Chieti, Museo d’arte Costantino Barbella.

Chieti, ingresso Palazzo Martinetti-Bianchi, stemma della famiglia posto sulla volta dell’androne, cortile in passato chiostro del convento dei Gesuiti ‐ In copertina: Ettore e Andromeda, 1935, Giorgio De Chirico, Museo d’arte Costantino Barbella Chieti ‐ Foto Leo De Rocco

Nell’articolo dedicato a Chieti abbiamo raccontato la storia di alcuni palazzi signorili testimoni di avvenimenti importanti della storia italiana a ridosso della Seconda guerra mondiale, come il processo Matteotti. Siamo tornati a Teate, l’antica capitale dei Marrucini, per visitare un’altra storica dimora posizionata a due passi dall’elegante Teatro Marrucino: il seicentesco Palazzo Martinetti-Bianchi, sede di uno dei musei più importanti d’Abruzzo: il Museo d’arte Costantino Barbella.

Il palazzo prende il nome da un’antica famiglia il cui capostipite risulta a fine ‘500 originario di Pianella, un piccolo paese tra le colline pescaresi che abbiamo recentemente conosciuto in questo blog nell’articolo “I tesori di Pianella”.

Palazzo Martinetti-Bianchi prese forma da un convento dei Gesuiti fondato a Chieti nella prima metà del Seicento grazie a un nobile teatino, il quale donò tutti i suoi averi alla Compagnia di Gesù (1).

Dopo la soppressione degli ordini religiosi avvenuta nel 1767 il mancato incameramento dell’ex convento dei Gesuiti al demanio regio portò nel 1786 all’acquisto del bene da parte del chietino Pietro Franchi il quale trasformò il complesso in abitazioni private affittuatarie e botteghe sul piano strada, oltre a ricavare in un’ala dello stabile la propria abitazione arricchendola con eleganti decorazioni barocche.

In occasione del trasferimento a Napoli la famiglia Franchi vendette la proprietà, ed è in questo frangente che entrò in scena (1850) la famiglia Martinetti, con tale Antonio, il quale dopo aver ricevuto in eredità i beni da un suo zio diventò il nuovo nuovo proprietario del palazzo e in tale occasione aggiunse, per onorare lo zio benefattore, il cognome Bianchi al suo. (2)

Domenico, uno dei figli di Antonio Martinetti-Bianchi avuto con Zita Mayo, sposò Ida Treccia, figlia di Giandomenico Treccia e Urania Valentini, i baroni di Villa Urania a Pescara. I due unici figli maschi non avranno eredi, il ramo Martinetti-Bianchi quindi si estinse nel 1962. (3) La primogenita Antonetta Martinetti-Bianchi sposò Giustino Paparella, il figlio Raffaele aggiunse al suo cognome quello di una sua prozia: “Treccia”.

Pescara, Villa Urania, sede del Museo e Fondazione Paparella-Treccia – Foto Leo De Rocco

Sarà la donazione Paparella-Devlet (1992), composta da una raccolta di preziose ceramiche castellane, ad arricchire la già cospicua collezione del Museo d’arte Costantino Barbella, che mosse i suoi primi passi nella seconda metà anni del secolo scorso grazie alle opere recuperate dopo la soppressione degli ordini religiosi, a cui seguirono donazioni private e nuovi acquisti da parte di Enti locali.

L’idea di fondare un museo d’arte a Chieti ed evitare così la dispersione di importanti opere d’arte si deve al chietino Vincenzo Zecca (1832 – 1916). Erudito, storico, scrittore e archeologo, Vincenzo Zezza fu il primo a svolgere a Chieti accurate ricerche archeologiche inerenti l’antica “Teate”. La prima raccolta di opere avverrà negli anni Trenta del secolo scorso ad opera di Franceso Verlengia e Carlo Travaglini.

Nel 2004 il Museo si è arricchito di una nuova donazione costituita dalla straordinaria collezione “Arte per Immagini” dei coniugi Paglione: oltre 100 opere tra pittura e scultura con nomi di spicco dell’arte italiana del XX secolo, da De Chirico a Manzù, da Sassu a Guttuso, ma anche dell’arte contemporanea spagnola rappresentata da nomi di grande prestigio, come Mirò, García, Ortega, fino a Carlos Mensa.

Il Museo è diviso in cinque sezioni: dipinti dal XV al XIX secolo; sculture di Costantino Barbella, composte da bronzi, bozzetti e terracotte rappresentanti il mondo agro pastorale; disegni su carta; opere pittoriche esposte a rotazione provenienti dal Premio Michetti, prestigioso premio nazionale di pittura contemporanea che si tiene a Francavilla al Mare, e, in collezione permanente, la citata donazione Paglione dedicata all’arte moderna e contemporanea.

Tra le opere pittoriche sono presenti gli affreschi provenienti dalla distrutta chiesa di San Domenico; alcune tele di ambito napoletano (XVII-XVIII sec.) e opere degli abruzzesi Michetti, Cascella e ovviamente Barbella. Le didascalie indicate nella seguente galleria fotografica sono tratte dal catalogo “Il Museo d’arte Costantino Barbella” (3)

Galleria fotografica

Madonna del Suffragio, XV sec. Maestro dei polittici crivelleschi

San Francesco, 1510, Francesco da Montereale

Madonna con Bambino, 1452, Antonio di Atri (attribuito)

San Giovanni Battista, 1489, dettaglio, Maestro dei Polittici crivelleschi

Madonna con Bambino, primi del XVI secolo, ambito abruzzese

Madonna con Bambino e San Giacomo, 1480, ambito abruzzese

Scene di vita di San Giacomo, 1480, ambito abruzzese, proveniente dalla chiesa di San Domenico Chieti

Madonna con Bambino tra due Santi, 1481, frammento di affresco, Andrea de’ Litio, proveniente dalla chiesa di San Domenico Chieti ‐ si noti la somiglianza con i battenti del portale (Porta Santa) di Atri ( vedi l’articolo “Atri, tra Adriano e Andrea de Litio ” in questo blog)

Annunciazione, fine XVI, inizio XVII sec, Pittore abruzzese, copia dall’affresco trecentesco presente nella basilica della Santissima Annunziata di Firenze

Madonna dei Sette Dolori, XVIII secolo, Anonimo, olio su rame

Leda e il cigno, XVIII secolo, tempera su avorio, Anonimo napoletano

Marsia legato all’albero, XVIII secolo, tempera su vetro, Anonimo napoletano

Filottete ferito, 1804, Nicola de Laurentiis

Annunciazione, 1557, Orazio Pompei

Ceramiche di Castelli, donazione Paparella-Devlet

Apoteosi di Psiche, 1796, Giacinto Diano

Rancore, 1907, Costantino Barbella

Costume di Scanno, terracotta, Costantino Barbella

Risveglio, terracotta, Costantino Barbella

Ebbrezza, 1912, Costantino Barbella

Sogni felici, 1908, Costantino Barbella

Il maestro Mascagni, 1898, Costantino Barbella

Autoritratti, Francesco Paolo Michetti

Ritratto di Francesco Paolo Tosti, Francesco Paolo Michetti

Gabriele d’Annunzio, 1895, Francesco Paolo Michetti

Ritratto dell’ingegner Sciucca, 1881, Francesco Paolo Michetti, pastello su carta, scritta in alto “All’amico Daniele Sciucca”, cornice con passepartout nero cosparso di stelle e un ragnetto dipinti sul vetro

Prima nidiata, Francesco Paolo Michetti

Nell’ordine: Ritratto di ragazzo, Basilio Cascella; Ritratto di donna, Basilio Cascella; Veduta di Chieti, Quintilio Michetti; Il ritiro di Orsogna, Filippo Palizzi; Scenografia l’orrenda prigione, 1768, Carlo Bibiena; Scenografia barocca, 1768,Carlo Bibiena

La strage degli innocenti, Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705)

Incredulità di San Tommaso, Costantino Barbella

Ritratto del barone De Riseis, Filippo Palizzi

Autoritratto, Vincenzo Gemito (1852 – 1929)

Il maestro Braga, Costantino Barbella

Ritratto di Costantino Barbella, Francesco Paolo Michetti

Collezione PaglioneArte per immagini

[…] Arte per immagini significa un’arte di rapporto, un’arte di comunicazione esplicita, o per lo meno un’arte che ha trovato il termine medio in cui la soggettività dell’artista s’incontra con la soggettività dello spettatore.

Il termine medio è appunto l’immagine come terreno comune d’intesa, come punto non ermetico di convergenza, come linguaggio aperto, non sigillato. Vuol dire forse tutto ciò che l’immagine collegata ai motivi riconoscibili della realtà cessa di essere soggettiva, intima, misteriosa?

Max Beckmann diceva che l’unica strada per l’invisibile è il mondo visibile. È la nostra condizione! L’immagine quindi è la chiave o il tramite di questa conoscenza. È invisibile non è parola che voglia indicare qualcosa fuori dalla realtà, bensì la sostanza della realtà, la zona più profonda dei sentimenti, il momento più recondito delle circostanze, il lievito più segreto di un accadimento.

Arte per immagine quindi come dialogo attivo fra l’artista e gli altri, come intento di una comprensione reciproca. Arte per immagine come spazio di ricerca e segno distintivo per chi, pur in un tempo così complesso e travagliato come il nostro, insegue con tenacia i valori autentici e universali della poesia e della bellezza. Alfredo Paglione (2)

Ettore e Andromeda, 1935, Giorgio De Chirico, Museo d’arte Costantino Barbella Chieti ‐ Foto Leo De Rocco

Case al mare, 1966, Renato Guttuso

Testa di donna, 1939, Giacomo Manzù

I ciclisti, 1931, Aligi Sassu

Ciclista, 1939, Aligi Sassu

Caffè, 1954, Aligi Sassu

Paesaggio, 1984, Carlo Mattioli

Il ciclista, 1931, Aligi Sassu

Ragazza nuda, 1986, Giuliano Vangi

Shirt, Tie and Suspenders, 1992, Larry Rivers

Amore e Venere, 1984, Armando De Stefano

Nike, 1991, Paolo Borghi

Mujer 4, 1960, Joan Mirò

Noche, 1970, José Ortega

L’arrestato, 1968, José Ortega

Concerto aulico, 1977, Carlos Mensa

Naranja, 1984, Sebastian Nicolau

Erizo de mar, 1993-94, Matias Quetglas

Torero, 1995, Maria Carbonero

Desnudo con abanico verde, 1992-93, Matias Quetglas

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com ‐ Abruzzo storie e passioni blog  – Fonti/Note: (1) e (2) Archivio De Filippis-Delfico, articolo “Note storiche sulla famiglia Martinetti e Martinetti-Bianchi, di Luciana D’Annunzio; 3) Catalogo a cura di: Bianca Maria De Luca, Maria Abdaloro, Maria Luigia Fobelli, Fiorenza Rangoni, Bianca Saletti, Carlo Cusatelli, Edizioni Grafiche Italiane, 1999; altre fonti: 4) Per le informazioni sulla Collezione Paglione ho consultato il catalogo online della Fondazione Immagine Chieti; altre informazioni le ho tratte da: Beni Culturali, Ministero della Cultura ‐ Ringrazio il gentile staff del Museo d’arte Costantino Barbella Chieti e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Chieti – Abruzzo storie e passioni 2024.

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