I tesori di Pianella

Negli articoli precedenti abbiamo sfogliato tra le pagine dei libri di pietra scritti a colpi di scalpellino dai magister del romanico abruzzese Nicodemo, Roberto e Ruggero, interi capitoli dedicati alle selve oscure abitate da belve feroci e malcapitati devoti, protesi verso la salvezza divina enunciata dai quattro evangelisti raffigurati su amboni arabeggianti e cibori avvolti da atmosfere moresche.

Incredibili arredi sacri medievali che abbiamo scoperto tra le navate di chiese e abbazie sparse tra le montagne e le colline d’Abruzzo. Non a caso una di queste chiese si trova proprio a due passi da dove ci troviamo oggi, tra le colline pescaresi: nella chiesa di Santa Maria del Lago a Moscufo troneggia l’ambone di Nicodemo, più o meno gemello dell’altro pulpito che abbiamo ammirato nella chiesa di Santo Stefano a Cugnoli.

Nonostante la vicinanza geografica di opere così originali dell’arte medievale abruzzese giunti qui a Pianella dobbiamo dimenticare tutto questo, perché al cospetto della chiesa abbaziale di Santa Maria Maggiore, immersa tra generose colline da secoli dispensatrici di opere d’arte, ma anche di un olio extravergine di oliva di gran qualità – un vero tesoro prodotto da queste terre, tra Pianella, la vicina Moscufo e, scollinando ancora un po’, Loreto Aprutino – il Medioevo abruzzese si presenta con un’altra veste e un altro artista: il Maestro Acuto.

In questa nostra ricerca di differenze e similitudini stilistiche Maestro Acuto ci invita a rivolgere lo sguardo soprattutto all’ambone dell’abbazia di San Clemente a Casauria, ma anche al medesimo arredo sacro dell’abbazia di San Liberatore a Serramonacesca, fino a Corfinio, tra gli elementi decorativi che caratterizzano l’ambone della chiesa valvense di San Pelino.

Maestro Acuto, un artista dal nome curioso e dalla biografia misteriosa, di lui sappiamo solo che visse nel XII secolo e che firmò l’ambone di Pianella, a lui commissionato dall’abate Roberto nel 1180. Sulla base di scarne notizie possiamo solo ipotizzare che sia lui l’autore, affiancato secondo alcune fonti da un certo “Vincavale”, il cui nome appare, non a caso, a San Clemente a Casauria (1), anche della facciata della chiesa pianellese, dominata da uno dei rosoni più belli d’Abruzzo. Di certo non sembrano realizzati dal Maestro Acuto i personaggi scolpiti sull’architrave, i quali insieme a due fiori prettamente casauriensi ci danno il benvenuto mentre varchiamo l’ingresso di Santa Maria Maggiore.

Iniziando la lettura dell’architrave i primi personaggi, alcuni dei quali recano un cartiglio o un libro in mano, sono: San Paolo, “Et Paulus doctor gentium”, con le mani giunte; San Pietro, “Princeps Apostolorum”, con mitra e pastorale, segue un fiore della vita che anticipa San Giovanni Battista, “Ecce Agnus Dei”, inginocchiato di fronte alla Vergine Maria in trono, cinta dalla scritta “Ave Maria gratia plena Dominus tecum”, alla sua sinistra San Giovanni Evangelista, “In principium erat verbum”, anche lui genuflesso; ancora un fiore della vita, quindi gli ultimi tre personaggi: San Nicola, “Episcopus Mire escuitatis”, “Sanctus Nicolaus”; un abate o un santo (cartiglio incomprensibile), infine il re David con lo scettro, “Rex David filius Isaii qui Betleemite fuit”.

Osservando l’ambone di Pianella la prima cosa che notiamo sono le arabeggianti decorazioni a fiorame e girali vegetali che abbiamo già visto altrove, così come quel drago, che al posto del fuoco sputa un tralcio, anche lui è familiare.

I fiori scolpiti sull’ambone di Pianella li abbiamo colti in abbondanza nel “Paradisi Floridus Ortus”, ovviamente a Castiglione a Casauria, nella “Basilica divina”; mentre il drago, a questo punto come il fiore della vita di Casauria e di San Liberatore a Maiella – da dove i “fiorami” ebbero inizio, marchio medievale abruzzese di fabbrica, o meglio di bottega – lo abbiamo incontrato parecchie volte, a cominciare della magica chiesa abbaziale di San Pietro ad Oratorium, nascosta tra i boschi di Capestrano, laddove l’identico alato sputatralci, o ingoiatralci, giacché l’iconografia rappresenta l’eterna lotta tra il bene e il male, lo troviamo sul portale e sul ciborio.

In questa medievale enciclopedia abruzzese del bestiario fantastico, domina la fantasia e la creatività dei maestri lapicidi. Un esempio? Sugli ornati delle finestre della chiesa abbaziale di Santa Maria in Bominaco questi tralci, simbolo dello scorrere dell’esistenza terrena vissuta seguendo la parola di Dio, come abbiamo visto annunciata dall’alto degli amboni romanici, sono avvinghiati non tra le fauci dei soliti animali feroci o fantastici, ma tra le loro code.

L’antica chiesa di Sant’Angelo

La chiesa di Santa Maria Maggiore, chiamata dai pianellesi chiesa di Sant’Angelo, in ricordo del dominio dei longobardi e della relativa diffusione del culto michelico anche tra queste terre, fu edificata nel XII secolo, o meglio in questo secolo fu ampliata e restaurata. Lo storico Anton Ludovico Antinori nei suoi “Annali degli Abruzzi” ci parla di una chiesa monastica ancora più antica, sorta “sui resti di un tempio pagano”. Ad ogni modo l’ampliamento dell’edificio originario, che nelle fattezze odierne costituisce uno degli esempi architettonici più rappresentativi del Medioevo abruzzese, si inserisce in quel contesto di diffusione del monachesimo benedettino che abbiamo raccontato in questo blog dalle valli teramane visitando l’abbazia di San Clemente al Vomano, ma anche sul promontorio marino del Golfo di Venere, a Fossacesia, dominato dall’abbazia di San Giovanni in Venere e ovviamente dall’abbazia di San Liberatore a Maiella, figlia abruzzese prediletta dell’abbazia di Montecassino.

La presenza di aperture laterali, oggi chiuse ma le tracce sono visibili anche dal lato esterno, porta a ipotizzare un complesso abbaziale pianellese di dimensioni maggiori, quando tra queste colline giunsero i monaci di Montecassino. Come l’abbazia di San Liberatore a Maiella, anche Santa Maria Maggiore in Pianella presenta sullo stesso lato di sinistra tracce di antichi portali che immettevano nella sagrestia, nel chiostro e negli orti.

Sulla navata centrale risalta la tipologia di colonna ottagonale, una geometria “sacra” che abbiamo già visto in Abruzzo, ad esempio all’interno del Duomo di Atri, ma in questo caso, forse, subentrarono anche necessità architettoniche (vedi l’articolo “Atri, tra Adriano e Andrea de Litio”, in questo blog). Forme ottagonali le abbiamo notate pure nelle linee geometriche delle cupole che sovrastano i cibori realizzati dai citati Roberto, Ruggero e Nicodemo.

Una geometria sacra che rimanda all’ottavo giorno dopo la Creazione, quindi al Regno di Dio. Come oltretutto sono otto le colonnine che compongono i raggi dello splendido rosone pianellese, il cui ornato riprende il medesimo motivo stilistico degli stipiti del portale, probabilmente si tratta dello stesso artista. Il numero otto ricorre anche nell’abbazia di Serramonacesca, durante i lavori di ampliamento intrapresi dopo il terremoto del 990, l’abate Teobaldo fece aprire otto monofore per illuminare la “buia chiesetta”.

Gli affreschi presenti nell’area presbiteriale, sulle pareti e su alcuni pilastri della navata sono databili dal XII al XIV secolo. Cinquecentesco è l’angelo rinascimentale che appare quasi ridotto ad un frammento su una parete laterale. Sembra volato fin qui dalla chiesa di San Panfilo in Tornimparte, dove in un precedente articolo abbiamo ammirato lo straordinario ciclo di affreschi realizzato alla fine del Quattrocento da Saturnino Gatti.

Gli affreschi più antichi si trovano nelle aree absidali. In quella centrale risalta un Cristo Pantocratore con gli Apostoli al centro; l’Agnus Dei e la Madonna in trono con Bambino e Santi (abside a sinistra); l’Eterno in gloria, il Volto Santo, e Santi (abside a destra). Degno di nota il Dio in Gloria che mostra il sacro libro, le cui pagine appaiono mosse dal vento dello Spirito Santo.

Una trovata ad effetto. Nella storia dell’arte ricorre nella iconografia relativa all’Annunciazione: le pagine del libro di preghiere di Maria di Nazareth non di rado appaiono appunto mosse. Non a caso  la stessa iconografia la ritroviamo anche in questa chiesa, in un affresco sul pilastro della navata destra (vedi galleria fotografica). Tornando ad osservare l’arredo sacro più importante della chiesa, l’ambone del Maestro Acuto, notiamo che è posizionato non sulla navata centrale ma a ridosso del muro laterale, inoltre lo stile semplice e lineare sembra ci stia annunciando la fine di un’epoca, come l’enigmatico portale di Santa Maria a Mare, che abbiamo cercato di decifrare a Giulianova.

Sono spariti i mostriciattoli stile Notre-Dame tanto cari alla premiata ditta Nicodemo, Roberto & Ruggero, ora la Parola di Dio annunciata dall’alto della tribuna di Santa Maria Maggiore in Pianella, così come sui pulpiti delle badie di Serramonacesca, Casauria e Corfinio, è mediata solo dalla visione del profeta biblico Ezechiele, il famoso tetramorfo: l’angelo/Matteo; il toro/Luca; il leone/Marco; l’aquila/Giovanni, ovvero: “Fuit homo nascendo, vitulius moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo.”

L’arte medievale abruzzese non finisce mai di stupire, continueremo tenendo tra le mani la lente d’ingrandimento, la macchina fotografica e il taccuino, a cercare altri tesori sparsi nella regione e a raccontare storie e aneddoti ad essi collegati. Dopo Pietranico, Alanno, Cugnoli, Moscufo, Loreto Aprutino e Pianella lasciamo momentaneamente le colline pescaresi, la prossima tappa del nostro viaggio tra le impressioni d’occhio e di cuore dell’Abruzzo di ieri e di oggi ci porterà sulle falde della Maiella e del Morrone, vicino al paese di Caramanico, visiteremo la misteriosa chiesa abbaziale intitolata a san Tommaso Becket, il famoso vescovo assassinato nella cattedrale di Canterbury. Tra i boschi di Serramonacesca andremo poi a scoprire l’abbazia di San Liberatore a Maiella, da dove tutto partì.

Seconda parte

Pianella, il cui nome secondo una leggenda deriva dalla pianella (ciabatta) smarrita in stile Cenerentola tra queste colline dalla figlia della regina Giovanna “che aveva una sorella contessa di Albe nella Marsica”, in realtà deve l’origine del toponimo all’antica fortificazione medievale, il Castrum Pianellae, probabilmente da “plana”, ovvero piccola pianura, da cui deriva “Plenilia”, quindi Pianella. Il paese è immerso tra i paesaggi ameni delle colline pescaresi, ricoperte di vigneti e soprattutto uliveti che a perdita d’occhio sfumano nell’orizzonte montano del Gran Sasso, della Maiella e del Morrone.

Il centro storico da il benvenuto al visitatore con un’ampia e panoramica piazza terrazzata, ritrovo domenicale e meta del passeggio serale dei pianellesi, posta davanti all’antica porta di San Silvestro, da dove si intravede la facciata della chiesa intitolata alla Madonna del Carmine, costruita a fianco di quella che in passato era una fabbrica per la lavorazione delle foglie di tabacco. Un’attività che fino ai primi decenni del secolo scorso diede lavoro a molte operaie di Pianella e delle colline limitrofe, ma anche in altri tabacchifici diffusi nel pescarese, ad esempio nella non lontana Città Sant’Angelo, dove le operaie del tabacco presero il posto delle monache Clarisse nel loro ex convento seicentesco trasformato appunto nel Palazzo Manifattura Tabacchi, tristemente diventato un campo di concentramento durante la Seconda guerra mondiale, oggi sede di mostre d’arte; e nel chietino, sia nel capoluogo, per la precisione a Chieti Scalo, fino a Lanciano, dove ancora qualcuno ricorda la rivolta delle tabacchine nel maggio 1968, quando scesero in piazza migliaia di persone tra operai, studenti e insegnanti per difendere il posto di lavoro delle “operaie tabacchine”.

Il Museo della Ceramica

Tra i monumenti e i luoghi culturali più interessanti, oltre alla citata chiesa romanica di Santa Maria Maggiore e alla chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate (XVI sec.), che custodisce la statua lignea policroma della Madonna della Neve, datata 1531 e firmata Troianus de Giptiis de Castro Montis (Castel del Monte), segnalo il Museo dell’Artigianato Ceramico Abruzzese, M.A.C.A., uno scrigno di tesori dell’arte ceramica.

La collezione è allestita nelle sale del palazzo Melchiorre, un edificio signorile che prese forma sulle antiche mura del castrum. Un edificio per fortuna salvato dall’abbandono e dalla sicura demolizione grazie all’intervento salvifico dell’amministrazione comunale. Il Museo nasce dalla passione, affiancata da studi approfonditi e importanti pubblicazioni nel settore delle antiche ceramiche, del collezionista e studioso Diego Troiano. Inaugurato nell’agosto del 2015 il Museo presenta circa 500 ceramiche che coprono un arco cronologico compreso tra il Cinquecento e il Novecento. A parte Castelli, la cui produzione è abbondantemente rappresentata soprattutto con le maioliche novecentesche destinate all’esportazione verso l’estero e, in particolar modo, con le produzioni in porcellana, gres e altre dello stabilimento “Simac” (Società Industriale Maioliche Abruzzesi Castelli), importante manifattura fondata a Castelli nel 1919, significativa è la presenza di opere provenienti dalle antiche botteghe di Rapino.  Fra le ceramiche del Cinquecento si segnala un pavimento attribuibile a maestranze di Anversa degli Abruzzi, ed un raro piatto in stile compendiario con stemma della famiglia Scorpione di Penne.

Un antico frantoio e il Polittico di Pianella

A due passi dal Museo nel cuore del centro storico si trova un antico frantoio, detto “d’Annibale”, dal nome della famiglia proprietaria. All’interno sono esposte presse a vite in legno risalenti al Settecento e altre in acciaio di epoca ottocentesca. Inoltre è esposta una macina in pietra a trazione animale.

A Pianella ci porta anche una delle opere più rappresentative del Rinascimento abruzzese: il Polittico di Pianella, 1487, attribuito a Bernardino di Cola del Merlo e Sebastiano da Casentino. L’opera, oggi custodita al Museo Nazionale d’Abruzzo MuNDA L’Aquila, in origine era destinata a una chiesa di Pianella, probabilmente Santa Maria Maggiore, ed è forse riconducibile (2) alle committenze nobiliari degli Orsini, una delle famiglie romane più potenti dell’epoca, in concomitanza della concessione feudale di Pianella al conte di San Valentino Orso Orsini, detto Organtino, da parte del re di Napoli Ferrante I d’Aragona nel 1487.

In una cornice in stile gotico veneziano, l’opera rappresenta la Madonna in trono con Bambino, mentre ai lati sono raffigurati San Bonaventura e l’Arcangelo Gabriele a sinistra; San Sebastiano e l’Arcangelo Michele a destra. Nella cuspide centrale un angelo regge la corona di Maria, nelle cupsidi laterali ci sono alcuni angeli musicanti. Altri angeli recanti cesti di frutta li troviamo nella predella, insieme al Redentore in compagnia degli apostoli. 

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica

Pianella, chiesa di Santa Maria Maggiore ‐ Foto e video Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Pianella, chiesa di Santa Maria Maggiore, dettaglio architrave ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Pianella, chiesa di Santa Maria Maggiore, nell’ordine: facciata; campanile; portale; rosone; dettaglio degli archetti; navata centrale; statua di San Michele Arcangelo; colonna ottagonale.

Pianella, chiesa di Santa Maria Maggiore, ambone del maestro Acuto – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Dettaglio delle decorazioni ambone di Pianella

Castiglione a Casauria, dettaglio dell’ambone abbazia di San Clemente a Casauria ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Dettaglio ambone di Pianella

Dettaglio portale di San Pietro ad Oratorium Capestrano

Pianella, chiesa di Santa Maria Maggiore, dettaglio dell’ambone del Maestro Acuto – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Madonna del Latte

Annunciazione (pilastro navata destra)

Abside centrale: Cristo Pantocratore, angeli e apostoli.

Abside laterale (destra): Dio in Gloria e volto di Cristo al centro, Sante e Santi ai lati.

Abside laterale (sinistra): Agnus Dei; Cristo benedicente; Madonna con Bambino e Santi.

Galleria fotografica relativa alla seconda parte

Colline pescaresi tra Pianella e Moscufo –  video Abruzzo storie e passioni

Scorci di Pianella ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Polittico di Pianella, Museo Nazionale d’Abruzzo MuNDA L’Aquila – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Pianella, un antico frantoio nel centro storico ‐ Foto Leo De Rocco

Pianella, il palazzo sede del Museo dell’Artigianato Ceramico Abruzzese M.A.C.A. , e il direttore Diego Troiano ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Pianella, Museo Artigianato Ceramico Abruzzese ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Fiori di pervinca in un vaso delle antiche ceramiche di Castelli, anni Venti del ‘900 – Foto Diego Troiano per gentile concessione ad Abruzzo storie e passioni

Pianella, Museo Artigianato Ceramico Abruzzese ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

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Copyright – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Fonti/Note: 1) “Vincavale oc fecit”, “scritta sulla cimasa del secondo pilastro a sinistra della navata di San Clemente a Casauria”, da “Penne tesori d’arte”, 2005, a cura di Mario Costantini; 2) Ipotesi formulata dalla studiosa Lucia Arbace; banca dati Beni Culturali Ministero della Cultura; ProLoco Pianella, pannelli informativi presso la chiesa di Santa Maria Maggiore; Percorso museale Museo Artigianato Ceramico Abruzzese Pianella ‐ Ringrazio Diego Troiano, direttore del Museo Artigianato Ceramico di Pianella per la gentile accoglienza; grazie alla famiglia Puca di Pianella, custode della chiesa di Santa Maria Maggiore.

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