I gladiatori teatini di Lusius Storax.

Tra le sale silenziose del Museo Archeologico “La Civitella”, la pietra prende voce. È la voce di Lusius Storax, l’ex schiavo che volle scolpire nel marmo la propria storia e quella dei suoi gladiatori. Giunti al cospetto del monumento a lui dedicato, il tempo sembra rallentare…

Lusius Storax – Museo Archeologico “La Civitella” ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

A Chieti l’archeologia raddoppia

Il Museo Archeologico La Civitella di Chieti si trova non lontano da Villa Frigerj, sede del Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. Inaugurato nel 2000, nei pressi dello storico quartiere della Civitella – posizionato sul punto più alto del colle, da dove si ammira un bellissimo panorama che spazia dalla Maiella al Gran Sasso e dalla Val Pescara al mare Adriatico – l’edificio sorge su un sito già abitato tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro, interessato nel corso dei secoli da profonde trasformazioni urbanistiche.

Nella metà dell’Ottocento l’area fu livellata per creare una piazza d’armi, utilizzata anche per le corse di cavalli. Negli anni ’50 del Novecento fu costruito un campo di calcio sotto il quale nel 1982 furono rinvenuti casualmente i resti di un anfiteatro, risalente al I sec.d.C., e di alcuni templi. Si trattava dell’antica Acropoli di Teate risalente al II sec.a.C..

In realtà ci fu un precedente. Nel 1965, non lontano dall’area in questione, in occasione dei lavori di ampliamento che interessarono l’Istituto Magistrale, furono rinvenuti numerosi frammenti di tegole, lastre e statue di terracotta dipinta. Una straordinaria scoperta, quel materiale di pregio, alla luce dei successivi ritrovamenti, veniva utilizzato per la copertura e le decorazioni di edifici sacri.

La Sala dei Frontoni

Il Civitella accoglie i visitatori con una grande e scenografica sala denominata Sala dei Frontoni, nella quale sono stati ricostruiti, utilizzando elementi scultorei originali e inserendo rivestimenti in terracotta dipinta, i frontoni che decoravano i tre templi dell’Acropoli teatina.

La restante collezione museale relativa alla storia dell’antica Teate è in gran parte composta dai reperti ritrovati nel corso degli anni dall’erudito Vincenzo Zecca (Chieti, 1832-1916), scrittore, storico e archeologo, il quale nel 1886 riunì la sua collezione nel neonato Gabinetto storico e artistico per la conservazione del patrimonio archeologico di Chieti. Altri reperti provengono dagli scavi archeologici effettuati a Chieti e dintorni nel corso del XX secolo. Il percorso espositivo, piacevole e funzionale grazie anche a proiezioni audiovisive, è suddiviso in tre allestimenti:

L’inizio della storia urbana

Comprende la Sala dei Frontoni e una testa raffigurante una divinità, attribuita ad Apollo o Venere, proveniente dalla seconda area sacra di Teate: quella dei Templi romani, chiamati anche “Tempietti”. Un complesso monumentale sacro commissionato dal cavaliere romano Marco Vettio Marcello e da sua moglie Elvidia Priscilla.

L’area era composta da alcuni edifici sacri affiancati, ricostruiti nel I sec a C. sopra precedenti templi (forse quattro), i cui pochi resti, afferenti al tempio che ospita il pozzo sacro, sono ancora oggi visibili sulle mura esterne del palazzo delle Poste. Nel VIII secolo uno dei templi fu trasformato in chiesa cristiana, intitolata a San Pietro e Paolo.

La terra dei Marrucini

Comprende reperti in pietra risalenti al paleolitico; recipienti in bronzo; manufatti in ceramica. Il nostro blog Abruzzo storie e passioni ha già visitato questo allestimento, in occasione dell’articolo dedicato al paese di Rapino, in particolare alla misteriosa Dea di Rapino, una statuina offerente in bronzo ritrovata nei pressi di una grotta della Maiella, detta la Grotta del Colle, all’interno della quale, secondo una interpretazione della cosiddetta Tabula Rapinensis, una tavoletta in bronzo con incisioni in lingua marrucina rinvenuta sempre in loco e oggi custodita in un museo di Mosca, i Marrucini celebravano i riti della cosiddetta “Prostituzione sacra”. Su questo argomento rimando all’articolo “Dea di Rapino. Mitologia, storia e leggende alle falde della Maiella”, in questo blog.

Da Roma a ieri e i gladiatori “abruzzesi”

Questo terzo percorso espositivo è incentrato sulla storia di Teate dall’età imperiale al Medioevo. In questo articolo analizzeremo proprio questo percorso, contrassegnato da uno straordinario monumento. Si tratta del mausoleo dedicato al teatino Lusius Storax, comprendente diversi rilievi narrativi che illustrano cerimonie, riti e soprattutto scene di combattimento tra gladiatori, le uniche esistenti in Abruzzo.

In verità i gladiatori abruzzesi li abbiamo già incrociati in occasione dell’articolo dedicato alla storia del Lago Fucino e in quello sull’antica colonia romana di Alba Fucens. “Ave imperator, moritura te salutant!” è la frase che, secondo Svetonio, i combattenti della famosa naumachia sul Lago Fucino e del successivo spettacolo con gladiatori, rivolsero all’imperatore Claudio, presente insieme alla moglie Agrippina e al piccolo Nerone alla inaugurazione della fine dei lavori relativi al parziale prosciugamento del Lago Fucino.

Una frase solenne che piacque al cinema hollywoodiano degli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, tanto che molti autori cinematografici la inserirono nelle sceneggiature di pellicole a tema storico con protagonisti ovviamente i gladiatori. Sulla storia del Fucino rimando all’articolo pubblicato in questo blog: “Da Pescina a Capistrello, viaggio nella storia del Lago Fucino”.

Entrando nel bellissimo anfiteatro di Alba Fucens, costruito e finanziato da Sartorio Macrone, nato ad Alba Fucens e prefetto pretorio sotto Tiberio, abbiamo poi letto su una delle due iscrizioni che all’ingresso celebrano l’inaugurazione dell’anfiteatro, l’indicazione di un combattimento di gladiatori contro tigri. Inoltre abbiamo notato sul lato destro dell’ingresso principale un cunicolo, probabilmente utilizzato per il passaggio dei gladiatori e degli animali feroci. Ma ora a Chieti ci aspetta un vero e proprio “impresario” di spettacoli di gladiatori.

Lucius Storax

Qui a Chieti, l’antica città di Teate che la leggenda e la mitologia fa nascere addirittura prima di Roma, per opera del mitico Achille, le storie dei gladiatori ci vengono narrate proprio da un teatino. Si tratta di un certo Lusius Storax, all’anagrafe Gaius Lusius Storax Romaniensis, uno schiavo vissuto nel I secolo d.C.

Lusius Storax era un “liberto”, ovvero uno schiavo liberato dal suo padrone attraverso la “manumissio”, un istituto di diritto romano che prevedeva tre sistemi: la manumissio per vindictam, un cittadino romano si accordava con il proprietario dello schiavo e ne contestava il diritto di proprietà davanti a un magistrato; la manumissio censu, il dominus dichiarava libero il suo schiavo in occasione del censimento; infine con la manumissio testamento il dominus disponeva la libertà del suo schiavo per testamento.

Per Lusius Storax la “manumissio” rappresentò una seconda nascita, l’inizio di una nuova vita, segnata da ambizione, riconoscenza e desiderio di lasciare un segno. Oltre a ottenere la libertà divenne un personaggio di prestigio nella sua Teate, tanto da accumulare ingenti ricchezze. Lusius iniziò a dedicarsi a diverse attività, ma in una in particolare, a quanto pare fonte di enormi guadagni, come il mondo del calcio in tempi moderni, intraprese l’attività di organizzare spettacoli di combattimenti tra gladiatori.

Lusius, da schiavo a “manager”.

Lusius Storax, una persona intelligente e colta, qualità probabilmente acquisite anche grazie al suo ex padrone, il quale intuendo il suo talento lo invogliò negli studi eruditi, in particolare la geografia, la filosofia e la matematica. Fu così che dopo aver acquisito la libertà, Lusius iniziò la sua brillante carriera di riscatto sociale, che lo porterà a rivestire la importante carica di Serviro augustale, ovvero addetto al culto del fondatore dell’Impero nelle colonie e nelle città municipali, compreso ovviamente Teate. Una carica minore tra le magistrature romane, ma ugualmente di prestigio: facilitava l’ingresso nell’élite urbana. Un elemento che Lusius saprà gestire bene, se si pensa che per organizzare un combattimento tra gladiatori era necessario disporre di ingenti somme di denaro, che Lusius sapientemente gestiva grazie al suo spiccato fiuto per gli affari.

Tra i reperti più affascinanti custoditi nel Museo La Civitella spicca il monumento dedicato a Lusius Storax. Un’opera che racconta la gloria e l’ambizione di un ex schiavo divenuto simbolo della Chieti romana.

Eretto lungo l’antica via che conduceva a Teate Marrucinorum, i rilievi che compongono il sepolcro, da Lusius stesso voluto quando era ancora in vita, raccontano scene di spettacoli gladiatori, cortei solenni, musici, arbitri, lotte cruente, applausi del pubblico.

Il monumento rappresenta dunque una celebrazione personale ma anche collettiva. I suoi gladiatori sono tutti scolpiti sul fregio, al centro della composizione, immortalati come in un album fotografico ante litteram mentre combattono in occasione della festa per la sua investitura a Serviro Augustale. Qualcuno di loro è raffigurato mentre viene attaccato da tutti i lati; un gladiatore ha perso l’elmo durante il combattimento; un altro ancora sta per essere attaccato alle spalle; si intravede un “retarius”, il gladiatore con rete e tridente.

L’altra scena è rappresentata sul frontone, nella parte superiore, e riguarda la cerimonia di investitura vera e propria. Ai lati ci sono i musicisti, composti dai suonatori di corno, chiamati i cornicines, a destra e i suonatori di tuba, detti i tubicines, a sinistra. Di fronte a questi ultimi ci sono tre giovinetti seduti, sono gli assistenti, i cosiddetti camilli di Lusius Storax.

Scommesse e risse

Gli spettacoli dei gladiatori erano momenti di aggregazione civica e di svago. In una scena del sepolcro di Lusius appare una rissa, in cui si vede una donna mentre spalanca le braccia forse in segno di protesta, nel mentre uno spettatore tira un pugno al suo vicino di posto. Un quarto spettatore alza un braccio, forse sta per colpire qualcuno. Al centro della rappresentazione si distingue un folto gruppo di persone, si tratta del Tribunal, ovvero l’istituto che attestava la carica di Serviro Augustale.

In posizione centrale appare Lusius Storax, ai suoi lati le guardie, i quattuorviri, compreso la sua guardia personale, il cosiddetto littore. Nella dettagliata rappresentazione si intravede anche un personaggio munito di bastone, probabilmente si tratta del commerciante di gladiatori, il cosiddetto lanista, un personaggio che molti ricorderanno anche nel famoso film “Il gladiatore” di Ridley Scott, con Russel Crowe e Joaquin Phoenix, uscito nelle sale nel 2000, lo stesso anno in cui fu inaugurata la ricostruzione del monumento a Lusius Storax.

Vicino al lanista si intravedono due persone mentre stanno riponendo del denaro in uno scrigno, probabilmente il pagamento destinato a Lusius Storax per lo spettacolo dei gladiatori. Dietro di loro, in secondo piano, appaiono vicino ad un colonnato, probabilmente il luogo della città di Teate dove si tenne il ludo gladiatorio, 11 personaggi togati. Sono i membri del collegio dei seviri, composto da: 6 membri eletti, qui sono rappresentati in 5, il sesto è Storax seduto davanti; altri 5 uscenti. È rappresentato infine il littore mentre sussurra a Lusius Storax qualcosa nell’orecchio.

Il registro inferiore, composto da tre blocchi di pietra calcarea, riporta l’iscrizione dedicatoria indicando il nome completo, i genitori, la carica onorifica rivestita, le due mogli, Oecumene e Philinna e l’indicazione che il monumento fu progettato e realizzato mentre Lusius era ancora in vita. La lettura della epigrafe è lacunosa e parziale, a causa di aree danneggiate e della mancanza di alcune parti disperse.

La storia del monumento

Tra il 1886 e il 1888, nei pressi della chiesa di Santa Maria Calvona, sulle pendici sud occidentali della collina di Chieti, durante lavori agricoli vennero alla luce numerosi frammenti di lastre figurate, di elementi architettonici e di epigrafi. Immessi subito sul mercato dell’antiquariato, alcuni reperti furono irrimediabilmente dispersi.

Lo Stato italiano acquisì tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 i frammenti superstiti, allestiti nell’allora Museo Romano. Venne così ricomposto un monumento funerario nella forma architettonica di un tempietto tetrastilo con epigrafe dedicata a Lusius Storax posta sull’architrave. Sulla facciata vennero altresì ricomposti la serie di rilievi raffiguranti scene di combattimento tra gladiatori, in origine sistemati sul fronte dell’edificio come fregio; al di sotto il frontoncino, decorato con la scena dell’investitura della carica di serviro teatino augustae a Lusius Storax.

Nel 1959 il monumento venne riallestito in una nuova forma da uno dei più importanti archeologi operanti in Abruzzo, Valerio Cianfarani (Roma, 1912 – 1977), presso il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, da lui fortemente voluto. Nella prima metà degli anni ’60 del secolo scorso un gruppo di giovani studiosi guidati dall’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli (Siena, 1900 – Roma, 1975) riprese lo studio del monumento evidenziando alcune problematiche relative all’ultimo allestimento.

Nel 1998 i vari elementi del monumento –  frontone, fregio, epigrafe e ritratto marmoreo di Lusius Storax – furono smontati dalla sala del Museo di Villa Frigerj e ricomposti, com’erano nella forma originale, nel nuovo Museo Archeologico La Civitella. In particolare la nuova esposizione mette in evidenza la frontalità delle scene di combattimento tra gladiatori, rappresentati quasi in maniera “fotografica” e con la giusta prospettiva, così come voluto dal committente, il ricco seviro Lusius Storax.

Scolpiti nella pietra e nella memoria

Lusius Storax sembra osservare chi si ferma davanti al suo monumento, che racconta ciò che il tempo ha cancellato. I gladiatori continuano a combattere la loro battaglia simbolica, sospesa tra forza e destino, mentre l’ex schiavo testimonia la dignità e l’ambizione umana.

Il sepolcro di Lusius Storax, la cui ricchezza narrativa è stata ricostruita con i materiali originali, rappresenta dunque un documento storico straordinario. Quando vi recate al Museo Archeologico Frigerj per ammirare l’iconico Guerriero di Capestrano e il forzuto Ercole Curino di ellenistica memoria, non dimenticate di visitare il vicino Museo Archeologico La Civitella.

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica

L’imperatore Claudio in un cameo conservato nel Museo Archeologico di Corfinio ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

L’anfiteatro di Alba Fucens poteva ospitare più di diecimila persone, in caso di combattimento tra gladiatori e animali feroci venivano alzate le paratie per proteggere gli spettatori sulle gradinate ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Chieti, anfiteatro della Civitella ‐ Foto FAI Luoghi del cuore

Lusius Storax, Museo Archeologico Nazionale La Civitella Chieti ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Tempio di Lusius Storax

Fregi con scene di ludo gladiatorio

Ludo gladiatorio

Uno dei due seviri che appaiono in una scena del ludo gladiatorio è forse Lusius Storax (quello a sinistra)

Due serviri ripongono denaro dentro uno scrigno

In alto al centro Lusius Storax, al suo lato un littore gli sta sussurrando qualcosa

La rissa durante il ludo gladiatorio a Teate – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Chieti, Museo Archeologico Nazionale La Civitella, scena di un combattimento sul fregio di un edificio dell’area forense, età tarda repubblicana ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Sul colle più alto dell’antica Teate, la Civitella, sorgeva, oltre all’anfiteatro, anche l’acropoli. Un tempio è stato ricostruito (il frontone) con elementi scultorei originali rinvenuti durante gli scavi condotti in passato nei pressi del luogo dove ora sorge il museo ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Museo Archeologico Nazionale La Civitella, Dea di Rapino, una enigmatica statuetta italica oggetto di un articolo in questo blog ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Museo Archeologico Nazionale La Civitella Chieti ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Museo Archeologico Nazionale La Civitella, Punta di freccia in bronzo, II sec.a.C. ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

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Copyright Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Fonti: Percorso espositivo Museo Archeologico Nazionale La Civitella; L’arte dell’antichità classica Etruria-Roma, 1976, UTET editore. Ho inoltre consultato il sito del Ministero della Cultura; Catalogo Beni Culturali.

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