Giulianova, l’enigmatico portale di Santa Maria a Mare.

Negli articoli precedenti dedicati all’arte medievale abruzzese abbiamo viaggiato tra Rosciolo dei Marsi, Moscufo, Cugnoli e Guardia al Vomano alla ricerca dei libri di pietra dei magister Nicodemo, Roberto tra gli arredi sacri di chiese e abbazie.

Dopo le variopinte cosmatesche che decorano la navata centrale di San Pietro in Massa d’Albe e i materiali imperiali in marmo e bronzo che compongono il  monumentale portale dell’abbazia di San Clemente a Casauria, passando dall’entroterra al mare siamo poi andati nell’incantato Golfo di Venere a Fossacesia  per cercare di interpretare le scene scolpite nella pietra bianca che compongono il “Portale della Luna” dell’abbazia di San Giovanni in Venere.

Restando sul litorale abruzzese, ma spostandoci più a nord, sulla costa teramana, Abruzzo storie e passioni oggi vi porta a scoprire un altro interessante portale medievale composto da un mosaico di tessere scolpite che invitano il visitatore a svelare arcani e cabalistici messaggi, forse legati alle fasi dello zodiaco, all’alternarsi delle stagioni e allo scorrere del tempo: è il portale della chiesa di Santa Maria a Mare a Giulianova.

Giulianova – Foto Abruzzo storie e passioni

Chiesa di Santa Maria a Mare – Foto Abruzzo storie e passioni

La chiesa, detta anche dell’Annunziata, si trova oggi inglobata nelle moderne architetture urbane di Giulianova marina, nella zona sud, al confine con Roseto degli Abruzzi, a ridosso di un ponte che la sovrasta e quasi la nasconde ai numerosi automobilisti che quotidianamente transitano sulla vicina Nazionale Adriatica.

Tra il XII e il XIII secolo quando la chiesa di Santa Maria a Mare fu completata, al posto di questo rumoroso e inquinante flusso veicolare, che soprattutto d’estate intasa la strada “Nazionale” per riversare masse di turisti sulle vicine spiagge, avremmo visto soldati, viandanti e pellegrini stazionarie in questi stessi luoghi prima di raggiungere il vicino porto dell’allora Castrum Novum da dove imbarcarsi diretti in Terra Santa.

In realtà nel periodo medievale il nome era Castel San Flaviano, Castrum Novum Piceni indicava l’antica colonia romana fondata a ridosso del fiume Batinus, l’attuale Tordino, nel IV secolo a.C.

La prima documentazione di Santa Maria a Mare risale al 1108, menzionata come “Ecclesia S.Marie juxta mare sitam” (1). Nello stesso documento viene citato Attone Comite appartenente alla famiglia dei Conti aprutini il cui capostipite fu un certo Lodoino nell’anno 981.

Conti feudatari delle terre teramane, ovvero il territorio dell’antico “Aprutium”, da cui deriva il termine Abruzzo, esteso nel 1233 sotto lo stupor mundi Federico II a tutte le 3 province create dagli ex gastaldati longobardi: Chieti, Sulmona e appunto Teramo-Penne. L’Aquila nacque nel 1254.

Durante l’epoca feudale degli Acquaviva Castel San Flaviano verrà abbandonato a seguito della Battaglia di San Flaviano, detta anche del Tordino, combattuta il 20 luglio 1460 tra l’esercito angioino da un lato e gli Aragonesi (insieme allo Stato Pontificio e al Ducato di Milano) dall’altro, vinsero gli angioini e i baroni abruzzesi capitanati da Giosia d’Acquaviva, ma l’anno dopo il condottiero Matteo di Capua sotto le insegne aragonesi distrusse Castel San Flaviano.

La città sarà dunque ricostruita circa dieci anni dopo sull’attuale altura soprattutto per volontà dell’allora duca d’Acquaviva Giulio Antonio, figlio di Giosia, il quale diede il nuovo nome alla città Giulia-Nova.

Il progetto del piano urbanistico di Giulianova, basato sulla nuova concezione degli spazi urbani, la cosiddetta “città ideale rinascimentale”, sarà ideato (o da lui ispirato), da uno dei più importanti architetti dell’epoca, il senese Francesco di Giorgio Martini (Siena, 1439 – 1501).

Dettaglio dei portali laterali e della Porta Santa del Duomo di Atri; foto sotto: portale della chiesa di Santa Maria a Mare Giulianova – Foto Leo De Rocco

Il portale che studieremo oggi fu realizzato da Raimondo di Poggio, il maestro scultore e architetto vissuto tra il XIII e il XIV secolo che abbiamo già conosciuto in uno degli articoli che questo blog ha dedicato alla città ducale di Atri (“Atri, tra Adriano e Andrea de’ Litio”). Alla mano del maestro Raimondo, con la collaborazione di Rainaldo d’Atri, appartengono le raffinate porte laterali del Duomo atriano, una delle quali è una Porta Santa.

Il nostro sguardo giunti al cospetto del portale di Santa Maria a Mare si posa in particolare sull’archivolto, composto da quattro archi concentrici riccamente decorati con motivi floreali, animali, volti umani e 18 formelle scolpite a bassorilievo. Sulla lunetta una amorevole Madonna accarezza il Bambino Gesù.

Non sono molto lontani i tempi in cui tra questi intrecci vegetali vedevamo animali feroci e piccoli mostri; uomini che lottano per raggiungere il bene ma sono tentati dal male; personaggi che si tirano la barba tra palme e leoni, uomini ingoiati da animali fantastici e altri con copricapi orientali che ci fissano per dirci qualcosa. Un simbolismo medievale tanto caro ai tre citati magister del romanico abruzzese fondatori della “premiata ditta Ruggero & Figli” (vedi l’articolo “I gioielli del Velino”, in questo blog).

Qui a Santa Maria a Mare l’architetto scalpellino Raimondo da Poggio ci racconta un’altra epoca in cui il romanico colmo di simboli fiabeschi sta lasciando ormai il posto al gotico ma per non farci mancare le precedenti atmosfere allo stesso tempo ci propone un enigma da svelare con 18 quadretti così misteriosi da configurare un vero e proprio rompicapo per gli studiosi, alcuni dei quali in passato chiusero clamorosamente il caso facendo provenire le formelle quadrate addirittura da un tempio pagano, dalle cui rovine sarebbe stato costruito nel VIII secolo l’edificio primario di Santa Maria a Mare. Impossibile, questa ipotesi sembra più, come diremmo oggi, una “bufala”.

Non ci rimane che studiare queste formelle con la lente d’ingrandimento con l’avvertenza che questo articolo rimarrà “aperto”, semmai d’ora in poi ci saranno nuove e convincenti interpretazioni da parte di chi scrive e da parte dei lettori di questo blog.

La prima (foto sopra) è coraggiosa e scandalosa, una simbologia “oscena” in verità non rarissima nell’arte medievale. Cosa vuole dirci il magister Raimondo con quell’uomo piegato sul davanti, con le brache calate, natiche e attributi in bella mostra? Per giunta sul portale di un luogo di culto.

Chissà se nel Medioevo al cospetto di questo portale le mamme coprivano gli occhi ai propri figlioli. “Rimuovi da te la mala bocca, e li altri atti villani siano di lungi da te”, scrive Dante Alighieri nel Convivio, citando Salomone mentre parla a suo figlio adolescente. Potrebbe essere questo il messaggio di questa formella.

Cerchiamo anche un confronto con simbologie simili tra chiese, abbazie e palazzi trattati negli articoli precedenti. La mente va ad altri due bassorilievi “scandalosi”, uno lo abbiamo visto nell’articolo dedicato a Popoli Terme e l’altro sulla facciata della Santissima Annunziata a Sulmona, accennata nell’articolo su Pacentro.

Anche sul prospetto della Taverna Ducale di Popoli Terme troviamo una rassegna di formelle scolpite in bassorilievi raffiguranti simboli allegorici, oltretutto risalenti alla stessa epoca del portale in esame (XIV secolo).

Tra questi appare un uomo (foto sotto) anch’egli nudo, nel mentre un drago gli sta per azzannare gli attributi. Sarà forse un messaggio subliminale lanciato dal Duca di Cantelmo ai suoi sudditi? Colpevoli di dipingere la famiglia ducale popolese come avida e tirchia.

Dettaglio della facciata della Taverna Ducale di Popoli – Foto Leo De Rocco

Dettagli della facciata della Santissima Annunziata Sulmona – Foto Leo De Rocco

Sulla facciata gotica e rinascimentale del complesso della Santissima Annunziata a Sulmona (foto sopra) lungo la cornice decorativa della fascia superiore, realizzata in tre segmenti a partire dal 1415 (2), composta da grappoli d’uva e intrecci di tralci di vite, o meglio “di vita” giacché il vegetale simboleggia lo scorrere della esistenza, si susseguono scene di vita popolare e rimandi iconografici alle Sacre Scritture.

In una scena un uomo nudo mostra gli attributi a una figura femminile anch’essa nuda, nel mentre, secondo le interpretazioni prevalenti, le spinge la testa a sé. Ma guardando meglio la postura della mano dell’uomo a mio avviso la sta invece respingendo, a significare che non bisogna cedere alle tentazioni.

Le “oscenità” nella iconografia medievale possono assumere significati apotropaici, ma esprimere anche ermetici messaggi sospesi tra sacro e profano che l’artista (o il suo committente) ci consegnano affinché, nella lettura d’insieme della rappresentazione, siano da noi recepiti e interpretati.

Cercando le fonti e la bibliografia riguardante la storia del portale di Giulianova ho trovato alcune interpretazioni ma non mi hanno convinto, pertanto non le menzionerò. Continuiamo dunque a decifrare l’enigmatico portale di Giulianova cercando di interpretare i segni e i personaggi scolpiti.

Dettaglio del ciborio di Roberto e Ruggero nell’abbazia di San Clemente al Vomano, Guardia Vomano –  Foto Leo De Rocco

Se i mostri e gli animali feroci che insediano uomini imbrigliati nelle foreste oscure di Nicodemo, Roberto e Ruggero simboleggiano l’eterna lotta tra il bene e il male; se l’uomo barbuto con gli attributi in mostra sulla facciata della Taverna Ducale di Popoli Terme è un messaggio di scherno del duca Cantelmo e se a Sulmona i tralci di vite, tra pampini e grappoli d’uva, insieme alle scene di vita quotidiana fatta di virtù e peccato conducono alla salvezza raggiungibile solo seguendo la parola di Dio, che inizia con l’Annunciazione, qual è la storia raccontata dalle 18 formelle del portale di Santa Maria a Mare?

Dopo l’apertura con la formella spudorata, nel riquadro successivo troviamo un cavaliere mentre uccide un drago con una lancia. Sembra l’iconografia relativa alla storia di San Giorgio e il drago. Ancora il tema del bene che trionfa sul male.

Seguono due formelle ognuna con una testa di uomo. Il primo sembra più una caricatura: viso gonfio, bocca sbilenca che sembra stia sussurrando qualcosa, le orecchie enormi. Il secondo, di aspetto serio e distinto, indossa un berretto. Sarà forse un riferimento alla stupidità contrapposta alla sapienza?

Un fiore con 12 petali, forse un rimando ai 12 mesi dell’anno, rappresenta la quarta formella, segue un re alle prese con un rapace, forse si tratta di un’aquila oppure è un falco. Il re è chinato, sembra si stia prendendo cura del volatile, oppure lo sta catturando per domarlo.

Un altro fiore, in totale sono 4, e una donna che cavalca un drago ci introducono nella parte centrale della rappresentazione in cui appare prima un giovane dalle nobili sembianze, ma non indossa la corona, poi due figure rappresentate in una formella, così come doveva essere composta anche la formella col drago, ma risulta mancante.

Ed ecco un’altra scena-oscena, un giovane, o forse una ragazza, apparentemente un fauno, si regge le gambe spalancate; sotto di lui una maschera ridanciana. La rappresentazione ricorda una delle 8 metope del Duomo di Modena.

Museo del Duomo di Modena, Maestro delle Metope, XII secolo – Foto per gentile concessione ad Abruzzo storie e passioni da Francesco Bini / Sailko cc‐by-sa

Chiesa di Santa Maria a Mare Giulianova, dettaglio del portale – Foto Leo De Rocco

Sul lato destro, nella prima formella, seguendo sempre la lettura dell’insieme  da sinistra a destra, appare un ragazzo che indossa un elmo, forse è un soldato o un cavaliere, sotto di lui un unicorno. Segue una scena che rappresenta due amanti sorpresi a letto forse dal marito di lei, che è armato di pugnale. Quindi nel riquadro successivo appare un grifo alato.

Le ultime 4 formelle sono composte da due fiori, simili alle decorazioni floreali che abbiamo visto sull’ambone dell’abbazia di San Clemente a Casauria, ma anche sulla facciata dell’abbazia di San Giovanni in Venere, così come sull’ambone della chiesa abbaziale di Santa Maria a Bominaco.

Le scene finali dell’enigmatico portale di Santa Maria a Mare in Giulianova sono composte da una formella che raffigura un pellegrino mentre sostiene la borraccia ad un altro pellegrino che sta bevendo. Chiude la storia un monaco che cammina aiutandosi con un bastone, nel mentre trasporta una giara.

Le formelle del portale di Santa Maria a Mare, Giulianova – Foto Leo De Rocco

Penne, portale della chiesa di Santa Maria in Colleromano ‐ Foto Leo De Rocco

Torneremo a parlare di questo portale, sperando di poter svelare altri arcani, intanto iniziamo a cercare altre similitudini con altri portali abruzzesi, come quello della chiesa di Santa Maria in Colleromano a Penne.

Copyright – Riproduzione Riservata – derocco.leo@gmail.com

Fonti/Note: 1) Ferdinando Ughelli in Italia Sacra, 1642/1662; 2) il tralcio decorativo fu realizzato in tre segmenti: 1415; 1483; 1519.

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