Le mura megalitiche del Monte Pallano e il Lago di Bomba

Panorama dalla cima del Monte Pallano, in basso si intravede il Lago di Bomba – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Vidi un monte erto e serposo. E v’era una  una città di re indovini. E sonvi le muraglie di macigni. (1)

Sul Monte Pallano

Lasciato il suggestivo Castello di Roccascalegna, con i suoi aneddoti favoleggianti e le atmosfere senza tempo, prepariamoci a scalare una montagna altrettanto misteriosa. Questa volta, come curiosi archeologici, andremo a cercare antiche incisioni scolpite da popoli ancestrali su massi giganteschi, mappe di pietra che rivelano tesori nascosti. In questo articolo realtà e fantasia si intrecciano, ma non è un caso, perché attorno a questa montagna abruzzese sono nate favole e leggende, storie di giganti, paladini e tesori.

La frequentazione antropica del Monte Pallano e dell’omonimo altopiano risale alla preistoria, nell’epoca italica in questa parte del territorio abruzzese e delle zone limitrofe, verso sud, erano stanziati i popoli e le tribù dei Frentani, Carricini, Pentri, Sanniti e Lucani. Il Pallano non è uno di quei famosi monti abruzzesi le cui immagini appaiono ogni giorno sui social, come le spettacolari vette del Gran Sasso e il magico Campo Imperatore, ma questa montagna dell’Abruzzo “Citra” merita la nostra visita perché conserva un’area archeologica tra le più importanti della regione.

Inoltre dalla sua cima, a circa mille metri di altezza, ci regala panorami mozzafiato, con il Lago di Bomba, il versante sud della Maiella ricoperto da distese boschive a perdita d’occhio e la vallata del fiume Sangro. Con i suoi 122 km il Sangro è il secondo fiume abruzzese dopo l’Aterno-Pescara (152 km), le sue sorgenti si trovano nel Parco nazionale d’Abruzzo, a 1441 mt. del monte Morrone del Diavolo. Il lago nacque nel 1962 dopo la costruzione di una diga sul fiume Sangro. Lungo 7 km, largo 1,5 km, il lago ha una profondità massima di 57,50 mt. Nell’area sono presenti servizi turistici.

Gli Italici

Per motivi strategici gli antichi popoli Italici che abitavano queste terre scelsero di costruire sull’altopiano del monte Pallano una città chiamata Pallanum. Così riportano alcune fonti, ma il toponimo potrebbe riferirsi a un’altra città abitata dai Frentani, che altre fonti indicano “tra Lanciano e Vasto”. L’antico insediamento cinto, come vedremo, da possenti mura, non ha dunque un nome certo. Gli scavi archeologici effettuati in passato in località Fonte Benedetti, un abitato ellenistico romano posizionato nei pressi, riportarono alla luce monete, manufatti in bronzo e vetro, opere di terrazzamento, tracce di un recinto sacro, un “temenos”, e lastre in terracotta, probabilmente metope di un tempio, sulle quali sono scolpiti due delfini che si fronteggiano sotto un fregio floreale.

Tra il V e il IV secolo a.C. poco distante dalla cittadina fu costruita, utilizzando grandi pietre calcaree locali, una maestosa muraglia chiamata Mura Paladine. Probabilmente il nome deriva dalla leggenda medievale che narra l’arrivo dei paladini di Carlo Magno sul monte Pallano per costruirvi gigantesche mura difensive. Ma le leggende su Pallanum e le sue mura ciclopiche hanno, come spesso accade nei racconti popolari tramandati da generazioni, molte versioni, non poche nate nell’800 quando, in pieno Romanticismo, persino gli storici inventavano leggende o racconti fantasiosi.

Non è un caso che proprio in quel periodo nacquero fiabe diventate famose. Sull’argomento rimando all’articolo pubblicato in questo blog: “L’Abruzzo magico: riti, castelli, favole e leggende”. I paladini, secondo il racconto di fantasia diffuso in queste zone, non erano quelli carolingi ma giganteschi pastori che ogni giorno portavano le greggi a pascolare in Puglia. Una transumanza quotidiana. Un passo di questi giganti corrispondeva alla lunghezza di oltre un miglio. I pastori giganti accumularono così enormi tesori che divisero in forzieri colmi di oro e gemme, argento e rame, per nasconderli in una grotta. Non a caso qui vicino, a circa 980 metri di altitudine, c’è una suggestiva grotta carsica chiamata appunto la Grotta dei Paladini.

Chissà se uno dei forzieri dei giganti è nascosto qui. Con uno sviluppo interno di circa 31 metri e un dislivello di 9, la grotta può essere esplorata solo da speleologi esperti. Altre grotte presenti in zona sono la Grotta della Madonnina e la Grotta dei Massi.

La monumentale cinta muraria, e questa non è una favola, costruita dai “muratori” vissuti migliaia di anni fa con la tecnica delle “pietre incastrate”, si snoda per circa 170 metri di lunghezza, ma in origine il perimetro misurava ben quattro chilometri, mentre l’altezza è di circa cinque metri. Il perimetro è intervallato da quattro porte delle quali oggi ne restano due: la Porta del Monte e la Porta del Piano, quest’ultima, come si vede nelle foto e nel video, conserva l’architrave.

Questa straordinaria fortezza, antico simbolo di potere e ricchezza, faceva parte di un più ampio sistema di fortificazioni italiche chiamate”ocres” osco-sabellici, presenti in Abruzzo anche in altre località, ad esempio nella zona di Montenerodomo e a Civita Danzica, vicino Rapino, la località italica abitata dai Marrucini che abbiamo avuto modo di conoscere in questo blog nell’articolo “La Dea di Rapino. Mitologia, storia e tradizioni popolari alle falde della Maiella”.

In caso di pericolo queste fortificazioni erano tra loro comunicanti tramite l’utilizzo di fuochi segnaletici. Un sistema di comunicazione di tipo “ottico”, che sarà utilizzato anche durante il Medioevo tramite il sistema delle torri di avvistamento, diffuse dalla costa all’entroterra abruzzese. Un sistema particolarmente utile all’epoca per segnalare e dare l’allarme in caso di invasioni saracene provenienti dal mare.

In epoche senza telefoni, radar e satelliti, la veloce diffusione ottica tra valli e alture di segnali composti da luci di allarme provenienti da fiaccole, lanterne e fuochi, garantiva così la sicurezza e il controllo del territorio.

I Ciclopi del Monte Pallano

Ma cosa sono queste mura megalitiche? Megalito deriva dal greco antico “mégas”, che significa grande, e da “líthos, che corrisponde a pietra. Queste pietre sono dette anche “mura ciclopiche”, dal greco antico “cyclopes” riferito alle creature mitologiche dei ciclopi, giganti dotati di forza sovrumana talvolta descritti con un solo occhio, come il rozzo Polifemo protagonista della celebre Odissea.

I mitologici ciclopi erano anche abili fabbri dediti alla costruzione dei fulmini per conto di Zeus, ma anche bravi muratori, in Grecia edificarono le mura difensive per la città di Tirinto, e le mura di Micene e Midea. Le mura megalitiche sono dunque un insieme di pietre di grandi dimensioni assemblate a mano con la tecnica dell’incastro, senza l’uso di calce.

Megalitiche o ciclopiche che dir si voglia, le mura del Monte Pallano sono le uniche di grandi dimensioni presenti in Abruzzo. Il parco è dotato di una sentieristica ben attrezzata. L’area archeologica e paesaggistica del Pallano è segnalata come Sito di importanza Comunitaria.

Luoghi affascinanti

Il Parco Archeologico del monte Pallano, il magico Castello di Roccascalegna; il pittoresco paese di Tornareccio, Bomba con il suo lago, e Colledimezzo, rappresentato un interessante itinerario turistico ed enogastronomico che valorizza l’entroterra chietino a ridosso della Costa dei Trabocchi.

Torneremo a cercare le impressioni d’occhio e di cuore in questi luoghi dove regna la tranquillità, tra incantevoli paesaggi, una natura ancora incontaminata e pietre che parlano di leggende e storie millenarie.

Copyright ‐ Riproduzione riservata derocco.leo@gmail.com – Leo Domenico De Rocco ‐ Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica

Uno scorcio di Tornareccio ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Il paesaggio tra Tornareccio e il Lago di Bomba ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Il panorama con il massiccio montuoso della Maiella dal Monte Pallano ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Monte Pallano

Foto e video Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

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Copyright – Riproduzione Riservata derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Fonti/note: (1) da “La fiaccola sotto il moggio”, 1905, Gabriele d’Annunzio; Pannelli informativi lungo il percorso del Parco Archeologico del Monte Pallano; “Monte Pallano, scenari naturali e persistenze storico archeologiche”, 1996, autori vari, Lanciano – Foto e video Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni Blog.

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