Il Castello di Roccascalegna

Il Lago di Bomba

Roccascalegna

Dopo le atmosfere medievali respirate sul promontorio marino di Fossacesia, sul quale si erge la maestosa abbazia di San Giovanni in Venere che da oltre mille anni domina il mare dei trabocchi, le storie e le passioni d’Abruzzo oggi ci portano a scoprire uno dei castelli più affascinanti della regione.

Si trova a circa mezz’ora dalla Costa dei Trabocchi, imboccando da Fossacesia la “Sangrina”, la strada statale 652 che attraversa la Val di Sangro. Una valle che regala pittoreschi panorami, tipici del paesaggio dell’entroterra chietino, dominato dalla montagna “madre”, tra vedute dolci e lineari e scorci aspri e selvaggi.

Giunti in prossimità di Tornareccio, il paese conosciuto per la produzione del miele più buono d’Abruzzo, e di Bomba, un piccolo paese frequentato dai turisti per il lago che porta il suo nome, ci aspettano due piacevoli sorprese: il Parco Archeologico delle mura megalitiche del Monte Pallano, antico insediamento italico-sannita risalente al IV-V sec.a.C. a cui dedicheremo il prossimo articolo, e il Castello medievale di Roccascalegna.

Il paese di Roccascalegna è posizionato su una panoramica altura, a circa 400 metri sul livello del mare. Più che altura sarebbe più corretto chiamarla rocca. giacché insieme alla scala in legno, raffigurata appoggiata ad una torre sul gonfalone comunale, forma il toponimo del paese.

Nel Medioevo quella scala a pioli saliva sopra uno sperone di roccia sul quale i longobardi costruirono una torre di avvistamento, primo elemento architettonico del maniero, utilizzata per controllare la sottostante Valle del Rio Secco e difendere appunto la “rocca” dagli attacchi degli invasori di turno.

Quella mitica scala di legno funzionò, la rocca fu salva, nacque così Roccascalegna. Le architetture del castello come le vediamo oggi presero forma proprio attorno a quella torre di avvistamento, ma in epoche diverse, tra l’XI e il XII secolo.

Dopo le varie dominazioni feudali dei franchi, dei normanni e degli angioini, alcune famiglie si avvicendarono alla proprietà del maniero. Storicamente la più nota è la famiglia degli Annecchino, il cui personaggio di spicco fu un certo Raimondo d’Annecchino. Un soldato nato a Lanciano nel XV secolo, ma di origine tedesca, diventato il luogotenente di Jacopo Caldora, il famoso condottiero ritratto da Leonardo da Vinci che abbiamo più volte incontrato negli articoli di questo blog: ad esempio a Vasto, città dove il condottiero fece costruire il Castello Caldoresco da uno degli architetti più famosi del ‘400, il senese Mariano di Jacopo, e a Celano, dove Jacopo, come amava farsi chiamare, senza titoli, sposò una delle donne più affascinanti e potenti della storia abruzzese tra Medioevo e Rinascimento: la contessa Covella.

Anche Raimondo d’Annecchino è stato un valoroso combattente, partecipò alla Battaglia del Tordino (1460) durante la quale prevalse sulle truppe guidate da Federico da Montefeltro. Nel 1465, quando la citata contessa Covella perse la Contea di Celano, Ferrante d’Aragona mise Raimondo d’Annecchino a capo della scorta che da Milano a Napoli accompagnò Ippolita Sforza, figlia di Francesco I Sforza e Bianca Maria Visconti, nonché nipote di Muzio Attendolo Sforza, morto affogato a Pescara, nelle acque del fiume omonimo mentre cercava di salvare il suo paggetto caduto in acqua. Ippolita era attesa a Napoli per celebrare il suo matrimonio con il figlio di Ferrante, Alfonso II d’Aragona, duca di Calabria.

Durante la signoria degli Annecchino venne ampliato il Castello di Roccascalegna con una torre a forma circolare, inoltre furono rafforzate le altre torri più antiche. Ulteriori ampliamenti furono eseguiti nel 1525. Altri interventi di rilievo si registrarono durante la baronia dei Carafa (1531-1600) con la realizzazione della Cappella del Santissimo Rosario (1577), e durante la signoria dei Corvi, i quali nel XVIII secolo eliminarono il ponte levatoio. Come vedremo la famiglia nobiliare Corvi sarà fonte di ispirazione di alcune leggende diffuse tra il Settecento e l’Ottocento.

Al Castello si accede percorrendo in salita, partendo dalla chiesa di San Pietro, antica cappella nobiliare privata del maniero, una stradina costeggiata dai resti del ponte levatoio e da una torre detta “della sentinella“, una delle quattro torri che insieme alla torre del carcere; alla torre angioina e alla torre di guardia, si affacciano sul cortile e sui vari terrazzamenti trasformati in piccoli giardini.

Leggende e tradizioni

Come ogni castello che si rispetti, spesso abitati da fantasmi e avvolti da atmosfere misteriose, anche il Castello di Roccascalegna rivela al visitatore storie che sconfinano nella leggenda. Si racconta che nel ‘600, durante la signoria dei Corvi, come abbiamo visto per un periodo realmente proprietari del castello, un certo barone Corvo de’ Corvis pubblicò un decreto in cui stabilì lo “ius primae noctis“, ovvero il “suo diritto” a passare la prima notte con tutte le giovani spose del paese.

Per mettere fine a questo sopruso i fidanzati e i mariti di Roccascalegna escogitarono un piano. Un giorno, anzi una notte, un ragazzo appena sposato si travestì da sposina e si fece annunciare al barone. Una volta giunto nella camera del barone, illuminata dalle soffuse e tremolanti luci delle fiaccole, il ragazzo pugnalò Corvo de’ Corvis e lo buttò giù dalla torre. Mentre precipitava nel vuoto il barone lasciò su una parete dello sperone di roccia l’impronta insanguinata della sua mano.

I roccolani temendo la reazione della famiglia feudataria lavarono più volte l’impronta, ma puntualmente, come per incanto, essa riappare. Un’altra leggenda che accompagna la storia del Castello di Roccascalegna ha come protagonista ancora una volta un corvo, in questo caso non un barone ma il volatile. Si racconta che il signore del castello obbligò gli abitanti di Roccascalegna e tutti i vassalli a venerare un corvo, simbolo del casato, il cui profilo era raffigurato sul blasone di famiglia. Un altro aneddoto legato ai Corvo di Roccascalegna ci parla di amore e sentimento. Fino al 1940 si poteva vedere in un lato del castello un’antica torre chiamata la “torre del cuore“.

Una torre dispensatrice di panorami mozzafiato e afflati amorosi. Sulla chiave di volta un cavaliere membro appunto della famiglia Corvo fece apporre in onore della sua amata un bassorilievo a forma di cuore. Anche per questo, sempre secondo la leggenda, si diffuse l’usanza tra le province di Chieti e dell’Aquila di realizzare durante il periodo pasquale un dolce a forma di cuore, che in realtà ha origini ancora più antiche in quanto il cuore abruzzese richiama il ciondolino in oro a forma di cuore che caratterizza il gioiello simbolo dell’arte orafa abruzzese: la Presentosa.

Similmente all’usanza che accompagnava il gioiello Presentosa, ossia quale pegno d’amore che il fidanzato abruzzese donava alla sua futura moglie, anche il dolce a forma di cuore (1) veniva scambiato tra gli innamorati, soprattutto giovani del popolo: pastori,  artigiani,  contadini. Il giovane pastore donava alla sua amata il dolce a forma di cuore, composto da pasta di mandorle e cioccolato, a volte decorato con il sole, simbolo maschile, e la luna, simbolo femminile. La ragazza ricambiava il gesto donando all’amato in partenza per salire sulle alture montane con le greggi, un ciuffo di capelli, talvolta custoditi in un ciondolino o in un sacchetto con all’interno rametti di profumata lavanda.

Set cinematografico

La suggestiva posizione del Castello di Roccascalegna, come sospeso sopra uno sperone di roccia, circondato dalle valli boscose a ridosso del massiccio della Maiella, ha più volte ispirato alcune importanti produzioni cinematografiche e televisive, come “Il nome della Rosa”, tratto dal famoso romanzo di Umberto Eco, con Rupert Everett, Fabrizio Bentivoglio, Damian Hardung, John Turturro, e il pluripremiato film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”, regia di Matteo Garrone, con Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones.

Nel film di Garrone, tratto dalla raccolta di favole dello scrittore napoletano Giambattista Basile, il Castello di Roccascalegna è quello del “re di Roccaforte”, interpretato da Vincent Cassel, il quale è innamorato della popolana Dora, una donna dalla voce musicale e delicata, creduta dal re giovane e bella, ma nella realtà era molto anziana. Scoperto l’inganno anche Dora come il barone Corvo de Corvis verrà gettata nel vuoto dalla torre del castello, ma un incantesimo la farà ringiovanire…

La raccolta di favole, il cui titolo originale è “Lo cunto de li cunti, overo lo tratteneimiento de piccerille“, opera letteraria del citato Giambattista Basile (Napoli, 1583 – Giuliano in Campania, 1632), il primo in Italia e in Europa ad utilizzare la fiaba come espressione popolare, furono tradotte dal napoletano all’italiano tra il 1634 e il 1636 in un’opera dal titolo Pentamerone, comprendente ben 50 fiabe, molte delle quali diventate nel tempo famosissime in tutto il mondo, grazie a riadattamenti eseguiti da autori come i fratelli Grimm e la casa di produzione Disney, come Il Gatto con gli stivali; La Bella addormentata; Raperonzolo; Cenerentola e tante altre. Il filosofo abruzzese Benedetto Croce (Pescasseroli, 1866 – Napoli, 1952) pubblicò nel 1924 il Pentamerone di Basile in lingua italiana.

Il viaggio continua

La prossima tappa del nostro viaggio tra le impressioni d’occhio e di cuore dell’Abruzzo di ieri e di oggi ci porterà non molto lontano da Roccascalegna, saliremo sulla cima del monte Pallano per visitare un panoramico e verdeggiante Parco archeologico che conserva antiche mura megalitiche, le uniche di grandi dimensioni presenti in Abruzzo.

Copyright ‐ Riproduzione riservata ‐ derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica

La chiesa di San Pietro vista dall’ingresso del Castello di Roccascalegna – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Ippolita Sforza, calco del Museo Puskin su opera originale di Francesco Laurana

Roccascalegna, il centro informazioni del Castello, la chiesa di San Pietro e la rampa di accesso al Castello – Foto Abruzzo storie e passioni

Castello di Roccascalegna ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Sostieni Abruzzo Storie e Passioni

Cari lettori,
portare avanti Abruzzo Storie e Passioni è per me un impegno fatto di passione, ricerca e tempo dedicato a raccontare il nostro territorio nel modo più autentico possibile. Ogni articolo nasce da giorni di studio, dall’acquisto di libri e testi di riferimento, da sopralluoghi fotografici in giro per l’Abruzzo e dai costi di gestione della pagina WordPress che ospita il blog.

Se apprezzi il lavoro che svolgo e desideri aiutarmi a mantenerlo vivo e a farlo crescere, puoi sostenermi anche con una piccola offerta tramite PayPal all’indirizzo email leo.derocco@virgilio.it
Ogni contributo, anche minimo, è un gesto prezioso che permette di continuare a raccontare storie, tradizioni, luoghi e personaggi della nostra splendida regione.

Grazie di cuore per il tuo sostegno e per far parte di questa comunità di appassionati dell’Abruzzo.
Continuiamo insieme questo viaggio tra storia, cultura e bellezza.

Support Abruzzo Storie e Passioni

Dear readers,
carrying on Abruzzo Storie e Passioni is a commitment driven by passion, research, and the desire to share the most authentic side of our region. Each article is the result of hours spent studying, purchasing books and reference materials, conducting photographic surveys across Abruzzo, and covering the costs of maintaining the WordPress page that hosts the blog.

If you appreciate my work and would like to help me keep it alive and growing, you can support me with even a small donation via PayPal using the email address leo.derocco@virgilio.it
Every contribution, no matter how small, is truly valuable and helps me continue telling the stories, traditions, places, and characters of our wonderful region.

Thank you from the bottom of my heart for your support and for being part of this community of Abruzzo enthusiasts.
Let’s continue this journey together through history, culture, and beauty.

Copyright – Riproduzione Riservata derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Fonti: Castello di Roccascalegna, ufficio guide turistiche – Note: 1) La foto del dolce cuore d’Abruzzo è tratta dalla pagina “Le mie ricette di casa” della sig.ra Elda.

Articoli correlati, in questo blog:

Lascia un commento