Villa Torlonia, memorie di un sogno.

Introduzione

Nel nostro viaggio attraverso i luoghi e le memorie d’Abruzzo incontriamo oggi una storia che unisce due mondi lontani: la Parigi dell’Esposizione Universale del 1889 e la piana del Fucino, cuore operativo dell’Abruzzo interno. Un viaggio che parte dall’ombra della Torre Eiffel per giungere al verde dei giardini di Villa Torlonia, ad Avezzano, dove una costruzione in legno racconta i sogni e le ambizioni di un principe.

Parigi 1889

Nel padiglione italiano allestito all’Esposizione Universale del 1889 – ricordata per la inaugurazione della Torre Eiffel, ma anche per i suoi lati oscuri legati al colonialismo europeo (1) – fu presentata un’opera interamente realizzata in legno da maestri intagliatori italiani. In stile eclettico e con accenni che richiamano al gusto liberty, il manufatto rappresentava la maestria artigiana e la creatività italiana, qualità che in quella mostra furono molto apprezzate dai visitatori.

Si trattava di un casino da caccia, edificio tipico delle residenze nobiliari di campagna, di solito costruito nei pressi di boschi o riserve da caccia, ma destinato anche allo svago e al riposo. Il committente era il principe del Fucino Alessandro Raffaele Torlonia (Roma, 1800 – 1886), figura affascinante e controversa, discendente di una famiglia francese.

Torlonia si presentò a Parigi come l’uomo che aveva portato a compimento il progetto dell’imperatore Claudio, ovvero prosciugare il Lago Fucino, il terzo per estensione d’Italia. In realtà, come abbiamo visto nell’articolo dedicato alla storia del Fucino, Claudio non voleva affatto prosciugare il lago, ma solo regolarne le acque per prevenire le alluvioni.

Avezzano 1891

Due anni dopo l’evento parigino la struttura lignea – smontata con cura – fu trasportata in Abruzzo e ricomposta pezzo per pezzo ad Avezzano, al centro dei giardini di Villa Torlonia, la residenza abruzzese della celebre famiglia romana. Più che alle attività venatorie, Alessandro Torlonia volle destinare il casino a sala espositiva, dove accoglieva gli ospiti mostrando i primi reperti romani ritrovati durante i lavori di bonifica del Fucino: statue, busti e frammenti marmorei che testimoniavano la ricchezza archeologica di quel territorio

Il contesto scelto per la ricostruzione del casino da caccia era di straordinaria bellezza paesaggistica. I giardini di Villa Torlonia – fortunatamente risparmiati dalla corsa edilizia del dopoguerra – restano ancora oggi uno dei polmoni verdi di Avezzano. Dieci anni dopo l’Esposizione parigina, il principe del Fucino donò alla città anche una fontana monumentale, collocata nella piazza che porta il suo nome, a ridosso del palazzo e del parco. L’area verde venne arricchita da numerose specie arboree, disposte secondo il gusto del guardino all’italiana di ispirazione rinascimentale. La geometria del verde si intrecciò così con la memoria della famiglia Torlonia. Nei prati, tra i vialetti e le siepi, ancora oggi si possono scorgere come in un museo all’aperto le prime macchine agricole che solcarono il Fucino, testimoni del lavoro e dell’ingegno umano che trasformarono per sempre la vasta piana marsicana.

La Ghiacciaia del Principe e le origini dei Torlonia

Come un moderno imperatore romano, Alessandro Torlonia volle dotare la sua dimora anche di una curiosa costruzione: la “ghiacciaia del Principe”, ricavata in una piccola grotta nascosta tra gli alberi. Durante l’inverno e la primavera vi venivano ammassati cumuli di neve trasportati dal Monte Velino, conservati in casse isolate con la paglia, secondo la pratica già nota agli antichi romani. Serviva per mantenere freschi i prodotti alimentari e gustare bevande fredde anche in piena estate.

Le origini dei Torlonia si perdono nella Roma barocca a cavallo tra Sei e Settecento, quando Marin Tourlonias, figlio di un contadino dell’Alvernia, giunse in Italia al seguito di un abate francese. Divenuto Marino Torlonia, sposò Mariangela Lanci nel 1753 e grazie ai contatti negli ambienti ecclesiastici iniziò a costruire la fortuna della famiglia.

Con l’eredità ricevuta dal cardinale Troiano Acquaviva d’Aragona, figlio del duca di Atri Giovan Girolamo, aprì una redditizia attività di commercio di tessuti a Roma, in Piazza di Spagna. Suo figlio Giovanni Raimondo Torlonia (1754 – 1829) fondò una banca e consolidò le attività finanziarie, mentre il nipote, Alessandro, sposo di Teresa Colonna, diede vita alla dinastia che avrebbe intrecciato il proprio destino con quello dell’Abruzzo. Quella costruzione lignea che tanto piacque ai francesi durante l’Esposizione Universale rappresenta dunque uno scrigno di memorie e di sogni.

Per la storia del Lago Fucino si veda l’articolo “Viaggio nella storia del Lago Fucino, da Pescina a Capistrello”.

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com – Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo

Galleria fotografica ‐ Villa Torlonia e Palazzo Torlonia (esterni)

Casino da Caccia Torlonia ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

La volta del Casino da Caccia Torlonia, decorata con 8 spicchi di cielo, foglie rampicanti di vite e uccelli, foto Marica Massaro, riprende motivi stilistici arabeggianti – Foto in alto, volta decorata con vite rampicante in un salone del Palazzo Topkapi a Istanbul – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

L’ingresso e la “Ghiacciaia del Principe” – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Resti della statua raffigurante la Madonna delle Grazie posizionata da Alessandro Torlonia all’incile del Fucino e crollata durante il disastroso terremoto di Avezzano del 1915 ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Le prime macchine agricole che solcarono il Fucino appena dopo il prosciugamento ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Gli antichi granai ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Palazzo Torlonia ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni – Il palazzo era dotato di un piano in più, crollato durante il terremoto di Avezzano e non più ricostruito.

Avezzano, Villa Torlonia, opera bifacciale in cemento armato dell’artista avezzanese Pasquale Di Fabio, seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. L’opera funge da architrave dell’attuale Palazzo Torlonia, sede dell’Archivio di Stato di Avezzano – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Note: (1) Durante la Esposizione Universale di Parigi furono “esposte” al pubblico (padiglione belga) intere famiglie native della Patagonia e dell’Africa; Fonti: “Il Parco Torlonia, una storia nel verde”, Gabriele Altobelli, Edizioni Carsa, 2003 ‐ Ringrazio Gabriele Altobelli, scultore e scrittore.

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