In copertina: il lungo ponte di legno del Trabocco Turchino a San Vito Chietino – Foto e video Abruzzo storie e passioni
Il primo turista della Costa dei Trabocchi
Lasciate le suggestive spiagge di Ortona, con i variopinti fondali marini e le storie legate alla “perla dell’Adriatico”, percorriamo una manciata di chilometri alternando la pedalata con qualche tuffo nell’acqua cristallina che bagna una delle tante calette incastonate lungo la ciclopedonale Via Verde, ed eccoci a San Vito Chietino.
Il paese è dominato da uno dei promontori marini più celebri della costa abruzzese: il panoramico Eremo Dannunziano, che ancora oggi evoca un’estate di passione trascorsa e vissuta qui a San Vito Chietino in una villetta vista mare. Una storia che abbiamo già raccontato in uno dei primi articoli di questo blog.
Il protagonista di quella fuga romantica non a caso fu il primo turista della Costa dei Trabocchi: Gabriele d’Annunzio. Sarà proprio il famoso poeta e scrittore pescarese a far conoscere per la prima volta al grande pubblico i trabocchi, in particolare il trabocco Turchino di San Vito.
Il Vate arrivò a San Vito marina in treno e attese alla stazione l’arrivo da Roma dell’amante “Barbarella”,ovvero Barbara Leoni, al secolo Elvira Natalia Fraternali, una bella, intelligente e colta ragazza, reduce da un matrimonio infelice con un conte squattrinato. All’epoca qui non c’erano strade asfaltate, i due amanti per raggiungere la villetta affittata per trascorrervi l’estate dovettero arrampicarsi su un sentiero di campagna, tra agrumeti e profumate ginestre. Per la storia completa, con le foto in esclusiva per Abruzzo storie e passioni della villetta degli amanti, rimando all’articolo: “San Vito Chietino. Mare, trabocchi e amanti”, in questo blog.
La più antica documentazione che cita esplicitamente un trabocco, costruzioni per la pesca diffuse anche in altre aree della costa adriatica, in particolare nelle vicine regioni: Molise, Puglia e Marche, si trova in Abruzzo, proprio qui sulla costa sanvitese, è il citato Turchino, oggi di proprietà del Comune di San Vito Chietino e sottoposto a vincolo di interesse storico, culturale e paesaggistico dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo. Il Turchino è visitabile su prenotazione presso l’info–point Pallenium Tourism, la sede estiva si trova sulla ciclopedonale Via Verde, di fronte alla ex stazione ferroviaria di San Vito Marina.
La nota scrittrice Dacia Maraini, per anni amica storica di Pier Paolo Pasolini, autore alla fine degli anni ’50 di un reportage sul mare abruzzese dal titolo “La lunga strada di sabbia” (L’Europeo, agosto 1959) – in cui Francavilla al Mare viene descritta come il luogo della costa abruzzese da dove “iniziano le grandi spiagge adriatiche, una nuova civiltà balneare.” – così descrive i trabocchi:
Cosa ci dicono infine questi trabocchi sorpresi nel loro lirico incanto? Che l’opera umana è sempre macchinosa e fragile, basta un soffio per distruggerla. Ma proprio la sua fragilità è anche la ragione della sua resistenza: un poco sopra le onde, un poco sotto le nuvole, la grande macchina pescatoria sta a simbolizzare la patetica eppure grandiosa capacità dell’essere umano di credere nel futuro nonostante l’amarezza e la piccolezza del suo destino.
Il Turchino
Con la “grande macchina pescatoria” Maraini cita un brano tratto dal romanzo di Gabriele d’Annunzio, in gran parte ambientato tra le scogliere e i trabocchi di San Vito Chietino: “La grande macchina pescatoria composta da tronchi scortecciati, di assi e gomene, che biancheggiava singolarmente, simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano.”
Il trabocco che incantava d’Annunzio non era dunque una fantasia letteraria, ma è ancora lì dove il Vate lo ammirava, sdraiato sui ciottoli colorati della vicina spiaggetta, che oggi porta il suo nome, mentre leggeva poesie alla sua amante romana Barbarella, la “regina di Cipro”.
Il nome “Turchino” deriva dal soprannome dato a un pescatore sanvitese, dalla carnagione sempre abbronzata e dagli occhi chiari, conosciuto dallo scrittore durante il suo soggiorno in questo tratto di costa, in quella lontana estate del 1889.
Storie di pirati
Anche qui a San Vito Chietino si raccontano storie di mare e di pirati. Nel vecchio quartiere in passato abitato da pescatori e marinai, sul promontorio del Belvedere Marconi dai sanvitesi chiamato “il Colle”, c’è una piccola chiesa dedicata a San Francesco di Paola, protettore dei naviganti, dei bagnini, dei marinai e dei pescatori. I pescatori sanvitesi raccontano che secoli fa un vascello carico di pirati mentre si avvicinava minaccioso al paese fu sorpreso da una violenta tromba marina.
L’imbarcazione stava per affondare ma un pirata invocò l’aiuto del Cristo Salvatore. Improvvisamente la tromba marina sparí e il mare si placò. Come atto di ringraziamento i pirati risparmiarono l’assalto al borgo dei pescatori sanvitesi e costruirono una piccola chiesa, l’attuale San Francesco di Paola.
Questa è la leggenda, in realtà la piccola chiesa che domina il mare sanvitese era la cappella privata dei marchesi Lucà-Dazio, una nobile famiglia giunta in Abruzzo dalle Fiandre nel XVI secolo, in un periodo storico in cui il territorio abruzzese era molto ricercato per via degli affari derivanti dal commercio della lana, della seta e delle spezie, in particolare lo zafferano. Non a caso tra quelle famiglie famose ci furono anche i Medici, i quali commerciavano lana e zafferano tra Rocca Calascio, Capestrano, Santo Stefano di Sessanio, Carapelle e Castelvecchio Calvisio, le cosiddette “Terre della Baronia“.
Qualche anno dopo, sempre nel ‘500, un pirata, e questa volta non si tratta di una leggenda, includerà per la prima volta la Costa dei Trabocchi in una mappatura dei mari. Un corsaro ottomano dopo aver partecipato a diverse battaglie sui mari del Mediterraneo, contro le flotte delle Repubbliche marinare di Venezia e Genova, nonché nelle famose Battaglie navali di Lepanto, abbandonò bandana e sciabola per vestire i panni di ammiraglio e studioso dei mari.
L’ex pirata diventò così uno dei più grandi geografi mai esistiti, il suo nome è Piri Reis (Turchia, 1470 – Egitto, 1553), autore della “Mappa dei sette mari” e del “Libro della marina“. Tra le sue mappe troviamo anche un riferimento alla Costa dei Trabocchi, rappresentata su una pergamena oggi conservata nel Walters Art Museum di Baltimora. Il tratto di costa visitato e disegnato da Piri Reis è quello tra Ortona e San Vito Chietino.
Murè e Parò
Per il noleggio di city bike, cruiser, mountain bike e tanto altro, segnalo Al Murè, un beach-cocktail-bar stiloso e giovanile che si presenta con una gradevole architettura, sapientemente inserita tra le bianche scogliere del mare. Le terrazze e i corridoi del Murè mi ricordano il ponte di una nave, sul quale è piacevole sorseggiare un cocktail guardando il mare e ascoltando buona musica.
Il nome “Murè” vuole essere un omaggio alla memoria storica di San Vito Chietino. Per antica tradizione lungo la costa adriatica, in particolare nelle marinerie abruzzesi, l’adolescente aspirante marinaio e pescatore salito a bordo per prestare servizio sulle paranze veniva chiamato “murè“, meglio conosciuto come “mozzo”, a sua volta il comandante era il “parò“.
Il “murè” diventava un marinaio e un bravo pescatore solo quando, dopo anni trascorsi in mare, dava dimostrazione di aver acquisito le tecniche della pesca e le nozioni della navigazione, oltre a dimostrare la forza fisica raggiunta, trasportando senza fatica “un marinaio sulle spalle“. (1)
Le spiagge di San Vito sono: Punta Turchino; Marina di San Vito; Marinelle, Punta del Guardiano; Spiaggetta Dannunziana (vicina al Trabocco Turchino); Spiaggia degli Annecchini (promontorio dannunziano). A poca strada da San Vito Chietino, spostandoci nell’entroterra, consiglio di visitare Lanciano, una delle città d’arte più belle d’Abruzzo, meta anche di un turismo religioso degno di nota, legato al “Miracolo Eucaristico”. Su Lanciano rimando all’articolo “Lanciano da scoprire”, link al termine di questo articolo.
La prossima tappa del nostro viaggio marittimo sulla Via Verde della Costa dei Trabocchi è Vallevò di Rocca San Giovanni dove scopriremo la storia di una balena e ci avventureremo su un promontorio marino per cercare la magica Grotta delle Farfalle.
Copyright ‐Riproduzione Riservata – derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici Regione Abruzzo ‐ Note e fonti dopo la galleria fotografica

Foto scattata nel 1988 da Giorgio Stagni quando sullo stesso tratto (per la precisione in prossimità del trabocco “Lupone”) passava la Ferrovia Adriatica.

La ciclopedonale Via Verde vista dall’Eremo Dannunziano ‐ Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
















Costa dei Trabocchi, il Trabocco Turchino a San Vito Chietino – Foto e video Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni







San Vito Chietino, scorci dal belvedere – Foto Leo De Rocco







La Via Verde attraversa San Vito Chietino – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

Antica pergamena con la mappa della Costa dei Trabocchi nella zona di San Vito Chietino, sec. XV, opera di Piri Reis, un ex pirata turco diventato un grande geografo – The Walters Art Museum Baltimora








La Via Verde della Costa dei Trabocchi attraversa San Vito Chietino – Foto Abruzzo storie e passioni











Ciclopedonale Via Verde a San Vito Chietino, e il giovanile Beach Bar Al Murè – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni
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Copyright ‐Riproduzione Riservata – derocco.leo@gmail.com Tecnico della valorizzazione dei Beni Culturali ed Ecclesiastici – Note al testo 1) Da “Al Murè San Vito Chietino” di Fabio Di Giovanni,
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