In copertina: David con la testa di Golia, 1650 circa, Giovan Battista Spinelli, Museo di Capodimonte, Napoli.
Introduzione
Chieti è una città ricca di arte e storia, passeggiando tra i suoi vicoli si incontrano testimonianze straordinarie, un percorso che attraversa l’antica Teate, il periodo romano, l’avvento del cristianesimo e l’arte moderna: dal Museo Archeologico Nazionale, con l’italico Guerriero di Capestrano, ai Tempietti romani; dall’anfiteatro della Civitella con annesso museo, alla cattedrale di San Giustino; dall’ottocentesco Teatro Marrucino, al Museo Barbella, con le opere di De Chirico, Manzù, Guttuso, Sassu e Mirò.
Senza dimenticare le chiese, custodi di piccoli tesori, come quelle di Santa Chiara e San Francesco al Corso, nelle quali si colloca la figura affascinante e misteriosa di Giovan Battista Spinelli, pittore teatino del Seicento, la cui vita e la cui arte intrecciano elementi di classicismo, naturalismo caravaggesco e suggestioni esoteriche. Come vedremo la sua accattivante biografia potrebbe ispirare la trama di quel genere di film in cui l’arte si intreccia con il mistero, come “Il Segno del Comando”, miniserie trasmessa dalla Rai nel lontano 1971, oggi un cult per appassionati.
In particolare a Roma, Spinelli entrò in contatto con ambienti colti e raffinati, conobbe studiosi e mecenati che si interessavano di filosofia naturale e alchimia, discipline all’epoca molto diffuse e non considerate in contrasto con la religione. Per inquadrare meglio questo contesto artistico, faremo un salto anche a Roma, in via Veneto, dove ci aspetta la storia di un cardinale, committente di una pittura “alchemica” realizzata da Caravaggio, artista a cui Spinelli si ispirò.
L’alchimia è l’arte che trasforma le imperfezioni della materia e dello spirito in perfezione (1)
L’opera di Giovan Battista Spinelli è caratterizzata da una intensa spiritualità e da un forte chiaroscuro di ascendenza caravaggesca, elementi assorbiti dall’artista durante i suoi contatti a Napoli, dove conobbe Giovan Battista Caracciolo (Napoli, 1578 – 1635), Bernardo Cavallino (Napoli 1616 – 1656) e Massimo Stanzione (Frattamaggiore, 1585 – Napoli, 1656), del quale probabilmente fu allievo. Alcuni studiosi sostengono, invece, che la sua prima formazione avvenne nell’area bergamasca.
Il fuggiasco Caravaggio nella città partenopea soggiornò tra il 1606 e il 1610, circa dieci anni dopo l’unica sua pittura a muro, realizzata per conto del cardinale Francesco Maria del Monte (Venezia, 1549 – Roma, 1626) – al secolo Francesco Maria Bourbon, marchese del Monte Santa Maria – sulla volta dello studiolo segreto di Villa Ludovisi, a Roma, dove il cardinale, tra un rosario e l’altro, si dilettava nella magiae naturalis.
Nella pittura a muro Caravaggio ci presenta il suo autoritratto, nudo, eseguito ponendo uno specchio a terra, e poi ecco gli elementi primordiali tanto cari al cardinale: aria e fuoco, terra e acqua, ovvero: Giove, Plutone e Nettuno, raffigurati attorno al creato, rappresentato come una sfera luminosa ed evanescente insieme ai segni zodiacali.
Come evidenzio nella galleria fotografica, a mio avviso quella sfera celeste il Merisi l’aveva già vista in un’opera di Raffaello, nella Stanza della Segnatura del Palazzo Apostolico Vaticano, dove è affrescato il “Primo moto, con Urania musa dell’astronomia” (1511).
Dalle valli bergamasche a Chieti
Circa venti anni dopo l’arrivo del capostipite dei Bedeschini – una famiglia di artisti aquilani (a cui abbiamo dedicato un articolo) – giunto nel 1582 in Abruzzo al seguito di Margherita d’Austria (Oudenaarde, 1522 – Ortona, 1586) governatrice dei Paesi Bassi, duchessa consorte di Firenze, di Parma e Piacenza, nominata da Filippo II d’Asburgo Governatrice dell’Aquila, a Chieti arrivò da Albino, tra le valli bergamasche, Sante Spinelli, ricco commerciante di stoffe, lane e granaglie, attivo nelle fiere tra Lanciano e Ortona. Sua sorella sposò l’ortonese Ludovico de Pizzis, barone di San Martino e proprietario di numerosi feudi e terreni abruzzesi, tra Filetto, Rosciano, Vacri e Guardiagrele. Nel 1613, nel centralissimo palazzo Sirolli di Chieti, nacque Giovan Battista Spinelli (Chieti, 1613 – Ortona, 1657) figlio di Sante e di una teatina il cui nome è ignorato dalle fonti.
Della sua formazione iniziale nella pittura e nel disegno, non si sa molto e le fonti sono discordanti sulla sua esatta data di nascita. Oltre ai citati soggiorni a Napoli e Roma, è documentato che viaggiò nel 1637-38 tra Venezia e Bergamo.
La pala d’altare della chiesa di Santa Chiara a Chieti, raffigurante la Discesa dello Spirito Santo (1644), è una delle sue opere più importanti. Nella stessa chiesa è a lui attribuita anche una Madonna con Bambino tra San Francesco e San Domenico (1645 circa). Sempre a Chieti, per la chiesa di San Francesco al Corso (ancora chiusa dal terremoto del 2009), dipinse nel 1641 la Madonna con Bambino tra San Marco, San Luca e Sant’Alessandro, patrono di Bergamo.
Altre sue opere sparse nella regione (oltre alle collezioni private), si trovano a:
▪︎ Lanciano ‐ polittico (in restauro) destinato al complesso monastico di San Bartolomeo, raffigurante la Madonna con Bambino tra San Francesco, Sant’Antonio di Padova e San Felice, in cima l’Eterno Padre (1657 circa).
▪︎ Ortona – pala dell’altare maggiore: Santa Caterina e angeli, 1655 circa, nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria ‐ altre opere al Museo Diocesano: polittico dell’Incoronazione della Vergine, tra i Santi Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Bartolomeo e Simone apostoli (secondo alcuni opera di un suo allievo) ‐ Trittico, scomparto di sinistra: San Giuseppe, San Pietro e San Luigi; al centro: San Nicola e Santa Caterina adoranti la Madonna e il Bambino Gesù; a destra: San Tommaso apostolo (patrono di Ortona), San Francesco di Paola e Sant’Antonio da Padova. Di questo trittico, semi distrutto nel 1943, resta solo lo scomparto di sinistra.
▪︎ Cermignano ‐ Compianto sul Cristo morto (attribuito).
Fuori regione, numerose opere sono presenti in Campania, un particolare nelle chiese di Napoli e Castellammare di Stabia, nelle collezioni private e nei musei di: Capodimonte, Uffizi, National Gallery di Londra, British Museum, Metropolitan Museum.
Degno di nota la serie di disegni, circa un centinaio, che Spinelli realizzò in epoca giovanile ispirandosi a Golzius, Callot, di Leyda, Aldegrever e Dürer, con tema centrale Matteo e l’angelo. Appartenuti al cardinale e collezionista Leopoldo de’ Medici (Firenze, 1617-1675), i disegni sono conservati agli Uffizi,
Dipinti e delitti
La sua produzione artistica è dunque molto ricca, un primo inventario delle sue opere fu redatto in occasione di un delitto.
Nel 1637, all’età di 26 anni, il socio di suo padre, Francesco Benvenuti, fu assassinato, proveniente anche lui da Albino, Benvenuti era un imprenditore dedito alla lavorazione e al commercio della lana, in buona parte importata dall’Abruzzo. All’epoca nella regione diverse famiglie – tra le quali i Medici, nella Baronia di Carapelle – intrapresero attività legate alla produzione della lana, ma anche della seta e dello zafferano. Sull’argomento si veda l’articolo “Autunno abruzzese, gli antichi Tratturi”.
Dopo il misterioso delitto, nella casa di Benvenuti furono inventariati ben trentasette dipinti realizzati da Giovan Battista Spinelli (2), forse frutto dei pagamenti in natura effettuati dall’ex socio Sante, dopo la chiusura della società a causa dei debiti accumulati. Seguì il processo contro una famiglia bergamasca, una delle tante in spietata concorrenza per le attività legate ai tessuti.
“La boccia infuocata” e i dipinti bruciati
Durante i suoi spostamenti tra Bergamo e Venezia, Giovan Battista Spinelli seguì personalmente le fasi del processo. Forse proprio in questo periodo iniziò ad avvicinarsi al mondo dell’alchimia, pensando di ottenere chissà quali prodigi.
Anni dopo, a Ortona, le cronache dell’epoca raccontano che una notte, mentre Spinelli era intento a maneggiare una “boccia infuocata”, rimase ferito mortalmente. Il fatto – narrato dallo storico Bernardo De Dominici (Napoli, 1683 – 1759), nelle sue note biografiche: Vite de’ pittori, scultori e architetti napoletani, pubblicato tra nel 1742-45 – sembra sospeso tra cronaca e leggenda:
Ma datosi poscia a fare l’alchimista e ‘l segretista componendo balsami ed altri specifici, cadde nella pazzia di voler far il lapis philosophorum, ingannato da un tal frappattone che con i suoi raggiri lo inviluppò; onde, fermamente credendo di fare il lapis, vi consumò quali tutto il suo avere, affinché un giorno, crepandosegli una boccia infuocata, lo scottò in tal maniera che poco appresso se ne morì, circa il 1647. Sicché per far rimedio da prolungar la vita, perdé egli la vita.
Dominici fissa la data della morte dell’artista al 1647, ma la nota in un Liber mortuorum ritrovato negli ultimi anni, sposta la data al “20 novembre 1657” e cita in quel giorno l’età di Spinelli: “morì con li santi Sacrameni all’età di 50 anni incirca et fu seppellito nella chiesa di San Domenico”, chiesa oggi sede della Biblioteca e Archivio storico diocesano di Ortona.
A parte il probabile errore di date del Dominici, se Spinelli aveva 50 anni nel 1657 la sua data di nascita andrebbe spostata al 1607. Inoltre, in quel fatidico 1657 Spinelli abitava nel palazzo ortonese di suo zio, il barone Ludovico de Pizzis, forse anche lui appassionato di alchimia e, strana coincidenza, nello stesso anno due sue opere realizzate nel 1641 per la chiesa dell’Annunziata a Napoli andarono perdute durante un incendio.
Giovan Battista Spinelli resta una figura enigmatica, sospesa tra luci e ombre, proprio come le sue tele caravaggesche. Pittore e cercatore di misteri, non trovò mai la pietra filosofale, ma ci ha lasciato un oro diverso: le sue opere, dove la vera magia è la luce che diventa arte.
Copyright – Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com ‐ Leo Domenico De ‐ Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica
Galleria fotografica

L’attrice Carla Gravina interpreta Lucia, modella del pittore Marco Tagliaferri, in una scena de “Il segno del comando” (1971)



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Roma, Villa Ludovisi, lo studiolo del cardinale alchimista e la pittura a muro eseguita nel 1597 da Caravaggio ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Il “Primo moto, con Urania musa dell’astronomia”, 1511, Raffaello Sanzio, Stanza della Segnatura, Città del Vaticano. Probabilmente ispirò Caravaggio per la sua pittura a muro.

Stemma della famiglia de Pizzis di Ortona, imparentata con Giovan Battista Spinelli ‐ Museo Diocesano Ortona ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Martirio di Sant’Andrea, 1630-1650, Giovan Battista Spinelli, penna e inchiostro bruno, acquerello marrone e grafite – Metropolitan Museum New York

Crocifissione di San Pietro, 1647, Giovan Battista Spinelli, penna e inchiostro bruno, con acquerello marrone, grafite ‐ Brutish Museum

Studio per angeli, Giovan Battista Spinelli, penna e inchiostro, matita ‐ collezione privata




Chieti, chiesa di Santa Chiara, nell’ordine: facciata; navata e pulpito della badessa Valignani, probabile committente di Giovan Battista Spinelli; Madonna con Bambino tra San Francesco e San Domenico, Giovan Battista Spinelli (attr.) ‐ “Discesa dello Spirito Santo”, Giovan Battista Spinelli – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Museo di Capodimonte, David con la testa di Golia, 1650 circa, Giovan Battista Spinelli.

Duomo di Castellammare di Stabia, Beata Vergine Assunta e San Catello, Giovan Battista Spinelli

Agar e l’Angelo, Giovan Battista Spinelli, collezione privata

Loth e le figlie, Giovan Battista Spinelli (attr.) collezione privata

Giacobbe e l’angelo, Giovan Battista Spinelli (attr.) – collezione privata

Davide con la testa di Golia, 1640, collezione privata

San Sebastiano guarito dalle pie donne, Giovan Battista Spinelli, Museo di Montserrat

Adorazione dei pastori, prima metà del ‘600, Giovanni Battista Spinelli, National Gallery Londra ‐ Questo dipinto entrò nella collezione del museo inglese nel 1884, in cattivo stato di conservazione, danneggiato e in gran parte ridipinto.





Incoronazione della Vergine tra San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova, 1630-1658, Giovan Battista Spinelli (e allievi) ‐ Museo Diocesano Ortona – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni


San Luigi di Francia, San Cristoforo (o San Giuseppe) e San Pietro, 1630-60, Giovan Battista Spinelli ‐ Museo Diocesano di Ortona



San Simone Zelota e San Bartolomeo, 1630c., Giovan Battista Spinelli (e allievi) ‐ Museo Diocesano Ortona
Chieti ‐ Alcuna foto divulgative del Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo (per le altre gallerie fotografiche complete, vedi gli articoli dedicati, link dopo i crediti.



Nell’ordine: 1) Chieti, Villa Frigerj, sede del Museo Nazionale Archeologico d’Abruzzo; 2) statua di Ercole Curino, III a.C.; 3) Museo Archeologico La Civitella, dettaglio del monumento a Lusius Storax, combattimento tra gladiatori – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
Copyright – Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Note e Fonti: (1) Heinrich Cornelius Agrippa (1486-1535l, filosofo, teologo, giurista, medico e occultista tedesco; (2) “Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani”, vol. III, Napoli, Stamperia dei Ricciardi, 1742-1745, pagg. 312-313, in Dizionario Biografico degli Italiani “Spinelli, Giovan Battista”, Istituto dell’Enciclopedia Treccani; “Giovan Battista Spinelli, un pittore tra Chieti, Bergamo, Ortona, Venezia e Napoli”, di Franco G. Battistella, in Rivista Abruzzese, 2013, numero 96, ISBN 9788896804377; “L’inquieto Seicento albinese”, di Gianpiero Tiraboschi, 2012, Comune di Albino; Catalogo generale dei Beni Culturali, Ministero della Cultura ‐ Ringrazio per la collaborazione durante i vari sopralluoghi: don Domenico Di Salvatore, Curia Lanciano-Vasto; Elisa Altobelli e Manuela Mosca, guide Musei Diocesani Lanciano e Ortona; Ada Giarrocco, storica dell’arte presso Museo Diocesano Lanciano.
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