Punta Penna: il Mare, il Faro e i d’Avalos.

Quello è il faro e noi sui gradini dell’immaginazione indoviniamo i flutti dove vanno…(1)


Percorro la strada che costeggia il mare di Vasto, mi trovo sulla bella Costa dei Trabocchi che da Vasto sale per chilometri fino a Ortona in un alternarsi di scogliere e tratti pianeggianti. Spiagge di sabbia e di ciottoli, paesaggi collinari con vigneti e uliveti, ma anche fitti boschi, come la “Lecceta” nella zona tra Casalbordino e Torino di Sangro dove anticamente vedeva il mare il Tratturo del Re, il più lungo di tutti: proveniva dall’Abruzzo montano, dalla Basilica di Collemaggio a L’Aquila, per arrivare, dopo centinaia di chilometri (244) nelle pianure pugliesi.


Vasto – Punta Penna – Foto Leo De Rocco


Vasto – Punta Penna – Foto Leo De Rocco


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Vasto – Punta Penna, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Vasto – Punta Penna vista da Punta Aderci, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Vasto – il Faro di Punta Penna da Punta Aderci – Foto Leo De Rocco


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Vasto – faro di Punta Penne – Foto Leo De Rocco


Un grande faro cattura la mia attenzione mentre percorro la statale Adriatica. Punta Penna e la vicina Punta Aderci sono tra le località marine più belle d’Abruzzo e dell’intera costa adriatica. Ci sono alcuni periodi dell’anno che questi posti diventano particolarmente attraenti, soprattutto quando non ancora vengono presi d’assalto dai turisti.

La primavera è uno dei periodi più belli per visitare questi paradisi marini. Le infiorescenze delle agavi, dei cardi, dei fichi d’india, i papaveri. Eppoi i campi dorati dalle spighe del grano che si prepara alla mietitura sembrano tuffarsi nel mare, mentre in lontananza si intravedono le cime ancora innevate della Majella.


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Punta Aderci – Maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Tra Punta Penna e Punta Aderci – Foto Leo De Rocco


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Tra Punta Penna e Punta Aderci, luglio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Tra Punta Penna e Punta Aderci, luglio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Punta Aderci, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


È un caso arrivare qui durante i festeggiamenti dedicati alla Madonna della Penna. La chiesetta a lei dedicata regala un suggestivo colpo d’occhio nel contrasto tra le sue piccole dimensioni e la maestosità del faro che le sta a fianco.

C’è molta gente, tutti del posto, dev’essere una tradizione molto sentita da queste parti. Ne approfitto per parlare con alcune persone, prevalentemente pescatori e marinai che con le loro famiglie affollano lo spiazzo davanti alla chiesetta chiamata di Pennaluce. I marinai e i pescatori di Punta Penna e della Vasto “marina” sono molto devoti a questa Madonna.

La seconda domenica di maggio la statua della Madonna viene portata in processione in mare. I marinai la portano sulle loro barche e in corteo navigano fino alla marina di Vasto, per poi tornare indietro. Si rinnova così un’antica leggenda che corona un affascinante connubio tra natura e tradizione, tipico di queste terre.

Arrivo in questo posto che sembra senza tempo proprio nel momento in cui i marinai riportano la statua della Madonna in chiesa, dopo la processione in mare.

Nel mentre un anziano suona la campana tirando una fune dall’esterno. Mi ha detto che lo fa ogni anno da quando era bambino.


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Vasto – Chiesa Madonna della Penna, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


Vasto – la Madonna di Pennaluce viene portata in processione dai marinai di Punta Penna, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Vasto – La Madonna della Penna, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Vasto – La Madonna della Penna, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


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Vasto – La Madonna della Penna, maggio 2015 – Foto Leo De Rocco


Sono i marinai di Vasto a tramandare da secoli il racconto popolare, sospeso tra storia e leggenda, del trafugamento della statua della Madonna di Pennaluce da parte dei pirati turchi e del suo miracoloso ritrovamento avvenuto in questa piccola chiesa.

La statua fu ritrovata al suo posto mentre le navi saracene – prosegue il racconto – affondarono al suono dei rintocchi di una campana adagiata in fondo al mare. I devoti raccontano che da allora i rintocchi di quella campana, proveniente dal fondo del mare, sembra di sentirlo ogni anno, proprio in questo periodo.

La piccola chiesa dedicata alla Madonna di Pennaluce (altro nome di Punta Penna) sorge su una precedente costruzione di epoca anteriore alla civiltà romana. Sul promontorio esisteva una antica città chiamata Buca, citata anche da Plinio.

In epoca medievale Buca prese il nome di Pennaluce. Nel 1252 il villaggio di Punta Penna era sede di una Università. C’era anche un castello e un monastero. Su questi due promontori marini, Penna e Aderci, si stabilirono gli antenati dei vastesi. La peste che colpì l’Abruzzo nel ‘400 contribuì al decadimento di questo luogo che fu abbandonato.

Fu Diego D’Avalos, Signore di Vasto, a far ricostruire nel 1618 l’edificio di culto sulla base della precedente costruzione.

Di origine spagnola, i d’Avalos furono una delle più importanti famiglie che segnarono la storia italiana. Il loro arrivo in Italia è legato alla storia del Regno di Sicilia, (prima metà del XV sec. con Alfonso d’Aragona) e alle successive vicende storiche che accompagnarono le lotte per la Corona di Napoli.


Medaglia di Innico d’Avalos I, opera di Antonio Di Puccio Pisano detto “Il Pisanello”, 1449


Fondatori dell’omonimo Palazzo a Vasto, oggi sede di un prestigioso Museo, e restauratori della chiesa della Madonna di Punta Penna, i d’Avalos erano i discendenti dei fratelli Alfonso e Innico d’Avalos, ossia i primi d’Avalos ad arrivare in Italia al seguito del citato sovrano aragonese.

Innico I d’Avalos (Toledo, 1414 – Napoli, 1484) è stato marchese di Pescara e marito di Antonella d’Aquino, contessa di Loreto Aprutino, a loro volta nonni di Ferrante d’Avalos, marito di Vittoria Colonna marchesa di Pescara e principessa di Francavilla al Mare, illustre donna di lettere e grande amica di Michelangelo.


Vasto – Punta Penna, Chiesa della Madonna di Pennaluce, stemma dei d’Avalos – Foto Leo De Rocco


A fine ‘800 fu necessario restaurare l’edificio e per la ricostruzione si preferì uno stile eclettico (neo-medievale), stile in voga in quel periodo, infatti questo stile architettonico in Abruzzo lo ritroviamo nelle forme gotiche e medievali del Castello Amorotti, sede del Museo dell’Olio di Loreto Aprutino, oppure nelle forme del Castello della Monica a Teramo, e ancora nella facciata neo-medievale del Convento di San Panfilo fuori le mura a Spoltore.

Pochi sanno che la Chiesa della Madonna di Pennaluce è ancora formalmente di proprietà della famiglia D’Avalos, lo stemma della nobile famiglia spagnola è ancora visibile sull’altare (foto sopra). E’ così dal ‘600, quando papa Innocenzo XI concesse a Diego, Marchese del Vasto, l’edificio con le sue pertinenze, a titolo di “Abbazia padronale di Casa Chiesa d’Avalos”. (2)

(su Vasto e i d’Avalos in questo Blog “Vasto: mare, arte, cultura. La storia dei Rossetti”)


Simbolo, insieme alla chiesetta, di questo promontorio marino e dell’antico villaggio dei pescatori di Pennaluce, con i suoi 70 metri il faro vastese è il secondo faro più alto d’Italia dopo la Lanterna di Genova.

Fu costruito nei primi del ‘900 ed entrò in funzione nel 1912, parzialmente distrutto dall’esercito tedesco nel 1944, fu ricostruito nel 1948.

Il Faro di Punta Penna è stato per me un faro di conoscenza perché mi ha fatto scoprire, quasi per caso, le storie, le tradizioni e le persone legate a questi luoghi. Gente di mare, di quel “mare nostrum” che non significa turismo e divertimento ma sacrificio, visi bruciati dal sole e segnati dalla fatica. Un mare che esprime anche la fede, con i suoi riti e le tradizioni popolari.

Punta Penna è uno dei luoghi abruzzesi più interessanti dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. Bello anche fuori stagione, come nelle giornate ventose, quando il mare è in tempesta e un’atmosfera affascinante evoca scenari marini nordici, pervasi da una dolce malinconia.

Leo De Rocco

Copyright testo e foto – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com


È vietato l’uso, anche solo parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Ringraziamenti: i marinai e i pescatori di Vasto-Punta Penna – Note: 1) poesia di Alda Merini, incipit; 2) dall’articolo di Giuseppe Catania su “Noi vastesi blog”– Fonti: Storia dei d’Avalos, di Mariano Marrone, Solfanelli editore.


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