For the English version, please refer to the end of this page
Vasto, litorale di Punta Penna – Foto Leo De Rocco
Vasto – litorale di Punta Aderci al tramonto – Foto Leo De Rocco
Vasto – Loggia Amblingh – Foto Leo De Rocco
Introduzione
Vasto è conosciuta ai più per la sua storica vocazione turistica, come meta balneare. L’acqua cristallina del suo mare, le spiagge sabbiose della Vasto marina e quelle un po’ selvagge delle Riserve naturali di Punta Aderci e Punta Penna, con il suo maestoso faro. E la Costa dei Trabocchi, nata dallo smantellamento del vecchio tracciato ferroviario, che da qui risale la costa abruzzese fino a Ortona, tra scogliere, calette e una chilometrica pista ciclabile che scorre praticamente sul mare.
Ma non c’è solo la Vasto estiva, quella dei grandi concerti, del parco acquatico e delle vacanze spensierate che a settembre diventano solo un ricordo. L’antica Histonium è una città d’arte e cultura tra le più importanti d’Abruzzo.
È la città dei Caldora e dei d’Avalos, che qui lasciarono un Castello e un suggestivo palazzo, oggi diventato un ben organizzato Polo museale e un simbolo iconico di Vasto: quel sontuoso Palazzo d’Avalos che domina il golfo vastese con il suo giardino barocco abbellito da un vecchio pozzo, cinto da muretti rivestiti in maiolica, e un pergolato che in primavera si accende di un viola intenso con la fioritura delle bougainville, a ricordo di antichi splendori, quando il giardino era impreziosito anche da fontane con vivaci giochi d’acqua e un ninfeo decorato con conchiglie e madreperla.
Vasto – scorcio del giardino “alla napoletana” del Palazzo d’Avalos – Foto Leo De Rocco
È la città dei Palizzi, una famiglia di pittori che tanto hanno contribuito all’arte della “Scuola Napoletana“. Lo stesso Domenico Morelli, uno dei più grandi pittori italiani del secondo Ottocento, ricorda l’amico Filippo Palizzi nella sua fondamentale opera “Ricordi della scuola napoletana di pittura dopo il ’40 e Filippo Palizzi“. Senza dimenticare Gabriele Smargiassi, tra i promotori della “Scuola di Posillipo”.

Gabriele Smargiassi, Veduta di Vasto, 1831, donato a Gabriele Rossetti nel 1838, oggi alla Pinacoteca Palizzi, Palazzo d’Avalos, Vasto
Ed è la città dei Rossetti, talvolta ricordati e conosciuti più all’estero, soprattutto in Inghilterra, se non fosse per il prestigioso Centro Europeo di Studi Rossettiani, che dalla casa natale del capostipite Gabriele Rossetti, sul belvedere chiamato “Loggia Amblingh” da dove si gode uno dei panorami più belli della costa adriatica, tiene viva l’eredità storica e culturale della famiglia di artisti e letterati di origine vastese, collaborando con istituzioni e università internazionali e promuovendo importanti iniziative culturali.
Vasto è dunque bella in ogni stagione. Con le sue piazze dall’atmosfera così mediterranea che sembrano annunciare l’inizio del Sud, e le sue chiese, veri e propri scrigni di tesori.
Come l’antica Santa Maria Maggiore con le opere del Veronese e della sua scuola, insieme a quella del Tiziano; e il suoi simboli devozionali, meta di un turismo religioso degno di nota: la “Sacra Spina“, donata nel Cinquecento da don Alfonso, cavaliere del Toson d’Oro, che era un d’Avalos ma anche un Gonzaga per parte di madre; e la da poco restaurata cripta, che custodisce San Cesario con le sue storie e leggende molto care ai vastesi.
Vasto – il Duomo di San Giuseppe – Foto Leo De Rocco
Eppoi il sorprendente eclettismo di alcuni scorci cittadini, come la Cattedrale di San Giuseppe, con la gotica facciata duecentesca che cerca di dialogare con un edificio dalle reminescenze veneziane, e un interno in stile neo gotico che ricorda alcune piccole chiese che si incontrano per le vie di Londra, la stessa città che ricorda con una targa la casa dove visse Dante Gabriel Rossetti, nel quartiere di Chelsea.

Vasto – Loggia Amblingh – Foto Leo De Rocco
“Siede lungo la spiaggia de’ Frentani…” è il titolo di un sonetto che Gabriele Rossetti (Vasto, 1783 – Londra, 1854) scrisse e dedicò alla sua città, Vasto.
Le rime sono riportate su una scalinata (foto sopra), che si trova vicino alla casa natale dell’autore sul belvedere “Loggia Amblingh“, la terrazza panoramica affacciata sul Golfo di Vasto, che dai giardini dello storico Palazzo dei d’Avalos costeggia il centro storico.
Vasto – Loggia Amblingh – Foto Leo De Rocco
Il nome “Amblingh” non suona proprio abruzzese, in effetti il belvedere vastese prende il nome da un certo Guglielmo Amblingh, un militare austriaco che nel ‘700 si trasferì a Vasto alla corte dei d’Avalos, nobile famiglia di origine spagnola all’epoca rappresentata da Cesare Michelangelo d’Avalos, marchese del Vasto e devoto, seppur con qualche ambiguità, agli Asburgo, prima a Carlo d’Asburgo (Carlo II di Spagna) e successivamente a Leopoldo I, il nipote per parte materna di Margherita d’Austria, figlia di Carlo V, la “madama” che trascorse i suoi ultimi anni a Ortona.
Il marchese Cesare Michelangelo d’Avalos è stato un mecenate e collezionista, come uno dei suoi più illustri avi Alfonso III d’Avalos, marchese del Vasto, poeta e per circa quarant’anni amico e sostenitore di Ludovico Ariosto, il quale per ricambiare la benevolenza cita le sue gesta, insieme a quelle di suo padre Innico II d’Avalos, nel famoso poema cavalleresco “Orlando Furioso“.
Ma soprattutto don Alfonso è stato un brillante condottiero degli imperiali di Carlo V, in particolare durante la celebre Battaglia di Pavia (1525), insieme a suo cugino Ferdinando Francesco d’Avalos, detto Ferrante, quinto marchese di Pescara, altrettanto valoroso condottiero, marito di Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, l’affascinante nobildonna poetessa molto amica di Michelangelo protagonista dei salotti culturali organizzati nel Castello Aragonese di Ischia insieme a sua zia Costanza d’Avalos, duchessa di Francavilla al Mare, figlia di Innico I d’Avalos e Antonella d’Aquino, contessa di Loreto Aprutino.
Le due nobildonne Costanza d’Avalos e Vittoria Colonna (a dx) nel polittico della Madonna della Misericordia, 1512, autore ignoto – Ischia, Sagrestia del Convento dei frati minori di Sant’Antonio da Padova – Le due gentildonne sono le committenti del dipinto (parte di un trittico) fatto eseguire a titolo di ex voto, come ringraziamento alla Madonna della Misericordia per la liberazione di Ferrante , marito di Vittoria Colonna, dopo la sconfitta a Ravenna.
Vasto – Palazzo d’Avalos – Foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos, colori mediterranei – Foto Leo De Rocco
Vasto – Atmosfere medievali tra gotico e moresco in un dettaglio del Palazzo d’Avalos – Foto Leo De Rocco
I d’Avalos erano proprietari di una ricca biblioteca e una quadreria che comprendeva opere realizzate da celebri artisti, come Tiziano, Veronese, Rubens e Raffaello. La collezione abbelliva il palazzo dei d’Avalos a Napoli ma anche il “lussuoso”, come lo definì Vittoria Colonna, Palazzo a Vasto, compresi i preziosi sette arazzi fiamminghi del ‘500 (prima metà) in lana, seta, ricami d’oro e d’argento con scene della citata Battaglia di Pavia.
La ricostruzione storica degli spostamenti degli arazzi ereditati dai d’Avalos è ancora oggetto di studio. Nel primo Settecento li troviamo a Venezia presso una famiglia aristocratica, ma sembra certo che nel 1742, quando marchese del Vasto era Giovan Battista, nipote di Cesare Michelangelo d’Avalos, gli arazzi erano conservati nel Palazzo d’Avalos a Vasto.
Quella di Pavia fu una battaglia fondamentale per la storia europea, vide contrapporsi la Francia dei Valois di Francesco I contro l’impero Asburgo di Carlo V.
I d’Avalos, con il citato Ferrante e suo cugino il giovane Alfonso, furono i protagonisti di quella battaglia che li vide vincitori. Entrambi li ritrovo ritratti sui preziosi arazzi cinquecenteschi, fedelmente riprodotti su vetro, esposti nella “Sala delle selle da parata” del Palazzo d’Avalos. (foto sotto)
Vasto, Museo Palazzo d’Avalos, dettaglio arazzi, Battaglia di Pavia, Ferrante d’Avalos marchese di Pescara – foto Leo De Rocco
Vasto, Museo Palazzo d’Avalos, dettaglio arazzi, Battaglia di Pavia, Alfonso d’Avalos marchese del Vasto – foto Leo De Rocco
Vasto, Museo Palazzo d’Avalos, dettaglio arazzi, Battaglia di Pavia – foto Leo De Rocco
Gli arazzi d’Avalos sono custoditi nel Museo di Capodimonte a Napoli, (insieme ad una parte della citata quadreria) grazie al lascito di Don Alfonso, nobile d’Avalos, d’Aquino e d’Aragona, il quale nel 1862 li donò al Museo napoletano. I cartoni preparatori degli arazzi sono invece custoditi al Louvre.
Le suggestive riproduzioni degli arazzi su vetro fanno da cornice a quattro selle da parata realizzate a cavallo tra il ‘500 e’ 600. Splendidi manufatti ricamati con motivi floreali in seta e fili d’oro, ritrovati quasi per caso qualche anno fa nei sotterranei del Palazzo vastese.
Vasto – Palazzo d’Avalos, sella da parata con ricami in seta e fili d’oro – foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos, sella da parata con ricami in seta e fili d’oro – foto Leo De Rocco
Torre del Castello Caldora – Vasto – foto Leo De Rocco
“Istonio anticamente e Vasto adesso” prosegue il sonetto di Rossetti. Si riferisce a Histonium, la Vasto anticamente abitata da una popolazione italica, i citati Frentani, stanziati attorno al V secolo a.C. in alcuni villaggi sui promontori di Punta Penna e Punta Aderci, a pochi chilometri dall’attuale centro storico di Vasto.
In verità il nome Histonium sarà coniato dopo la conquista romana, prima il nome era Histon, dal greco “telaio” (per la lana), probabile riferimento alla diffusione in questa zona della lavorazione di questo tessuto e del conseguente commercio tra i frentani e le colonie greche del sud Italia.
Vasto – Castello Caldora – Foto Leo De Rocco
Nella piazza principale, (foto sotto), non lontana dal citato belvedere, sorgeva un anfiteatro romano e in seguito, nel periodo medievale, fu sede di fiere contadine, quindi area del Castello detto Caldoresco, dal nome del famoso condottiero Jacopo Caldora, marchese del Vasto prima dei d’Avalos, nonché Duca di Bari.
Se i d’Avalos furono i protagonisti della Battaglia di Pavia, Jacopo Caldora è ricordato soprattutto per essere stato il vincitore di un’altra famosa battaglia, quella dell’Aquila (1424), durante la quale sconfisse Braccio da Montone (Andrea Fortebraccio).
Ritratto da Leonardo da Vinci in un disegno e uomo anche di lettere oltre che di armi, Jacopo Caldora nel 1439 affidò il progetto di costruzione del castello Caldoresco ad uno dei più bravi architetti e ingegneri del ‘400: il toscano Mariano di Jacopo detto il Taccola. Tra le mogli di Jacopo Caldora spicca la contessa di Celano Covella, uno dei personaggi più affascinanti della storia abruzzese a cavallo tra medioevo e rinascimento.
(Sulla contessa Covella, in questo blog “Celano, tra storia e leggenda”).

Piazza Rossetti Vasto – foto Leo De Rocco
Alle spalle del Castello Caldoresco, sul luogo dove sorgeva l’anfiteatro romano, oggi c’è questa bella piazza dall’atmosfera tipicamente mediterranea che sembra annunciare l’inizio del sud Italia. In effetti dalla vicina Loggia Amblingh nelle giornate terse ho intravisto il profilo del Gargano e quello delle Isole Tremiti.
La piazza è dedicata a Gabriele Rossetti e ai suoi figli. Nello stesso luogo si affaccia la chiesa di San Francesco di Paola, nota ai vastesi come chiesa della Madonna dell’Addolorata, nella quale riposa in forma anonima per sua volontà il marchese Cesare Michelangelo d’Avalos.
La famiglia Rossetti.
Nel 1863, lo stesso anno di nascita di Gabriele D’Annunzio, a Londra Charles Lutwidge Dodgson, meglio conosciuto come Lewis Carrol l’autore del famoso romanzo “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, scattava questa foto ad una famiglia originaria di Vasto che lascerà un segno nella cultura inglese e nella storia dell’arte: i Rossetti.
Londra, da sinistra: Dante Gabriel Rossetti, sua sorella Cristina Rossetti, sua madre Frances Mary Lavinia Rossetti, e suo fratello William Michael Rossetti – 1863, Foto di Lewis Carroll – National Portrait Gallery Londra
Una famiglia di letterati e artisti quella dei Rossetti: Gabriele (Vasto, 1783 – Londra, 1854) è stato un poeta e critico letterario, Dante Gabriel, (1828 – 1882) pittore e poeta, fondatore del famoso movimento artistico inglese dei “Preraffaelliti”; Maria Francesca, (1827 – 1876) scrittrice e critica letteraria; William Michael, (1829 – 1919) poeta e critico letterario.; Christina, (1830 – 1894) poetessa e critica letteraria, considerata tra i più importanti poeti inglesi.

Vasto, piazza Rossetti, dettaglio del monumento dedicato alla famiglia Rossetti, nei medaglioni sono scolpiti i volti dei quattro figli di Gabriele Rossetti – Foto Leo De Rocco
Vasto – il monumento dedicato ai Rossetti – Foto Leo De Rocco
William Rossetti ritratto dal fratello Dante Gabriel, 1848, matita su carta – Centro Studi Rossettiani Vasto – The Rossetti Archive
La famiglia di origine degli antenati di Rossetti si chiamava in realtà Della Guardia, ma dal momento che molti in famiglia avevano i capelli rossi furono soprannominati dai vastesi “li ruscett” ossia i Rossetti (circa quattro generazioni prima della nascita di Gabriele). La famiglia di Gabriele Rossetti era di umili origini ma il padre, un fabbro descritto come burbero e severo, fece di tutto per far impartire ai suoi figli una buona istruzione, cosa non comune a quei tempi per le classi umili e popolari, educandoli soprattutto al culto dell’arte e della poesia.
I buoni propositi del padre fabbro e “burbero” si evidenziarono presto, il figlio Gabriele Rossetti sviluppò anche una sensibilità musicale che lo portò a diventare librettista al Teatro dell’Opera San Carlo a Napoli, inoltre possedeva anche una discreta voce da tenore. Questo suo trascorso negli ambienti musicali lo portò negli anni a stringere amicizia con alcuni illustri musicisti italiani, in particolare con uno dei più grandi operisti della storia della musica: Gioacchino Rossini.
Dopo i moti liberali del 1820, Gabriele Rossetti fu costretto ad abbandonare l’Abruzzo, prima si rifugiò a Malta poi a Londra dove insegnò italiano al Kings College.
Copertina di “The Vampyre”, in una illustrazione d’epoca – Washington University
Nella capitale inglese sposò Frances Mary Lavinia Polidori, figlia di un altro esule italiano, Gaetano Polidori, segretario del drammaturgo e poeta Vittorio Alfieri, ma soprattutto sorella di John William Polidori, l’autore del famoso romanzo “Il Vampiro“, in assoluto il primo racconto della letteratura moderna sul tema, nonché medico, segretario e amico di uno dei più grandi poeti inglesi: George Byron. (Nella foto sopra si legge Lord Byron, ma l’autore è il citato Polidori).
Polidori, laureato in Medicina all’Università di Edimburgo con una tesi sul sonnambulismo, nel 1816 diventò medico personale di Lord Byron. Il 10 giugno dello stesso anno Byron in compagnia del fidato Polidori affittò Villa Diodati, situata nel villaggio di Cologny vicino al Lago di Ginevra, per trascorrervi un periodo di vacanza tra gite in barca e lunghe passeggiate.
Ai due si aggiunsero la scrittrice, all’epoca diciottenne, Mary Godwin Shelley; suo marito Percy Shelley, già famoso poeta britannico, il quale diventerà uno degli idoli letterari di Dante Gabriel Rossetti; e Claire Clairmont, sorellastra della Shelley e amante di Lord Byron a sua volta reduce da una relazione terminata due anni prima con il giovane greco Nicolò Giraud, conosciuto da Byron ad Atene 6 anni prima.
Villa Diodati – Lago di Ginevra
A causa delle continue piogge ed anomalie climatiche causate dalla eruzione del vulcano Tambora avvenuta l’anno prima, il gruppo di amici costretti a restare al chiuso di Villa Diodati si dedicarono alla lettura di storie fantastiche, tra cui “Fantasmagoriana”, un’antologia francese di storie di fantasmi.
Fu in una di quelle notti trascorse a Villa Diodati che quasi per gioco il gruppo decise di sfidarsi: ognuno avrebbe dovuto scrivere un racconto del terrore.
Nacquero così “Frankenstein” di Mary Shelley, pubblicato nel 1818 e “The Vampyre” di Polidori, pubblicato nel 1819, opere che diedero forma al genere letterario “Ghotic horror”.
John Polidori, F.G.Gainsford 1816 – National Portrait Gallery, Londra
Gabriele Rossetti scrisse anche alcuni poemi satirici contro la monarchia borbonica, in uno prende di mira la regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, sorella della regina di Francia Maria Antonietta, regina consorte del Regno di Napoli in quanto moglie di Ferdinando I di Borbone delle Due Sicilie e intima amica di Emma Hamilton, l’avventuriera moglie dell’ambasciatore inglese William Hamilton nonché amante dell’ammiraglio Nelson.
William Hamilton è stato anche un antiquario, fu lui a portare in Inghilterra alcuni gioielli di epoca romana ritrovati ad Atri ed oggi esposti al British Museum. (Per un approfondimento “Atri, tra Adriano e Andrea de Litio”, in questo blog).
Il divertente poemetto di Rossetti si intitola: “La Culeide (il cul di Carolina)” e decanta in maniera scherzosa il “lato b” della regina. Rossetti scrive che non intende celebrare antichi eroi ma:
Non canterò di favolosi Numi gli oracoli bugiardi; o di feroci mentiti eroi le gesta, ed i costumi; le gloriose colpe, o i casi atroci: Gli orrori, o i sogni d’una età ferina Non vo’ cantar; ma il cul di Carolina… Culo non v’è; né fuvvi mai nel Mondo fra quanti più bei culi unqua fioriro, più tornito, più vago, e più giocondo. Né fra le statue del Museo rimiro, scavate là in Pompei, Stabia, e Resina, simile un cul a quel di Carolina… Armida, Bradamante, Olimpia, Alzira, Laura, Leonora, Angelica, Virginia, Tamiri, Semiramide, Zaira, Ersilia, Clitennestra, Argene, Erminia, Giulia, Marzia, Aristea, Fulvia, Agrippina, Non ebbero il bel cul di Carolina… Quando il fulgor d’un sì bel cul t’irradia, senti fuggir la noia, il duol, l’inedia…
Gabriele Rossetti in una stampa d’epoca – Centro Studi Rossettiani Vasto
Il suggestivo panorama del Golfo di Vasto che si gode dalle panoramiche finestre della sua casa natale sulla Loggia Amblingh rimase per sempre impresso nella memoria di Gabriele Rossetti. Esule a Londra dedicò poesie e rime nostalgiche alla cittadina abruzzese, omaggio che ripeteranno anche tutti i suoi figli.
Antico Municipio de’ Romani… Tu che ornando la spiaggia dei Frentani hai l’Adria a fronte e lieti colli intorno… Bei campi ove offre il dì che sorge e cade quasi smeraldi e perle, erbe e rugiade coronato di nubi alto Appennino ai cui fianchi pascean torme lanose… Colline apriche ove scherzai bambino… Addio per sempre!
Il Golfo di Vasto dalla Loggia Amblingh – Foto Leo De Rocco
Tra i figli di Gabriele Rossetti il più popolare è sicuramente Dante Gabriel (Londra, 1828 – Birchington on sea, 1882) pittore e poeta, scrittore e illustratore. Fu Gabriele Rossetti a scuotere l’impolverata cultura vittoriana dando vita ad una corrente artistica e letteraria che influenzò non poco la cultura e la storia dell’arte moderna: la “Confraternita dei Preraffaelliti”, fondata nel 1848 insieme ai “confratelli” John Everett Millais e William Holman Hunt, all’epoca come lui ventenni.
La copertina dell’album “The Man Who Sold the World” di David Bowie, il progetto artistico del Bowie ambiguo in copertina, fotografato da Keith McMillan, 1970, si ispira al Movimento dei Preraffaelliti di Dante Gabriel Rossetti
Atmosfere preraffaellite nell’arte di Gustav Klimt – Le tre età della donna, 1905 – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Roma – Foto Leo De Rocco
Dante Gabriel Rossetti in un ritratto di William Holman Hunt – 1882 – Archivio Centro Studi Rossettiani Vasto
Il nome di battesimo “Dante” non era un caso, i Rossetti erano eruditi e letterati, divoravano testi classici e il nome voleva essere un omaggio al sommo poeta Alighieri. A 16 anni Dante Gabriel iniziò a leggere Dante e qualche anno dopo tradusse per i lettori inglesi “La Vita Nova” (1845) e la “Divina Commedia” (1865), oltre alla traduzione di altri poeti italiani nella sua raccolta “The early Italian poets” (1861).
Dante Gabriel Rossetti un artista poliedrico, fondamentale nella storia dell’arte e della letteratura inglese, ma non ebbe fortuna in amore.
Si racconta che dopo la morte della moglie, Elizabeth Siddal, chiamata amorevolmente Lizzie, la famosa modella che posò per i pittori preraffaelliti e della quale Dante Gabriel si innamorò perdutamente preferendola all’altra modella Alexa Wilding, preso da una profonda depressione fece inumare insieme alla giovane, avvolto tra i suoi capelli, il manoscritto originale ancora incompiuto che il Rossetti stava scrivendo per dedicarlo a Lizzie.
Qualche anno dopo, convinto da due suoi amici, decise di recuperare il manoscritto per completarlo e pubblicarlo, ma ormai le sue condizioni fisiche erano minate anche a causa del sollievo alla forte depressione cercato nell’abuso del cloralio, un sedativo, e nel whisky.
Dante Gabriel non si riprese più dalla scomparsa dalla sua cara Lizzie, avvenuta all’età di poco più di 30 anni, credeva di vedere il suo fantasma aggirarsi per casa. A questi periodi di crisi alternava momenti di ripresa e lucidità, ma la scomparsa della moglie e la critica che a volte lo bersagliava per alcune sue opere letterarie lo segnarono per sempre.
La modella Elizabeth Siddal, Lizzy, ritratta da Dante Gabriel Rossetti in Beata Beatrix, 1872 – Tate Britain Gallery London – Opera ispirata a Dante e Beatrice e al loro amore tragico. Prima di diventare musa dei Preraffaelliti e moglie di Rossetti, Lizzie Siddal faceva la modista in un negozio di cappelli a Londra.
Elizabeth Siddal, avvolta da una lunga collana in corallo rosso come i suoi capelli con un ciondolo a forma di cuore, ritratta da Dante Gabriel Rossetti come (sua) Regina di Cuori, 1860 – Johannesburg Art Gallery – Di questo dipinto furono eseguite diverse copie.
Dante Gabriel Rossetti, Regina Cordium, 1866 – Kelvingrove Art Gallery and Museum – La modella è Alexa Wilding ritratta come “Regina di Cuori” davanti ad un pergolato di ciliegie e rose su fondo oro. Dante Gabriel regalò un diadema ad Alexa che lei stessa indossò mentre posava, ma a seguito di un pentimento l’artista lo rimosse.
La fine della sua amata fu causata dall’abuso di laudano, una sostanza derivata dall’oppio e dal papavero, lo stesso fiore ritratto in “Beata Beatrix”, la modella lo usava per alleviare i postumi di una polmonite contratta durante le ore passate immerse nell’acqua fredda, si racconta riscaldata solo da candele, di una vasca da bagno nella casa del pittore John Everett Millais mentre questi la ritraeva per uno dei suoi dipinti, diventato simbolo iconico dei Preraffaelliti: Ophelia. (foto sotto)

Ophelia, 1852, John Everett Millais, modella Elizabeth Siddal – Tate Britain National Gallery Londra – L’opera manifesto dei Preraffaelliti rappresenta un passo Shakespeariano del famoso “Amleto”: l’amore negato a Ofelia la porta al suicidio mentre raccoglie fiori vicino ad un ruscello.
Le storie delle modelle (e dei modelli) diventate muse adorate e amate dagli artisti hanno sempre accompagnato la storia dell’arte. Belle, affascinanti e misteriose dietro queste muse immortalate dagli artisti di ogni tempo ci sono stati amori spesso clandestini o tormentati, storie non sempre a lieto fine, segreti e passioni. Oltre al nostro Dante Gabriel e Lizzie si ricordano: Rembrandt e la sua modella, poi diventata sua moglie Saskia, e gli intrecci tra gioielli, eredità e manicomi con la balia Geertje e la cameriera Hendrickje; Klimt con la bella Adele Bloch-Bauer immortalata nella celebre Giuditta; Caravaggio con Maddalena Antognetti detta Lena preferita e amata al pari dei ragazzi di strada stile Pasolini ante-litteram come Francesco Boneri e soprattutto il siciliano Mario Minniti; fino a Modigliani e la bella Jeanne e al noto triangolo d’arte, amore (più o meno platonico) e passione tra Dalì, Gala e Amanda Lear.
L’opera di Dante Gabriel Rossetti ispirò dunque l’arte e letteratura inglese. Artisti e scrittori, come William Morris e Edward Burne-Jones, lo presero come riferimento, così come i “Simbolisti” europei, tra questi Gustav Klimt, e il “Movimento Estetico“, (Aesthetic Movement), nato in Inghilterra nel 1860 con un gruppo di artisti e designer, sostenuto anche da Oscar Wilde, movimento che qualche anno dopo sarà alla base di quel “Decadentismo” tanto caro al più famoso esteta italiano: Gabriele d’Annunzio.
Una targa blu ricorda a Londra la casa dove visse Dante Gabriel Rossetti, nel lussuoso quartiere di Chelsea.

Illustrazione di Dante Gabriel Rossetti per Goblin Market and Other Poems di Christina Rossetti, 1862
Sconosciuta in Italia, Christina Rossetti, scrittrice e poetessa, è invece celebre in Inghilterra, dove è addirittura commemorata nel calendario della Chiesa d’Inghilterra il 27 aprile, alcune sue poesie sono diventate canti natalizi inglesi.
Come il padre, anche Christina dedicherà a Vasto, che lei considerava “il paese per metà mio“, alcune rime. Precoce talento letterario, Christina in tenera età prima di imparare a leggere dettò alla madre il suo primo racconto. Come per gli altri fratelli il padre la iniziò alla lettura dei classici, Dante e Petrarca soprattutto.
Vasto – dediche di Cristina Rossetti sul belvedere della Loggia Amblingh – Foto Leo De Rocco

Christina Rossetti in un disegno del fratello Dante Gabriel Rossetti
Esordì con una raccolta di poesie dal tono decadente pubblicata nella rivista britannica “The Athenaeum” nel 1848 e due anni dopo nel periodico “The Germ” con lo pseudonimo di Ellen Alleyne.
Il successo arrivò nel 1862 con la raccolta “Goblin Market“, un racconto con tinte fiabesche che racconta le vicende di due sorelle, Laura e Lizzie, alle prese con le tentazioni della frutta, golosa e zuccherosa, dei goblin (folletti).
Un racconto apparentemente adatto anche ai bambini, ma in realtà l’autrice invia subliminali messaggi erotici e affronta tematiche femministe. Christina Rossetti è stata anche una delle prime attiviste per la difesa degli animali e per la completa abolizione della schiavitù. Le illustrazioni del popolare racconto furono realizzate dal fratello Dante Gabriel.

Illustrazione di Dante Gabriel Rossetti per Goblin Market di Christina Rossetti
Illustrazione di Dante Gabriel Rossetti per Goblin Market di Christina Rossetti
Illustrazione di Dante Gabriel Rossetti per Goblin Market di Christina Rossetti
Globin Market – Frank Craig, 1911 – Museum of New Zeland
The Goblin Market – Hilda Koe, Collezione privata
La casa natale dei Rossetti oggi ospita l’interessante Centro Europeo di Studi Rossettiani, una importante accademia di ricerche che custodisce un ricco archivio internazionale, a disposizione di studenti, professori, studiosi e cittadini, composto da libri, CD, microfilms sui Rossetti e il loro contesto storico-culturale e collabora con istituzioni e università italiane e internazionali: l’Università D’Annunzio, l’Università Federico II di Napoli, poi Oxford, Birmingham, Yale…

“La terrazza sull’Adriatico” Centro Studi Rossettiani, Vasto – Foto Leo De Rocco

Il Prof Gianni Oliva mostra alcuni suoi testi e la foto dei Rossetti scattata da Lewis Carroll, autore del romanzo “Alice nel Paese delle Meraviglie” – Foto Leo De Rocco
Una mattina di luglio incontro a Vasto il fondatore (e attuale direttore) del Centro Europeo di Studi Rossettiani. Cerco informazioni storiche e notizie sulle attività di questa istituzione culturale vastese per aggiornare questo articolo.
Mi accoglie nella sede del Centro Studi, dove nel 1783 nacque Gabriele Rossetti, il professore Gianni Oliva, filologo e storico della letteratura, in passato docente universitario alla Facoltà di Lettere a Perugia, poi alla Sapienza di Roma, quindi nel suo Abruzzo alla D’Annunzio. La sua opera bibliografica è vasta, prevale la storia e la letteratura italiana e abruzzese, ovviamente diversi sono i testi dedicati ai Rossetti.
Il professore è una persona molto cordiale e disponibile, non mette quei muri di distanza a volte tipici di certi accademici, mi parla anche del suo hobby preferito, la musica, e di suo figlio Nicola, un affermato musicista che da anni lavora per importanti nomi della musica italiana e internazionale come Pausini, Vanoni, Branduardi…
“Ho fondato il Centro di Studi Rossettiani nel dicembre del 2008, coinvolgendo il Comune di Vasto e diverse Università italiane e internazionali – racconta il prof. Oliva – con l’obiettivo di realizzare e gestire un archivio scientifico, organizzare convegni, seminari e mostre. In questi anni abbiamo raccolto migliaia di documenti e volumi, che sono stati da me catalogati e in parte digitalizzati, in quanto provenienti anche da un importante fondo donato a Vancouver da Christina Rossetti.”
Chiedo al prof. Oliva a che punto si trova oggi l’attività del Centro Studi vastese.
“Stiamo attraversando una fase riorganizzativa – risponde – per questo siamo in contatto con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Vasto per cercare di far ripartire e rilanciare tutte le attività del Centro Studi già in settembre, o al più in autunno, con un nuovo calendario di eventi e il coinvolgimento delle scuole in iniziative culturali e formative.”

Il prof Gianni Oliva in una sala della biblioteca del Centro Studi Rossettiani a Vasto – Foto Leo De Rocco
Il Centro Europeo di Studi Rossettiani è un importante punto di riferimento storico culturale non solo di Vasto, ma dell’intero Abruzzo, un prezioso valore aggiunto a quella Vasto estiva e balneare, pur sempre importante per lo sviluppo e l’economia della città, fatta di mare e di divertimento effimero.
Leo De Rocco
Copyright Testo/Foto/Video – Riproduzione riservata
Galleria Fotografica
È VIETATO l’uso, anche solo parziale, del testo, del video e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta derocco.leo@gmail.com, il divieto è garantito dalle norme e dalle leggi vigenti.
Ringraziamenti: Ringrazio per la disponibilità il prof. Gianni Oliva, Direttore Centro Studi Rossettiani; lo staff del Museo Palazzo d’Avalos; don Giovanni Pellocciotti, parroco emerito della Cattedrale di San Giuseppe Vasto; lo staff accoglienza del Palazzo d’Avalos Vasto – Fonti: Centro Europeo Studi Rossettiani Vasto; Diocesi di Ischia – Pictures: no use is permitted without authorization – Autore/Blogger: Leo De Rocco – this article is translated, English version after pictures.
Vasto – Il profilo della chiesa di Santa Maria Maggiore dai giardini del Palazzo d’Avalos – Foto Leo De Rocco
Vasto, Cattedrale di San Giuseppe, particolare della facciata, in questa chiesa ho conosciuto il parroco emerito don Giovanni Pellicciotti, il quale mi ha gentilmente raccontato la storia della Cattedrale- Foto Leo De Rocco
Vasto, Cattedrale di San Giuseppe e facciata in stile veneziano – Foto Leo De Rocco




Vasto – atmosfere mediterranee, linee arabesche e catalane – Foto Leo De Rocco
Vasto è conosciuta anche per la buona cucina, soprattutto piatti a base di pesce – Foto Leo De Rocco
Palazzo d’Avalos, Vasto – Foto Leo De Rocco
Giardino napoletano Palazzo d’Avalos, Vasto – Foto Leo De Rocco
Palazzo d’Avalos, Vasto – Foto Leo De Rocco
Palazzo d’Avalos, sala delle selle e degli arazzi – Foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos, autoritratto di Filippo Palizzi – Foto Leo De Rocco
Vasto, Palazzo d’Avalos, Il cieco di Gerico, 1853, dettaglio, Francesco Paolo Palizzi – Foto Leo De Rocco
Vasto, Palazzo d’Avalos, giardini – Foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos – Foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos – Foto Leo De Rocco – Alcuni antichi reperti, parte di statue, si trovano nei giardini del Palazzo, all’interno un’ampia sala è dedicata ai reperti archeologici ritrovati a Vasto e nel circondario.
Vasto, Palazzo d’Avalos – i Regalo della granduchessa di Russia Olga Romanov, sorella dello zar Nicola II a Filippo Palizzi. La granduchessa, fatta prigioniera in Crimea dai bolscevichi nel 1918, fu allieva di pittura di Filippo Palizzi. Durante la sua vita dipinse più di 2000 quadri, con motivi floreali, giardini e luminosi terrazzi. Morì a Toronto nel 1960. Il legame tra Palizzi e i Romanov è attestato anche dal famoso pavimento “con petali di rosa” di Villa Florio a Palermo, commissionato nel 1892 a Filippo Palizzi dal principe Costchacov, cugino dei Romanov e acquistato dalla nobildonna Franca Florio.
Il pavimento con maioliche dipinte da Filippo Palizzi che incantò l’affascinante Donna Florio e lo acquistò – Foto Sicilianitudone, Rosaria Acquario
Palermo – Villa Florio (oggi Igiea, un hotel di lusso) altra dimora storica dei Florio – Foto Leo De Rocco
Palermo – Donna Franca Florio – Hotel Igiea – Foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos – Foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos – la cristalleria del Marchese del Vasto – Foto Leo De Rocco
Vasto – Palazzo d’Avalos – dettaglio delle decorazioni Nouveau in un salone del palazzo – Foto Leo De Rocco
Portale duecentesco della Chiesa di San Pietro, unico elemento rimasto dopo una frana. Sembra uno stargate – Foto Leo De Rocco
Vasto, caratteristici vicoli del centro storico – Foto Leo De Rocco
Vasto, Santa Maria Maggiore, la chiesa più antica della città – Foto Leo De Rocco
Vasto, Chiesa di Santa Maria Maggiore – Foto Leo De Rocco
Vasto – Chiesa di Santa Maria Maggiore, statua lignea cinquecentesca – Foto Leo De Rocco
Chiesa di Santa Maria Maggiore, Vasto, Santa Caterina da Siena. Nella chiesa sono presenti altre opere importanti di Paolo Veronese e della scuola di Tiziano – Foto Leo De Rocco
Cripta di Santa Maria Maggiore, Vasto, reliquie di San Cesario con un’anpolla del sangue, donazioni dal marchese del Vasto Cesare Michelangelo d’Avalos nel 1695, il Santo è considerato il protettore contro i terremoti e una leggenda popolare vastese vuole che se si nota che il Santo stia lentamente alzando non sarebbe di buon auspicio (quindi ci si augura che rimanga così) – Foto Leo De Rocco
Vasto, Cappella della Sacra Spina nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. La reliquia fu donata nel 1562 da papa Pio IV al marchese di Vasto Francesco Ferrante d’Avalos – Foto Leo De Rocco
Vasto, dettaglio del pavimento maiolicato, Chiesa di Santa Maria Maggiore – Foto Leo De Rocco
Vasto – la “Sirenetta” al tramonto, uno dei simboli della marina di Vasto – foto Leo De Rocco
Vasto – Loggia Amblingh – foto Leo De Rocco
La casa di Gabriele Rossetti in una incisione d’epoca, 1901. La loggia con le arcate, nella parte superiore dell’edificio antico, è ripetuta nell’edificio contemporaneo. (foto successiva)

Centro Europeo di Studi Rossettiani, Vasto – foto Leo De Rocco









English version
“Siede lungo la spiaggia de’ Frentani…” (Sitting along the beach of Frentani) is the title of a sonnet by Gabriele Rossetti, who dedicated it to his city, Vasto (Province of Chieti, Italy). The sonnet is reported on the stairway adjacent to his native house. I chose this stairway as an initial picture of this article. (The photo was taken in March 2015).
Gabriele Rossetti of Abruzzo, born in Vasto in 1783, was a poet and a literary critic. His sons and daughters were also famous artists and literary authors, who marked the English culture: Dante Gabriel, a painter and poet, founder of the English artistic movement (brotherhood) of the Pre-Raphaelites; Maria Francesca, a literary critic; William Michael, a poet and literary critic; Christina, a poet and literary critic, considered as one of the most important English poets.

The images of the four children of Gabriele Rossetti are portrayed in the bronze medallions of the monument, which is dedicated to this distinguished family and is located in the square of this town of Abruzzo (see last picture).
The name of his family of origin (the ancestors of Rossetti) was actually Della Guardia, but since many in the family had red hair, they were nicknamed by the citizens of Vasto as “Rossetti”, meaning “lipsticks” understood as “red hair” (about four generations before Gabriele was born). The Rossetti family was of humble origins, but his father, who was a grumpy and severe blacksmith, desired for his children to be educated, a fact not common in those days. He thus educated them especially to the cult of art and poetry.
During his period in Italy, Gabriele Rossetti was the librettist of the San Carlo Opera in Naples and he had a decent tenor voice, as well. This artistic route of his brought him to befriend several Italian musicians throughout the years, in particular one of the greatest opera composers of the music history: Gioacchino Rossini.
After the liberal movements of 1820, Rossetti was forced to leave Italy. At first he went to Malta and then to London, where he married Frances Mary Lavinia Polidori, sister of John Polidori. The latter was not only a writer (he wrote The Vampyre, the first modern literature narrative on the subject), but also a doctor and personal secretary of George Byron. (The attached photo shows Lord Byron as the author of The Vampyre. In fact, the narrative was erroneously attributed to Byron, but this anecdote will not be discussed here, as it is not the subject of this article).
Gabriele Rossetti was also the author of light and humorous verses. In one of these, for example, he targets the Queen Maria Carolina, wife of Ferdinand of Bourbon of the Kingdom of the Two Sicilies. The poem is entitled: La Culeide (il cul di Carolina), meaning “the bottom of Carolina”.

which could be seen from the windows of his birth house, remained forever imprinted in the mind of Gabriele Rossetti, who, even when exiled in London, dedicated several poems and songs to his city and his land of Abruzzo.
The picture that shows the Gulf of Vasto, which was so dear to Gabriele Rossetti, was taken in May 2015, just in front of his birth house: it is the same view that Rossetti enjoyed from his window.
Leo De Rocco
derocco.leo@gmail.com
Copyright Restrictions – The pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use them without any written authorization – Author/Blogger: Leo De Rocco