Alba Fucens

In copertina: Anfiteatro di Alba Fucens ‐ Foto Abruzzo storie e passioni

Accadde che ad Alba brillarono due soli e la notte ardeva la luce (1)

Chissà a quale fenomeno celeste si riferiva Tito Livio nelle sue Historiae (27 a.C. – 14 d.C.). Lo storico romano, parlando di Alba Fucens, annotò che nel 206 a.C. “si videro brillare in cielo due soli e la notte fu luminosissima”.

Forse si trattò di una cometa, abbastanza luminosa da essere visibile già prima del tramonto; oppure fu un bolide ad atrraversare il cielo, lasciando una scia luminosa. Resta il mistero, ma la suggestione rimane: il nome stesso di Alba Fucens evoca l’immagine di un orizzonte che s’accende con le aurore riflesse sul Lago del Fucino.

Nel precedente articolo dedicato all’antica Corfinium, nella Valle Peligna – il luogo dove per la prima volta nella storia la parola “Italia” comparve su una moneta – abbiamo ripercorso la contesa tra Giulio Cesare e Lucio Domizio Enobardo durante l’assedio del 49 a.C., all’inizio della guerra civile tra populares di Cesare e gli optimates lagati a Gneo Pompeo Magno.

In quegli stessi anni un’altra città divenne protagonista degli eventi che segnarono il passaggio dalla Repubblica all’Impero. Quella città era proprio la “brillante” Alba Fucens, testimone delle sorti militari e politiche di Roma.

Colonia romana

Strabone ricorda che Alba Fucens fu fondata come colonia di diritto latino nel 303 a.C., insieme a Carsiolis (l’odierna Carsoli), subito dopo la sconfitta degli Equi. Si trattava di insediamenti strategici, posti ai margini dei territori stanziali degli Equi e dei Marsi, popolazioni italiche note per la loro abilità in battaglia e spesso alleate di Roma.

Quando nel 91 a.C. il Senato romano rifiutò di concedere la cittadinanza ai Marsi e agli altri popoli italici, questi, sotto il comando di Quinto Poppedio Silone – figura cara allo scrittore marsicano Secondino Tranquilli, alias Ignazio Silone – si sollevarono costringendo Roma a promulgare la Lex Iulia de civitate (90 a.C.) e poi la Lex Plautia Papiria (89 a.C.). Da allora i Marsi e tutti gli Italici a sud del Po ottennero piena cittadinanza romana.

Circa quarant’anni più tardi, durante l’assedio di Corfinium, Alba Fucens ospitò una guarnigione di sei coorti agli ordini di Lucio Domizio Enobardo. Rifugiatosi nella fortezza di Corfinium e in attesa di rinforzi (che non arrivarono), Enobardo si arrese dopo sette giorni.

Con le Idi di marzo e l’assassinio di Giulio Cesare (15 marzo del 44 a.C.), la Legio Martia – arruolata dallo stesso Cesare tra i valorosi guerrieri Marsi cinque anni prima – fu assegnata a Marco Antonio, ma l’anno dopo, allo scoppio della guerra di Modena, la legione si ammutinò, abbandonò Antonio e si consegnò a un giovane emergente: Ottaviano, destinato a diventare, come suo padre adottivo Giulio Cesare, uno dei più famosi personaggi della storia: Cesare Ottaviano Augusto, il fondatore dell’Impero Romano.

La legione marsicana si accampò proprio ad Alba Fucens, mantenendo i contatti con Ottaviano e, se necessario, impedendo il passaggio di Marco Antonio verso l’Adriatico. Cicerone nelle Filippiche esalta il ruolo della città e dei suoi soldati:

Ora la legione Martia si è acquartierata ad Alba Fucens. Quale altra città poteva scegliere, ben fortificata e vicina, o più adatta per posizione naturale alle operazioni militari, o più fedele, o abitata da cittadini più coraggiosi o più attaccati alla nostra Repubblica? Chi, infatti, è stato più coraggioso, più devoto alla Repubblica, della legio Martia? Mi sembra giusto, senatori, elevare ai soldati della legione Martia e a coloro che morirono combattendo con quella, il monumento più grande possibile. Le benemerenze di questa legione nei riguardi dello Stato sono grandi e incredibili.

Dopo la defezione, Marco Antonio si precipitò ad Alba Fucens per tentare di ricondurre tra i suoi la legione, ma senza successo. Alcuni storici testimoniarono punizioni severe, ma i Marsi furono irremovibili. Mentre Marco Antonio ripartiva a mani vuote, ad Alba Fucens giunse Ottaviano, come ricorda Appiano di Alessandria:

Intanto Ottaviano riunì presso Alba Fucens il suo esercito, che si formò delle due legioni Martia e Quarta, di altre due di veterani, e una di reclute. Ne scrisse al Senato, che si congratulò con lui. A quel punto Marco Antonio rinunciò a considerare Ottaviano un avversario da eliminare.

La Legio Martia

La Legio Martia, protagonista delle convulse fasi della guerra civile, trova il suo epilogo nel 42 a.C., quando una flotta repubblicana – al comando dei due principali cospiratori e assassini di Giulio Cesare, Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino – la intercettò in navigazione al largo di Brindisi. I soldati marsi erano in viaggio nell’ambito della Battaglia di Filippi, che portò allo scontro decisivo tra cesaricidi e cesariani avvenuto nell’antica città greca di Filippi, fondata nel IV secolo a.C. in onore di Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno.

Le vie marittime che collegavano Brundisium a Durazzo furono cruciali per le operazioni belliche. La vittoria dei cesariani, capeggiati da Marco Antonio e Ottaviano, segnò la fine della resistenza dei cesaricidi e il suicidio dei suoi capi, Bruto e Cassio.

Con l’avvento dell’età augustea, Alba Fucens vide aprirsi una nuova stagione di prosperità, pur conservando i segni della sua rilevanza evidenti già in età repubblicana: sul colle che la domina, chiamato Colle San Pietro, sorgeva uno straordinario tempio dedicato ad Apollo, cinto da un colonnato a semicerchio da dove si ammiravano le brillanti aurore sul Lago Fucino.

Gli scavi archeologici

Gli scavi nell’area archeologica di Alba Fucens iniziarono nel 1949, grazie a una missione belga dell’Università Cattolica di Lovanio guidata da Fernand De Visscher, cui seguì l’archeologo Joseph Mertens. Ricerche più recenti sono state promosse nel 2006 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo.

Alba Fucens, posta a circa 1000 metri di quota nel territorio di Massa d’Albe, è racchiusa da una cinta muraria poligonale in gran parte ben conservata: massi perfettamente incastrati fra loro per una lunghezza di circa tre chilometri. La muraglia è interrotta da una sola torre di guardia a da due bastioni, a protezione di tre delle quattro porte urbiche: Porta Massa, era alta dieci metri ed è l’attuale ingresso al sito; Porta Sud; Porta Massima; Porta Follonica. Su uno dei bastioni compaiono simboli fallici, probabilmente come segno augurale e di buon auspicio.

Le vie principali della città sono: Via del Miliaro (nord-sud), chiamata così a seguito del ritrovamento di un miliaro con iscrizione dell’imperatore Magnenzio; Via dell’Elefante (trasversale), chiamata così a seguito del ritrovamento di due basi in pietra con la rappresentazione di un elefante; Via dei Pilastri, prende il nome dai pilastri di un portico.

Nel centro dell’abitato si sviluppava il forum (142 metri di lunghezza per 43,50 di larghezza), su cui si affacciavano gli edifici istituzionali e più rappresentativi, come la basilica, sede degli affari e della giustizia; il macellum (mercato); le terme, ornate da mosaici a tema marino; le botteghe e la casa del prefetto Sertorio Macrone. In prossimità di uno dei tre colli di Alba Fucens, Colle del Pettorino, sorgeva il teatro.

Alba Fucens fu scelta dai romani anche come luogo di prigionia per personaggi di spiccoi: Siface re di Numidia, Bituito re degli Averni insieme a suo figlio Congentiatos; e Perseo di Macedonia, (Grecia, 212 a.C. – Alba Fucens, 166 a.C.) ultimo sovrano di Macedonia prima dell’annessione alla Repubblica romana.

Sconfitto a Pidna nel 168 a.C. da Lucio Emilio Paolo, Perseo di Macedonia veniva descritto dalle cronache dell’epoca (Plutarco, Tito Livio) come “triste” e “in lacrime”; si lasciò morire di inedia.

Più fortunata la sorte di suo figlio, il principe Alessandro, anche lui condotto insieme alla corte prigioniero ad Alba Fucens. Fu un abile artigiano intagliatore, ma anche un brillante letterato. Dopo aver imparato il latino divenne assistente dei magistrati, probabilmente non ad Alba Fucens ma a Roma.

Pochi anni fa alcuni studiosi individuarono la tomba di Perseo nei pressi di Magliano dei Marsi, ma ricerche più accurate hanno escluso l’ipotesi: i re macedoni venivano cremati e le ceneri deposte in un’urna di metallo prezioso, mentre i ruderi individuati a Magliano appartengono ad una costruzione di epoca romana successiva di almeno due secoli.

Sertorio Macrone e l’anfiteatro

Poco distante dal centro si trova l’anfiteatro, di forma ovale (96 metri x 79), circa la metà del Colosseo. Fu costruito grazie all’eredità e alla volontà testamentaria di Sertorio Macrone (Alba Fucens 21 a.C. – 38) prefetto pretorio sotto Tiberio e vittima delle follie di Caligola.

Uomo fidatissimo dell’imperatore, Macrone – insieme alla moglie Ennia Trasilla, frequentatrice della villa imperiale di Capri e amante di Caligola – fu coinvolto suo malgrado nelle trame di palazzo che seguirono la morte di Tiberio.

Quando nel 37 d.C. l’imperatore morì lasciò l’Impero ai suoi due nipoti: Caligola, di 25 anni e Tiberio Gemello, all’epoca quindicenne. Il Senato però annullò il testamento, affermando che Tiberio soffriva di demenza. Fu così acclamato imperatore Caligola, ma pochi mesi dopo, nell’autunno del 37 d.C., si ammalò, forse di crisi nervosa.

Segnato da eccessi e squilibri, Caligola prese di mira una delle sue prime vittime: l’albense Macrone, che preferì il suicidio alla condanna a morte, lasciando alla sua città i fondi per costruire l’anfiteatro.

Sull’arco d’ingresso una scritta dedicatoria in latino ricorda il suo legato testamentario: Q(uintus) Naevius Q(uinti) f(ilius) Fab(ia tribu) Sutorius Macro / praefectus vigilum praefectus praetorii / Ti(beri) Caesaris Augusti testamento dedit.

Traduzione: Quinto Nevio Sutorio Macrone, figlio di Quinto, della tribù Fabia, prefetto dei vigili, prefetto del pretorio sotto Tiberio Cesare Augusto, lasciò in testamento.

Una seconda iscrizione informa che in occasione dell’inaugurazione si tenne uno spettacolo di gladiatori contro tigri. L’anfiteatro poteva ospitare oltre diecimila spettatori. Durante gli spettacoli con gladiatori e animali feroci, le gradinate erano protette con parapetti. Sotto la gradinata di destra si trova un cunicolo, probabilmente utilizzato per il passaggio della servitù, dei gladiatori e degli animali.

Le monete e il tramonto di Alba Fucens

Anche Alba Fucens disponeva di un conio, utile soprattutto al pagamento dei soldati. Diverso fu il caso di Corfinium, dove la monetazione assunse un forte valore politico durante la reazione degli Italici al rifiuto romano di concedere la cittadinanza: fu istituito un proprio organismo politico autonomo che prevedeva l’elezione di due consoli (uno per i Marsi e uno per i Sanniti); un senato italico composto da 500 membri e, alla stregua di quelli romani, un esercito di 100.000 uomini organizzati in legioni.

Le ultime notizie di Alba Fucens ci giungono da Procopio di Cesarea (Cesarea Marittima, 490 – Costantinopoli, 560), che narra l’occupazione della città da parte dei bizantini nel 537 durante la Guerra gotica, il lungo conflitto (535-553) che contrappose l’Impero bizantino agli Ostrogoti nella contesa dei territori che fino al secolo precedente facevano parte dell’Impero romano d’Occidente.

Con la successiva dominazione longobarda la Marsica fu inglobata nel Ducato di Spoleto. Furono costituiti gastaldati e contee (nacque in questa fase la storica dinastia dei Conti dei Marsi). Alba Fucens fu progressivamente abbandonata, anche a seguito di un violento terremoto verificatosi nel VI secolo. L’abitato fu ricostruito più in alto, sul Colle San Nicola, con il nome di Albe, di cui oggi restano i ruderi, dominati dal vento e dal silenzio, regno in primavera di fiori e farfalle.

L’Albe medievale scomparve con il passare del tempo, distrutta dai terremoti ma anche dal superbo Carlo I d’Angiò, che per vendetta punì gli albesi per il loro sostegno a Corradino di Svevia e agli Hohenstaufen durante la celebre Battaglia di Tagliacozzo, disputata nell’agosto del 1268 sui vicini Piani Palentini.

Il castello medievale, fortificazione dagli Orsini, passò ai Colonna e fu definitivamente abbandonato, insieme alle ultime abitazioni, dopo il terremoto del 1915. Carlo d’Angiò celebrerà quella vittoria facendo edificare nei pressi di Scurcola Marsicana l’abbazia cistercense di Santa Maria della Vittoria, consacrata il 12 maggio 1278. La tradizione vuole che in quella occasione il re angioino donò al cenobio marsicano una statua lignea, Santa Maria della Vittoria. L’abbazia cistercense non esiste più, ma la statua, in stile gotico francese, si trova ancora oggi a Scurcola Marsicana.

Il recupero moderno

Negli ultimi anni la parte medievale di Albe è stata oggetto di un accurato progetto di recupero paesaggistico che valorizza un percorso turistico straordinario, capace di unire l’eredità romana alla storia medievale e all’arte romanica della chiesa di San Pietro in Albe, sotto lo sguardo del maestoso monte Velino.

La sentieristica, panoramica e inclusiva, è oggi praticabile anche da visitatori con ridotta mobilità. Sulla scia della formula “albergo diffuso”, il borgo ospita camere restaurate e confortevoli, gestite dall’Antico Borgo di Albe, punto di riferimento anche per gli appassionati di escursioni in moto, tra panorami mozzafiato e i sentieri boschivi del Parco regionale Sirente-Velino.

Il viaggio continua

In questo equilibrio di antiche pietre, silenzi, memorie romane e suggestioni medievali, Albe si offre come una tappa preziosa del nostro viaggio alla scoperta dell’Abruzzo. E proprio da qui, dalla contesa tra Carlo d’Angiò e Corradino di Svevia, ripartiremo con il prossimo racconto del nostro blog: tra storia, mito e paesaggio scopriremo i retroscena della celebre Battaglia di Tagliacozzo.

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com ‐ Leo Domenico De Rocco ‐ Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica

Alba Fucens, Colle San Pietro, resti del tempio di Apollo – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Alba Fucens, sullo sfondo il massiccio del Velino – Sirente – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Statua colossale di Ercole, rinvenuta ad Alba Fucens – Museo Archeologico Chieti – Foto Abruzzo storie e passioni

Statua in marmo bianco, raffigura, sul modello greco, un personaggio importante di Alba Fucens – Museo Archeologico Chieti – Foto Abruzzo storie e passioni

Venere di Alba Fucens – Celano, Museo Paludi – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Alba Fucens – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

La piantina di Alba Fucens

Perseo di Macedonia si inginocchia al cospetto di Lucio Emilio Paolo – Jean-Francois Pierre Peyron, 1802, Museo delle Belle Arti Budapest

Parco Archeologico di Alba Fucens, anfiteatro di Macrone, dettaglio dell’arco principale con la scritta dedicatoria – Foto Abruzzo storie e passioni

Moneta coniata ad Alba Fucens. Obolo, testa di Minerva con elmo corinzio; aquila su saetta.

Scurcola Marsicana, Chiesa di Santa Maria della Vittoria e statua “donata” da Carlo d’Angiò – Foto Leo De Rocco

Borgo medievale di Albe – Foto e video Abruzzo storie e passioni

Massa d’Albe – vista panoramica dal Colle San Pietro, in lontananza Alba Fucens, in alto il borgo di Albe e il borgo medievale con il castello, a sinistra Massa d’Albe e il monte Velino – Foto Leo De Rocco

Chiesa di San Nicola in Albe, Massa d’Albe – Foto Abruzzo storie e passioni

Massa d’Albe, chiesa di San Pietro – Foto Leo De Rocco (vedi l’articolo “I gioielli del Velino”).

Letto decorato in osso, I sec.a.C., rinvenuto nel 2006 nella necropoli di Navelli (Aq), appartenuto ad una famiglia aristocratica vissuta tra la fine dell’età repubblicana e l’inizio dell’impero – Museo Archeologico Chieti – Foto Abruzzo storie e passioni

Sostieni Abruzzo Storie e Passioni

Cari lettori,
portare avanti Abruzzo Storie e Passioni è per me un impegno fatto di passione, ricerca e tempo dedicato a raccontare il nostro territorio nel modo più autentico possibile. Ogni articolo nasce da giorni di studio, dall’acquisto di libri e testi di riferimento, da sopralluoghi fotografici in giro per l’Abruzzo e dai costi di gestione della pagina WordPress che ospita il blog.

Se apprezzi il lavoro che svolgo e desideri aiutarmi a mantenerlo vivo e a farlo crescere, puoi sostenermi anche con una piccola offerta tramite PayPal all’indirizzo email leo.derocco@virgilio.it
Ogni contributo, anche minimo, è un gesto prezioso che permette di continuare a raccontare storie, tradizioni, luoghi e personaggi della nostra splendida regione.

Grazie di cuore per il tuo sostegno e per far parte di questa comunità di appassionati dell’Abruzzo.
Continuiamo insieme questo viaggio tra storia, cultura e bellezza.

Support Abruzzo Storie e Passioni

Dear readers,
carrying on Abruzzo Storie e Passioni is a commitment driven by passion, research, and the desire to share the most authentic side of our region. Each article is the result of hours spent studying, purchasing books and reference materials, conducting photographic surveys across Abruzzo, and covering the costs of maintaining the WordPress page that hosts the blog.

If you appreciate my work and would like to help me keep it alive and growing, you can support me with even a small donation via PayPal using the email address leo.derocco@virgilio.it
Every contribution, no matter how small, is truly valuable and helps me continue telling the stories, traditions, places, and characters of our wonderful region.

Thank you from the bottom of my heart for your support and for being part of this community of Abruzzo enthusiasts.
Let’s continue this journey together through history, culture, and beauty.

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Note/Fonti: (1) Tratto da “San Pietro in Alba Fucens, il miracolo dei due soli”, Francesco Proia su Marsica Live, novembre 2016; “Alba Fucens”, 1992, Fiorenzo Catalli, Libreria dello Stato; “Effetto Alba Fucens. Rivive la piccola Roma d’Abruzzo”, 2002, Carsa Edizioni; Percorso museale Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo Chieti; Archivio web Ministero dei Beni Culturali.

Articoli correlati in questo blog:

Lascia un commento