio, l’astronomo matematico famoso per il Calendario Gregoriano, il quale osservando lui stesso a Roma l’eclissi giunse alla conclusione che il diametro del sole era più grande di quello della luna, contrariamente alle affermazioni di Tolomeo riportate nell’Almagesto (II sec.d.C.).

Allora il graffito di Loreto Aprutino a quale eclissi si riferisce? Forse, provo a ipotizzare, l’autore proveniva o viaggiò in Sicilia in quanto una eclissi solare anulare effettivamente si verificò in Italia la mattina del 31 luglio 1590, ma fu visibile solo in Sicilia.

Loreto Aprutino – Foto Leo De Rocco – a destra: Khaled al-Asaad nel Museo di Palmira da lui diretto. Il 18 agosto 2015 Asaad fu ucciso davanti al suo Museo perché si rifiutò di rivelare dove si trovavano le opere d’arte, da lui nascoste per salvarle dalla distruzione.

Mentre scrivo sul misterioso Maestro di Loreto Aprutino che nel ‘400 cercò un dialogo iconografico tra la religione cristiana, quella greco ortodossa bizantina e quella islamica, l’attualità mi riporta ai conflitti in Medioriente, alle notizie sulla criminale distruzione di siti archeologici e il saccheggio di opere d’arte.

Per questo desidero ricordare in questo articolo l’archeologo e scrittore siriano Khaled al-Asaad, il quale sacrificò la sua vita per difendere e salvare l’arte della sua terra: Palmira.

Khaled al-Asaad è stato il Direttore del Museo di Palmira e dell’importante sito archeologico dell’antica città siriana, la sua passione e il coraggio nel difendere al costo della sua stessa vita un patrimonio di tutta l’umanità rimarranno sempre nella memoria.

La bellezza salverà il mondo? chissà, intanto vi invito a scoprire le bellezze di Loreto Aprutino, e non dimenticate di assaggiare la bontà dell’olio prodotto da queste parti, un olio da re.

Copyright © Foto/Testo/Video – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com

La legge e le norme vigenti vietano la riproduzione, anche solo parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Note al testo: 1) La psicostasia deriva dalla cultura egiziana, nella quale Anubis aveva il compito di pesare i cuori delle anime affinché risultassero talmente puri da pesare meno della piuma di Maat, la dea della verità e della giustizia, e guadagnare così un posto nel paradiso – Fonti: Le Chiese delle Diocesi Italiane; Diocesi di Ischia; Guida alle città d’arte d’Abuzzo, Edizioni Carsa 2001- Collezione Acerbo in Loreto Aprutino, Carsa Edizioni – Ringrazio per la collaborazione Andrea de Carlo, traduttore e docente di letteratura; Don Andrea, parroco di Santa Maria in Piano.

Appendice

Pietà lignea, scultore tedesco XV sec. Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino – Busto di San Zopito, Chiesa di San Pietro Apostolo – Loreto Aprutino in una serigrafia di Franco Summa, 1970 – Foto Leo De Rocco – Polittico d’Avalos, 1512 – Foto Diocesi di Ischia


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– English version –

The Master of Loreto

As one moves along one of the scenic routes of the Abruzzo coast, which climb up mountains and hills, they meet Loreto Aprutino, an interesting art town, located between the Gran Sasso mountain and the Adriatic Sea. They could then visit the frescoes found in a beautiful abbey church of this town; a church that looks like an island surrounded by a sea of secular olive trees. The Oil “Aprutino Pescarese”, produced in these hilly areas, is indeed one of the delights of Abruzzo and it was the first olive oil in Italy to obtain the Protected Designation of Origin by the European Union.


Olive oil Museum, Loreto Aprutino, september 2015
Olive oil Museum, Loreto Aprutino, september 2015

It is no coincidence that in Loreto Aprutino there is an interesting Olive Oil Museum, which is housed in an old (and spectacular) oil mill. The building, constructed in a curious late Gothic style, was built at the end of the nineteenth century based on some designs that the distinguished artist of Abruzzo, Francesco Paolo Michetti, made on behalf of his friend and landlord Raffaele Baldini Palladini. The oil produced in this mill was so precious that even the Russian Tsar Nicholas II, used to order huge quantities of it. This oil of Abruzzo used to arrive on the magnificent tables of the Imperial Russia bottled strictly in the precious Baccarat crystal. The interesting architecture of the Olive Oil Museum and the fascinating history attached to it deserves an article of its own. In this photographic article another art treasure of Abruzzo, which is kept in Loreto Aprutino, will be discussed, namely the Church of Santa Maria in Piano.


Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016
Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016

The preserved frescoes in this magnificent abbey church represent one of the most important painters’ cycles of the of the fifteenth-century Abruzzo. Although its origins date back to around the year 800, the first historical sources of Santa Maria in Piano start in the year 1100. During that period, the building fell under the appurtenances of some nobles of the area, namely the Counts Guglielmo Tassone and Guglielmo Grandinato of Brittoli. The restorations commenced in the fifteenth century to give the building its current architectural and artistic form. The frescoes at the counter-façade represent a monumental “Last Judgement” painting, that leaves amazed those who gaze at it for the beauty and the brilliance of the colours. The lively and brilliant effect of the colours is due to the encaustic painting technique, which was about dissolving the colours in hot wax. The art students were not able to give a name to the author of this magnificent “Last Judgement”, therefore we will call this unknown artist simply as the “Master of Loreto”.

The artefact can be read in two ways: from bottom upwards and from right to left (in the photo gallery present in this article, this order has been respected). One of the most curious and interesting details from an artistic and iconographic point of view is the certainly rare (in the history of art) representation of the so-called Bridge of Capello (Ponte del Capello). The bridge, which is depicted above a river, has a narrowing in the middle: only the souls that are not weighed by a lot of sins will be able to cross that stretch of the bridge. On the other hand, the rest will fall surely in the river and will be dragged to Hell. The pious souls are instead greeted by an angel, while St Michael, who is unusually depicted in Byzantine clothes, awaits the souls to be “weighed” with a scale (psychostasia).


Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016
Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016

The iconography of the Capello Bridge refers to the Eastern culture, especially the Greek-Byzantine one or that of ancient Persia, a clear basis for study and inspiration as the mysterious Master of Loreto. Indeed, one of the “Last Judgement” phases, according to the Oriental-Islamic religious culture, involves the passage of souls through the Chinvato Peretu, a bridge, which in the central part is as thin as a hair so that at that point the good and the bad souls are weighed. The anonymous Master of Loreto was certainly also aware of the famous “Alberico vision”, described by Dante Alighieri in the Divine Comedy. In the vision, the monk Alberico of the Montecassino Monastery, from Settefrati (1100), describes a “bridge over a river, where the souls can pass if they are lightweight and with few sins.”


Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016
Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016

The five bays of the Church have some very interesting frescoes, as well. In particular, in the fifth bay a valuable artistic representation of the life of St. Thomas Aquinas can be found. The cycle of frescoes dedicated to St Thomas Aquinas, which were probably painted prior to the “Last Judgement” of the Master of Loreto, were commissioned by Francesco II of Aquino. The heraldic arms of the noble family paintings at the foot of the frescoes are a proof for that. Francesco II of Aquino was the brother of the Italian noblewoman Antonella of Aquino, who was the wife of Innaco d’Avalos and heiress in the Abruzzo region of: the marquisate of Pescara, the county of Loreto Aprutino and the barony of Pescasseroli. Her daughter, Constanza, is considered by some historians as one of the probable noblewomen portrayed in the famous painting by Leonardo da Vinci, namely Mona Lisa.


Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016
Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino, January 2016

The frescoes dedicated to St. Thomas Aquinas are somehow quite interesting. The face and hands of the Saint are coloured green, a clear sign of a death by poisoning. This detail was also described by Dante Alighieri in the Divine Comedy. The numerous inscriptions at the foot of the frescoes of the bays are also curious. For example, one of those indicated a solar eclipse on the last day of July of 1590 that apparently occurred for real.

The artistic blending of the two cultures, Christian and Islamic, is represented in some of the details of the “Last Judgement” of Loreto Aprutino. Not only does this blending transmit appeal for the artistic beauty of the artefact itself, but it also assumes a deeper meaning in the framework of our contemporary times. Indeed, the unknown artist of the fifteenth century of Abruzzo has passed on to us (unknowingly and through his work) a message that is contemporary today. Furthermore, the recent events that have affected the art world in some areas of the Middle East inevitably bring us back a famous phrase in mind: “beauty shall save the world.”

Leo De Rocco


Copyright © All rights reserved – This article and the pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use any part of this article without written authorisation. – Footnotes: 1) Graffiti of 1590, found in a bay of the Church of Santa Maria in Piano di Loreto Aprutino; for other articles on Loreto Aprutino please see The Secret Garden (Il Giardino Segreto), September 2015 – Photos (including cover): Loreto Aprutino, January 2016, author Leo De Rocco – Sources: Guida alle città d’arte d’Abuzzo, Publisher: Carsa 2001 – Acknowledgements: Andrea de Carlo, translator and professor of Literature; Father Andrea, pastor of the Santa Maria in Piano Church – Blogger: Leo De Rocco / derocco.leo@gmail.com


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