In copertina: tramonto su Punta Aderci ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
Punta d’Erce e Punta Penna
Dopo Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro e Casalbordino, raggiungiamo le ultime tappe del nostro lungo viaggio sulla Costa dei Trabocchi: Vasto e la vicina San Salvo.
Le perle marine di Vasto sono Punta Aderci (o d’Erce) e Punta Penna, due promontori che formano la Riserva naturale regionale di Punta Aderci, un’area protetta che si estende per circa 400 ettari, compreso la parte esterna, tra la spiaggia di Punta Penna e la foce del fiume Sinello al confine con Casalbordino.
La Riserva di Punta Aderci è stata la prima istituita sulla costa dalla regione Abruzzo (1998), le sue spiagge guadagnano da anni i primi posti nella classifica di Legambiente relativa alle “Spiagge più belle d’Italia“. Il nome “Aderci” è una invenzione giornalistica moderna, deriva da “Punta d’Erce”, dove “Erce” nella lingua locale indicava il dio Ercole.
La storia di Punta Penna, con il suo maestoso faro alto 70 metri, il più alto di tutta la costa adriatica, ruota attorno alla chiesa dedicata alla Madonna di Pennaluce. Ogni anno, la seconda domenica di maggio, i marinai portano in processione sulle loro barche fino al Porto di Vasto la statua della Madonna detta “della Penna”. La costruzione primaria della piccola chiesa risale al XV, inizialmente era intitolata a Sant’Elena. La prima ricostruzione fu promossa, tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, da don Diego d’Avalos, marchese del Vasto. Ancora un intervento strutturale si registrerà nel 1887, per la ricostruzione si preferì uno stile medievale neo-gotico.
Punta Aderci e Punta Penna hanno molta storia da raccontare, una storia che inizia dall’età del bronzo, così come raccontano i pannelli informativi del Museo Archeologico di Vasto allestito al piano terra di Palazzo d’Avalos. Probabilmente la misteriosa città di Buca, citata dalle fonti antiche e mai individuata con certezza dagli archeologici, si trovava proprio a Punta Penna, non lontano dal villaggio di Pennaluce. Lo abbiamo raccontato in questo blog nell’articolo “Punta Penna e il Faro di Pennaluce“. Forse gli antenati dei vastesi, della città romana di Histonium e prima ancora della italica Histon, abitata dai frentani, provenivano dai primi insediamenti costruiti su questi promontori, tra le cui insenature sorgevano gli antichi porti di Vasto: quello tra Punta Penna e Punta d’Erce, probabilmente dove oggi c’è la spiaggia di Mottagrossa, e l’altro più a sud, in località Il Trave. Aree portuali che precedettero il porto di epoca romana di Histonium, oggi diventato il Parco Archeologico Sommerso di Marina di Vasto.
È piacevole passeggiare a piedi o con la bici sui sentieri a ridosso di queste panoramiche falesie e scegliere se continuare a esplorare la costa oppure fare una sosta in una delle tante spiagge che si incontrano lungo il tragitto.
Come quella ampia e ciottolosa, con fondale misto, chiamata Mottagrossa, al confine con la spiaggia del Salinello, a ridosso di Casalbordino, e l’altra sabbiosa ed estesa, detta dei Libertini, raggiungibile attraverso una lunga scalinata in legno semi nascosta dalla macchia mediterranea. Ma c’è l’imbarazzo della scelta, le spiagge di Vasto sono una più bella dell’altra. In direzione sud, dopo Mottagrossa, Punta Aderci, i Libertini e Punta Penna, troviamo le spiagge: dell’Opera, Vignola, della Canale, San Nicola, Torricella, Casarza, di Trave, Sirenetta (vicino al Parco Archeologico Sommerso), Marina di Vasto, Pontile e Pinetina. Oltre a tante calette non segnalate, lidi attrezzati e ovviamente i trabocchi.
L’alga rossa del Mediterraneo
Ricca di flora e fauna la Riserva di Punta Aderci custodisce come uno scrigno veri e propri gioielli naturalistici anche nell’area sommersa. Nelle cavità delle alte falesie si trova l’alga rossa più bella del Mediterraneo: l’Halymeniafloresia. Nell’articolo dedicato alla prima tappa di questo viaggio sulla Costa dei Trabocchi, Ortona, abbiamo ammirato i colorati fondali del mare ortonese nell’area dei Ripari di Giobbe e Punta dell’Acquabella illustrati dal biologo abruzzese Dario D’Onofrio, esperto in biodiversità marine e autore delle suggestive immagini gentilmente concesse in esclusiva al nostro blog. Di seguito la seconda parte dell’intervista corredata da altre foto subacquee scattate nei fondali vastesi:
“L’elevata biodiversità è fondamentale per la salubrità degli ecosistemi marini nel loro complesso ma anche per mantenere in buona salute gli stock ittici, oggetto della pesca e della piccola pesca artigianale. Gli invertebrati filtratori depurano continuamente la colonna d’acqua trattenendo il plancton e la sua sospensione per fini alimentari e strutturali. Nell’ambito del Progetto SUSHI DROP risulta fondamentale identificare ambienti rocciosi sommersi salubri ad elevata biodiversità da sottoporre a controllo periodico e da considerare come siti candidabili per future campagne di mappatura col drone subaqueo in grado di eseguire una scansione estesa di questi ambienti ancora scarsamente esplorati. Tutto ciò al fine di censire aree ricche di biodiversità da sottoporre a tutela e salvaguardia nei confronti delle tante cause di disturbo antropico.”
Spiaggia di San Nicola e leggende popolari
Dopo l’esplorazione dei fondali marini sui quali si ergono a picco sul mare le falesie tra rocce, scogliere e spiagge, andiamo a visitare la bella spiaggia di San Nicola, caratterizzata da acque limpide, ciottoli colorati e altre scogliere, che come in un gioco di incastri creano piscine naturali.
La spiaggia è raggiungibile sia transitando sulla ciclopedonale Via Verde e sia in auto, usufruendo di un comodo parcheggio ben segnalato sulla strada statale Adriatica 16. Questo tratto di mare è legato a una storia che sfuma nella leggenda. Si narra che anticamente non lontano da queste spiagge si trovava il porto di San Nicola della Meta, un santo molto amato dai vastesi. Come la statua della Madonna di Pennaluce anche la statua di San Nicola della Meta viene portata ancora oggi dai fedeli in processione nel mare, su una barca dei pescatori. La piccola chiesa seicentesca dedicata al santo si trova in località “Meta”, da dove, a giugno, la statua di San Nicola viene prelevata per essere portata al porto di Punta Penna, da qui via mare il corteo raggiunge la spiaggia di San Nicola.
Il 7 febbraio 1177, continua il racconto popolare, attraccò al porto di San Nicola della Meta una nave speciale, trasportava addirittura papa Alessandro III. In quel giorno caratterizzato da forti venti e tempeste la nave del papa fu costretta a riparare nel porto di Guasto d’Aimone, così si chiamava Vasto nel Basso Medioevo. Il racconto, per la prima volta trascritto in un volume nel 1927, dal titolo “Miti, leggende e superstizioni d’Abruzzo” di Giovanni Pansa, narra la distruzione avvenuta nell’802 di Histonium e della citata Buca, che lo storico abruzzese dava per certo ubicata sul promontorio di Punta Penna. Quando la città fu ricostruita entrò a far parte del Ducato di Benevento col nome di Guasto Aimone. “Guasto” deriva dalla istituzione amministrativa longobarda della “Gastaldia” cittadina. Col passare del tempo il dialetto locale trasformò “il Guasto” in “lu Uaste”, quindi “il Vasto“, da qui l’attuale nome della città. Per questo oggi i due grandi rioni di Vasto si chiamano “Guasto Gisone” e “Guasto d’Aymone“.
Papa Alessandro III, continua il racconto, era diretto a Venezia per incontrare Federico Barbarossa e siglare con lui la Pace di Venezia ma, bloccato dal mare in tempesta, prima soggiornò a Vasto – all’epoca appunto “Guasto d’Aimone” – per circa un mese, fino a quando il re di Sicilia Guglielmo II inviò una flotta di galee per scortarlo fino a Venezia.
Alla Serenissima Alessandro III arrivò il 24 marzo 1177, la sua nave attraccò a San Nicolò a Lido, ai tempi della Repubblica marinara il luogo da dove partivano le flotte veneziane benedette in nome di San Nicolò, patrono dei naviganti.Non a caso, sempre secondo la leggenda popolare, fu proprio papa Alessandro III a conferire nel 1177 carattere di sacralità all’antica cerimonia dello “Sposalizio del Mare“, anticamente celebrata dai veneziani nella chiesa di San Nicolò al Lido per ribadire il loro dominio sul mare Adriatico.
Il “tramonto” sull’Adriatico
Scendendo ancora più a Sud troviamo la centralissima spiaggia di Vasto Marina, con l’iconica statua della Sirenetta, che timida e aggraziata appare sopra uno scoglio mentre si sistema il costume. Il Monumento alla Bagnante” fu realizzato nel 1979 dallo scultore ortonese Aldo D’Adamo.
Pochi chilometri separano le spiagge di Vasto Marina dalle dune di San Salvo Marina che ospitano l’interessante Giardino Botanico Mediterraneo, l’unico d’Abruzzo e dell’intera costa Adriatica. Sulla storia di questo importante giardino abbiamo dedicato un articolo fotografico a parte (link dopo la galleria fotografica).
Dopo questa lungo viaggio marittimo iniziato a Ortona, nell’ora del crepuscolo ritorniamo sul promontorio di Punta Aderci per ammirare il tramonto. Sì, avete letto bene, il tramonto sul mare Adriatico, o meglio: durante alcuni giorni dell’anno, tra giugno e luglio, grazie alla particolare conformazione del golfo di Aderci sembra che il sole tramonta sul mare. Un’altra piacevole sorpresa in questa costa abruzzese di trabocchi e bellezze.
Arrivati alla meta ma pronti per ripartire.
In questo viaggio sulla Costa dei Trabocchi, effettuato in gran parte percorrendo la ciclopedonale Via Verde, abbiamo attraversato un paesaggio marino tra i più belli della costa adriatica. Lo smantellamento del tracciato ferroviario, sostituito dal lungo tratto costiero ciclopedonale, ha rinnovato un’antica identità territoriale, quella dei trabocchi e dei traboccanti, oggi alle prese con un inedito sviluppo turistico.
Abbiamo scoperto un territorio bello ma anche molto fragile, in cui un delicato ecosistema marino cerca di sopravvivere e ambientarsi ai diffusi fenomeni di erosione costiera e a difendersi dai tentativi, sempre in agguato, di trivellazioni marine per realizzare progetti petroliferi, nonché piani di cementificazione per incrementare lo sviluppo di un turismo di massa spesso poco rispettoso dell’ambiente naturale marino e del paesaggio.
In questo viaggio tra natura, storia e tradizioni. abbiamo conosciuto una Costa dei Trabocchi a tratti ancora selvaggia e incontaminata, per questo è importante valorizzare questo territorio, ma soprattutto tutelarlo e proteggerlo.
Copyright Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica
Galleria fotografica
Punta Penna




Costa dei Trabocchi, Punta Penna, la Chiesa della Madonna di Pennaluce e il Faro ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
Punta Aderci












Costa dei Trabocchi, Vasto, Punta Aderci (o d’Erce) – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Uno scatto più unico che raro. Il fotografo Lorenzo Ilari (foto copyright) è riuscito a immortalare i bagliori dell’aurora boreale (sarebbe piu corretto definire il fenomeno come “tempesta geomagnetica“) sul mare di Punta Aderci.
Spiaggia dei Libertini





Punta Aderci, Vasto, la spiaggia dei Libertini ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
Fondali

Fondali marini a Punta Aderci ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni









Fondali della Costa dei Trabocchi – Foto copyright del biologo marino Dario D’Onofrio / Progetto di ricerca “SUSHI DROP Interreg Italia-Croazia CBC 2014/2020” – Per gentile concessione ad Abruzzo storie e passioni.

Papa Alessandro III riceve un ambasciatore, da “Storie di papa Alessandro III”, Spinello di Luca Spinelli, detto Spinello Aretino, 1407 – Siena, Palazzo Comunale





















Costa dei Trabocchi, la Via Verde attraversa il litorale vastese – Spiagge di San Nicola – Foto e video Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
Vasto Marina

Vasto, Spiaggia di Trave ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni



Costa dei Trabocchi, Vasto marina, in lontananza (a dx) la Sirenetta – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
San Salvo: Giardino Botanico Mediterraneo









San Salvo, Giardino Botanico Mediterraneo ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
Tramonto su Punta Aderci







Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
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Copyright Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Note: Tutti gli articoli relativi al Viaggio sulla Costa dei Trabocchi sono incentrati sulla descrizione del paesaggio marino e sui racconti legati alle tradizioni popolari locali. Per approfondimenti relativi alla storia, compreso le antiche popolazioni italiche, ai musei, alle chiese e ai palazzi storici delle città e dei paesi visitati, rimando agli articoli monografici pubblicati in questo blog.
Fonti: Ministero della Cultura, Beni Culturali Musei Abruzzo; “Noi Vastesi Blog”, di Giuseppe Catania; Pagina ufficiale Riserva Naturale di Punta Aderci; altre fonti tratte da testimonianze e informazioni raccolte da Abruzzo storie e passioni sul Trabocco del Tufano, Comune di Rocca San Giovanni; sul Trabocco Turchino, Comune di San Vito Chietino – Ringrazio per la gentile collaborazione, per la parte riguardante i fondali, il biologo marino Dario D’Onofrio.
La Via Verde della Costa dei Trabocchi, qui tutti gli articoli: Ortona – San Vito Chietino – Vallevò di Rocca San Giovanni – Fossacesia e l’abbazia di San Giovanni in Venere – Torino di Sangro e Pollutri – Casalbordino – Giardino Botanico Mediterraneo di San Salvo ⬇️ Link ⤵️
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