Pacentro, la Corsa degli Zingari.

For the english version, please refer to the end of this page – In copertina: Pacentro, Corsa degli Zingari edizione 565, foto Leo De Rocco

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La strada tra Campo di Giove e Pacentro – Foto Abruzzo storie e passioni

Pacentro – Foto Leo De Rocco

Laudamus veteres, sed nostri utemur annis – Elogiamo i tempi antichi, ma sappiamoci muovere nei nostri –  Ovidio

Pacentro è un suggestivo paese arroccato sulle falde del monte Morrone, alle porte del Parco Nazionale della Maiella. * Inconfondibile il suo profilo, disegnato da quelle alte torri medievali che improvvisamente appaiono dopo aver attraversato uno dei tornanti della strada panoramica che scende fin qui dai mille metri di Campo di Giove. Sembra di immergersi in un’atmosfera senza tempo, grazie anche alla rigogliosa natura che circonda questi luoghi.

Mi trovo nella Valle Peligna, un territorio ricco di storia, arte e bellezze naturali, ma anche di antiche tradizioni popolari, come la Corsa degli Zingari. Incuriosito da questa singolare corsa fatta a piedi nudi partendo dalla cima di un monte fino a raggiungere il centro del paese, sono venuto qui a Pacentro per osservarla da vicino e in ogni sua fase.

Non è, come potrebbe sembrare, una semplice corsa, come vedremo più che una gara si tratta di una tradizione molto sentita dai pacentrani e consiste in una serie di riti legati alla fede e alla identità del luogo. Rimedio un pass stampa all’ultimo momento grazie alla gentile Floriana, la responsabile dello staff organizzativo, constato così con piacere che il famoso motto “abruzzesi forti e gentili” vale ancora, almeno nei piccoli centri dell’entroterra abruzzese.

Pacentro nella memoria popolare viene spesso associato alla famosa cantante Madonna, qui si trova la casa dei suoi nonni, i Ciccone. All’ingresso del centro storico un pacentrano me la indica e mi racconta che molti in paese ancora ricordano quando nel settembre del 1987 la pop star italo-americana incontrò a Torino i suoi parenti, giunti da Pacentro per assistere al concerto.

In quel lontano settembre il paese della Corsa degli Zingari finì sui giornali e sulle televisioni di mezzo mondo. Per una curiosa coincidenza il 1987 è lo stesso anno in cui venne regolamentata la Corsa degli Zingari. Si stabilì che doveva tenersi nel pomeriggio della prima domenica di settembre.

La cantante Madonna durante un concerto ad Amsterdam – Foto Leo De Rocco per Abruzzo storie e passioni

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Pacentro – Castello Cantelmo-Caldora – Foto Leo De Rocco

Ma sarebbe riduttivo, oltre che banale, parlare di Pacentro solo per citare miss Ciccone. Le sue torri medievali da secoli dominano la Valle Peligna e testimoniano la storia di questo borgo, annoverato tra i più belli d’Abruzzo, e regalano ai turisti magici scenari dominati dall’imponente Castello Cantelmo-Caldora.

Nomi che rievocano celebri condottieri, come Jacopo Caldora (Castel del Giudice, 1369 – Colle Sannita, 1439). Ritratto da Leonardo da Vinci, Jacopo Caldora è ricordato anche per aver sposato una delle donne più affascinanti dell’epoca, la contessa di Celano Covella, potente e intelligente nobildonna della Contea dei Marsi. Jacopo Caldora è stato anche un uomo colto e raffinato, oltre alle armi amava la poesia e non gradiva i titoli, preferiva farsi chiamare semplicemente Jacopo. 1)

Forse in quei tempi i feudatari di Pacentro, o in loro rappresentanza gli ufficiali di corte, selezionavano i giovani pacentrani durante la Corsa degli Zingari scegliendo i più valorosi per arruolarli tra le file del proprio esercito, oppure per inserirli nel corpo di guardia del castello e nella corte ducale.

Oltre al castello passeggiando per i suggestivi vicoli del borgo medievale, ben tenuto e adornato con piante e fiori, si incontrano eleganti palazzi nobiliari, chiese e panoramiche piazze.

Anche i dintorni di Pacentro, come vedremo nella seconda parte dell’articolo, sono interessanti, qui ci troviamo a due passi da Sulmona, la città di Ovidio e dei confetti, dell’antica arte orafa abruzzese e di secolari tradizioni, come la “Madonna che Scappa”. In questo caso sono i portatori della statua della Madonna, la Confraternita di Santa Maria di Loreto a Sulmona, che il giorno di Pasqua, dopo la messa mattutina presieduta dal Vescovo, velocissimi attraversano correndo Piazza Garibaldi affollata di turisti per andare incontro al Cristo risorto. Ancora una corsa legata alla fede, ma non ha nessun legame storico con la Corsa degli Zingari di Pacentro, il rito sulmonese probabilmente nacque nel Seicento durante l’occupazione spagnola, non a caso anche nella Spagna andalusa si celebrano riti simili.

In questa Valle Peligna di arte, storia e tradizioni secolari, l’atto della corsa è dunque legato alla fede e alle tradizioni locali, anche i ragazzi di Pacentro travalicano il semplice gesto atletico, con la loro corsa effettuata a piedi nudi per raggiungere la chiesa della Madonna di Loreto e baciare l’altare, esprimono soprattutto un atto di devozione e preghiera. Non si tratta di una vera e propria competizione sportiva, questa Corsa degli Zingari rappresenta un momento di aggregazione identitaria che unisce l’intera comunità locale.

Pacentro – Foto Leo De Rocco

Pacentro, chiesa della Madonna di Loreto, traguardo della Corsa degli Zingari, in alto a sinistra il punto di partenza, detto il “Colle Ardinghi; a destra: “Trasporto della Santa Casa di Loreto”, 1510, del pittore abruzzese Saturnino Gatti al Metropolitan Museum New York – Foto Leo De Rocco

La Corsa degli Zingari si tiene a Pacentro da oltre 500 anni, questa del 2015 è la numero 565. Ma chi sono questi “zingari”? Il significato etimologico del termine non corrisponde alla comune accezione: “nomadi” o “gitani”, il termine qui a Pacentro descrive nel locale dialetto “colui che corre scalzo”.

I giovani partecipanti a questa corsa, di per sé molto impegnativa e non priva di insidie, corrono a piedi nudi non su un rettilineo asfaltato, sarebbe troppo comodo, partono invece dalla cima di una montagna posta di fronte al paese.

Un monte che devono scalare sempre a piedi nudi, per poi raggiungere, correndo alla massima velocità, il traguardo: una piccola chiesa del paese dedicata alla Madonna di Loreto, chiesa molto cara ai pacentrani.

La devozione a questa Madonna, venerata perché ritenuta dai fedeli capace di “guarire leferite”, deriva dalla tradizione religiosa locale che racconta della sosta della Vergine durante il suo miracoloso “viaggio” da Nazareth a Loreto proprio qui a Pacentro, su una montagna di fronte al paese chiamata Colle Ardinghi, sulla quale svetta una roccia detta “Pietra Spaccata”, non a caso da secoli punto di partenza della Corsa degli Zingari.

Alcune ore prima dell’inizio della tradizionale gara pacentrana si svolge la Corsa degli Zingarelli, una simpatica gara nella quale gareggiano i bambini del paese, disputata su un breve tratto di strada nei pressi della chiesa della Madonna di Loreto.

La Corsa degli Zingari coinvolge l’intera comunità. “La fai la corsa?” chiede un bimbo ad un suo amico incontrato davanti alla facciata in pietra bianca della Maiella della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, nella centrale Piazza del Popolo.

Pacentro, settembre 2015, gli “Zingari” in fila indiana scalano il Colle Ardinghi – Foto Leo De Rocco

Nel pomeriggio della prima domenica di settembre i giovani pacentrani in veste di “zingari” (come ho già spiegato “zingari” qui significa “correre scalzi”) si incamminano lentamente salendo su un sentiero nascosto nel fitto bosco che conduce sulla cima della “Pietra Spaccata”.

Le difficoltà della impegnativa corsa che sta per iniziare è evidente già in questa prima fase. Per raggiungere il punto di partenza a piedi nudi i ragazzi si procurano le prime abrasioni per via delle pietre acuminate che lastricano il lungo sentiero roccioso. (Foto sopra)

Nel mentre il rintocco delle campane della piccola chiesa della Madonna di Loreto riecheggia in tutta la Valle Peligna, è il segnale che l’antico rito sta per ripetersi. Un segnale che fa salire la trepidazione tra i partecipanti.

Intanto i cittadini e i numerosi turisti presenti si assiepano lungo il percorso della Corsa. Dopo alcuni minuti gli atleti arrivano al punto di partenza, riconoscibile dalla roccia tricolore, pronti per il via.

Sulla montagna la tensione emotiva tra i giovani atleti, di età media tra i 14 e i 25 anni, massimo 30, ma partecipano anche concorrenti più grandi, è altissima; tutti sono concentrati con lo sguardo fisso verso valle, in direzione della chiesetta. Questi ragazzi sanno che devono dare prova di coraggio, forza e resistenza. Intanto il fumo prodotto da alcuni fuochi di artificio nasconde per qualche minuto Colle Ardinghi. In silenzio e concentrati i ragazzi aspettano il segnale di partenza.

Dopo alcuni minuti dalla chiesa-traguardo un rintocco a pieno ritmo rompe il silenzio dell’attesa: è il segnale del via alla corsa numero 565. I giovani si precipitano lungo la discesa ripida e insidiosa, lunga sui 300 metri. E’ impressionante vedere con quale rapidità corrono giù per la montagna nonostante siano a piedi nudi, vi assicuro che la discesa è davvero molto ripida.

Finita la discesa gli “zingari” attraversano velocemente un pianoro, sul quale scorre il torrente Vella, per poi riprendere ancora una salita questa volta più breve, che li porta, incitati e applauditi tra due ali di folla, sulla via principale del paese, quindi al traguardo: ai piedi della Madonna di Loreto. Ecco che arriva il vincitore (foto sotto), è un ragazzo di 20 anni, si chiama Alessio Marcaurelio e questa è la sua quinta vittoria consecutiva, un vero e proprio record!

A mano a mano arrivano anche gli altri ragazzi tutti, come Alessio, esausti e provati. Molti hanno i piedi sanguinanti o escoriati, ma al dolore e alla stanchezza si associa l’emozione e la gioia per la prova superata e per la tensione ora finalmente sciolta. Tensione accumulata anche nei mesi che precedono la corsa in quanto, per acquisire forza e resistenza, i giovani si sono allenati. Tutti i partecipanti appena giunti al traguardo vengono subito assistiti da uno staff medico.

Pacentro – Settembre 2015, Corsa degli Zingari, dalla salita al Colle Ardinghi alla festa al termine della Corsa – Foto Leo De Rocco

Il vincitore Alessio viene subito festeggiato dai suoi compagni e portato in trionfo per le vie del paese. Si farà festa fino a tarda notte. Il corteo festante attraversa le vie del paese e accompagna il vincitore fino alla sua abitazione, qui famigliari e amici hanno preparato un ricco banchetto che viene offerto, in un clima allegro e di festa, a tutti i presenti, turisti compresi.

Un antico esempio di condivisione e ospitalità, che in questo Abruzzo forte e gentile assume una valenza di laica sacralità.

Le famiglie di Pacentro sono molto legate alla tradizionale corsa, un evento ricco di aneddoti e di storie tramandate dagli anziani alle nuove generazioni. Ogni famiglia ambisce ad avere almeno una volta un proprio rappresentante protagonista nella storica competizione. Il vincitore porta gli onori della vittoria anche alla propria famiglia.

“Lu bbalie”, (traduzione: “il palio”), è il premio che tradizionalmente viene assegnato al vincitore della corsa. Consiste in un pezzo di stoffa dal valore simbolico e rievocativo, oggi mostrato dal vincitore come un vessillo, ma anticamente era costituito da un tessuto pregiato, presente solo nei guardaroba dei nobili e cavalieri.

Il Palio veniva usato dal vincitore per farsi confezionare dalla sarta del paese un abito nuovo. Un premio all’epoca di gran valore in quanto i partecipanti alla Corsa degli Zingari erano soprattutto ragazzi del popolo, contadini o piccoli artigiani, falegnami e maniscalchi.

L’eleganza vestiva così forza e prestanza fisica e la ragazza più bella del paese sceglieva il vincitore, o il vincitore sceglieva lei, per unirsi in matrimonio.

Oggi i tempi sono cambiati, il simbolico “palio” di stoffa viene affiancato anche da un premio in denaro e le ragazze rincorrono il vincitore per un selfie da pubblicare live sui social. Ma la Corsa degli Zingari di Pacentro ancora oggi dopo secoli rinnova la passione e l’attaccamento degli abruzzesi, compreso le nuove generazioni, alle proprie radici e alle antiche tradizioni locali e ci regala ancora grandi emozioni.

Seconda parte: dintorni di Pacentro, tra storia, arte e natura.

Pacentro e dintorni – Foto Leo De Rocco

Il territorio di Pacentro è molto interessante dal punto di vista paesaggistico, naturalistico, storico e culturale. Il massiccio Morrone ci ricorda Pietro Angelerio, l’eremita che amava così tanto queste montagne da essere chiamato Pietro “da Morrone”, eletto papa nel 1294 con il nome di Celestino V, il famoso papa del “gran rifiuto” di dantesca memoria. Il massiccio del Morrone comprende le montagne: Le Mucchia, Mileto, Rotondo, Corvo, della Grotta e appunto Morrone, la vetta più alta (2061 m.). Sono presenti fitti boschi di faggeta e cespugli di pino mugo. Tra la fauna si registra la presenza del gufo reale, l’orso marsicano, il lupo, la vipera dell’Orsini, l’aquila reale, il falco.

Poco prima di arrivare a Pacentro, proveniendo da Sulmona, si incrocia la bella abbazia di Santo Spirito al Morrone, conosciuta come Badia Morronese, tra le più grandi in Italia. Un vero e proprio monumento storico: per secoli ha rappresentato l’insediamento più significativo della Congregazione dei Celestini, l’ordine istituito a nome di papa Celestino V.

Pacentro rientra nella tappa numero 1, (Sulmona – Pacentro), del suggestivo Cammino di Celestino, un lungo percorso di trekking di ben 6 giorni sulle orme di Pietro, l’eremita del Morrone, tra centri storici medievali, eremi e abbazie immerse nel Parco Nazionale della Maiella.

Il primo eremo di Pietro da Morrone era costituito da una grotta solitaria, poi ampliata e diventata l’eremo di Sant’Onofrio, e si trova ancora lì, arroccato sopra questo monte, raggiungibile ovviamente solo a piedi seguendo lo stesso sentiero che nel 1294 percorse il sovrano del Regno di Napoli Carlo II d’Angiò.

Il re angioino era in compagnia di suo figlio Carlo Martello, della guardia reale e della corte, necessitava della benedizione papale a garanzia degli accordi presi con gli aragonesi che avevano occupato la Sicilia. Per questo si recò all’eremo di Sant’Onofrio per prelevare il papa-eremita, che non nascose la sua incredulità per la sua elezione al soglio di Pietro, e scortarlo fino alla basilica di Collemaggio a L’Aquila nella quale era pronta la solenne cerimonia per la incoronazione papale.

Com’è noto papa Celestino V dopo pochi mesi da questi eventi pronunciò il famoso “gran rifiuto” preferendo tornare tra gli eremi della sua Majella, ma per poco in quanto il nuovo papa Bonifacio VIII lo farà rinchiudere in un castello di sua proprietà vicino Frosinone, dove Pietro da Morrone morirà nel 1296.

Non lontano da Pacentro si trova anche una interessante area archeologica, forse sono i resti della villa di Ovidio Publio Nasone, uno dei più celebri poeti dell’impero romano, nato nel 43 a.C. a Sulmona.

Il luogo dove sorgeva la villa di Ovidio era anche la sede del tempio romano dedicato a Ercole Curino. Proprio in questa area archeologica fu rinvenuta una preziosa statua in bronzo argentato risalente al III secolo avanti Cristo raffigurante il mitico Ercole barbuto, probabilmente opera ispirata all’originale di Lisippo, uno dei più importanti maestri della scultura greca, scultore preferito da Alessandro Magno. L’opera è oggi conservata nel Museo Archeologico Nazionale Villa Frigerj a Chieti.

Sempre restando nella Valle Peligna non lontano da Pacentro troviamo il paese di Corfinio, l’antica capitale degli Italici, laddove fu coniata la moneta in cui per la prima volta nella storia apparve la parola Italia. La moneta è esposta nel locale Museo Archeologico. Per un approfondimento su Corfinio e sulle altre località citate rimando agli articoli tematici pubblicati in questo blog, link al termine di questo articolo.

Monte Morrone – Area archeologica della Villa di Ovidio e del santuario di Ercole Curino – Foto Leo De Rocco

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Monte Morrone – Area archeologica della Villa di Ovidio e del santuario di Ercole Curino, in alo Eremo di Celestino V, Sant’Onofrio al Morrone – Foto Leo De Rocco

Chieti – Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo – statua di Ercole Curino, bronzo argentato III sec.a.C. Ritrovata nell’area archeologica del Monte Morrone – Foto Leo De Rocco

Sulmona – Statua di Ovidio in piazza XX Settembre – Palazzo e chiesa della S.S.Annunziata – Confetti Pelino – Cattedrale di San Panfilo – Piazza Garibaldi – Foto Leo De Rocco

Se a valle di Pacentro troviamo la bella Sulmona a monte merita la visita Campo di Giove, nel Parco Nazionale della Maiella. Base di partenza per piacevoli escursioni montane tra sentieri che attraversano fitti boschi e interessanti aree naturalistiche, come il Parco degli Alpini e il lago Tescino.

Degno di nota la chiesa di Sant’Eustachio, con la facciata in pietra bianca della Maiella, in stile lombardo, circondata dal Parco della Rimembranza in ricordo dei cittadini vittime durante la Prima guerra mondiale. Campo di Giove inoltre è insignita della Medaglia d’argento al merito civile per le violenze subite durante la Seconda guerra mondiale.

La chiesa di Sant’Eustachio conservava fino al 1902 una pregevole teca-reliquiario composta dalla statua del Santo e 16 tavole dipinte dal “Maestro di Campo di Giove” nel.’400. L’opera fu rubata nel 1902.

Grazie al comando dei Carabinieri, sezione Tutela Patrimonio Artistico, e ad alcuni storici dell’arte, tra i quali Federico Zeri, nei decenni successivi al furto 13 tavole sono state rintracciate in collezioni private e case d’aste internazionali.

Copyright – Riproduzione riservata – derocco.leo@gmail.com

Campo di Giove – Chiesa di Sant’Eustachio – tavole quattrocentesche con episodi della vita del Santo, opera del Maestro di Campo di Giove – Foto Leo De Rocco

Copyright – All rights reserved – Non è consentito nessun uso del testo e delle foto presenti in questo articolo senza autorizzazione scritta – Pictures, it is forbidden to use any part of this article without specific authorisation – Note: 1) per un approfondimento su Saturnino Gatti vedi in questo blog l’articolo “Il Genio Abruzzese” – Foto: compreso copertina, Pacentro: agosto 2014, settembre 2015, giugno 2023; Villa di Ovidio: settembre 2015 – Ringraziamenti: Comitato Organizzatore festa Corsa degli Zingari, Pacentro, un particolare ringraziamento alla responsabile Floriana Rossi – Articolo aggiornato a giugno 2023.

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English Version

The Race of the Zingari


Laudamus veteres, sed nostri utemur anni. (We praise the ancient times, but we know how to move in our own). Ovidio

In Abruzzo, natural beauty often lives in symbiosis with history and traditions. Pacentro is a picturesque village at the foot of Mount Morrone, in the Majella National Park. Pacentro, which is considered as one of the most beautiful villages in Italy, is located in an area that is rich in history and art.


Pacentro, september 2015

Pacentro, ph Leo De Rocco


On a hill of Mount Morrone there are the remains of the villa of one of the most famous poets of the Roman Empire, Ovid of Abruzzo, who was born in the nearby town of Sulmona in 43 B.C. The villa of Ovid is also home to the Roman temple dedicated to Hercules Quirinus, the place where a wonderful statue of Hercules was found, considered by some scholars to be inspired by the original artwork of Lysippos.

The latter was one of the greatest teachers of Greek sculpture and the favourite sculptor of Alexander the Great. The bronze statue of Hercules Quirinus has recently been exposed in Florence, together with other important artworks from renowned international museums on the occasion of the beautiful exhibition “Power and Pathos, bronzes of the Hellenistic world.”


Hercules Quirinus, bronze statue – National Archaeology Museum of Abruzzo – ph Leo De Rocco


For more than 500 years, a traditional festival takes place in Pacentro that combines pagan and religious traditions: the race of the Zingari. The etymological meaning of the term “Zingari” does not have the ordinary Italian meaning of “Gypsies” or “nomadic” in Pacentro, but it rather describes “the one who is barefoot” in the local dialect.

The young participants in this quite challenging and dangerous “race” have to run barefoot from the top of a mountain, located in front of the village, until the finish line, which is at the church of Virgin Mary of Loreto.

The devotion to this particular Madonna, who is worshiped because she can heal wounds, was due to the old religious tradition that narrates the stopover of Virgin Mary in Pacentro, during her miraculous “journey” in Loreto along with the “Holy House”.


Saturnino Gatti, Virgin Mary of Loreto – Metropolitan Museum New York ph Leo De Rocco


The artistic translation of this religious journey is masterfully represented by the marvelous painting “Translation of the Holy House of Loreto”, which is exhibited at the Metropolitan Museum of New York and is the artwork of one of the greatest Renaissance artists of Abruzzo (and of Italy), Saturnino Gatti of L’Aquila. 1)

In the late afternoon of the first Sunday of September, the youngsters of Pacentro walk slowly to the top of a mountain overlooking the village, which is the starting point of the “holy race”. The ringing of the bells, which at times echoes strongly throughout the Peligna Valley, is a sign that the secular ritual is about to repeat itself (in 2015 is the 565th edition) and helps to raise the thrill amongst the participants.

The difficulty of this dangerous and demanding “race” is evident from the earliest stages. Indeed, the young people need to reach the starting point by climbing up barefoot the steep ascent of the mountain, thus getting already the first injuries because of the sharp stones of the path. Whilst the solemn procession dedicated to the Madonna of Loreto is about to end, the villagers and tourists crowd along the path of “race.”

On the mountain, the emotional tension amongst the young athletes, of an average age between 14 and 25 years (but there are also participants in their thirties), is very high and everybody has their eyes on the goal: the church built on the opposite mountain.

The youngsters are considered as “heroes” by the local community and they are called as such in order to help them demonstrate courage and strength. Meanwhile, the smoke from some fireworks wraps the mountain thus hiding it from the athletes, who are waiting in silence the signal to start.

Here comes the signal, just a few minutes later: at the first bell ring, the young athletes rush down the steep and insidious descent and a few minutes later through a plateau and then take another steep slope leading to the village and the church-finish line. It is impressive to see how quickly these young athletes rush down from the mountain given that they are barefoot.


The Race of the Zingari, the winner arrive to the church - Pacentro, September 2015

The Race of the Zingari, the winner, Alessio Marcaurelio, arrive to the church – Pacentro, ph Leo De Rocco


The athletes arrive exhausted at the feet of the statue of the Madonna of Loreto. Many of them arrive with bleeding feet from the injuries sustained during the race, made between thorns, rocks and sharp stones, but the pain and fatigue is relieved by the excitement and joy of the passed test.

The young athletes are greeted by the villagers with honour and the winner is carried in triumph through the streets of the village, celebrating until late at night.

The families of Pacentro hold on to this festival, which is passed down for generations, and each year aspire to have a representative character for the competition, as the winner takes the honours of victory even to his family.

The festive procession accompanies the winner until his own home, where family members have prepared something to offer to all guests. An old example of hospitality, which in the “strong and gentle” Abruzzo assumes a value of secular sacredness.


The winners oh Race of Zingari - Pacentro, september 2015

The Race of the Zingari, the winners – Pacentro, ph Leo De Rocco


“Lu bbalie” (translated, “the prize”) is the symbolic award that the winner of the race has received for centuries. This consists of a piece of cloth that was once used by the young boy to have a new suit made for him: elegance would thus accompany physical strength and the most beautiful girl of the village “would choose” the winner to marry.

In an era based on globalisation and mass communication, the piece of cloth is now accompanied by a cash prize and the girls chase the winner for “selfies” to publish subsequently “live” on the social media.

Times have changed, but the sixteenth century race of the Zingari of Pacentro confirms for centuries the love that the people of Abruzzo have for their roots and to their own traditions and today still gives out intense emotions.

Leo De Rocco


Copyright –All rights reserved – This article and the pictures shown on this website are private. It is thus prohibited to retransmit, disseminate or otherwise use any part of this article without written authorization. – Footnote: 1) For further information on Saturnino Gatti, please refer to the article “Il Genio Abruzzese” (published on this blog). Photos: including cover, Pacentro: August 2014 and September 2015; Villa of Ovid: September 2015 – Acknowledgements: Organising Committee of the festival “Race of the Zingari”, Pacentro; special thanks to the person in charge, Floriana Rossi – Author/Blogger: derocco.leo@gmail.com

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